Pizza Plus-pizza al taglio a Beijing
  2016-09-12 15:11:30  cri

 


 

M: Cari amici ascoltatori, benvenuti alla "Casa da tè", sono Massimo.

Y: Salve a tutti da Yuan.

M: Ciao Ji Yuan. Come sai, oggi proporremo ai nostri ascoltatori un argomento, per noi italiani, molto "normale" e al tempo stesso "speciale"; parleremo di pizza. Argomento "normale" perché la pizza è uno dei piatti più rappresentativi della tradizione gastronomica italiana, "speciale" perché oggi discuteremo di pizza prodotta e venduta a Beijing, in una modalità molto simile a quella usata normalmente in Italia: la pizza al taglio!

Y: Certo, Massimo. Finalmente ora anche a Beijing è possibile gustare la pizza al taglio, proprio come in Italia. Nel nostro programma di oggi parleremo dell'esperienza fatta in Cina da Fabrizio Montori, l'executive chef di Pizza Plus, una catena di ristorazione tutta italiana, la cui attività è iniziata con l'apertura, nel 2012, della prima pizzeria nella celebre zona di Dongzhimen.

M: Esattamente Ji Yuan. In effetti, possiamo dire che oggi, dopo una storia lunga molti secoli, Dongzhimen è il cuore pulsante della capitale cinese, soprattutto per quanto riguarda la cultura del cibo. La storia di questa zona della città affonda le sue radici in diversi secoli addietro, per l'esattezza agli inizi della dinastia Yuan, la dinastia dei Mongoli, che regnò in Cina dal 1279 al 1368. Il suo iniziatore, il celeberrimo Kublai Khan, stabilì la sua capitale nei pressi dell'attuale Beijing, e che era chiamata allora in lingua mongola e uygur "Khanbaliq", la città del Khan. Kublai diede l'ordine di costruire nella zona dell'attuale Dongzhimen un magazzino per le provviste imperiali, vista la sua posizione vantaggiosa, poiché nei suoi pressi scorrevano dei canali usati per i trasporti.

Y: La storia di Dongzhimen, conosciuta allora con il nome di Chongrenmen, iniziò proprio in quel momento, quando era ancora una zona brulla e disabitata. In quasi 800 anni, durante le successive dinastie Ming e Qing, quest'area della città continuò a svilupparsi, divenendo un luogo dove erano stanziati pubblici ufficiali e funzionari.

Di fatto, i maggiori cambiamenti e sconvolgimenti avvennero tra la fine degli anni '60 e '70 del secolo scorso, periodo in cui, per via di scelte urbanistiche fatte per facilitare le comunicazioni e i trasporti, il volto di questa zona della città iniziò a cambiare completamente.

M: La zona di Dongzhimen oggi presenta delle caratteristiche molto interessanti per la grande varietà di persone da cui è frequentata. Inoltre, con la famosa Gujie - la "strada del cibo" che si estende in lunghezza per quasi 1500 metri - costellata da ristoranti che servono piatti di diverse regioni della Cina, è uno dei punti di riferimento per la gastronomia nella capitale cinese. Forse alcuni dei nostri ascoltatori che sono stati a Beijing, avranno avuto la possibilità di visitare questa strada che, soprattutto nelle notti estive, s'illumina del colore rosso di centinaia e centinaia di lanterne, e si riempie del vociare di moltissime persone che trascorrono il tempo libero in compagnia, godendo di un'amplissima scelta di piatti tipici in un'atmosfera di festa permamente, in un'atmosfera di festa del cibo.

Y: proprio in questa zona della città, votata alla gastronomia e all'incontro con l'altro, nel 2012 ha aperto i battenti un'attività tutta italiana, che già da subito ha iniziato a far parlare di sé. Si tratta della prima pizzeria al taglio presente nella capitale cinese: "Pizza Plus". Noi, della redazione italiana di Radio Cina Internazionale abbiamo avuto la possibilità di intervistare l'executive chef, Fabrizio Montori.

M: Mandiamo ora in onda la nostra "audio-copertina" introduttiva, il famoso brano di Pino Daniele "Fatte 'na Pizza", e vi attendiamo tra qualche minuto per continuare il programma in vostra compagnia!

Y: Restate con noi!

