Anche se si dice che il tempo vola, il 2008 pare sia volato ancora più in fretta.
In un attimo, siamo arrivati alla fine dell'anno, ma, personalmente, ho ancora davanti agli occhi la mia esperienza giornalistica di settembre alle Paralimpiadi.
Le Paralimpiadi sono più ridotte rispetto alle Olimpiadi, tuttavia hanno un significato ancora più importante. L' impegno, lo spirito competitivo e la tenacia dimostrati dagli atleti disabili nel corso delle gare incantano il pubblico, quindi le Paralimpiadi si possono definire una rivoluzione della civiltà.
Nei 13 giorni della mia copertura delle Paralimpiadi 2008 di Beijing per la sezione italiana, ho sudato per l'intenso lavoro e pianto per le storie commoventi. Oggi condividerò con voi i miei ricordi di persone e vicende di allora.
Nel 1960 Roma ha organizzato la prima edizione delle Paralimpiadi, facendo dell'antica Italia, amante dello sport e della bellezza, uno dei primi paesi a tenere attività sportive per i disabili. Nel 2008 l'Italia ha inviato alle Paralimpiadi di Beijing la sua maggiore missione nella storia, formata da 84 atleti, che hanno gareggiato in 12 discipline maggiori.
La missione italiana è arrivata a Beijing il 5 settembre, e lo stesso giorno è iniziato il nostro rapporto.
Il presidente del Comitato Paralimpico Italiano Luca Pancalli, un signore di una quarantina d' anni, ha una mente vivace, un linguaggio cortese, e con i suoi occhiali cerchiati di nero, ha più l'aria di un professore universitario. Il presidente, che con i suoi 13 anni di esperienza nel movimento sportivo dei disabili, ha molto chiaro il significato dello sport per loro, mi ha detto: "Lo sviluppo dello sport dei disabili non mira naturalmente alla competizione in sè, e neppure a dimostrare il loro spirito combattivo, ma soprattutto a indurli, tramite lo sport, a superare sè stessi, e a cercare la gioia nella vita."
Con l'inizio delle Paralimpiadi, sia in campo che nella vita, tutti gli atleti hanno vissuto le loro storie.
Era la prima volta che Cecilia partecipava alle Paralimpiadi. Prima dei giochi, gli italiani hanno risposto grandi speranze in questa introversa ragazza di 16 anni. Il 13 novembre al "cubo d'acqua", nella gara di nuoto dei 100 metri stile libero femminile categoria S11, Cecilia ha conquistato la medaglia d'argento per gli azzurri con il tempo di 1 minuto 09 secondi e 65centesimi. "Sono troppo commossa, non so proprio come esprimere il mio stato d'animo": questa è la prima frase che Cecilia mi ha detto a fine gara.
L'ho intervistata davanti alla zona speciale degli atleti del "cubo d'acqua". Questa ragazza esile, guardandomi, aveva sempre il sorriso sulle labbra, pura come l'acqua. Ella mi ha detto che il nuoto è solo uno sport, e non tutto nella sua vita, ma che la gioia che le porta costituisce un impulso per lei.
Come tutte le ragazze della sua età, Cecilia ama parlare con gli amici, e quando è sola, leggere e ascoltare musica. Oltre al nuoto, ha anche tanti altri bei sogni. Mi ha detto di amare la scuola, che può ampliare i suoi orizzonti.
Non è insolito vedere Silvano Bisleri, il tecnico di Cecilia, dai capelli brizzolati, tenere per mano la ragazza, e parlarle, sia come insegnante che come padre. Silvano mi ha detto: "Non sono un padre 'completo', ma cerco sempre di fare del mio meglio. Cecilia è come una figlia." Cecilia è sfortunata, perchè fin dalla nascita non ha mai visto la luce; ma è anche fortunata, perchè grazie all' aiuto e sostegno di tutti, ha sperimentato presto il piacere della vittoria.
Le Paralimpiadi 2008 di Beijing hanno aperto a Cecilia la porta dei sogni.