"In una sola frase, i saggi indiani dell'antichità hanno inserito dei contenuti così profondi che la loro interpretazione ha tenuto occupati i posteri per generazioni."
Quest'affermazione di un maestro bengalese dell'Ottocento, Sri Yuktesvar Giri, funziona alla perfezione anche per i saggi della Cina. Il protagonista del nostro programma di oggi, il pittore cinese di stile tradizionale Xu Jiakang, ha fatto di questo motto una delle basi della sua vita.
"Jiakang segue lo stile di Juran. La pittura di paesaggio è nata al tempo delle Cinque Dinastie (907-960), con Dong Beiyuan, che ha influenzato per mille anni la zona a sud del Fiume Azzurro. Ampi spazi, punti e pennellate vigorosi e raffinati. Lo stile è continuato nelle epoche Song e Yuan, con tratti pieni di vita, in continuo cambiamento, e sorprese infinite... Per dieci giorni, Jiakang ha studiato con il cuore la natura: pennellate profonde, inchiostro compatto... La forza vigorosa degli avi, la pacatezza della mente e il rispetto della natura sono evidenti, insieme all'instancabile impegno nella copia dei capolavori del passato, l'unico modo per emergere nella pittura di paesaggio. Jiakang si impegna a fondo nella pittura di paesaggio, per cui otterrà sicuramente dei grandi risultati, non ho dubbi."
Questo è il colophon del pittore tradizionale cinese Cheng Dali ad un dipinto ad inchiostro dell'allievo prediletto Xu Jiakang, la copia dell'opera "Templi buddisti sui Monti Xishan", di Juran, un monaco pittore vissuto al tempo delle Cinque Dinastie (907-960).
Si tratta di una serie di cime tonde rocciose, con boschi e arbusti, accanto a un corso d'acqua con ancorata una barchetta. In un'ansa della riva si nota un gruppo di edifici, forse un monastero, e più lontano un recinto con una capanna isolata. In una radura si erge un tempio: lo si riconosce dal tetto arcuato. Un ruscello finisce nel torrente, fra rocce e ciuffi di canne.
E' un paesaggio da cui trapela una grande pace, reso con pennellate brevi e precise di inchiostro, in una varietà di tonalità, anche se prevale l'inchiostro leggero. Si capisce la presenza dell'acqua dalla barchetta e da rare linee qua e là, simili a onde. I pittori tradizionali cinesi amano gli spazi vuoti, che lasciano spazio alla fantasia.
Si tratta di una tipica pittura di paesaggio ad inchiostro, priva di colori. Perché? Ce lo spiegherà l'autore, Xu Jiakang, che ho incontrato in una galleria d'arte di Liulichang, a Beijing, nel corso di una sua recente mostra.
"La pittura a inchiostro a volte ha dei toni forti, ma io preferisco quelli leggeri. Wang Wei, il poeta di epoca Tang considerato il primo pittore-letterato cinese, ha detto che la più alta forma di pittura è quella ad inchiostro. Ed è anche la più difficile. Molti mi chiedono perché non aggiungo del colore. L'inchiostro puro è come un assolo di canto, senza accompagnamento musicale, che permette di verificare la bravura del cantante. Bastano un pennello, l'inchiostro, l'acqua e un foglio di carta per creare un'infinità di contenuti."
Eccoci accanto ad un dipinto orizzontale, realizzato due anni fa da Xu Jiakang in un solo giorno, che raffigura i Monti Taihang, ad ovest di Beijing: fra rocce ed alberi dipinti ad inchiostro, le nuvole e una cascata sono rese con zone di bianco. La stagione è l'autunno, la fine di settembre. E' un dipinto dal vero.
Xu Jiakang lascia la città due volte all'anno, in primavera e in autunno, per dipingere dal vero. Abita a Songzhuang, il villaggio ad est di Beijing dove vivono 7-8000 artisti, il più grande villaggio di artisti del mondo. Il suo studio si chiama "Jingxinzhai", lo studio del cuore puro, il che la dice lunga sul carattere del pittore.