(Canzone n.1 – Pino Daniele, Fatte 'na pizza)

Y: Salutiamo di nuovo i nostri ascoltatori e continuiamo con il nostro programma di oggi sulla pizza al taglio a Beijing e sull'esperienza dello chef di pizza plus, Fabrizio Montori. Prima di continuare, desideriamo fare una precisazione: scopo del nostro programma non è quello di fare alcun tipo di pubblicità, ma solo di raccontare alcuni aspetti della storia personale e professionale del Sig. Montori, giunto in Cina per avviare un'attività di ristorazione senza alcuna precedente conoscenza di questo paese, e dopo un'esperienza ventennale di pizzaiolo in Italia.

M: Personalmente, considero l'espesienza del Sig. Montori molto interessante proprio perché, come hai detto tu, è arrivato in Cina senza precedenti esperienze fatte in questo paese; inoltre sono molto interessato agli aspetti culturali del cibo; alla "vera pizza" proposta da lui, e a come questa è stata recepita in una città come Pechino, in un quartiere gastronomicamente "ricco" come quello di Dongzhimen. Un altro tema su cui ci soffermeremo sarà quello relativo agli aspetti culturali del lavoro del Sig. Montori qui in Cina; culturali nel senso di incontro tra due culture, quella italiana e cinese. Parleremo delle differenze da lui riscontrate sul luogo di lavoro rispetto all'Italia, delle cose per lui inusuali nella vita di tutti i giorni, insieme alle impressioni che gli hanno lasciato le persone che hanno lavorato con lui.

Y: Ma veniamo a noi introducendo brevemente la persona e l'argomento di oggi. Intervistato al nostro microfono, Fabrizio Montori, si è definito un pizzaiolo di esperienza ventennale, che ha iniziato la sua attività nel 1998 insieme a sua moglie, a Castelfidardo. Dopo aver partecipato diverse volte ai campionati mondiali per pizzaioli è riuscito a vincerli nel 2011, e questo gli ha dato un'ulteriore spinta a migliorarsi e specializzarsi ancora di più nel suo mestiere. Inaspettatamente, l'attuale socio di maggioranza di Pizza Plus, Andrea Ruiti, che già viveva in Cina da diversi anni ed era titolare di una ditta di importazione, gli aveva proposto di andare a Pechino e di provare a fare in Cina la stessa pizza che lui produceva in Italia.

M: Certo, quindi dopo averne discusso con la moglie, il Sig. Montori decise di accettare l'offerta, e si imbarcò in questa nuova avventura, che aveva sì immaginato difficile, ma non così difficile come poi, in futuro, si sarebbe rivelata.

Y: Il Sig. Montori si trova in Cina complessivamente da poco più di due anni e mezzo, anche se ha iniziato a venire a Beijing da 4 anni. La pizzeria di Dongzhimen è stata la prima ad essere aperta, un po' come "campione" e ha ricevuto una grande risposta da parte della clientela. Nonostante Il Sig. Montori abbia detto che uno dei motivi del successo di questo punto vendita è che è stato aperto in una zona della città molto popolata da stranieri, bisogna dire che la maggior parte della clientela è cinese, e apprezza molto i diversi tipi di pizza proposta da questo luogo divenuto ormai famoso anche tra gli italiani.

M: Esatto, Ji Yuan. Sai, ricordo ancora, chiaramente, il giorno in cui, nel 2012, entrai per la prima volta in quella pizzeria. Ciò che in effetti mi colpì fu in effetti proprio l'interno del negozio. Era estremamente semplice, ma aveva l'aspetto della classica pizzeria al taglio che si può trovare tra le strade di ogni centro urbano italiano, e accoglieva il cliente con una bandiera italiana attaccata sulla porta della cucina. Vedere un posto per me così familiare in una città come Beijing, mi fece provare una sensazione insolita, tanto che per un momento non mi era sembrato di trovarmi in Cina.

Y: Ci credo, Massimo. In effetti, oggi "Pizza Plus" è diventata una catena e possiede ormai 4 punti vendita in quartieri molto importanti e frequentati della città, nella zona est. A parte, Dongzhimen, c'è una pizzeria non distante dal Parco Chaoyang, e altre due non lontane rispettivamente dalle fermate della metropolitana di Shuangjing (linea 10) e Jiangtai (linea 14). Per la nostra intervista, il sig. Montori ci ha accolto proprio nell'ultima di queste, la quarta aperta in ordine di tempo.

