Celebrare il capodanno cinese di Feng Zikai

2020-01-29 07:00:00
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State ascoltando il programma a puntate “La Festa di Primavera descritta da famosi scrittori cinesi”. In questa puntata vi presenteremo un articolo scritto da Feng Zikai dal titolo: “Celebrare il capodanno cinese”.

Feng Zikai, nato nel 1898, è stato un pittore moderno, saggista, vignettista, scrittore, calligrafo e traduttore cinese. È famoso soprattutto i suoi fumetti che fondono uno stile pittorico occidentale e cinese, oltre che per i suoi saggi. È morto nel 1975.

“Sono cresciuta in una famiglia molto numerosa…mio padre una volta mi disse: ‘È facile crescere un figlio, basta farlo rimanere per sempre un bambino e non fargli mai perdere il cuore puro che hanno i bambini’. Mio padre ci ha insegnato tanto, ma la sua lezione più importante è stata l’‘educazione dell’amore’. Ci faceva leggere Cuore di Edmondo de Amicis. Il libro dello scrittore italiano è stato tradotto in cinese dal professore di mio padre e lui ne ha disegnato le illustrazioni. Ero piccola, ma sentivo discutere le mie sorelle dei contenuti del libro, i quali mi commossero profondamente. Questo libro ci ha insegnato ad amare la madrepatria e a rispettare gli anziani, ad aiutare gli altri e a trattare le altre persone in modo imparziale. Nelle pagine del libro riecheggia un’unica parola, ‘amore’. E noi siamo cresciuti in quest’ambiente”.

Questo passaggio è tratto dal libro Ricordi di mio padre Feng Zikai, scritto dalla figlia minore Feng Yiyin. Oltre a quelle per il romanzo Cuore, uno dei testi più popolari della letteratura mondiale per ragazzi, Feng Zikai ha curato anche le illustrazioni di altre opere letterarie italiane tradotte in cinese, come Le avventure di Pinocchio.

La sera del ventitreesimo giorno del dodicesimo mese del calendario lunare, si accompagnava il dio della cucina nel suo viaggio verso il Paradiso. Ogni anno si reca in cielo per una settimana, per poi fare ritorno il trentesimo giorno del dodicesimo mese lunare. Si ritiene che gli dei della cucina siano divinità celesti inviate, una per ogni famiglia, a vegliare sui mortali. Secondo la tradizione, questi dei siedono sopra i fornelli della cucina, così godono del profumo dei piatti dei mortali. Il primo e il quinto giorno di ogni mese, si rendeva omaggio al dio della cucina accendendo incenso e candele. Lo stesso giorno preparavamo anche una pentola di riso glutinoso e fagioli rossi. Prima di mangiarlo, offrivamo una grande ciotola di riso al dio della cucina, e poi mangiavamo insieme il resto. Al tramonto, con mio padre che indossava un abito rituale, rendevamo omaggio al dio della cucina. Poi, mettevamo la sua scultura su una portantina comprata la mattina al mercato. La portantina era realizzata con carta rossa e verde, ai lati della portiera erano attaccati due distici che recitavano “Si reca in cielo per raccontare le nostre buone azioni, discende dal cielo per benedirci”. Sulla portantina era attaccato anche un grappolo di finti lingotti d’oro di carta. Mio padre portava fuori con grande rispetto e reverenza la portantina con il dio della cucina per bruciarla. Mentre bruciava, bisognava tirare fuori uno dei lingotti di carta e metterlo nell’armadio, il che rappresentava una sorta di augurio affinché l’anno seguente in casa arrivasse un vero lingotto d'oro.

Dopo aver mandato in Paradiso il dio della cucina, cominciavamo a cucinare i niangao, dolci tipici preparati con farina di riso glutinoso. I due niangao principali erano lunghi circa un metro ciascuno. Oltre a questi due se ne preparavano molti altri di dimensioni più piccole, ce ne erano alcuni lunghi 66 centimetri e altri di 33 centimetri. Inoltre, mia madre e le mie sorelle preparavano anche i lingotti, i gigli e i mandarini.

La sera del ventisettesimo giorno si celebrava un rito solenne. Di giorno la famiglia preparava il cibo da dare in offerta: teste di maiale, galli, pesci e carne. Dopo la cena, si avvicinavano due tavoli, sui quali venivano poste delle tavolette raffiguranti sei divinità, di fianco alle quali si metteva incenso e candele, e davanti le offerte circondate dai dolci di farina di riso glutinoso. Dopo il rito, uscivamo a fare una passeggiata e a comprare fuochi d’artificio, così da rendere ancor più gioiosa l’atmosfera del capodanno.

L’ultimo giorno dell’anno restavamo svegli tutta la notte, perciò le candele rimanevano sempre accese. Per la cena di capodanno, bisognava apparecchiare con tutte le ciotole, i piatti e i bastoncini che si avevano in casa, per esprimere l’augurio implicito che l’anno dopo la famiglia potesse ospitare tante persone. Durante la cena di capodanno, non si potevano mangiare un numero dispari di portate. Quindi, se ad esempio un membro della famiglia mangiava tre ciotole di riso, gliene veniva servita una quarta, anche piccola andava bene. Durante la cena, mia madre ci regalava del denaro, con il quale compravo i fuochi d’artificio. Dopo cena, due membri della famiglia si esibivano in una scenetta comica: uno dei due puliva la bocca di un altro con un pezzo di carta grezza di paglia (un tipo di carta che in passato si usava per pulirsi il sedere, dopo essere stati in bagno). Il significato era più o meno questo: quest’anno hai pronunciato frasi poco felici tipo “devi morire”, te ne sei uscito come le scorregge, aprendo la bocca e dandogli fiato.

La mattina del primo giorno del nuovo anno lunare, si ricevevano gli ospiti che passavano a casa a fare gli auguri di capodanno. Le strade erano affollate di contadini vestiti con abiti nuovi. Tutti andavano al ristorante, compravano i dipinti di capodanno o guardavano gli spettacoli. A partire dal secondo giorno dell’anno lunare, i parenti cominciavano a farsi reciprocamente gli auguri di capodanno.

Il quarto giorno del primo mese del calendario lunare era il più importante di tutte delle le feste del capodanno, perché la sera si accoglieva il dio della ricchezza. Per quanto riguardava gli altri riti, come ad esempio il saluto al dio della cucina, si potevano tenere celebrazioni di varia grandezza, dalle più semplici alle più fastose, a seconda delle possibilità di ogni famiglia. Ma quando si accoglieva il dio della ricchezza, tutte le famiglie facevano tutto il possibile per organizzare le cose in grande. Dopo il quinto giorno del primo mese, le celebrazioni della Festa di Primavera erano pressoché concluse. Tuttavia, si continuava a farsi gli auguri di buon anno e ad organizzare pranzi di capodanno fino al quindicesimo giorno.

Anticamente, nel quindicesimo giorno del primo mese lunare si teneva una bellissima Festa delle Lanterne. Da diverso tempo ormai, però, non si organizzavano più le gare di lanterne e, nei mercati, già all’epoca si trovavano soltanto quelle decorate con conigli e farfalle. Il ventesimo giorno tutti i negozi riprendevano le attività e riaprivano anche le scuole. Così si conclude anche questo breve resoconto su come veniva festeggiata tradizionalmente la Festa di Primavera.

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