La bella prateria, la nostra casa comune
  2013-12-18 09:30:52  cri
"Ho visto la prateria: il cielo è più bello che altrove, l'aria è fresca e il cielo è così luminoso che volevo cantare di gioia! Tutto intorno, delle dolci colline. È un mondo verde smeraldo, un paesaggio introvabile anche a sud del Fiume Azzurro!" Così esclama lo scrittore Lao She nella prosa "La prateria", risalente agli anni sessanta del secolo scorso, dopo aver visitato la prateria di Chenbaerhu, presso la città di Hulunbeier, in Mongolia interna.

Cari amici, avete appena ascoltato un Changdiao, un canto mongolo dal tono lungo, tipico della prateria. Sulle tracce dello scrittore Lao She, in due ore di aereo abbiamo superato i 1313 km che separano Beijing da Hailaer, poi abbiamo fatto una quarantina di km in auto in direzione nord-ovest, raggiungendo finalmente la cittadina di Bayankuren, sede del governo della bandiera di Chenbaerhu. Siamo andati a Chenbaerhu per verificare se la prateria descritta da Lao She è ancora nelle stesse condizioni.Chenbaerhu comprende 15,8 mila kmq di prateria, pari all'85% della superficie totale delle bandiera. Si tratta anche dell'unica prateria umida naturale del mondo, il che le è valso il soprannome di "paradiso della prateria".

Chenbaerhu si trova nel mezzo della prateria di Hulunbeier, la più bella della Cina, in cui non ci sono confini fra prateria e città, perché la prateria coincide con la città. Una volta arrivati, si sente subito l'aria fresca e pura, mentre gli occhi si deliziano della distesa verde smeraldo della prateria, e in cielo delle nuvole bianche, simili a fiocchi di cotone o a monti innevati. La strada asfaltata si estende all'infinito nella prateria, punteggiata di case basse, mentre intorno greggi di pecore e mandrie di mucche brucano tranquillamente l'erba.

La prateria è dominata da tre colori: il verde dell'erba, l'azzurro del cielo e il bianco delle nuvole e delle pecore. Naturalmente l'erba è punteggiata di magnifici fiori colorati, diversi secondo la stagione.

Il paesaggio della prateria è naturale e la sua storia lunga e particolare. La prateria di Chenbaerhu ha visto passare Gengis Khan, l'eroe dei mongoli, ed è una delle culle dell'etnia mongola. Per saperne di più, ci siamo rivolti allo studioso locale Baoindeligheer, 68 anni, di etnia mongola, che si dedica da sempre agli studi di storia locale.

"Nel 1732 la tribù Baerhu fu mandata a Hulunbeier dall'imperatore Yongzheng, della dinastia Qing, per difendere i confini. Allora la tribù comprendeva 270 persone, diventate in seguito migliaia, dedite alla pastorizia nomade."

La tribù Baerhu è uno dei più antichi rami dell'etnia mongola, e la prateria di Baerhu prende nome dalla tribù. Nel 1732, questa giunse qui dalla zona di Buteha, vivendo accanto ai fiumi Moerghele, Hailaer e Erguna, che fornivano acqua agli uomini e alle greggi. Ultima tappa del trasferimento della tribù, la prateria di Chenbaerhu è diventata la casa dei mongoli Baerhu. Adesso a Chenbaerhu vivono 58 mila persone di 18 etnie, fra cui spiccano Mongoli, Han, Evenke e Dawoer.

Ad agosto, la prateria è verdissima, l'erba ha il colore dello smeraldo, il cielo è sereno e ovunque pascolano greggi e mandrie di pecore, mucche e cavalli, per cui lo splendido scenario attira moltissimi visitatori. Con l'avvicinarsi dell'autunno, la prateria è costellata di balle di fieno. Con l'arrivo del Liqiu, l'inizio dell'autunno secondo il calendario lunare cinese, che quest'anno è ricorso il 7 agosto, l'erba della prateria comincia ad ingiallire, quindi i pastori devono falciare migliaia di ettari in pochi giorni, prima che inizi a piovere, per avere del foraggio con cui nutrire il bestiame nel corso dell'inverno.

Lasciata Bayankuren, sede del governo di Chenbaerhu, ci siamo diretti in auto in direzione ovest per visitare la casa del pastore Baolidao, dove vivono quattro generazioni della sua famiglia. Quando siamo arrivati, gli uomini erano andati nella prateria a tagliare l'erba, e a casa c'erano solo due donne, Pilazhabu e la nuora Ursahan, intente ad accudire la figlia di quest'ultima, la piccola Halin. Visto che le due donne non parlano bene il cinese, non è stato facile farsi capire, ma le cose sono diventate più semplici davanti al tè al latte con cui ci hanno dato il benvenuto. Dopo aver bevuto il tè, Pilazhabu, di 50 anni, ci ha detto:

"La nostra famiglia ha appaltato 7000 mu (466 ettari) di prateria, con cui alleviamo il bestiame. Adesso falciamo l'erba a macchina, e ogni anno riceviamo dei sussidi per la tutela dei prati e per l'acquisto degli attrezzi agricoli. Rispetto al passato, la nostra vita è migliorata: quando ero giovane vivevamo in una tenda, spostandoci continuamente. Abbiamo costruito questa casa in muratura, e siamo molto soddisfatti".