M: La prima cosa di cui abbiamo discusso con il sig. Montori riguarda proprio il concetto di "pizza al taglio", che è tutto italiano e che certamente, all'epoca dell'avvio di quest'attività, doveva sembrare qualcosa di veramente nuovo. Sentiamo le parole che ci ha riferito:

"chi non è uscito dalla Cina, bene o male, non ha mai visto la pizza al taglio. Ha mangiato pizza Hut, ha mangiato domino pizza, che sono le pizze nazionali che ci sono qui, americane, dove la mozzarella è gialla, e ti dicono, perché è bianca la mozzarella? Perché la nostra è bianca. E niente, ho accettato questa sfida, con difficoltà e stiamo provando ad andare avanti."

M: essendo interessato a quello che era il suo punto di vista di pizzaiolo italiano nei confronti della concezione della pizza fuori dai confini nazionali, non ho potuto fare a meno di chiedergli come fosse stato per lui - uno chef/panificatore con molti anni di esperienza – l'incontro con "l'ambiente e la cultura della pizza" presente qui a Beijing prima del suo arrivo. Abbiamo chiesto a Montori che tipo di mercato ha trovato, da chi era occupato, e quali sono state le difficoltà e le opportunità che aveva dovuto considerare per lo sviluppo di quest'attività:

"Quello che ho trovato è un prodotto che si chiama Pizza, ma pizza non è, e comunque per come la intendiamo noi in Italia la pizza, e per me la pizza è italiana. Hanno lievitazioni diverse, e ingredienti completamente…. Non è un problema la qualità, basta buttar sopra, metterci sopra il più possibile, più c'è roba, più e buona.

((…)) Questo è per come ho dovuto intendere io, e di conseguenza creare dei gusti che potessero piacere di più al palato cinese, a delle persone cinesi, tipo mettere sopra l'ananas o il pollo, dappertutto… (ride), cose per noi anche nuove, poi alla fine abbinandole bene, sono anche piacevoli, son convinto che se in una pizzeria in Italia proponessi una pizza spinaci e pollo penso che chiudo dopodomani. Ecco, però qui funziona, qui funziona. Tanti altri gusti che in italia potevano funzionare, qui non ho potuto farli, perché non hanno mercato. Le occasioni che trovo sono proprio quelle di riuscire a cercare di capire cosa posso dare a loro, e che loro possono trovare di loro gradimento. Il mio lavoro è tutto lì adesso. Perché se io vado avanti con le mie idee è finita. Quindi bisogna essere aperto a 180 gradi e anche di più."

Y: Sono d'accordo con il Signor Montori! Per portare avanti un'attività di questo tipo all'estero - e specialmente in un paese con tradizioni culinarie molto radicate come la Cina - è necessaria una grande apertura mentale, e disponibilità ad imparare qualcosa anche da chi ci ospita. Amici ascoltatori, vi proponiamo adesso una piccola pausa musicale. Restiamo sempre in tema di pizza, con le note di un classico della canzone napoletana del 1966, diventato in seguito un successo mondiale: 'A Pizza, di Aurelio Fierro.

M: Perfetto, ci risentiamo tra pochissimo!

(Canzone n.2 – Aurelio Fierro, 'A Pizza)

M: Ji Yuan, tu hai una lunga esperienza di Italia alle spalle. Cosa ne pensi della cucina italiana in generale e della pizza in particolare? Quali sono le differenze principali che hai notato tra quella che hai mangiato qui in Cina e poi in Italia, durante il tuo periodo di studio e di lavoro? Secondo te oggi è possibile mangiare una buona pizza qui a Beijing?