Per raggiungere questa purezza, ecco la sua routine quotidiana: legge e memorizza i testi classici e ricopia i dipinti del passato.
Nella formazione di un pittore tradizionale cinese, infatti, la copia è fondamentale per apprendere lo stile e soprattutto lo spirito dei grandi del passato, il loro approccio alla vita e alla natura. Naturalmente occorre del tempo, per cui nella frenetica società moderna, pochi sono i pittori cinesi che si danno a questo esercizio di base.
Evidentemente Xu Jiakang ambisce alla dimensione dei pittori-letterati del passato, che di base prima erano letterati, poi calligrafi, e solo alla fine pittori.
Infatti Xu è anche redattore di una casa editrice, e un affermato critico d'arte e di cinema. Nato nel 1958 a Nanchino, avrebbe voluto studiare arte, ma per l'opposizione dei genitori e degli insegnanti, ripiegò sulla lingua e letteratura cinese. Dopo la laurea all'università di Lianyungang, dove si era trasferito con i genitori, ha lavorato in una casa editrice come redattore, scrivendo nel frattempo degli articoli di critica d'arte molto apprezzati.
Ma ora torniamo alla recente mostra di Xu Jiakang a Liulichang: i dipinti tradizionali cinesi ad inchiostro normalmente sono su carta bianca di riso Xuanzhi, fabbricata nell'Anhui, invece quello che abbiamo accanto è su carta gialla vegetale, fabbricata a mano nel Zhejiang, una copia del dipinto "Colori dell'autunno dei Monti Que e Hua" di Zhao Songxue (Zhao Mengfu, 1252-1322), un famosissimo pittore di epoca Yuan.
Il dipinto raffigura la punta di una montagna rocciosa che emerge dalla bruma, con in primo piano degli alberi: è autunno, e alcuni sono già spogli. Sull'acqua, due barchette, leggere come foglie, avanzano spinte a remi lungo le curve di un fiumicello. Dal tutto trapela un senso di pace e di mistero, come se il tempo si fosse fermato.
Certo che un'atmosfera del genere è molto lontana da quella attuale. Come fa il pittore Xu Jiakang a ricreare una dimensione del genere?
Oltra alla copia dei dipinti classici, ricorre alla lettura ripetura dei testi classici confuciani e taoisti, giorno dopo giorno, nello stile del passato: impara a memoria i testi, e li ripete, questo per una, due ore al giorno, e poco per volta ne capisce il significato.
E' il metodo seguito per secoli nelle scuole private e nelle accademie cinesi, in cui gli allievi ripetevano le frasi lette dal maestro, fino a memorizzarle, e nel frattempo arrivavano a capirne il significato, senza alcuna spiegazione del maestro.
La memorizzazione è praticata anche nei monasteri tibetani per apprendere i sutra, e in tante altre civiltà del resto del mondo. E' un antico metodo che permette di imprimere nella mente i contenuti, che poi diventano parte della persona, e la modellano. Anche la copia dei dipinti classici permette di penetrare nel loro spirito. Dipingere un monte in Cina non significa raffigurare un monte specifico, ma il suo spirito. Studiando a fondo un monte, ci si immedesima con il monte, e non ci sono più distanze: è una forma di esercizio zen.
Il pittore Xu Jiakang ricorre a questo metodo per ricreare l'atmosfera di vita dei pittori-letterati del passato, nel frattempo legge molto e pratica la calligrafia, questo come routine quotidiana. Quindi prima è uno studioso e poi un pittore, secondo la tradizione cinese.
