​I colori delle minoranze etniche cinesi sulle passerelle internazionali – lo straordinario mondo del giovane stilista cinese Yang Jie

2020-02-03 09:07:00
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Durante l’Expo di Milano 2015 il Padiglione Vanke ha ospitato una mostra straordinaria e spettacolare dedicata ai vestiti della minoranza etnica cinese Miao. L’evento intitolato “Miao Jing” ha proposto ai turisti cinesi e stranieri una panoramica sull’artigianato e sui colori tipici del confine ovest della provincia dello Hunan: viola, rosa, verde scuro e nero d’inchiostro. Inoltre, sono stati esposti i ricami tipici di quest'etnia – tra cui quelli a treccina, a seme, impilati e a coda di cavallo. Tutti gli articoli in mostra hanno superato le barriere del tempo e dello spazio, e attraverso straordinarie trasformazioni, la vita, il senso estetico e la dinamicità di questa minoranza etnica cinese sono stati presentati al mondo.

Questi abiti sono stati disegnati dallo stilista cinese Yang Jie, nato negli anni ’80 e celebre per aver creato il marchio d’alta moda “Yangjie Design”. Questo giovane stilista, cresciuto in un villaggio dell’ovest della provincia dello Hunan è già apparso diversi anni fa agli onori della cronaca nel suo Paese e vanta già non pochi successi: è fondatore e insegnante del corso di specializzazione di alta moda maschile presso il Beijing Institute of Fashion Technology, è considerato “uno dei migliori stilisti cinesi”, è consulente del marchio Hongdu – che confeziona gli abiti dei capi di Stato cinesi - fa parte del team di stilisti che ha realizzato i vestiti indossati dai tedofori alle Olimpiadi di Beijing e ha disegnato la tuta di volo della pattuglia acrobatica “Primo Agosto” dell’aeronautica militare cinese.


Il legame di Yang Jie con l’Italia è di lunga data. Undici anni fa, da studente borsista, si è laureato all’Istituto Europeo di Design (IED). La sua esperienza di studio negli anni della sua gioventù costituisce un caso esemplare e che lui ha suddiviso in tre periodi: quello trascorso nell’ovest della provincia dello Hunan, a Beijing e in Italia.


“I villaggi di Etnia Miao nell’ovest della provincia dello Hunan sono il luogo dove sono stato nato e cresciuto, circondato da montagne e fiumi. Nonostante questo posto fosse chiuso e arretrato, possedeva degli aspetti di grande purezza e semplicità. Beijing è la città dove ho frequentato i corsi di laurea presso l’ “Institute of Fashion Technology”; è una città antica, dove c’è integrazione tra la lunga storia della sua eredità culturale e gli elementi di modernità. Milano mi ha aperto una porta diretta sul mondo, e rappresenta la cultura europea; è inoltre una metropoli importante per la moda, possiede il maggiore esempio di architettura gotica insieme alla passerella più importante del mondo.”


Nella capitale della moda mondiale e metropoli della nazione culla del Rinascimento, Yang Jie ha percepito un shock culturale mai sperimentato prima. Questo gli ha portato non solo delle idee innovative per il suo design, ma anche un nuovo punto di vista nell’osservare diverse etnie e culture, e in questo particolare processo di riesamina della propria cultura etnica si è accorto della vitalità semplice e preziosa dell’etnia Miao.


“L’etnia Miao è circondata da un’aura di nobiltà, e guarda con particolare interesse ad ogni dettaglio. Non solo le superficie delle scarpe, dei cappelli e delle cinture degli zainetti che i bambini portano sulle spalle, ma gli attrezzi da lavoro riportano ricami raffinati e disegni particolarmente distintivi. L’amore e la ricerca della bellezza quotidiana presenti nel profondo del loro cuore hanno creato un senso estetico senza barriere, e questo rappresenta l’aspetto più straordinario della nostra etnia.”