Y: Allora, generalmente non mi interessa tanto la cucina estera, ma la cucina italiana è un'eccezione, l'adoro. Forse per il mio amore per l'Italia, forse perché sono veramente buonissime, mi piacciono tanto la pizza e la pasta. Secondo me, sono gli unici piatti paragonabili alle squisitezze cinesi. La pizza sembra una cosa semplice, ma solo gli italiani la sanno fare in modo particolare, nel modo giusto, se vogliamo dire così. Anni fa i cinesi conoscevano solo il Pizza Hut, quindi mangiavano solo la pizza americana, che a me non piace per niente. Negli ultimi anni hanno aperto tanti ristoranti italiani in Cina, soprattutto nelle grandi metropoli come Beijing e Shanghai, e finalmente abbiamo la possibilità di gustare la vera pizza anche in Cina. Magari è ancora un po' diversa da quelle che ho mangiato in Italia, perché qui i gusti sono stati più o meno cambiati per adattarsi al palato cinese, ma è una cosa normale e giusta, no? Quindi possiamo già accontentarci se a Beijing possiamo mangiare una pizza buona, anche se non al cento per cento uguale a quella che si fa in Italia.

M: Dal mio punto di vista, posso dirti che la prima volta che ho visitato questa città, 19 anni fa, i ristoranti italiani erano pochi, e con un rapporto qualità prezzo talvolta non particolarmente ottimale. Oggi, sempre qui, diversi ristoranti italiani hanno aperto i battenti, e la loro qualità è di gran lunga superiore rispetto a quelli visti in passato, anche dal punto di vista dei menù a base di pizza. Fin dalla mia prima visita al primo punto vendita di Pizza Plus a Dongzhimen, mi era sembrato che, da pizzeria al taglio, questa potesse occupare una nicchia di mercato diversa rispetto a quella degli altri ristoranti, e per questo motivo abbiamo chiesto a Montori se questo aspetto aveva, in qualche modo aiutato l'attività ad instaurare un rapporto così importante con la clientela cinese. Lui ci ha risposto con queste parole:

"Allora, adesso no… ma siamo fiduciosi, nel senso che noi abbiamo fatto proprio con l'intenzione di andare a prendere il cinese medio, il cinese medio perché è comunque… il cinese medio ha uno stipendio medio, perciò si parla di 5, 6, 8000 rmb, al mese e non va a spendere 50, 100 rmb al giorno solo per mangiare, noi riusciamo a proporre un menù per dire che con 29 rmb uno mangia e beve, e allora già riesci a entrare in quella fascia di nicchia che è quella che noi speriamo di riuscire a conquistare però devi insegnargli il prodotto, li devi educare, devi far loro capire cosa sta mangiando e perché lo sta mangiando, tante volte pensiamo che stiamo dando talmente tanta qualità, che non viene recepita per come dovrebbe essere. E allora, insomma è così, ci proviamo…"

M: Ji Yuan, durante il periodo che hai trascorso a Roma, ti sei fermata qualche volta in qualche pizzeria al taglio? Secondo te questo è un modo di mangiare la pizza che potrebbe piacere ai consumatori cinesi?

Y: se ti dico che frequentavo quasi ogni giorno una pizzeria al taglio, ci credi? Si chiama Pizza Alice, vicino casa mia, a Roma. Ci andavo ogni giorno soprattutto perché non so cucinare, ma anche perché la pizza che fanno lì è buonissima. La pizza al taglio nel sud d'Italia è venduta a peso, quindi ogni volta potevo assaggiare almeno due gusti diversi. Mi piaceva molto quella con broccoli e salsicce, e quella con melanzane piccanti. Se mi chiedi se la pizza al taglio può piacere ai consumatori cinesi, ti direi sicuramente di sì. Mia mamma e mia zia, che hanno un palato cinese e non sono abituate al cibo occidentale, amavano molto la pizza al taglio con melanzane piccanti, di più rispetto alla pizza napoletana appena uscita dai forni dei ristoranti italiani.

M: Personalmente sono un grande estimatore della Pizza al taglio. Ogni volta che passeggio per le strade della mia città, in Italia, spesso mi fermo in una di queste pizzerie e faccio uno spuntino così. La differenza che però ho notato è che, per esempio, nelle pizzerie al taglio a Roma la pizza viene venduta a peso, Pizza Plus invece la vende al pezzo, di grandezza fissa, e con un prezzo già stabilito.

Y: Esatto! Noi abbiamo chiesto al Signor Montori il motivo di questa scelta, e lui ci ha risposto così:

"Il motivo principale è perché io in Italia la vendevo al pezzo. All'inizio la vendevo anch'io al chilo, poi abbiamo avuto, abbiamo cambiato, poi però penso anche che già è difficile vendergliela così, se noi gliela vendiamo anche al chilo, che andiamo a pesarla e fargli vedere che a differenza del gusto ha un diverso prezzo, io penso che avremmo già chiuso in partenza!"

