Quinto Convegno sulla diaspora wenzhouese: Prato e il successo del business dei wenzhouesi nel mondo
  2014-11-25 17:23:16  cri



Il tema del nostro programma di oggi sono i wenzhouesi all'estero. In realtà, gli immigrati cinesi in Italia sono per lo più originari di Wenzhou, una città della provincia del Zhejiang, nella Cina orientale. Spinti dalla mancanza di terra coltivabile e quindi dalla povertà, hanno scelto di emigrare in cerca di fortuna da più di un secolo, con un picco a partire dagli anni '80 del secolo scorso, ed ora sono presenti in quasi tutti gli angoli del mondo, dediti soprattutto ad attività commerciali. Per la tradizione della diaspora e dell'intuito commerciale, sono considerati gli ebrei cinesi.

L'immigrazione wenzhouese è un fenomeno che desta l'ampia attenzione dei media e del mondo accademico. Dal 6 al 7 novembre si è tenuto a Wenzhou il quinto Convegno sulla diaspora wenzhouese, sul tema delle relazioni tra l'educazione e l'eredità linguistica dei cinesi all'estero, e sulle attività commerciali dei wenzhouesi nel mondo, con particolare riferimento all'Italia. Per la parte italiana, erano presenti Gabi dei Ottati, della facoltà di economia dell'Università di Firenze, e Maria Omodeo, della facoltà di cinese, responsabile del Cospe.

I wenzhouesi fanno scalpore in Italia per il loro successo nel business in molte comunità create in territorio italiano, fra cui spicca quella di Prato. Oggi esamineremo il caso del loro straordinario successo a Prato tramite l'intervento al convegno della prof. Gabi dei Ottati, che dagli anni '80 studia il distretto industriale di Prato. Un suo articolo in merito, "A transnational fast fashion industrial district: an analysis of the Chinese business in Ptato", è stato pubblicato nel maggio 2014 dal Cambridge Journal of Economics.

"Ecco una breve descrizione di come era Prato prima che arrivassero i cinesi. Prato ha una lunga tradizione di industria tessile, ma fu solo dopo la seconda guerra mondiale che l'industria laniera ha avuto uno straordinario sviluppo. Dal 1951 al 1981 le imprese tessili sono passate da 800 a 15mila, con la nascita di un cluster di piccole imprese. Dopo 30 anni di sviluppo, il sistema ebbe una prima crisi a metà degli anni '80, per il cambiamento dei consumi. I cinesi sono arrivati allora per gli spazi industriali lasciati liberi. Negli anni '90 si è vista una ripresa, con la conseguente richiesta di manodopera che ha attirato altri cinesi, passati poi da appaltatori a operatori finali. Nel nuovo secolo questi si sono specializzati nel pronto moda. A inizio secolo, le imprese cinesi erano 1400, e nel 2010 già 5000."

Gabi dei Ottati ha continuato dicendo che con la profonda crisi del tessile dovuta alla globalizzazione, alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo e all'introduzione dell'euro, mentre il sistema cinese prosperava, sono nate delle tensioni con gli italiani, usate dai politici e dai media.

Dalle sue ricerche su incarico della Provincia di Prato e della Regione Toscana sul contributo dei cinesi all'economia della provincia, emerge una diversificazione delle attività dei cinesi a Prato, dalla tintura, tessitura e abbigliamento a ristoranti e servizi, e il passaggio dalla bassa all'alta qualità dei tessili e della distribuzione da locale a mondiale.

Upgrading e internazionalizzazione richiedono cambiamenti di competenze e relazioni, con designer italiani che lavorano per i cinesi, e l'integrazione nella mainstream economy, con acquirenti italiani, europei, americani e mediorientali. Nel 2010 il 34% dell'export della Provincia di Prato era cinese. Molti imprenditori cinesi della seconda generazione, giovani e istruiti, hanno sviluppato una rete internazionale, uno dei segreti del loro successo.

Quanto alle possibili conseguenze del nuovo trend, secondo Gabi Dei Ottati, se continua ed è supportato da politiche e azioni delle due parti, la rete di business internazionale si amplierà e si creerà una connessione di produttori e consumatori e di gruppi etnici, il che aiuterà l'economia di Prato ad adattarsi ai cambiamenti sul mercato internazionale per via della globalizzazione e questa evoluzione potrà rivitalizzare l'economia locale per le connessioni globali.