Torniamo alla mostra del pittore Xu Jiakang, soffermandoci davanti ad un lungo paesaggio ad inchiostro raffigurante i Monti Qinling, nello Shaanxi, che Xu Jiakang ha dipinto al mattino, dopo una notte di pioggia. Le vallate sono quindi ricoperte dalla nebbia, una cosa rara nella zona. Cheng Dali, il suo maestro, ha espresso un'alta valutazione dell'opera, dicendo che "ha il senso del passato", inoltre è priva di figure umane, il che in certi casi è necessario. Lo stile delle case cambia con il tempo, ma la natura rimane tale e quale. Xu Jiakang osserva che adesso manca l'osservazione calma della natura, la concentrazione, che permette di raggiungere la perfezione, e l'unità con la natura. Il culto del materialismo è negativo, occorre del vero rispetto per la natura.
"L'uomo è figlio della natura, è un suo prodotto, quindi deve amare la natura come una madre, e rispettarla. In cinese, la pittura di paesaggio ad inchiostro è chiamata 'shanshuihua', dipinto di monti e di acque, ed è idealizzata. Certi punti sono simili al naturale, e altri no. Infatti si dice 'jiangshan ruhua', che un paesaggio è bello come un dipinto, e non viceversa, quindi la pittura è più bella della natura."
Nel dipinto dei Monti Qinling, Xu Jiakang utilizza delle pennellate brevi, a volte delle punteggiature, e dell'inchiostro leggero, con toni diversi, per rendere la profondità.
La pittura verticale accanto, invece, ha una prospettiva alta e lunga, diversa da quella del rotolo orizzontale: una serie di alti monti rocciosi, da cui precipita una cascata, fra boschi e nuvole. L'impressione è di maestosità, imponenza e quiete.
Bisogna ricordare che un tempo in Cina le pitture non venivano appese alle pareti, ma arrotolate, il che spiega la presenza di opere lunghe anche alcuni metri.
Al bisogno, venivano srotolate ed ammirate da soli o con pochi amici: le stanze al tempo erano piccole, e c'erano problemi di spazio, oltre che di conservazione.
Xu Jiakang osserva che questo è molto diverso dai dipinti ad olio, che si appendono alle pareti, è una dimensione del tutto diversa, come la cultura alle spalle.
Egli ricorda che alcuni pittori tradizionali cinesi sono andati in Svizzera a dipingere i monti locali, con dei risultati molto scadenti. Invece alcuni pittori ad olio hanno dato il meglio di sé in Francia, migliorando anche lo stile, forse per la luce, l'ambiente e la gente, del tutto diversi. Egli ha aggiunto:
"La pittura tradizionale cinese ad inchiostro racchiude all'interno il sentimento del pittore, un tocco poetico. Le capanne isolate sui monti sono dei ritiri ideali, un'espressione di aspirazione alla libertà. E' una pittura a stretto contatto con la natura, impregnata del suo spirito. I paesaggi ad olio sono privi di questa valenza".
E' vero, i pittori-letterati cinesi di un tempo erano generalmente funzionari con molte responsabilità, che ricorrevano alla pittura e alla calligrafia per ritrovare la quiete interiore, con degli ottimi risultati, visto che molti calligrafi cinesi sono centenari... La calligrafia in realtà è una forma di meditazione.
Secondo Xu Jiakang, l'uomo deve coltivare cinque virtù: tolleranza, giustizia, cortesia, sapienza e lealtà. E aggiunge:
"Raggiunta la maturità, un pittore deve curare l'aspetto estetico. Personalmente ritengo che la pittura di paesaggio debba avere quattro caratteristiche: verosimiglianza, maestosità, eleganza e tranquillità. Occorre avvicinarsi con rispetto alla natura; il pittore deve disporre di una profonda cultura, una situazione rara ai nostri tempi, e l'opera deve esprimere calma e tranquillità. La pittura ad olio occidentale invece è intrisa di emozione: scene di guerra, trionfi, tragedie..."
In Cina, da millenni, si persegue la calma per ripristinare l'energia interna, dispersa nell'impegno sociale, da cui la necessità di immergersi nella solitudine della natura.
Xu Jiakang conosce questa dimensione: ha completato in 15 giorni un dipinto verticale di paesaggio, prendendosi il suo tempo, e riflettendo a piacere. Dipinge su un tavolo, ma anche alla parete, dipende dalle dimensioni dell'opera.
