Nuove scoperte a Sanxingdui: ulteriori prove dell’esistenza della Via della Seta del Sud

2021-10-18 09:00:00
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Nuove scoperte a Sanxingdui! Sebbene della maschera d’oro rinvenuta di recente a Sanxingdui sia rimasta solo una metà, la nuova scoperta è diventata virale sull’Internet. L’account ufficiale Weibo (piattaforma social cinese simile a Twitter) del Museo di Sanxingdui è finito al centro dell’attenzione del pubblico. Perché lo scavo archeologico di Sanxingdui ha attirato tanta attenzione? Una forte curiosità per l’ignoto è la principale ragione. Da quel torrido giorno d’estate del 1986, quando furono scoperti per la prima volta migliaia di preziosi reperti, il sito archeologico di Sanxingdui ha attirato grande interesse. La forma particolare degli antichi oggetti rinvenuti nel sito - come l’enorme statua umana di bronzo, l’albero di bronzo alto quasi quattro metri e il volto umano di bronzo con gli occhi sporgenti - è molto diversa da quelli delle culture pre-Qin con le quali i cinesi hanno maggiore familiarità. Ciò ha inevitabilmente colpito il pubblico cinese, suscitando ogni sorta di fantasia sulla cosiddetta “misteriosità” di Sanxingdui.

Per gli archeologi, però, tale “misteriosità” è principalmente frutto di un’illusione creata dal tempo: con il passare dei millenni, quella civiltà antica finì per scomparire sotto terra, sepolta profondamente; allo stesso modo, i vari documenti che la riguardarono sparirono gradualmente. Quando è riemersa dalla terra, naturalmente, ha suscitato un forte stupore, dando vita ad ogni tipo di congettura e associazione.

Ma la storia lascia sempre degli indizi per coloro i quali sono abbastanza attenti e possiedono occhi ben allenati. Nella sezione dedicata alle Biografie del Ferghana del testo “Memorie di uno storico” di Sima Qian, si riporta che Zhang Qian - a cui le generazioni successive attribuiranno il merito di aver aperto la strada agli scambi tra la Cina e l’Occidente - dopo essere tornato a Chang’an da una missione in Occidente, disse all’imperatore Wudi della dinastia Han: “Quando ero a Daxia, ho visto il bastone di bambù di Qiong e il panno di Shu e ho chiesto: ‘Come fate ad averli? La gente di Daxia mi ha detto: ‘I commercianti del nostro Paese li hanno comprati nello Shendu’.” Le due specialità del regno di Shu (antico regno situato nel territorio dell’odierno Sichuan), il bastone di bambù di Qiong e il panno di Shu, a quel tempo potevano raggiungere il Regno greco-battriano stabilito dai colonizzatori greci in Asia centrale attraverso intermediari dello Shendu (nell’odierna India). Questo dimostra l’importanza della regione del Sichuan in quel periodo come snodo del commercio tra la Cina e l’Occidente. Questo è stato un luogo di incontro tra la civiltà cinese e quella occidentale, grazie al quale ha avuto origine la straordinaria antica civiltà di Shu. Quei misteriosi oggetti sono come profonde impronte lasciate qui dalla civiltà umana. La maschera d’oro, che catalizza tanta attenzione oggi sulla rete, è infatti il prodotto dell’avvenuta fusione tra civiltà differenti.

Per gli archeologi che stanno lavorando intensamente agli scavi, l’ultimo oggetto portato alla luce, apparentemente insignificante, non è meno importante della popolare maschera d’oro. Somiglia a un pezzo di carbone nero e, a prima vista, non ha un aspetto particolarmente sorprendente; solo con l’ausilio di strumenti professionali se ne può comprendere il vero valore. E la sua scoperta rivelerà una pagina importante nella storia degli scambi tra antiche civiltà orientali e occidentali che è rimasta nascosta per migliaia di anni.

Per gli archeologi, questi “pezzi di carbone nero” hanno un significato straordinario: si tratta, infatti, di seta. Il professor Duan Yu è un esperto nello studio della cultura di Ba Shu, e uno dei primi studiosi a sostenere lo studio della Via della Seta meridionale. A partire dal 1989 il prof. Duan Yu ha scritto sistematicamente articoli su molti aspetti culturali della civiltà del bronzo di Sanxingdui e ha condotto studi comparativi dettagliati, deducendo che il “complesso culturale” che comprende le statue di bronzo, le maschere e i bastoni d’oro, e gli alberi di bronzo emerso in seno alla civiltà del bronzo di Sanxingdui nel corso superiore del Fiume Yangtze durante la dinastia Shang, insieme con le antiche civiltà dell’Asia occidentale, dell’Egitto, della civiltà egea e dell’India, appartengono a una stessa tradizione culturale. La sua diffusione e gli scambi interculturali avvennero lungo la Via della Seta meridionale. Questa tesi è ancora oggi ritenuta la più attendibile sulla Via della Seta meridionale. La seta riportata alla luce oggi potrebbe fornire una prova fisica diretta per lo studio della Via della Seta meridionale nel periodo pre-Qin.

“È più difficile percorrere la strada di Shu che salire nel cielo azzurro... Da 48 mila anni a questa parte, non ci sono mai stati scambi tra Qin e Shu”. Questo poema di Li Bai divenne così popolare da causare la diffusa credenza che gli scambi culturali tra l’antico Regno di Shu e la Pianura Centrale non fossero frequenti. I reperti archeologici scoperti nel 1986 nelle fosse n.1 e n.2 del sito di Sanxingdui permisero di comprendere in maniera più approfondita la storia degli scambi culturali tra l’antico Regno di Shu e la Pianura Centrale: a Sanxingdui furono scoperti oggetti delle culture neolitiche (oggetti in ceramica e giada) e oggetti in bronzo della dinastia Shang (calici e contenitori di vino in bronzo) originari della Pianura Centrale. L’ambiente accademico ha sempre più riconosciuto il fatto che l’antica civiltà di Shu aveva relazioni culturali con le civiltà della Pianura Centrale, cosa che è stata confermata dal fatto che i tre oggetti in bronzo scoperti nella fossa n.3 hanno lo stesso stile di quelli prodotti in tarda epoca Shang.

L’importanza del sito archeologico di Sanxingdui non sta solo nei reperti che vi sono stati rinvenuti a migliaia, che dimostrano lo splendore dell’antica civiltà di Shu di tremila anni fa, ma anche nel fatto che racconta alle generazioni future come l’antico popolo Shu abbia assorbito ampiamente elementi culturali di diverse regioni, per poi trasformarli e introdurvi delle innovazioni, così da dar vita a una civiltà talmente gloriosa da impressionare le generazioni future. Questo dimostra anche che, fin dalla nascita della civiltà umana, l’uomo ha sempre avuto l’impulso di trovare suoi simili. Anche se separate da praterie, deserti, mari, fiumi e montagne, le civiltà si sono sempre incontrate. Forse, la curiosità e l’attenzione che suscitano in noi i reperti rinvenuti nel sito di Sanxingdui hanno origine proprio da questa nostra indole innata, che ci spinge a cercarci, gli uni con gli altri. Indole questa che abbiamo ereditato dai nostri antenati, ai quali siamo debitori per aver creato la civiltà.

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