La famiglia alleva più di 200 pecore, e metà dell'erba falciata viene venduta, il resto serve da foraggio per il bestiame d'inverno. Adesso la vita dei pastori è migliorata: hanno rinunciato al nomadismo, sono diventati stanziali, e vivono in case in muratura. Senza nessun tipo di imposta agricola, i sussidi forniti dallo Stato e dal governo locale stimolano a fondo i pastori a continuare a tutelare la prateria.Diversamente dai pastori anziani, adesso i giovani hanno delle nuove idee: nati e cresciuti nella prateria, nutrono un amore speciale per lei, ma nel frattempo aspirano anche ad andare in città a studiare e a lavorare. La giovane Ursaihan ci ha espresso le sue speranze, simili a quelle dei mongoli della sua età:

"Per i nuovi venuti, la prateria è bella, ma per chi ci vive a lungo, è insopportabile. Portare tutti i giorni al pascolo le pecore non è interessante. Voi qui trovate tutto nuovo, l'aria fresca vi entusiasma, ma io spero che mia figlia possa studiare e trovare un buon lavoro in città".

La prateria vasta e scarsamente popolata non è facile da proteggere, e i pastori hanno bisogno di grande pazienza e persistenza. Dopo l'estate e l'autunno, in cui il paesaggio è di estrema bellezza, la prateria affronta il lungo e gelido inverno, che accompagna i pastori di generazione in generazione. Dopo il lungo riposo invernale, la prateria si riveste di nuovo del suo abito verde. La prateria permette la vita ai pastori, quindi la sua tutela è un tacito accordo fra di loro. La nostra guida, il signor Wang Dehua, dell'ufficio della comunicazione di Chenbaerhu, ha sottolineato una cosa fondamentale:

"L'etnia mongola ha la tutela della prateria nel sangue, per cui qualsiasi violazione viene denunciata. Alcuni progetti del governo sono stati cancellati perché i pastori ci hanno fatto capire le conseguenze negative sull'ambiente. I mongoli non fanno nessun danno alle loro praterie, spontaneamente, perché vivono qui da sempre".

Chenbaerhu mette da sempre la tutela ambientale al primo posto. Negli ultimi anni attua una completa politica ecologica, con perno sulla prevenzione e sul risanamento della desertificazione. Per saperne di più, diamo la parola a Liu Limin, vice assessore alla Selvicoltura della bandiera:

"Rispetto alle altre bandiere di Hulunbeier, Chenbaerhu ha molte più difficoltà nella prevenzione e nel risanamento della desertificazione. Infatti la zona interessata è collinosa, la sabbia si sposta, e lo standard dei finanziamenti è basso. In passato, quando la sabbia avanzava, la gente si ritirava, adesso invece è il contrario. La superficie sabbiosa sta diminuendo. Le dune mobili, difficili da risanare, coprivano 147 mila mu (9800 ettari), ora sono solo più 40 mila mu (267 ettari), ossia si sono ridotte dell'80% negli ultimi 5 anni".

Chenbaerhu vanta delle ricche risorse naturali: 5 fiumi, 317 laghi grandi e piccoli, 956 chilometri quadrati di foreste, e 17 miliardi di tonnellate di riserve di carbone, suddivise in 14 siti. Da tempo, però, Chenbaerhu si basa sulla pastorizia e sull'agricoltura, e mantiene una semplice struttura industriale. In merito, Hai Tao, vice assessore alla Tutela Ambientale, ci ha detto:

"La prateria di Hulunbeier è una zona delicata per la tutela ambientale, e la bandiera di Chenbaerhu si trova al centro di questa prateria, quindi lo Stato ne tiene conto nell'approvazione dei progetti. Adesso lo Stato ha degli standard rigorosi nello stabilimento e nell'approvazione dei progetti, in particolare nella valutazione dell' impatto ambientale, e chiede di dotarli di impianti di tutela ambientale nel corso della costruzione. Noi abbiamo delle ricche risorse di carbone, ma non le sfruttiamo, perché facciamo perno sulla tutela".