Come abbiamo accennato poco fa, Xu Jiakang è nato a Nanchino, poi si è trasferito con i genitori a Liangyungang, dove ha studiato lingua e letteratura cinese.
Dopo la laurea ha insegnato teoria letteraria, ma amando l'arte, ha anche tenuto dei corsi di storia dell'arte, una sua passione, ed è diventato critico d'arte, scrivendo su molte riviste. E' un tipo che sa fare solo cose concrete, specifiche, e che vive una vita ritirata di studio e di creazione artistica. Complimenti! Ma ora ridiamogli la parola:
"Dipingo sin dall'infanzia. Ho ricopiavo i dipinti del 'Jieziyuan' (Il giardino della senape), e seguito dei maestri. Il principale è Cheng Dali, dell'Accademia Nazionale di Pittura, ex editore capo della Casa Editrice del Popolo, anche lui un pittore autodidatta e uno studioso, diventato poi direttore dell'Associazione degli artisti e degli scrittori della provincia del Jiangsu. Mi incoraggia molto, e abbiamo delle caratteristiche simili. Nell'arte è importante la trasmissione: con un buon maestro si fanno dei progressi più rapidi".
Ho detto a Xu Jiakang che nella società attuale cinese è difficile trovare una sensibilità come la sua: ma lui dice che molti capiscono e amano i suoi dipinti, naturalmente è gente con un alto livello culturale, e parecchi collezionisti lo seguono da anni. Ma aggiunge:
"Il mercato è vivace, ma non sano: ci sono degli appassionati che acquistano, si tengono in casa le opere e le apprezzano, ma per la maggior parte è come giocare in borsa. Per via delle manipolazioni, delle opere di pessimo gusto vengono vendute a prezzi stratosferici, il che non è normale".
Xu Jiakang tiene in genere due-tre mostre all'anno. E' invitato da molte gallerie, non solo di Beijing, ma anche dello Shandong, ecc., perché l'ambiente artistico cinese è molto vivace. Da giovane amava molto l'arte contemporanea, ed ha scritto parecchio in merito: è arte concettuale, quindi non una vera e propria arte.
Secondo il concetto cinese, un dipinto tradizionale ad inchiostro, per essere valido, deve essere "naikan", ossia resistere alla prova del tempo.
Molti dipinti di stile preciso, i cosiddetti "gongbihua", ottengono delle ottime valutazioni alle mostre, perché sono di effetto, ma dopo un po' di tempo stancano.
In questo senso, l'arte contemporanea non è "naikan". Secondo Xu Jiakang, molti pittori cinesi dipingono per una vita, ma senza capire l'essenza della pittura, e aggiunge: per maturare nell'arte, occorrono generazioni, una vita sola non basta.
Quindi il desiderio più grande di Xu Jiakang è che l'acquirente tenga in casa la sua opera e la apprezzi per sempre.
Xu Jiakang non ha degli allievi, dice di non sentirsi ancora pronto, e poi non ha tempo. Infatti ogni giorno legge, studia, e pratica la calligrafia o la pittura. Da giovane amava la filosofia occidentale, adesso invece preferisce i filosofi classici cinesi Confucio, Mencio, Laozi, Zhuangzi, ecc., espressione delle vette della filosofia cinese, e impara a memoria i "Dialoghi di Confucio", il "Mozi", ecc.
Li rilegge più volte al giorno, e col tempo ne capisce il significato, secondo il metodo tradizionale praticato per secoli in Cina. Adesso invece i giovani preferiscono la lettura veloce, anche se poi dimenticano subito.
Il contenuto dei classici è così profondo che si può dire che tutto è già stato studiato e capito nell'antichità: la nascita, la morte, la sofferenza... Ma poi l'uomo ha lasciato da parte la saggezza, e si è dato al guadagno o alla vendetta.
Per finire, Xu Jiakang ha citato un detto di Confucio: "Anqishen er houdong", prima di agire, calmati. Prima di parlare, capisci chi hai di fronte.