Recentemente, presso l'Ambasciata italiana a Beijing, si è tenuto il Forum Italo Cinese, a cui hanno partecipato molte personalità cinesi ed italiane.Il tema del forum riguarda due aspetti: la cooperazione e gli scambi tra Cina e Italia in ambito scientifico, tecnologico e dell'istruzione. Il Forum è un'ottima piattaforma per conoscere l'andamento della cooperazione italo-cinese negli ultimi anni.
Il forum ha preso il via con un discorso del Professor Innocenzi, Ordinario di Scienza e Tecnologia dei Materiali all'Università di Sassari e Consigliere scientifico presso l'Ambasciata d'Italia a Pechino, il quale ci ha presentato la situazione della cooperazione in questo settore tra Cina e Italia.
Secondo il Prof. Innoncenzi, nelle scienze e tecnologie, tradizionalmente l'Italia, purtroppo, non è stata un partner grandissimo della Cina, tradizionalmente in Asia, il paese che coopera di più con l'Italia è Singapore. Anche se l'Italia rappresenta la settima forza nella ricerca scientifica e tecnologica, la Cina collobora molto di più con Germania e Francia. Tuttavia, alla luce dell'attuale situazione si può affermare che c'è ancora tantissimo spazio di cooperazione.nel discorso, il Prof. Innocenzi ci ha illustrato in quali campi si può rafforzare la cooperazione, ovvero i settori delle energie, chimico e d'ingegneria, senza dimenticare la fisica, tutti sanno che l'Italia è il paese di Galileo Galilei...Infatti. Intanto sempre secondo quanto illustrato dal Prof. Innocenzi, l'80% della cooperazione della Cina con l'Italia è proprio nella fisica.
Intanto tra le rispettive università dei due paesi, ci sono stati già molti scambi e progetti di cooperazione.L'Altro aspetto del Forum riguarda gli scambi italo-cinese nell'istruzione. Il Professor Carlo Naldi, ha presentato a 360 gradi gli scambi tra le università cinesi e italiane. Abbiamo saputo che le università cinesi che cooperano con quelle italiane erano concentrate a Beijing e Shanghai, le due principali città cinesi, ma negli ultimi anni, gli scambi si sono estesi anche in altre città, come Harbin, Mongolia interna, e addirittura nella regione ad amministrazione autonoma del Xinjiang.
Nel Forum, ci sono stati anche dei discorsi sulla mobilità studentesca tra i due paesi.Sugli studenti cinesi in Italia, il signor Wang Lisheng, vice direttore del centro per i master e per la legalizzazione dei titoli di studio del Ministero dell'Istruzione cinese, ha spiegato la politica della Cina in merito.
"A partire dalla fine degli anni 70 e l'inizio degli anni 80, quando la Cina ha applicato la riforma ed apertura, abbiamo sempre sostenuto ed incoraggiato i cittadini cinesi a studiare all'estero. Naturalmente i motivi riguardano vari aspetti: da una parte, il governo ha bisogno di formare dei talenti ad alto livello, che è anche un bisogno nel processo di avanzamento economico sociale e culturale, tuttavia le nostre proprie capacità al riguardo, soprattutto negli anni 70-80, erano fortemente carenti, quindi abbiamo adottato questa politica, ossia inviare i nostri studenti a studiare all'estero, perchè generalmente quei paesi all'avanguardia nell'istruzione e nelle scienze e tecnologie, hanno molte cose che vale la pena apprendere , in particolare nell'istruzione, nel quale hanno ormai delle esperienze più mature, quindi abbiamo spedito i nostri studenti lì per fargli studiar le conoscenze e la cultura, e con queste torneranno a servire lo sviluppo sociale ed economico della Cina, quindi negli ultimi anni la Cina ha sempre sostenuto l'invio dei propri all'estero, e lo definiamo una politica nazioanle fondamentale. Dall'altra parte, sperando che i tanti studenti che abbiamo mandato all'estero tornino a servire la loro patria, abbiamo scoperto che alcuni hanno preferito rimanere all'estero, quindi abbiamo attuato un altro modo, ossia anche se speriamo che gli studenti all'estero tornino a servire la patria, se preferiscono rimanere all'estero servendo il nostro paese in un modo indiretto, va anche bene. Per quanto riguarda la situazione negli ultimi anni, ci sono stati veramente molti studenti cinesi, che pur non essendo tornati direttamente in Cina, hanno dato enormi contributi allo sviluppo sociale ed economico del paese, soprattutto nel rafforzamento della cooperazione tra le università cinesi e quelle straniere nell'istruzione e nella ricerca scientifica. Essi hanno svolto un ruolo di raccordo importantissimo. Perciò, devo dire che la nostra politica sugli studenti cinesi all'estero è molto ampia."
