Felice di portare la bellezza della letteratura e la cultura italiana agli studenti cinesi--Intervista alla prof.ssa Ausilia Bellomo
  2014-11-27 15:25:06  cri

In occasione del 60° anniversario della fondazione della facoltà della lingua italiana dell'Università per l'economia e il commercio con l'estero, la professoressa Ausilia Bellomo ha concesso un'intervista esclusiva alla nostra collega Gabriella Bonino, in cui ci ha raccontato la sua storia in Cina.

Gabri: Cosa significa la Cina per te?

Bellomo: La Cina, come tutti ben sanno, è un macrocosmo che racchiude molte realtà diverse, a volte molto difficili da capire per uno straniero, e anche credo che per capire a fondo certe realtà bisogna anche conoscere sia il sentire del popolo cinese che la cultura, altrimenti si rischia di cadere in una forma di discriminazione, ecco, non accettare gli usi e costumi dei popoli, e giudicare tutti secondo il nostro metodo occidentale, che poi non è detto che sia quello giusto.

Io per anni mi sono occupata di intercultura, e sono anche stata presidente della sezione di AFS Intercultura di Caltanissetta per 4 anni, quindi ho sempre sviluppato progetti di scambio in varie realtà, studenti che venivano a studiare nelle scuole italiane e noi che invece mandavamo studenti italiani in altri paesi. Ho anche fatto un progetto di interculturalità con un centro risorse di New Delhi per due anni consecutivi, di integrazione culturale, quindi mi sono sempre interessata alla interculturalità.

Ritengo che ognuno debba certamente difendere i propri valori, ma innanzitutto ci deve essere rispetto dei valori altrui. Soprattutto noi che siamo stranieri e che risiediamo in un paese straniero, dobbiamo assolutamente prima conformarci alle regole, altrimenti non è facile vivere; se ad ogni occasione si mette in evidenza qualche piccola difficoltà e discrepanza di vedute, finisce il bello di conoscere i popoli.

Sono venuta in Cina alla fine del 2006 per insegnare a UIBE (University of International Business and Economics), dove esiste il primo dipartimento di italiano della Cina, fondato nel 1954, da cui sono usciti tutti i professori titolari di cattedra, e che quindi ha un ruolo importante nella diffusione della lingua italiana in Cina. Ho insegnato lingua e cultura italiana, ma anche altre cose, perché il lettore non è solo un docente di italiano. Se ti si chiede di parlare di musica o di arte, bisogna farlo, non si può dire non sono specializzata, ma bisogna prepararsi e rendere. E questo ho fatto con piacere.

La professoressa ci ha presentato anche la sua comprensione sull'integrazione delle diverse culture:

Bellomo: Aggiungo un'esperienza molto totalizzante: essere i portatori di una cultura e diffondere i suoi valori ti investe di un ruolo molto importante, ed è un'occasione per una persona di ricostruire il suo passato culturale, è un modo per migliorarsi, avere più competenze, e rispolverare anche i libri di scuola, le date, gli eventi importanti, questo significa proprio mettere tutto in gioco, le competenze sopite riemergono e vengono rivisitare alla luce di una esperienza del tutto diversa.

La professoressa ha anche presentato le sue impressioni sugli studenti cinesi:

Bellomo: Gli studenti di italiano vanno diretti all'obiettivo, se rimangono sono bravi, perché per loro conta il risultato finale, non possono perdere la faccia e si impegnano al massimo. Nel corso di latino due studenti passavano tutto il tempo prima della lezione a ripetere le declinazioni e le coniugazioni, e quando facevo la verifica, erano subito pronti. Erano bravi anche nella tradizione dei testi.

I corsi all'Istituto di Cultura: sono lettore MAE (Ministero Affari Esteri) con incarichi extra accademici, ossia attività di promozione della lingua e cultura italiana, seminari, allestimenti di mostre e concerti. Ho già svolto attività seminariale al tempo della prof.ssa Weber, sulla Sicilia, i miti e i luoghi e i siti Unesco. Nel 2010 ho continuato. Ultimamente ho tenuto cinque incontri con cinque grandi della letteratura, un concerto di una giovane pianista, una mostra di pittura, un recital per i 150 anni dell'Unità d'Italia, angoli dell'italiano, e un weekend sul cinema da Oscar "Winning Oscar Italy", una rassegna di due giorni sui film più rappresentativi della mostra cinematografia, e naturalmente ho concluso con "La grande bellezza".