La prateria di Chenbaerhu è la più naturale della Cina, visto che la maggior parte dell'ambiente di prati, laghi e foreste mantiene ancora la fisionomia originale. Di fronte a questo dono della natura, nella prateria, tutti, dal governo, alle imprese e agli individui, si impegnano a fondo per tutelarla, mentre tutti i visitatori nutrono un comune desiderio: che rimanga sempre così bella!

Con questi begli auspici per la conservazione della prateria, abbiamo di nuovo lasciato in auto Bayankuren, la sede del governo di Chenbaerhu, dirigendoci verso nord-est per raggiungere la Zona paesaggistica della tribù mongola Jinzhanghan. Laggiù volevamo vedere il fiume Moerghele, famoso per le sue spettacolari curve.

Il fiume nasce dal versante ovest dei Monti Daxinganling, è lungo 290 km, e ha un corso stretto e tortuoso. Guardando dal punto più alto, le curve ricordano una Hada (sciarpa rituale mongola) che sventola sull'infinita prateria. Il fiume scorre quieto e nutre i pastori da generazioni, per cui fa parte della loro memoria collettiva. Il signor Bayindeligheer, di 68 anni, di Baerhu, ha ricordato per noi la vita lungo il fiume quando era bambino:

" L'area lungo il fiume Moerghele è il pascolo estivo, e quando ero piccolo, d'estate era piena di tende. Accanto ci sono delle colline e in mezzo il fiume che scorre. Qui l'erba cresce bene e ci sono anche tanti fiori colarati, bianchi, rosa e rossi. I colori della prateria sono diversi nelle quattro stagioni: d'estate è verde, in autunno di un bel giallo dorato, e d'inverno è bianca. Solo quando metti piede nella prateria, puoi capirla davvero".

La canzone mongola che avete appena ascoltato è dedicata al fiume Moerghele. Ogni anno, da giugno a ottobre, la temperatura qui è tiepida, il cielo è azzurro, l'acqua scorre tranquilla, le mucche e le pecore brucano l'erba, e i pastori cantano, formando un quadro idilliaco. Laggiù abbiamo incontrato la compagnia di canto e danza Ulamuqi di Chenbaerhu, che sin dalla nascita si esibisce nelle praterie, fra le tende mongole, ed è molto apprezzata dai pastori. Il direttore Xuefei ci ha spiegato:

"Il termine Ulamuqi, che fu avanzato dal premier Zhou Enlai, in mongolo significa 'compagnia rossa', ossia cavalieri al servizio dei pastori. Infatti serve i pastori nel modo più semplice e rapido. Tutto l'anno percorriamo la prateria per dare spettacoli per i pastori, ma non ad agosto, quando sono occupati a falciare l'erba. Nel periodo più freddo dell'inverno, quando nevica forte e il pullman non ce la fa ad entrare nella neve, prendiamo delle jeep per esibirci nelle tende. Come in passato, abbiamo solo la fisarmonica, il matouqin e il flauto di bambù, con cui diamo spettacolo per i pastori".

La prateria è il grande palcoscenico della compagnia di canto e danza Ulamuqi, e il Chaodiao, i canti mongoli dal tono lungo, accompagnano i pastori da generazioni a trascorrere l'attiva estate e il quieto e silenzioso inverno. Il tempo passa, le canzoni di Baerhu eccheggiano lontano, e la pastorizia nomade è diventata un ricordo permanente.

Nonostante tutto, la gente della prateria continua ad amare l'artigianato etnico. A Chenbaerhu, i laboratori a conduzione familiare producono tende, mobili tradizionali e Morin-khuur (il matouqin, la viola mongola), che continuano ad andare a ruba. La qualità e la convenienza dei prodotti artigianali è ancora la scelta migliore per i pastori quando falciano l'erba e vanno al pascolo. Tutto ciò promuove la trasmissione dell'artigianato e gli scambi di artigiani. A Chenbaerhu, abbiamo incontrato un artista del legno dello Stato della Mongolia, Enhetaiwang:

"Il presidente della bandiera di Chenbaerhu è venuto in Mongolia, dove ha molto ammirato i matouqin da me costruiti, allora mi ha invitato a venire a Chenbaerhu a fare degli scambi con gli artigiani locali. Adesso è molto facile andare e venire fra Mongolia e Cina, e la gente di Chenbaerhu è molto simpatica. Sono felice di lavorare qui. I miei matouqin sono tutti fatti a mano e sono unici".

Senza il Changdiao di Baerhu e il matouqin, la prateria perde la sua vivacità. Di fronte alla prateria infinita, aperti o introversi, tutti sono indotti a cantare ad alta voce. La vastità della prateria crea un entusiasmo sincero e generoso nella gente che la abita. Dopo un bicchiere di grappa e l'omaggio di una Hada blu, il colore del cielo, il nostro entusiasmo vola sulle ali della musica nell'immensa prateria, la nostra casa comune.

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