Quindi, si vede che la politica cinese sugli studenti cinesi all'estero è chiarissima: "andate a studiare all'estero".
Il Prof. Xing Jianjun, responsabile di Uni-Italia per gli affari in Cina, a illustrarci la situazione della mobilità degli studenti cinesi in Italia.
"Gli studenti cinesi che studiano all'estero, in particolare in Italia, sono cresciti molto rapidamente dopo il 2008, adesso, conta già oltre dieci mila studenti cinesi che studiano, svolgono scambi e fanno ricerca in Italia. A tal riguardo Uni-Italia ha dei dati molto precisi. Quest'anno, gli studenti che sono andati in Italia hanno già raggiunto quota 2.900. Attualmente gli studenti cinesi hanno due canali importantissimi per andar a studiare in Italia. Il più importante e' quello attraverso i due progetti Marco Polo e Turandot, l'altro è l'ammissione estiva. Abbiamo avuto modo di sapere che quest'anno ci sono stati cinque mila, compresi quelli con le spese autonome e nazionali e quelli che fanno visita e scambi, quindi da questi dati si evince che la tendenza della scelta di andare a studiare in Italia si presenta molto forte. Secondo le statistiche del Centro per gli scambi internazionli del Ministero dell'Istruzione, l'Italia è già diventata uno dei paesi di lingua minore più accolti dagli studenti cinesi. Secondo i nostri dati in mano, possiamo vedere alcune tendenze. Dai risultati di quest'anno, non solo è cresciuto il numero degli studenti cinesi che vanno in Italia, ma anche la qualità degli studenti è stata molto alta. Molti studenti che vanno a studiare in Italia per la laurea provengono da ottimi licei, inoltre, anche il numero degli studenti che ci vanno per il master ha continuato ad aumentare, così come quelli che ci vanno tramite il Consiglio delle Borse cinese (China Scolaship Council), con la borsa offerta dal governo cinese, e ci sono anche alcuni studenti che vanno a studiare in Italia attraverso dei canali molto importanti di cooperazione, ad esempio, tra quelli ammessi nella scorsa estate ci sono stati alcuni che fanno parte del progetto tra l'Università del Popolo di Beijing e quella di Firenze, tra il Politecnico di Torino e Harbin Institute of Technology. Poi c'è un altro punto importantissimo: studiare in Italia, il problema linguistico è sempre considerato una ostacolo, però i laureati di specializzazione in lingua italiana in Cina stanno crescendo sempre di più."
A parte la crescita del numero degli studenti, alla fine del Forum, il Prof. Xing Jianjun ha anche presentato le materie scelte dagli studenti cinesi:
"Per quanto riguarda le specializzazioni scelte dagli studenti cinesi, in passato dicevamo sempre che essi andavano in Italia principalmente per studiare la moda, o quelle materie collegate alla moda, o l'edilizia, il design industriale e così via. Dalla situazione attuale, si può vedere che il range di scelta è molto ampio, e che non si limita solo alla moda e al design, ma comprende anche le seguenti facoltà che hanno mostrato una forte domanda. Per esempio, i beni culturali, il restauro, la tutela dei beni culturali, coltivazione del suolo, le tecnologie della produzione del vino, anche la domanda per le tecnologie biologiche sta crescendo molto veloce, e ci sono anche domande per la gestione del settore culturale, per le scienze mediatiche e design applicate alle imprese ecc, anche queste domande sono cresciute molto in fretta. Generalmente, ci sono sempre più studenti che studiano finanza, ingegneria, compresa quella automobilistica e quella delle telecomunicazioni."