Cultura nazionale, moda internazionale e il futuro del fashion design in Cina

2020-08-10 15:15:36
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di Li Mengfei

Terminata l’epoca aurea e ora idealizzata in cui la Cina esercitava globalmente una profonda influenza sul gusto estetico, oggi, al contrario, è difficile per il fashion cinese vantare un ruolo sulla scena internazionale. La percezione è che all’estero la creatività cinese venga messa in discussione. Quale distanza separa il made in China e il created in China? E poi, come considerare la tendenza all’integrazione tra stili cinese e occidentale? Chi certamente può padroneggiare questi temi è il professor Xiao Wenling, direttore della Facoltà di Design Artistico dell’Accademia d’Arte dell’Università Tsinghua. Lo abbiamo incontrato.

La moda cinese “moderna” è nata negli anni ‘80 del secolo scorso. In un contesto di industrializzazione si è diffuso uno stile figlio della produzione di massa di capi di vestiario, mentre negli anni ’90, con il rapido sviluppo dell’economia di mercato, è stato esaltato l’aspetto commerciale della moda e secondo Xiao il design ha sperimentato, tra questi due decenni, il passaggio qualitativo da una fase di imitazione ad una di innovazione.

“Lo sviluppo del fashion in Cina ha avuto una graduale ripresa sin dagli anni 80. Circa il design dobbiamo dire che da allora e per i successivi 10 anni c’è stato un periodo di “imitazione” e di “copia”. Alcuni stilisti cinesi hanno iniziato a concentrarsi sull’integrazione tra cultura cinese e moda internazionale, ma per diverse ragioni non sono riusciti in questo intento”.

Tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del 2000 un gruppo di loro ha cominciato a farsi conoscere - e tra questi in modo particolare Ma Ke, Laurence Xu, Fan Ran e Xu Yang Tutti erano accomunati dalla scelta di integrare cultura cinese e moda occidentale e proprio grazie al legame con la cultura tradizionale hanno ottenuto un discreto successo internazionale. La popolarità di uno stile è sempre figlia di un’epoca e del suo contesto storico, ricorda Xiao Wenling. “Il successo degli stilisti cinesi è collegato strettamente al contesto storico, alla loro produzione, alla varietà e alla popolarità della loro concezione della moda. Con il tumultuoso sviluppo dell’economia i consumatori cinesi hanno iniziato ad essere più coscienti della bellezza della propria cultura, ad apprezzare la moda in stile nazionale cinese. Personalmente ritengo che le nostre culture locali e regionali siano molto efficaci nel mostrare le diversità rendendo più ricca la definizione stessa di moda e accelerandone il processo di diversificazione. Le culture indiana, giapponese e cinese sono state riconosciute e accettate in occidente in diversi settori della creatività ed è l’integrazione di diverse culture che rende più innovativo il design per l’abbigliamento”.

L'ascesa dei fashion designer ha portato un significativo contributo all’industria della moda cinese, ma il dilemma dell’assenza di marchi di fama mondiale rimane. Xiao Wenling Lo legge attraverso la storia e della cultura della moda.

“La rivoluzione industriale inglese ha rafforzato la produzione e creato un mercato internazionale insieme ad un sistema diffuso per l’innovazione dei prodotti, e ciò giustifica un ciclo di crescita della moda in Europa. Dopo gli anni ’60 del secolo scorso l’ambiente tradizionale del fashion design europeo ha iniziato ad accettare l’integrazione con altre culture e sottoculture regionali, mostrando un certo grado di diversificazione, pur restando essenzialmente legato alla cultura europea. La strada percorsa dagli stilisti cinesi è stata completamente diversa: in 30 anni di sviluppo del fashion moderno, la moda in Cina è andata sempre avanti in un processo di indigenizzazione, che però ha creato un design senz’anima. La maggior parte dei consumatori che apprezzano lo stile cinese sono i cinesi stessi e gli asiatici. Agli occhi dei consumatori occidentali, la cultura di questo paese resta ancora qualcosa di strano”.

Quale sarà allora il futuro del fashion design in Cina? Le chiavi sono concetti come “eredità” e “innovazione”, giacchè senza eredità e contatto con il passato innovare è impossibile, mentre senza l’innovazione l’eredità rimane inutile: risiede qui la speranza del fashion design cinese. A tal proposito Xiao Wenling ci ricorda con molta franchezza che dopo 30 anni di sviluppo della moda cinese moderna si attribuisce ancora troppa attenzione alla tecnologia a scapito di idee e creatività.

“Tra gli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90 il sistema di scuole del fashion design si trovava in una fase di esplorazione e non era perfetto. Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000 la Cina ha rafforzato gli scambi internazionali e i formatori hanno allargato gradualmente i loro orizzonti, ciononostante abbiamo continuato a concentrarci su esigenze di tipo industriale e occupazionale. Ma nel contesto internazionale ciò resta insufficiente e dobbiamo prestare maggiore attenzione a idee e creatività”.

Indossare marchi di lusso come Versace e Armani non fornisce più l’unico criterio di valutazione dello status e del gusto di una persona, anche se non si può negare che siano simboli di eleganza. E ciò lo si deve per lo più alle strategie di progettazione, marketing e internazionalizzazione. Quest’ultima offre una buona piattaforma di sviluppo, sottolinea Xiao, determina valore e visibilità di un certo marchio. Perciò anche gli stilisti e i marchi cinesi dovranno in futuro prestarvi massima cura. “Ci garantiremo così un monitoraggio più ampio sui circoli della moda internazionale e sarà più semplice risolvere problemi concreti. La concorrenza è globale e se non saremo in grado di internazionalizzarci i nostri prodotti non riusciranno a competere anche se saranno diretti al solo mercato domestico. Il fashion cinese ha futuro solo se si sviluppa in un contesto internazionale. E si fonda sulla cultura nazionale del nostro Paese”.


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