Y: Come abbiamo già detto in precedenza il signor Montori è arrivato a Beijing senza aver mai avuto alcun contatto precedente con la Cina, soprattutto dal punto di vista culturale, e certamente non dev'essere stato facile per lui inserirsi in questo tipo di realtà completamente nuova, lavorativamente e, diciamo, gastronomicamente così diversa rispetto a quanto può offrire l'Italia!

M: Certamente non lo è stato, Ji Yuan. In effetti, quando delle persone provenienti da culture molto diverse si incontrano con il desiderio di collaborare, spesso è necessario accettare dei giusti compromessi che consentano a tutti di ottenere dei benefici nel rispetto reciproco, ma per fare questo è necessario molto lavoro e molta pazienza.

Y: sono d'accordo, ci vuole pazienza da entrambe la parti. Però mi sento piuttosto ottimista sul ruolo che il cibo può avere nell'unire due culture come quella cinese e quella italiana, così diverse e allo stesso tempo così simili, soprattutto per la grande importanza che entrambe danno al cibo e alla gastronomia!

M: Assolutamente sì, e aggiungo che uno degli aspetti più interessanti della nostra intervista è stato quello di discutere con il signor Montori del ruolo che la pizza, anche culturalmente, può avere qui in Cina. Gli abbiamo chiesto secondo lui cosa vuol dire fare pizza di qualità qui a Beijing e se sia possibile che questo tipo di alimento che possiamo certamente definire come un piatto tradizionale italiano - spesso inflazionato, imitato e talvolta vilipeso – possa unire due popoli e con due storie così diverse come quello italiano e cinese. Sentiamo quello che ci ha detto:

"Secondo me sì. Perché se noi andiamo a vedere l'alimentazione dei cinesi, come mangiano i cinesi, per quello che ho visto io. Prendono di tutto un po'. Loro si siedono a tavola e mischiano. Prendono di tutto un po'. La pizza al taglio gli dà la stessa identica cosa, possibilità, perché tu con la pizza al taglio puoi prendere tranquillamente i cinque pezzi, cinque gusti diversi, li tagli a metà, e ognuno assaggia tutto diversamente, come se fosse… perciò l'analogia secondo me è questa che li potrebbe spingere a dire, oh, sai che ti dico? Potrebbe piacermi la cosa? Ecco noi, l'abbiamo ragionata in questo senso, fare pizza di qualità qui 'è un sacrificio. È un sacrificio perché comunque lavoriamo con persone che vedono e intendono il lavoro in maniera diversa, da noi italiani, ci sono anche qui bravissime persone e persone meno brave, persone più ingegnose e altre meno, però tutte hanno il problema, devi organizzargli il lavoro per filo e per segno, allora funziona tutto perfettamente, nel momento in cui c'è un problema e allora sulla pizza di qualità tui hai la lievitazione, che è fondamentale, e quella non è standard, perciò devi insegnargli che cos'è la lievitazione, e come funziona e questo è un sacrificio per me enorme, a livello di pazienza, a livello mentale, a livello di tutto. Di tempo, di non perdere mai le staffe. Però alla fine, certe persone meritano e si fa volentieri e i risultati ci sono perché adesso abbiamo quattro punti vendita, e nonostante tutto, la qualità secondo me è uguale in tutte e quattro le pizzerie".

Y: Queste parole pronunciate da Montori hanno aperto la strada ad una discussione su quelli che sono gli aspetti anche di diversità con lo staff di ragazzi cinesi che lo affiancano nel lavoro qui a Pechino. Dunque abbiamo deciso di chiedergli qual è stato l'episodio più interessante o più rappresentativo della loro collaborazione, o se ce n'è qualcuno che ricorda con simpatia.