"Speriamo che il popolo di Prato, che ha una lunga tradizione di mescolare le fibre, sia in grado di mescolare la gente, che è il materiale grezzo di ogni sviluppo".

Dopo la presentazione di Gabi dei Ottati, dell'Università di Firenze, passiamo al professor Zhang Yili, rettore del Business Institute dell'Università di Wenzhou, che da anni collabora con Gabi dei Ottati nelle ricerche economiche sui cinesi di Prato.

Dal primo semestre di quest'anno conduce un progetto di ricerca con l'Università di Firenze sul distretto industriale di Prato e sull'ondata di immigrati cinesi, per lo più provenienti da Wenzhou.

Dopo tre mesi di lavoro in Italia, Zhang Yili, in collaborazione con Gabi dei Ottati, ha completato tre rapporti sul confronto fra il sistema dei cinesi di Prato e l'industria dell'abbigliamento di Wenzhou. Vediamo subito la situazione generale delle due città: Prato è una provincia con 250 mila abitanti registrati, il 12% dei quali di origine cinese.

L'industria principale di Prato è quella tessile e dell' abbigliamento che nel 2011 ha contribuito più di metà del Pil locale, mentre l'11.4% del Pil è stato creato dal sistema degli immigrati cinesi. Anche Wenzhou è una città basata sull'industria leggera, inclusa quella dell' abbigliamento, il cui valore nel 2013 ha raggiunto l'11.3% del totale. Com'è nato e cresciuto il distretto industriale dei wenzhouesi a Prato? Ascoltiamo l'intervento di Zhang Yili.

"Il primo wenzhouese è arrivato a Prato nel 1987. I wenzhouesi seguono il principio 'Vado, vedo e inizio un business'. Di seguito è nata e cresciuta una rete sociale con il continuo arrivo di parenti e compaesani. Nel 1989 è stato fondato il primo laboratorio wenzhouese, perché quell'anno l'Italia ha emesso una sanatoria e dalla Francia sono arrivati a Prato dei wenzhouesi attivi nella produzione di abbigliamento. L'industria ha continuato a crescere fino al 1997, anno in cui è nata la prima Camera di Commercio wenzhouese a Prato."

Secondo Zhang Yili, a Prato si è prima creata una rete sociale composta da parenti e compaesani di Wenzhou, sulla cui base si è poi formata la rete del mercato, per esempio i diversi anelli della catena dell'industria dell'abbigliamento e i servizi necessari alla comunità di immigrati.

Il distretto industriale dell' abbigliamento della città di Wenzhou è invece molto diverso. Prima c'è stato il mercato, perché la città negli anni '80 ospitava i due maggiori centri di materiali tessili della Cina. Poi grazie alla rete sociale molti wenzhouesi hanno cominciato ad occuparsi di industria tessile e in seguito di manifattura di abbigliamento. La città è diventata la capitale cinese dell'abbigliamento, con il maggior numero di brand e di marchi famosi del paese.

A Prato, l'industria dell'abbigliamento dei wenzhouesi è cresciuta rapidamente fino al 2011, anno in cui è arrivata la recessione.

"A Prato la recessione è iniziata nel 2011, perché quell'anno è cambiato il governo provinciale. La nuova amministrazione ha dato un giro di vite alle attività dei cinesi. Le aziende cinesi a Prato avevano problemi di irregolarità come l'impiego di clandestini, le condizioni di lavoro, l'evasione fiscale...fenomeni comuni alle attività commerciali cinesi non solo in Italia, ma anche in Francia, Olanda e in tutta l'Europa. Quindi, con il giro di vite, le aziende cinesi a Prato hanno gradualmente perso la loro competitività di costo e l'influenza sul mercato. Sicuramente bisogna anche tenere in considerazione il contesto generale della crisi finanziaria del 2008 e della crisi del debito europeo del 2011."

Un'altra caratteristica del distretto industriale wenzhouese a Prato è la velocità. L' abbagliamento prodotto a Prato è fast fashion. Gli imprenditori wenzhouesi a Prato dicono che i loro prodotti "sono freschi come i frutti di mare". Si tratta di una capacità di reazione immediata al mercato sulla base di scambi di informazioni attraverso la rete sociale. Però il vantaggio è anche svantaggio. La velocità deriva dalle dimensioni limitate delle attività. Nelle aziende cinesi di Prato, il padrone è anche operaio. Mancano i designer, i gestori e le risorse. La competitività è fragile.

