Alimentazione invernale della Cina
  2012-01-18 22:56:01  cri

Il solstizio d'inverno è uno dei 24 punti di divisione dell'anno solare del calendario lunare, ed anche una festa tradizionale cinese che comparve 2700 anni fa. In cinese il "zhi" di dongzhi significa punto di arrivo ed estremità. Per i cinesi, il solstizio d'inverno indica l'arrivo dell'inverno, a livello popolare è anche chiamato Jiaojiu, in quanto a partire da allora si cominciano a "contare i nove", nove giorni rappresentano un "nove". I primi nove giorni sono chiamati "primo nove", e il giorno del solstizio d'inverno è il primo giorno del "primo nove". I secondi nove giorni sono chiamati "secondo nove". Esistono in totale nove "nove", quindi 81 giorni, e dopo 81 giorni sbocciano i fiori di pesco e il clima comincia a intiepidirsi.

A livello popolare è diffuso un canto folcloristico che descrive immaginosamente le leggi del cambiamento del clima sin dal solstizio d'inverno, "Nel primo e secondo nove non si estraggono le mani dalle maniche; nel terzo e quarto gatti e cani gelano di freddo; nel quinto e sesto i salici cominciano a germinare; nel settimo il ghiaccio del fiume comincia a fondere; nell' ottavo le oche selvatiche fanno ritorno; nel nono il freddo ha fine, arriva la primavera e i fIori sbocciano."

La marmitta mongola è molto popolare, in particolare in inverno. La marmitta ha una storia di oltre 1900 anni. Dal Sud al Nord e da est ad ovest della Cina, a quasi ogni cinese piace la marmitta mongola. La marmitta mongola è preparata in modo diverso a seconda delle regioni, per esempio, la città di Chong Qing è famosa per la marmitta mongola piccante, il Guangdong, per quella ai frutti di mare, Pechino per quella di carne ovina. Il ristorante DongLaiShun è il posto più famoso qui a Pechino dove poter gustaere la marmitta mongola. Al Dong Lai Shun si può gustare la marmitta mongola tradizionale. Per prepararla si usa una marmitta di rame, un utensile tradizionale cinese. La parte superiore della marmitta è grande mentre la parte inferiore è piccola, con una canna fumaria al centro per facilitare la trasmissione del calore del carbone di legna al centro della marmitta. La marmitta contiene brodo di pollo o anatra. Quando il brodo è bollente vi si inseriscono le fettine di carne ovina, che si consumano intingendole in un condimento preparato con salsa di sesamo e olio aromatizzato al peperoncino. Oltre alla carne ovina, con la marmitta mongola si consumano anche altre cose, fra cui verdure, formaggio di soia, cetrioli di mare, gamberoni e fettine di pesce e pollo. In questo caso si puo dire che la marmitta costituisce un pranzo completo, che combina carne e verdure realizzando l'equilibrio alimentare. La marmitta mongola permette il piacere del far da sè in un'atmosfera calorosa, il che corrisponde al gusto della maggior parte dei clienti. In relatà la marmitta mongola dimostra l'armonia nella cultura cinese.

Per gli abitanti di Beijing,e in genere del nord, il cavolo cinese è famosa in inverno. Il cavolo cinese certo! Lo conosciamo anche in Occidente e lo chiamiamo cavolo di Pechino, è costituito da foglie carnose e ampie, di colore verde chiaro, il suo interno, invece, è quasi bianco e le sue coste, molto spesse, sono di colore bianco-argento. Inoltre il cavolo cinese è a buon mercato, si può compare un grande cavolo cinese con due yuan, si consuma sia crudo sia cotto Il cavolo cinese è ricco di nutrimento.Nel passato, fino a circa 20 anni fa, vi era un modo particolare di conservare i cavoli. A quei tempi l'interno del paese non era ricco di tipi diversi di verdure, quindi il cavolo cinese era la prima e l'unica scelta per passare l'inverno. Quando arrivava l'inverno, gli abitanti del nord compravano un grand numero di cavoli cinesi e li ammassavano fuori casa. Ricordo le mie esperienze personali di quando trasportavo i cavoli con tutta la mia famiglia. Era molto interessante, in effetti la tradizione di conservare i cavoli cinesi ha una storia di 500, 600 anni.

Con il miglioramento del tenore di vita, ai giorni nostri, di inverno abbiamo molta scelta di diversi tipi di verdure, cosi gli abitanti non conservano più i cavoli cinesi come prima, ma continuano a restare popolari tra gli abitanti cinesi. Inoltre il senso del nome cinese di questa verdura è importante, il nome cinese "Bai Cai" significa "richezza" e "saggezza". Per i cinesi, il cavolo cinese, Bai Cai, ha un senso positivo e nell'antichità indicava la purezza. Ad es. sai che un oggetto di giada a forma di cavolo cinese è esposto nel museo di Taipei, a Taiwan, e si dice che è appartenesse alla dote della concubina dell'imperatore Guangxu.

Parlando dell'inverno, non si può non parlare del Tanghulu, un dolce tradizionale del Nord della Cina. per le strade di Pechino, si trova un po' ovunque per strada qui a Beijing. Il tanghulu è fatto con frutta caramellata infilata in spiedini di bambù. Ci sono diversi tipi di frutta, quello che mi piace di più è il tanghulu alla fragola..