Gabri: Ci puoi dire un'impressione di questo paese, è diverso da come immaginavi?

Bellomo: Devo dire che la Cina è stata una rivelazione, avevo sentito, letto di questo grande processo di modernizzazione che c'era stato, però venire qui e trovare un mondo in così rapido sviluppo mi ha lasciato veramente molto sorpresa. Soprattutto il carattere dei cinesi, che sono delle persone piene di ottimismo, secondo me, e hanno una visione molto precisa e sanno quali obiettivi raggiungere, e si adeguano. L'aspetto più interessante di questo popolo è questa sorta di pragmatismo, nulla è definitivo, tutto può essere modificato. Secondo me, questa è una cosa che non immaginavo che potessero avere.

Un'altra cosa bella è la presenza della cultura, ultimamente si sta perdendo un po', forse, ma rimane radicata nel modo di essere, di rapportarsi agli altri nelle cose quotidiane. Per esempio nell'alimentazione, che è molto curata dai mei studenti, che mangiano all'orario preciso, l'acqua calda, che fa bene per... Hanno tutto un sistema regolato e tramandato che loro osservano nonostante l'incalzare di nuovi stili e mode alimentari, ma loro resistono, è una cosa molto interessante il connubio di modernità e tradizione.

Pechino è una città che non si finisce mai di conoscere. Nasconde sempre qualcosa di interessante, di bello, di nuovo. E' ormai diventata immane, con i problemi che conosciamo del traffico e dell'inquinamento, ma da quello che ho letto il governo sta facendo di tutto per migliorare e credo che riusciranno anche a superare questo limite. Possibilmente, tornando troverò una Pechino più pulita.

Gabri: I tuoi studenti, dopo la laurea, cosa fanno?

Bellomo: Continuano per lo più gli studi in Italia, nelle migliori università, con borse di studio, c'è una mobilità molto vivace in questo periodo, noi abbiamo 5-6 studenti ogni semestre a Modena, Venezia e Siena con cui l'UIBE ha allacciato dei rapporti.

Marco Polo e Turandot sono progetti per chi non è specialista di italiano. Questi sono progetti fra università per perfezionarsi o conseguire dei master. Alcune mie studentesse entreranno a Venezia nel prossimo semestre per un master in studi orientali a Cà Foscari. Quindi continuano i percorsi di studi. Alcuni insegnano già nei dipartimenti di italiano in Cina, che adesso sono 35-40 in tutto, non pochi. Poi ci sono quelli che trovano buone opportunità nelle aziende italo-cinesi come interpreti o traduttori. Alcuni sono entrati nelle ambiasciate e consolati, hanno fatto il concorso, a Milano e a Roma. Il sistema è questo, si assegnano i posti alle università secondo il loro punteggio, e spesso l'italiano per loro non è stato una scelta, quindi alla fine sono contenti di avere anche delle soddisfazioni dall'italiano.

Non solo porta la bellezza della letteratura e la lingua italiana agli studenti cinesi, la professoressa Bellomo si è impegnata anche nella diffusione del latino:

Bellomo: Mi sono cimentata anche nel latino, per gli studei di Tsinghua, che sono molto capaci. C'erano dei corsi di italiano tenuti negli anni e c'era un'esigenza di conoscere la base delle lingue occidentali, il latino. Avevo studiato sin dalle medie il latino, e poi al liceo classico. Ai corsi di laurea in lingue e letterature straniere all'Università di Palermo ho superato un esame scritto e orale di latino con l'illustre professore Monaco. Ho insegnato in inglese, quindi è stato motivante e bello per me, e i risultati sono stati anche efficaci per la promozione della lingua e della cultura italiana, al punto che molti studenti hanno deciso di studiare l'italiano dopo il latino.

All'inizio c'erano 30-40 studenti in classe, poi resistono solo i più motivati. Una classe di 20, il latino richiede molta cura.

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