Il problema di Wenzhou è il marchio. Nonostante le dimensioni elevate e la qualità migliorata, non riescono a creare delle top brand con alto valore aggiunto come le famose firme italiane. Dopo un periodo di sviluppo, il vantaggio si trasforma in svantaggio. Il metodo commerciale basato sulla credibilità impedisce l'upgrading del settore e l'introduzione di una moderna cultura imprenditoriale basata sul contratto.

Dopo aver presentato la nascita, la crescita e la crisi dei distretti industriali, Zhang Yili ha avanzato alcuni consigli per migliorare le loro attività.

L'alta dipendenza dalla rete sociale è un fattore comune dei due distretti industriali, così come la mancanza di innovazione, che è anche un problema comune. Quali sono le differenze?

A Wenzhou esiste una programmazione elaborata dal governo in collaborazione con la Camera di Commercio, come il programma quinquennale di sviluppo del settore dell'abbigliamento emesso nel 2011. Poi l'amministrazione locale di Wenzhou fornisce varie forme di appoggio, e politiche relative come la fondazione della Scuola di Design.

A Prato invece non c'è mai stato il sostegno delle istituzioni.

"Il mio consiglio è che prima di tutto bisogna migliorare la struttura delle reti e delle aziende per elevare il vantaggio delle zone industriali. Nello specifico, occorre formare i soggetti per regolare le attività della rete e in particolare sostenere alcune aziende leader trasformandole in un hub che a sua volta svolga una certa influenza su altre aziende. Questo vale per entrambe le città. A Wenzhou ci sono delle aziende leader. A Prato no, sono tutte uguali."

Il secondo consiglio di Zhang Yili è l'interazione delle due città. Secondo il professore, i due distretti industriali sono complementari.

La caratteristica di Prato è la sua rapida reazione al mercato e l'internazionalizzazione. Ricordiamo che un quarto dei clienti delle aziende di Prato provengono dal Medio Oriente. É molto internazionalizzata rispetto a Wenzhou.

Il vantaggio di Wenzhou è la capacità di produzione di alta qualità. Quindi si può combinare il design di Prato alla qualità di Wenzhou, per realizzare un collegamento a favore di entrambi le parti.

I wenzhouesi all'estero e gli altri temi relativi come le comunità ad alta concentrazione di wenzhouesi e le loro attività commerciali attirano l'ampia attenzione del mondo accademico, e le ricerche in materia presentano un valore sociologo ed economico.

La prof.ssa Zhao Xiaojian, del dipartimento di studi asiatici dell'Università della California, Santa Barbara, quest'anno ha effettuato un field work a Roma, Firenze e in altre sei città italiane per parlare con i commercianti immigrati da Wenzhou e dalla provincia del Fujian. Poi ha fatto un paragone fra gli immigrati wenzhouesi in Italia e negli Usa. L'obiettivo è scoprire i metodi e le caratteristiche di questo gruppo speciale e il perché del suo successo commerciale all'estero in un periodo relativamente breve. Nel corso del quinto Convegno sulla diaspora wenzhouese, ha presentato i risultati della sua ricerca.

"Piccoli affari e grandi conoscenze. La maggior parte dei commercianti wenzhouesi che ho intervistato in Usa e in Italia non ha un alto livello di studi, ma eccelle nell'analisi del mercato e ha uno straordinario acume commerciale. La dottrina commerciale dei wenzhouesi privilegia il piccolo. Per i wenzhouesi non esistono affari troppi piccoli. Possiamo sintetizzare le caretteristiche delle attività commerciali dei wenzhouesi in due termini: piccolo e umile. Certi affari sono considerati umili dagli altri, ma per i commercianti di Wenzhou non esiste questo limite."

Questo è vero. Anche in Cina Wenzhou è sinonimo di prodotti di piccole dimensioni, accendini, portachiavi, semplici souvenir turistici, e quando si parla di prodotti del genere, viene subito in mente questa città.