Nella versione tradizionale, il frutto utilizzato per lo spiedino era quello del biancospino cinese, ma negli ultimi anni i venditori si sono adattati ai gusti della gente, utilizzando anche le varie frutte come pomodorini, mandarini ecc. In passato quando arrivava l'inverno, i venditori si spostavano di luogo in luogho per le strade, invece oggi possiamo comperarli anche al supermercato. In particolare, nelle fiere della festa della primavera il Tanghulu non manca mai. Si può dire che il Tanghulu è un dolce che davvero non deve mancare nella vita delle persone del Nord della Cina.

In Cina il mese di dicembre del calendario lunare è anche chiamato Layue, mentre l'otto dicembre ricorre la festa Laba (ottavo giorno del mese La). Voglio illustrare la festa Laba, perchè è una festa tradizionale dell'etnia Han considerata il prologo della Festa della Primavera. Secondo quanto tramandato, l'origine della festa Laba sarebbe collegata agli antichi "sacrifici La". Sin dall'antichità la Cina tiene in grande considerazione l'agricoltura. In occasione di un buon raccolto, ritenendolo il risultato dell'aiuto delle divinità, gli antichi cinesi tenevano grandi cerimonie di ringraziamento dette "sacrifici La".

Dopo le cerimonie, si organizzavano banchetti campestri di zuppa di miglio appena raccolto. In seguito l'evento diventò una festa di sacrificio agli antenati. Poi in seguito all'ingresso del Buddismo in Cina, sulla base del sacrificio e del consumo della zuppa, l'otto dicembre del calendario lunare, emerse una nuova leggenda secondo cui Sakyamuni avrebbe raggiunto l'illuminazione quel giorno.

La storia del consumo della zuppa Laba da parte dei cinesi risale a più di mille anni fa', al tempo della dinastia Song. Allora alla corte imperiale ogni anno l'otto dicembre del calendario lunare si cuoceva la zuppa Laba, come pure nelle residenze dei funzionari e nei templi. Tra la gente comune, tutte le famiglie la preparavano per fare sacrifici agli antenati e nel contempo consumarla coi familiari o farne dono a parenti ed amici.

Esistono parecchi tipi di zuppa Laba. Per quella tradizionale popolare occorrono otto materiali principali e otto ausiliari, in cinese "ba", lo stesso termine che compare nel termine Laba. I principali sono cereali come miglio, riso, riso giallo, grano, avena, sorgo e mais, e legumi come soia rossa e verde, faglioli dall'occhio nero, piselli, lenticchie e fave. Di solito si possono scegliere secondo la preferenza e l'abitudine.

Quindi gli abitanti di Pechino considerano ancora la Festa Laba come il simbolo della Festa della Primavera e in quel giorno tutte le famiglie consumano la zuppa. Per la festa Laba, oltre a cuocere la zuppa, la popolazione del nord della Cina ha anche l'abitudine di mettere sottaceto gli spicchi d'aglio. Una volta pelati, gli spicchi si ricoprono di aceto di riso in giare di terra, poi sigillate e poste in stanze dall'ambiente piuttosto tiepido, per poi consumarli la sera dell'ultimo giorno dell'anno lunare insieme ai ravioli. Gli spicchi d'aglio in salamoia sono verdi come la giada, e messi nell'aceto rosso di riso sono molto belli da vedere, e incrementano l'atmosfera festiva.

I Jiaozi costituiscono uno dei cibi più amati dai cinesi, specialmente da quelli del nord. hanno una storia molto lunga. Infatti i cinesi iniziarono a consumare questo alimento già 1800 anni fa. So che anche in Italia ci sono i ravioli. la ricetta dei ravioli cinesi è differente da quella dei ravioli italiani. Questi sono costituiti da uno strato esterno di pasta di farina di grano e da un ripieno, che può essere a base di carne, frutti di mare e verdure, anche se normalmente si utilizzano cavoli, sedano e carne di pecora o maiale. Invece i ravioli italiani sono in genere fatti con la pasta all'uovo e contengono un ripieno a base di carne, di verdure o formaggio, a seconda delle varie ricette locali. A casa mia ad esempio, nel sud Italia siamo soliti mangiare i ravioli alla ricotta accompagnati da sugo al pomodoro.

Per cucinare gli jiaozi, quando l'acqua bolle, si buttano gli Jiaozi dentro, mescolando con un mestolo per impedire che si attacchino. Quando gli Jiaozi galleggiano sull'acqua, si aggiunge dell'acqua fredda, si aspetta che l'acqua bolla di nuovo, poi si scolano e si mangiano. In generale, i cinesi consumano gli Jiaozi intingendoli in una salsina che è un misto di aceto, salsa di soia e olio di sesamo, che dà loro più gusto.

Per i cinesi, gli Jiaozi sono strettamente collegati alle feste e ai raduni familiari. In passato, quando la gente si riuniva o durante le celebrazioni, questi erano un cibo che in tavola non poteva mancare. In particolare alla vigilia del nuovo anno del calendario lunare, ogni famiglia si riuniva e consumava i Jiaozi.

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