Il design moderno degli abiti cinesi è nato relativamente tardi rispetto a quello occidentale. La nascita della figura professionale dello stilista, che rappresenta il decollo ufficiale di questo settore, è avvenuta negli anni ‘80 del XX secolo. Nell’ambito del design degli abiti moderni, che è occupato maggiormente dai Paesi occidentali, la Cina ha pochissima voce in capitolo. Per un periodo relativamente lungo, gli occidentali hanno avuto dei pregiudizi nei confronti del design cinese, e in accordo ai quali i cinesi non erano in grado di fare altro se non copiare e produrre articoli falsi. Yang Jie intende essere la voce della Cina per quanto riguarda l’innovazione e l’originalità del design; ritiene che la cultura cinese sia vasta e profonda, e che dispone di una potente forza di rinnovamento.


"La cultura cinese ha un spirito eroico ed è sempre capace di emozionare il mondo occidentale. È dotata non solo di un senso di giustizia ma anche di sentimenti. Per essa è facile elevarsi sulla vita di tutti i giorni grazie alla sua sua visione più alta delle cose. Si radica nella conoscenza, nell’amore e nella gioia profonda del cuore. È la forza di una nazione e infonde coraggio."


Al contempo, la solida base della cultura tradizionale cinese che vanta più di duemila anni e le diverse caratteristiche estetiche portate dalla geografia e dalle etnie hanno offerto un contributo preziosissimo al design di alta moda cinese. Quest’ultimo si è trovato così ad ereditare il senso estetico della cultura tradizionale cinese, e per quanto riguarda gli aspetti tecnici, di stile, di colore e di materiali possiede dei punti di forza inconfrontabili, insieme a fattori da apprendere rispetto a quelli del mondo occidentale.


"Per quanto riguarda gli aspetti del colore, del materiale, della tecnica e degli elementi di design, abbiamo le nostre caratteristiche e i nostri punti di forza. Sugli elementi del design ad esempio, abbiamo le linee che si ispirano ai profili dei giardini di Suzhou e al contrasto nero-bianco degli architetti della provincia dello Anhui. Per quanto riguarda l’aspetto dell’artigianato abbiamo i tessuti fatti a mano e quelli lucidi dell’etnia Miao, insieme ai loro ricami raffinati e a quelli di Suzhou. Per quanto concerne lo stile abbiamo i giardini che rappresentano la Cina come quelli di Suzhou, in cui possiamo vedere le pietre del Lago Tai, le piante e le torri costruite tenendo conto dell’ambiente circostante, leggere e naturali, completamente opposte alle strutture architettoniche europee. Quanto ai colori, quelli dell’etnia Miao sono abbondanti e in un semplice vestito possiamo vederne diverse centinaia, ottenuti in modo naturale da diverse piante. Alcuni di loro somigliano ai colori dell’impressionismo occidentale, molto liberi, che mettono in campo un effetto artistico notevole e che sono diversi da quelli standard ottenuti dalle industrie dell’occidente. Tutti questi fattori contribuiscono a rendere l’abito un vero prodotto artistico."


Nel 2016, Yang Jie ha organizzato con successo a Suzhou lo SHENGZE&XIXIU “Su Style” Yang Jie Fashion Show per la Mostra Internazionale della Triennale di Milano 2016, cui hanno partecipato degli ospiti d’onore. Grazie all’ispirazione tratta dai Giardini di Suzhou, Yang Jie ha usato i materiali migliori, tra cui raffinati ricami di seta e tessuti fatti a mano in Cina, e ha presentato agli stilisti occidentali l’incontro straordinario tra Oriente e Occidente, e tra il moderno e l’antico, liberando con passione il fascino dell’innovazione e dell’originalità cinese nel design di alta moda.


