Marco Polo ricorda: “Quando l’uomo si parte di qui e va verso isciroc quindici maglia, l’uomo truova una città ch’ha nome Sigui(Singiu): ma non è troppo grande, ma è di grande mercatanzia e di grande navilio. E’ sono al Gran Cane: la moneta hanno di carte. E sappiate che’ell’è in sul maggior fiume del mondo, ch’è chiamato Quian(Chian): egli è largo in tal luogo dieci miglia e in tale otto e in tale sei; è lungo più di cento giornate. Questo fiume e questa città hae motle navi, ed èe al Gran Cane; ed è di grande rendita per la mercatanzia che v’ha molta, che va suso e giuso e quivi si riposa. E per le molte città, che sono in su quel fiume, vi va piue mercatanzia che per tutti gli altri fiumi de’ cristiani, e più cara mercatanzia; e ancora per tutto loro mare, ch’io viddi a questa città per una volta quindicimilia navi da portare mercatanzia. Le nave sono coverte e hanno un àlbore, ma sono di gran portare, ché bene portano quattromilia cantari insino in dodici milia cantari”. Egli cita anche le corde fabbricate con strisce sottili di bambù e il fatto che dodici cavalli trascinassero le barche. Più di 700 anni fa uno straniero conosceva il Fiume Azzurro fino a questo livello, il che pare straordinario.