M: Sì. Il Sig. Montori anzitutto ci ha parlato del rispetto formale che sin dall'inizio i ragazzi mostravano per lui, e che ricorda un po' il rispetto verso gli insegnanti cui i giovani cinesi sono abituati fin da piccoli, e fin dai tempi della scuola… ma sentiamo direttamente le sue parole:

"Quello che mi ha stupito, dai primi tempi, era comunque il rispetto che avevano verso di me. Che alla fine non sono nessuno, cioè non è che… anzi sono io che sto cercando di insegnare a loro, perciò … però da chi ci crede, un rispetto profondo che mi ha quasi disarmato. Tant'è che all'inizio, quando sono venuto, comunque anche il cibo cinese, io, non è che, insomma, un attimo ti devi anche abituare, e loro quando vedevano che qualcosa mi piaceva, lo compravano apposta per me, lo lasciavano lì finché io non lo mangiavo e io mi sentivo anche a disagio…. Ma noi dai, mangiatelo, allora io me lo mangiavo un po' e dicevo sono pieno, non ne mangio più, quando poi io mi alzavo loro lo mangiavano, e io sono rimasto disarmato da questa cosa, e ho detto, madonna in Italia non esiste, glielo dai e telo mangiano tutto, e tanti saluti. E da quello lì ho iniziato a vedere che ci sono persone veramente valide, e persone su cui puoi contare, hanno sempre dei loro limiti, però loro anche vogliono, c'è chi vuole veramente imparare e capisce che secondo me noi gli stiamo offrendo un'opportunità di poter per crescere a livello lavorativo diversamente da qualsiasi altro ristorante o ambiente loro, e c'è chi l'ha capita questa cosa, e allora funziona, funziona veramente bene ".

Y: Sai Massimo, sono stata felice di sentire questa testimonianza. Un aspetto della cultura cinese che considero molto valido è proprio quello del rispetto e dell'attenzione che i giovani hanno verso i loro maestri, e in questo caso loro si sono comportati in modo gentile e rispettoso anche nei confronti - per così dire – di un'insegnante proveniente da un paese straniero. Sono molto fiera di questi ragazzi!

M: Certo Ji Yuan, si sono mostrati molto attenti e rispettosi, e hanno mostrato apprezzamento per chi sta insegnando loro qualcosa! Bene, cari amici ascoltatori, facciamo ancora una piccola pausa musicale con un brano rock 'n roll del 1959, "Pizza Pie" della Band newyorkese dei Norman Fox & The Rob-Roys. ci risentiamo tra qualche minuto!

Y: A presto!

(Canzone n.3 – Norman Fox & Rob Roys, Pizza Pie)

M: Cari amici bentornati! Eccoci di nuovo a parlare di pizza, e dell'esperienza cinese dell'executive chef di Pizza Plus, Fabrizio Montori.

Y: Ricordando questa esperienza, il Sig. Montori ci ha parlato anche delle differenze culturali e di mentalità che talvolta hanno creato delle difficoltà sul lavoro. Secondo quanto ci ha raccontato, uno degli aspetti più complicati è stata la difficoltà a parlare apertamente in caso di problemi o ad affrontare direttamente le incomprensioni. Montori ci ha detto che praticamente nessuno tra i ragazzi del suo staff lo contraddiceva o gli dava dei feedback; se qualcuno non era soddisfatto non diceva niente, e magari dal giorno dopo non si presentava più al lavoro.

M: Questa cosa mi sembra piuttosto interessante. Tu che ne pensi Ji Yuan? Da cinese tu puoi riscontrare qualcosa di vero in quanto ci è stato raccontato? Se sì, secondo te quale può essere il motivo, o i motivi, che possono indurre un giovane apprendista qui, ad abbandonare una possibilità di lavoro piuttosto che a cercare di superare un'incomprensione magari parlandone?

Y: beh, è una cosa interessante ma difficile da spiegare, perché si tratta di diversi modi di pensare e di esprimersi nella cultura orientale e in quella occidentale. Sappiamo che voi siete più diretti e noi siamo più, diciamo "eufemistici". Nella vostra cultura, in caso di incomprensione, ci si parla apertamente, e si litiga, ma dopo si dimentica tutto. Invece nella nostra cultura, in molti casi, non è appropriato parlare apertamente delle incomprensioni, si deve far capire in modo più indiretto. Nel caso del signor Montori e del suo apprendista, se lui parla troppo direttamente, il giovane potrebbe pensare che il suo insegnante non è soddisfatto di lui e che magari deve lasciare il lavoro, altrimenti sarà licenziato. Nella nostra cultura l'apprendista non può discutere con il suo maestro. Quindi, secondo me, il motivo principale dei malintesi tra occidentali e orientali è proprio nel diverso modo di ragionare e di agire.