"Ho invitato il presidente della Triennale di Milano a Suzhou, portandolo a vedere i raffinati ricami di montagne e foreste di questa zona. Dopo averli osservati con estrema attenzione, ha detto che in Europa non si riescono a fare delle cose di questo tipo, e ha aggiunto che attraverso le mie opere aveva potuto percepire alcuni aspetti della cultura cinese che però non comprendeva chiaramente. Per questo motivo l’ho portato a vistare le architetture dei giardini di Suzhou, comprese le finestre e le torri sull'acqua, grazie alle quali è riuscito a capire questi aspetti della cultura cinese, particolari per la loro bellezza, e ha approfondito le sue conoscenze in questo settore. In effetti, quello che abbiamo fatto è stato mettere insieme dei piccoli punti di forza costituendone uno più grande, per fare in modo che gli occidentali osservino e conoscano davvero in modo oggettivo il valore e il fascino della cultura cinese."


Dall'Expo di Milano 2015 alla Triennale di Milano 2016, fino all'imminente evento della Milan Fashion Week che Yang Jie sta preparando, il giovane stilista ha cercato in ogni modo di mostrare gli elementi della cultura cinese nelle sue opere, elementi che non si limitano solo all'immagine della Cina. Influenzato dalla cultura e dall’estetica di Oriente e Occidente, ha inserito delicatamente lo stile cinese in un contesto internazionale, evitando il provincialismo, e rendendolo inclusivo e generoso.


"I nostri vestiti non presentano particolari simboli. Per esempio code di fenice o altri segni beneauguranti non sono stati posti sugli abiti con la speranza che questi ultimi possano essere più facilmente accettati o riconosciuti, e indossati sia da cinesi che da occidentali. Non potremo suscitare vasto interesse se continuassimo a limitarci a presentare aspetti troppo particolari della cultura cinese come il flauto, il gioco degli scacchi, la calligrafia, la pittura tradizionale, ponti, fiumi ed altro ancora. Quando la cultura cinese potrà essere accettata dalle persone in un ambiente internazionale potrà essere una cultura che realmente appartiene a tutto il mondo."


Per quanto riguarda il design di alta moda innovativo, originale, inclusivo e dalle caratteristiche cinesi, Yang Jie, con 11 anni di esperienza nell’insegnamento, ha anche espresso delle considerazioni sul concetto di eredità. Gli adolescenti nati tra il 1990 e il 1995 hanno una mentalità internazionale, caratterizzata da una visione più ampia rispetto alle precedenti generazioni, dunque guidare questi studenti alla conoscenza e all’eredità della propria cultura tradizionale è sempre una sfida. Su questo tema Yang Jie ha saputo muoversi con grande agilità e competenza. Dal suo punto di vista, guidare e costruire è molto più efficiente di obbligare e indottrinare.


"Questi studenti sono ancora giovani. Rispetto a noi, per questa generazione è più facile accettare acriticamente l'influenza della della cultura europea e americana. In questo processo dò loro solo un assaggio della cultura cinese, cercando di farla accettare più volentieri e in modo più consapevole. In classe trasmetto loro la fiducia nei confronti della propria nazione e racconto delle storie per mostrare l'importanza della cultura cinese. In questo modo, quando vanno all'estero per perfezionarsi, sono in grado di fare delle considerazioni su quello che ho detto e potranno pensare che le cose cinesi sono davvero eccellenti."


Parlando del proprio sogno, Yang Jie ci ha riportato al nome di "XIXIU" del suo marchio di alta moda: "XI" viene da "ovest", e indica le minoranze etniche nella parte occidentale della Cina, tra cui l'etnia Miao, Tujia, Uigur e tibetana; "XIU" viene da "bellezza", mentre "Xi", che indica un posto geografico, si trasforma in un altro carattere cinese "XI", che rappresenta i "raggi del sole mattutino". Yang Jie ci ha spiegato che con questo nome vuole rappresentare la situazione attuale in cui ci troviamo: considerare il rinascimento della cultura cinese come il sole del mattino, insieme alla necessità di più pazienza e forza per rendere questa cultura una culla che protegga e sostenga, e che rilasci i suoi raggi luminosi anche in un ritorno allo stile del design degli abiti cinesi. Secondo Yang Jie è importante continuare a impegnarsi per fare in modo che i popoli del mondo conoscano la forza innovatrice, dinamica e originale della Cina, insieme all’alta qualità dei suoi marchi.

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