Terzo campo estivo dell'Aula Radio Confucio presso China Radio International
  2014-09-19 15:33:18  cri
Sono uno dei partecipanti al terzo campus estivo dell'Istituto Confucio preso CRI, mi chiamo Michele Mosca, ho 33 anni e sono barese.

Vivo a Roma dove ho partecipato alle attività dell'Aula Radio Confucio, sono poi stato selezionato per il campus estivo di China Radio International.

Quest'anno il programma prevedeva 5 giorni di permanenza a Pechino e 4 giorni di visita nella provincia dello Anhui.

Arrivato a Pechino sono stato accolto da Jing Shi Mo, una giornalista del dipartimento italiano della radio, che è stata la mia figura di riferimento in questi giorni: a lei va il mio primo è più importante ringraziamento.

Con la sua costante disponibilità ho così potuto chiarire ogni dubbio, ogni incertezza e ogni curiosità che mi si presentava, una risorsa preziosa per la comprensione di una cultura così diversa dalla mia.

Assieme ad altri 20 ragazzi come me, provenienti da tutto il mondo e di tutte le età, siamo così partiti alla volta di China Radio International, un importante media radio televisivo cinese con programmi realizzati in svariate lingue trasmessi in tutto il mondo.

Il quartier generale è un imponente palazzo nella zona ovest di Pechino, al cui interno si trova anche il museo della storia della radio cinese, che abbiamo avuto modo di visitare durante il nostro primo giorno di visita, assieme alla emittente stessa, subito dopo essere stati accolti da un discorso inaugurale del direttore.

Lo stesso giorno abbiamo anche visitato la sede centrale dello Hanban, istituzione che si occupa della divulgazione della lingua cinese nel mondo, che quest'anno compie il suo decimo anniversario. Un'esperienza interattiva e coinvolgente nello studio della lingua e della cultura cinese.

Nei giorni seguenti abbiamo visitato i classici della capitale cinese con le visite alla Grande Muraglia e alla Città Proibita.

Per quanto riguarda la Grande Muraglia, abbiamo visitato la parte chiamata Juyongguan, un tratto originariamente utilizzato come prigione, che ora vede l'affollarsi dei turisti cinesi e non, nel panorama da mozzafiato che ho sempre e solo potuto immaginare in foto.

La Città Proibita suscita ancor più profonde emozioni, soprattutto se si ha una minima conoscenza della storia della Cina: avere davanti ai propri occhi il luogo dove tanta storia è stata fatta, suscita sensazioni incredibili, sino a raggiungere il brivido davanti al Palazzo dell'Armonia Suprema e al Palazzo dell'Armonia Perfetta.

A Pechino un'altra giornata è stata dedicata alla tradizione culinaria e in particolare al suo piatto più famoso: l'anatra laccata.

Siamo stati prima ospiti del Meizhou Dongpo Restaurant dove abbiamo fatto colazione e assistito ad una lezione di preparazione di ravioli cinesi, per poi spostarci al ristorante che custodisce una delle due "tecniche" della preparazione dell'Anatra alla pechinese, il noto ristorante Bianyifang.

Al suo interno vi è anche un piccolo museo che ripercorre la storia della nascita di questa tradizione culinaria: la cosa che mi ha colpito di più è stato scoprire che l'ideatore di questo classico della cucina del nord sia stato un immigrato della regione meridionale del Zhejiang.

I cuochi ci hanno deliziato con la classica ricetta, permettendoci anche di cimentarci con il "taglio dell'Anatra" – tecnica utilizzata per servire al meglio la pietanza a tavola.

Con un volo interno abbiamo raggiunto lo Anhui, provincia caratterizzata dall'architettura tradizionale Huizhou e al cui interno si trova la Montagna Gialla.

L'architettura Huizhou è l'espressione di una ricca classe commerciante che risiedeva in questa regione in epoca Ming e Qing.

Facendo base a HunagShang, abbiamo visitato una serie di villaggi che mantengono intatto il fascino tradizionale dell'epoca, alcuni sono stati dichiarati Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.

Come Xidi e Hongcun, i due villaggi più famosi di questa zona, che fanno compiere un vero e proprio viaggio indietro nel tempo, anche quando sono affollati dai turisti.

Per questo forse quello che mi ha colpito di più è stato un altro villaggio, Xiongcun, meno noto ai turisti, conserva il fascino del passato senza interferenza, con una comunità intenta ai lavori più tradizionali, come l'arare con l'ausilio del bue, la piantagione e la raccolta del tè e il bucato nel ruscello.

Ci siamo poi diretti verso la scalata della vetta della Montagna Gialla, uno dei luoghi che più ha ispirato poeti e scrittori della Cina.

Un luogo magico per i suoi panorami spettrali, dove sembra di essere tra le nuvole.

La scalata è avvenuta per la maggior parte con la funivia, ma abbiamo poi raggiunto a piedi l'hotel dove abbiamo pernottato: incredibile è stato constatare che sul picco della montagna tutti gli oggetti di prima necessità, la posta e altri servizi vengono serviti da dei facchini che caricano sulle loro spalle pesanti faldoni con cui percorrono gli innumerevoli scalini che separano la realtà da questo luogo di pace e tranquillità.

Il primo giorno ci siamo cimentati nel "percorso del gran Canion" in una escursione mozzafiato di circa tre ore.

Quella sera abbiamo poi celebrato la festa della luna – o festa di mezzo autunno – una festa molto sentita dai cinesi, che regalano ai loro ospiti un tipico dolce, il dolce della luna appunto.

In questo giorno la luna raggiunge la sua massima luminosità e visibilità dalla Terra, ma non dalla Montagna Gialla, luogo noto per le sue nebbie spettrali, che ci hanno si impedito di ammirare al meglio la luna, ma non di festeggiare con canti e balli tipici di ogni paese di provenienza del nostro gruppo.

Il mattino dopo, di buon ora, o ci siamo cimentati – ad essere sincero io non ho partecipato, provato del percorso del giorno precedente – in un altro e ancor più impegnativo percorso, quello della vetta del fiore di loto.

Come rapiti da questa magica realtà, ci siamo preparati al nostro rientro: alcuni di noi hanno disceso la montagna a piedi, mentre altri hanno usato la funivia.

Entrami colpiti dagli improvvisi temporali che si scatenano sulla montagna, siamo così tornati alla normalità della città, già consapevoli che la magia che ci ha circondato in questi giorni stesse per terminare.

Difficile esprimere a parole questo tipo di esperienza perché è ancora molto recente e necessita una elaborazione più approfondita.

A caldo posso sicuramente affermare di aver avuto a che fare con un personale molto preparato come lo staff di CRI che parlava correntemente tutte le lingue del gruppo formato da noi ospiti.

La loro presenza è stata un'ulteriore e preziosa finestra che ci si è aperta su una cultura così lontana: grazie all' infinita dote di pazienza – il personale è stato continuamente travolto dalle nostre numerose domande – siamo stati così guidati in una sorta di viaggio all'interno del viaggio stesso.

Il primo quello con la Cina, il secondo quello con i cinesi e i loro punti di vista, modi di fare e di agire a volte diversi da miei.

Ciononostante ho sempre potuto costatare una grande curiosità nei confronti dell'altra opinione e un grande interesse nei confronti della cultura e le tradizioni del mio paese.

Di sicuro si è trattato di una delle esperienze più importanti di tutta la mia vita, per questo, vorrei ringraziare CRI e tutto il suo staff, che in questi giorni ci ha fatto sentire come delle persone veramente importanti.

Grazie Grazie Grazie

Michele Mosca

Pechino, 14 Settembre 2014

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