M: in ogni caso, e indipendentemente da qualche incomprensione che può esserci sul luogo di lavoro, quest'esperienza in Cina per il Signor Montori si è dimostrata molto formativa. In effetti noi italiani spesso ci esprimiamo in modo molto diretto e piuttosto, diciamo, "passionale"! Chiaramente una modalità comunicativa così diversa rispetto a quella cinese può rivelarsi come un banco di prova importante. In generale, se si vive e si lavora all'estero, saper comunicare in un modo che sia accettabile per le persone del luogo può non essere facile e talvolta, se la strada scelta non è quella giusta, questo potrebbe addirittura precludere il successo di un'attività.

Y: Certo, dopo questi anni trascorsi a Beijing il signor Montori ha compreso molto bene questa cosa e, secondo quello che ci ha riferito, ha fatto tesoro della sua esperienza:

((…)) E dopo ho imparato anch'io che se tu vuoi ottenere qualcosa intanto devi metterti nei loro panni, sono io a casa loro e devo io adeguarmi al loro modo di vivere, non posso pretendere che loro la vedano come me, e mi ha insegnato ad essere un po' più sciolto, a ragionare, a pensare e ad affrontare migliori situazioni, e vedendo che in questa maniera avevo più risultato, invece nell'altra maniera ne avevo molto meno".

M: Ji Yuan, durante il periodo che hai trascorso in Italia, immagino anche tu abbia riscontrato delle differenze nella modalità di comunicazione tra cinesi e italiani. Sono molto curioso. Secondo te è vero che noi italiani siamo molto più diretti di voi?

Y: secondo me è così, come ho detto prima. Anche noi sappiamo essere diretti, ma solo tra familiari, parenti e amici molto vicini. Invece voi siete più diretti in generale. Mi viene in mente un fenomeno molto interessante. Ho osservato che in Italia, si parla di sesso apertamente, tra familiari, amici, colleghi… però noi in Cina non ne parliamo, tranne che con le persone più intime. Una volta, un mio collaboratore di lavoro, un signore settantenne, ben educato, mi aveva chiesto perché i cinesi non parlano di sesso, anche se sicuramente fanno l'amore. La sua domanda mi ha piuttosto imbarazzata e non sapevo cosa rispondere. Poi, dopo un minuto, ho semplicemente risposto che per la nostra cultura è così; parlare apertamente di sesso è tabù.

M: Comunque, indipendentemente da qualche normale incompresione sul luogo di lavoro, l'attività di Pizza Plus procede a gonfie vele. Sono passati ormai alcuni anni dall'apertura del primo rivenditore Pizza Plus, e poco più di 4 mesi fa è stato aperto il quarto punto vendita, a testimonianza del grande successo riscontrato da questa pizza italiana nella capitale cinese.

Y: Esatto. Abbiamo inoltre chiesto a Fabrizio Montori di fare un bilancio dal punto di vista della sua esperienza personale sin dall'inizio di quest'attività. Gli abbiamo chiesto cosa gli ha dato la Cina, umanamente e professionalmente, e se in qualche modo si è sentito arricchito, dal punto di vista professionale e umano:

"Sono cresciuto tanto, come uomo sicuramente, sono cresciuto veramente tanto, che se restavo nel mio paese, per quanto potevo lavorare, sì, lavorativamente crescevo ma, personalmente sarei rimasto lì. Sì, a venire qui mi ha aperto il mondo, io l'ho detto la prima volta che son venuto, son rimasto stupito di quello che ci può essere in un posto del genere, però devi anche essere tu, tu il primo a voler accettare tutto quello che ti viene proposto, cioè se sei una persona chiusa, se sei una persona che non vuole relazionarsi, qui fai molta fatica, qui fai molta, molta fatica (...)".

