La storia del curatore del Museo della provincia dello Hubei durante l’epidemia di Covid-19

2020-05-12 17:37:15
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Fang Qin è curatore del Museo della provincia dello Hubei da 7 anni, più precisamente da maggio 2013.

Quando è scoppiata l’epidemia di Covid-19, così come tutta la città di Wuhan, il Museo della provincia dello Hubei è entrato in uno stato di “stand-by” a causa del lockdown. I 75 membri del personale rimasti per fare la guardia, hanno mangiato e dormito nel museo, isolati dal mondo esterno. Due settimane dopo la chiusura del museo, Fang Qin si è recato al museo portando con sé una trapunta e un cuscino, diventando il 76esimo membro del personale in servizio. Ha detto che, in quanto curatore del museo, doveva restare con loro. Dunque questo “guardiano” dei tesori nazionali è vissuto nel museo ed è divenuto un vero e proprio custode del museo.

Anche se il museo era chiuso, la necessità di garantire la sicurezza del museo non è cambiata rispetto al solito, per questo si è continuato a fare i quotidiani giri d’ispezione come di norma. Hanno ispezionato ogni angolo del museo per prevenire i rischi di incendio e di furto.

Durante questo periodo, oltre al lavoro quotidiano, Fang Qin ha svolto anche la funzione di portiere del museo, buttando la spazzatura o trasportando i materiali. Ciò che ha sorpreso Fang Qin è che, a seguito dell’allentamento delle misure di prevenzione e controllo dell’epidemia, la gente ha iniziato a chiedere quando il museo sarebbe stato riaperto .

Il 22 marzo, 62 giorni dopo la chiusura del museo, le telecamere della trasmissione in diretta online “Wuhan in primavera” sono entrate nel Museo della provincia dello Hubei. La prima trasmissione in diretta ha attirato più di 7 milioni e 900 mila persone, superando anche le più rosee aspettative di Fang Qin. Successivamente, il museo ha lanciato una nuova rubrica “Le reliquie culturali non parlano”. Sebbene fossero dall’altra parte di uno schermo, gli utenti di Internet sono sembrati ancor più entusiasti che in passato.

Oltre alle trasmissioni in diretta, Fang Qin si è reso protagonista anche di un’altra iniziativa a cui pensava da tempo: ha donato mascherine alla comunità museale dell’Italia. Nella lettera che ha accompagnato i materiali, ha scritto i nomi di tutti i donatori.

Prima della vacanza della Festa dei Lavoratori del primo maggio, Fang Qin aveva già trascorso 100 giorni nel museo. La vita a Wuhan stava ritornando alla normalità e lui è potuto finalmente tornare a casa. Fuori dal portone del museo, si cominciavano a risentire gradualmente anche quei rumori normali e familiari che, fino a qualche mese fa, sembravano essere solo un lontano ricordo. I test sull’acido nucleico dei 212 membri dello staff del museo sono tutti risultati negativi, il che significa che il museo si appresta ad accogliere nuovamente i visitatori.

Rievocando questa esperienza, Fang Qin ha detto: “Si dice che ogni inverno, prima o poi, passa e che ogni primavera, prima o poi, arriva. Sono convinto che faremo del nostro meglio per farci trovare pronti ad accogliere quel giorno in cui il museo riaprirà”.

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