Ricordiamo che in molti casi i wenzhouesi vanno all'estero per cercare fortuna. Geograficamente Wenzhou è un'area costiera collinare priva di terra coltivabile, per cui la gente prima viveva di pesca e poi ha cominciato ad emigrare all'estero nella speranza di vivere meglio. Quindi in generale arriva all'estero con pochi soldi, anzi, con dei forti debiti.

Molti cinesi, dopo essere arrivati in un paese sconosciuto, preferiscono lavorare per altri in ristoranti o fabbriche, e dopo molto tempo si mettono in proprio con i loro risparmi, se non scelgono di tornare in patria. Gli emigrati del Fujian seguono questa strada. Tuttavia, secondo la professoressa Zhao, lavorare sotto padrone non è l'opzione dei wenzhouesi all'estero.

"I wenzhouesi si mettono in proprio prima degli altri per la loro mentalità commerciale. Non è detto che quelli del Fujian amino lavorare sotto padrone, ma prima di mettersi in proprio, possono lavorare a lungo, anche tutta la vita, in ristoranti o fabbriche per raggranellare il capitale necessario. I wenzhouesi no, preferiscono vendere qualcosa per strada che lavorare per altri. Iniziare un'attività è rischioso, anche se si ha più libertà. Sembra che i wenzhouesi abbiano nel DNA una potente aspirazione alla libera imprenditoria. Sono disposti a correre rischi che li costringono ad osservare e a riflettere a fondo per trovare una via d'uscita dalle difficoltà."

I wenzhouesi hanno un grande coraggio, e non temono di essere disprezzati e di rischiare di fallire. Infatti le piccole attività, come il commercio ambulante, aiutano molto a formare l'acume commerciale.

Il coraggio consiste nel fatto che, come osserva Zhao, i wenzhouesi iniziano delle attività senza un periodo di accumulo di capitale, il che non corrisponde alle regole dell'economia.

Alcuni studiosi ritengono che il rapido inizio di attività autonome dei wenzhouesi si debba al fatto che hanno già guardagnato a sufficienza all'interno della Cina. Però Zhao non è d'accordo, secondo lei, chi si sono arricchito in Cina negli anni '80-'90 non può rinunciare alle opportunità interne per andare in un paese di cui non conosce nulla. Sono stati i poveri ad emigrare, sia negli Usa che in Italia. Allora, come hanno risolto il problema della scarsità di risorse?

"Prima di tutto, partono da piccolissime attività. Per esempio, aprono punti take-away invece di ristoranti per risparmiare sull'affitto. Ma abbiamo anche registrato una rapida crescita di affari di vendita al dettaglio, come negozi e supermercati gestiti da wenzhouesi. Ricordo che gli immigrati senza un lavoro fisso non hanno accesso al credito bancario. Come hanno fanno i wenzhouesi con così poca liquidità? Un imprenditore di spicco mi ha detto 'Wenzhou è la nostra banca'. La banca a cui si riferisce non è una banca clandestina, ma le aziende della città, e il credito non è in denaro ma in prodotti. I wenzhouesi all'estero hanno accesso ai prodotti dei loro compaesani in Cina, pagando dopo la vendita."

Un altro importante segreto del successo dei wenzhouesi all'estero è che sono molto uniti e sanno ricorrere alla forza collettiva. L'individuo è debole, ma quando si unisce ad altri, diventa una forza.

"Per i wenzhouesi all'estero, la diligenza non basta. Il successo dei commercianti wenzhouesi si deve alle relazioni interpersonali e a un meccanismo di cooperazione basato sul sostegno e sulla collaborazione reciproca. I wenzhouesi preferiscono fare affari con i compaesani, non solo per la cultura e la lingua comune, ma anche per il consenso raggiunto attraverso un lungo periodo di cooperazione, la credibilità personale e aziendale, e le regole autodisciplinari che interessano il credito, la qualità dei prodotti e le condizioni di lavoro."

Un'opinione comune del mondo accademico è che l'economia degli immigrati è la conseguenza delle attività di gruppi emarginati. Secondo questo punto di vista, i cinesi all'estero non possono fare altro che unirsi perché non vengono accettati dalla società.

Ma i wenzhouesi con i loro vantaggi particolari hanno un enorme successo commerciale negli Usa, in Italia e negli altri paesi del mondo. Grazie alla loro intelligenza, coraggio e intraprendenza.

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