M: Relazionarsi con pazienza e comprendere le ragioni l'uno dell'altro è certamente la ricetta di base per riuscire a lavorare in contesti culturali molto diversi. L'aspetto che io trovo interessante è proprio il ruolo che il cibo può giocare nell'avvicinare diverse culture e nel vivere le differenze come aspetti che arricchiscono la vita piuttosto che come barriere che separano le persone…

Y: …Proprio per questo l'ultima domanda che abbiamo rivolto allo chef Montori è certamente quella che ci è sta più a cuore, ed è una domanda che riguarda la comunicazione e l'incontro tra due culture. In Cina è risaputo che la pizza è un piatto italiano, ma nella pratica la pizza presente in Cina, a livello di massa, spesso è distribuita da catene di ristoranti che poco hanno a che fare con la vera pizza italiana, e con la sua idea di base.

M: La pizza è in fin dei conti un piatto semplice, ma può essere molto gustoso nella sua semplicità, ed estremamente versatile. Una volta servita in tavola, la semplicità è la prima cosa che appare, tuttavia nel processo di preparazione ci sono molti particolari cui bisogna fare attenzione, come per esempio al processo di lievitazione e all'assoluta qualità degli ingredienti.

Y: Insomma, secondo Montori, la pizza è certamente un alimento in grado di unire due culture come quella italiana e cinese. Chiaramente, anche il modo in cui si mangia la pizza è molto importante, e su quest'aspetto l'executive chef di Pizza Plus ci ha raccontato una storia interessante:

"secondo me sì, io penso e spero che si tratti solo di aver pazienza, Ripeto, per loro è una novità al 100%, il prodotto che facciamo noi, però secondo me ci accomuna, questo modo di intendere il cibo, cioè capito, il fatto di poter assaggiare diverse cose, e secondo me con pazienza, con lo stimolare anche loro con messaggi, foto, nel vedere, nel capire. Anche solo il fatto che tantissime persone arrivano e prendono la pizza, all'inizio li vedi, con la forchetta. Tu hai mangiato un pezzo di pizza al taglio con la forchetta? Appoggiato su un piattino e te lo porti alla bocca? È difficilissimo è, quasi impossibile, per loro è quasi assurdo prenderlo con le mani. Sai cosa facevo le prime volte? Io mi sedevo di fianco, loro non sapevano che ero lo chef. Io mi sedevo di fianco, mi facevo portare un pezzo di pizza, e lo prendevo e lo mangiavo, lo arrotolavo, me lo mangiavo come si mangia da noi in Italia, e tu vedi che mi guardavano, e dopo, magari il marito, era un po' più… posava le forchette e iniziava a mangiare anche lui, ((…)) più di una volta, più di una volta in diverse pizzerie, e facevo così, quando li vedevo così, quasi impacciati, nel mangiare un pezzo di pizza, allora trac, mi metto di fianco, con le mani, adesso stiamo anche educando le ragazze, le ragazze che servono, a dirglielo, no? Stiamo facendo tutto un lavoro anche con il personale, perche devono essere loro i primi a capire cosa stanno vendendo, sennò cosa puoi proporre no? Allora con chi è da più tempo con noi stiamo riuscendo anche in quello, però tanta fatica"...

Y: Italiani e cinesi sono tanto diversi, ma anche tanto simili per quello che è il loro fondamentale amore per il cibo che rappresenta, di fatto, il loro amore per la vita. La cucina italiana e la cucina cinese, sono diverse per la loro storia e per i metodi di preparazione dei loro piatti tradizionali, però sono simili nella loro idea di base che non è solo quella di nutrire il corpo, ma di creare incontro e aggregazione, e quindi, incoraggiare e facilitare i rapporti umani.

M: Certo. Ed è interessante che in Cina, un paese così attento alla propria tradizione culinaria, un alimento straniero come la pizza, possa svolgere un ruolo di ponte, di cerniera tra due culture. Inoltre, da italiano non posso non sentirmi un po' fiero del fatto che anche a Beijing oggi sia possibile gustare una pizza al taglio tutta italiana, e felice per gli abitanti di questa meravigliosa città, che hanno finalmente la possibilità di non solo di sperimentarne il sapore, ma anche di conoscere l'idea e la filosofia che sono alla base di questo prodotto. Un prodotto, insomma, alla portata di tutti e che si può mangiare in ogni luogo, seduti in pizzeria o passeggiando in strada.

Y: Ben detto, Massimo! Amici ascoltatori, termina qui il nostro programma di oggi, e vi salutiamo con le note di "Pizza Girl" dei Jonas Brothers!

M: Un saluto a tutti e alla prossima!

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