La Biennale Cina-Italia di Beijing
  2014-08-14 21:36:14  cri

Q: Qui RCI, cari amici, ben ritrovati all'Appuntamento alla casa da tè, condotto da QianCan…

G: e da Gabriella Bonino, ciao a tutti.

Q: L'arte è una parte indispensabile della vita, vero?

G: Certo, anche se immersi nel lavoro o nelle banalità della vita quotidiana, la musica, la pittura, la scultura, l'architettura, ecc. portano lo spirito ad una dimensione diversa.

Q: Hai ragione. E il tema del nostro programma di oggi è proprio l'arte, esattamente l'arte contemporanea. Infatti il 28 giugno nella zona d'arte 798, nell'est di Beijing, si è aperta la seconda Biennale Cina-Italia, che durerà fino al 20 agosto. Il tema è la "Memoria".

G: La prima Biennale Italia-Cina si è tenuta in Italia nel 2012 sul tema "Naturalmente".

Q: Il concetto di "Biennale" proviene da Venezia, dove ha una storia di oltre 200 anni. G: Quindi da cosa nasce l'iniziativa della Biennale Italia-Cina e Cina-Italia? Dopo il break musicale, daremo la parola a Mianbu, la curatrice per la parte cinese della Biennale.

Q: Qui RCI, cari amici, entrati nella sala dedicata allo spazio "Memoria del futuro", per terra abbiamo notato una fila di specchi rettangolari che finiscono in un cubo di vetro, recante la scritta al neon rossa "SI".

G: Una bella sorpresa, che crea subito un'atmosfera italiana! Si tratta di un'installazione dell'artista Feng Ling, che nel corso della cerimonia di apertura ha colpito con una freccia gli specchi, prima verticali, che per effetto domino sono caduti a terra uno dopo l'altro, accendendo poi le due grandi lettere rosse "SI". Ma ora diamo subito la parola alla curatrice dell'evento, Mianbu:

"Una Biennale si distingue per l'alto carattere accademico, lo stretto collegamento con la società, e la partecipazione di critici, curatori, organismi governativi e artisti importanti. Perché abbiamo creato una Biennale di artisti di soli due paesi? E' andata così: tre anni fa ho aperto a Beijing una galleria di arte contemporanea, 'Beijing 3 Art Gallery'. Al tempo, Sandro Orlandi, il curatore per la parte italiana, lavorava in un organismo d'arte. E' un curatore di mostre indipendente e il consulente artistico di molte banche. Per caso, ha visitato la mia galleria e ha scoperto che ho delle profonde conoscenze artistiche, inoltre gli artisti che noi presentiamo l'hanno molto colpito: non aveva mai pensato che l'arte contemporanea cinese fosse così vivace!"

Q: In seguito, su richiesta di Sandro Orlandi, Mianbu lo ha portato a visitare gli studi di molti artisti cinesi. In pochi giorni, Sandro ha incontrato alcuni degli artisti contemporanei cinesi più famosi, come Xu Bin e Sui Jianguo.

"Dalla visita, Sandro Orlandi ha realizzato che l'Italia non conosce affatto l'arte contemporanea cinese, e anche la Cina, così vivace, non conosce l'arte italiana. Anche se i due paesi storicamente vantano dei profondi scambi culturali tramite per esempio la Via della Seta, Marco Polo, ecc., e la pizza e gli spaghetti sono molto noti in Cina, gli scambi nell'ambito dell'arte contemporanea sono ancora scarsi. Quindi, Orlandi ha proposto di creare la Biennale Cina-Italia."

G: In Cina c'è un proverbio che dice: una buona memoria non vale una semplice nota scritta. Il che sottolinea il sostegno della materia alla memoria tramite il vettore del testo scritto, e il ruolo dell'arte nella memoria. Il tema della Biennale di Beijing è la memoria. Nella sala della mostra, un tempo il reparto di una fabbrica, la memoria è ovunque: serbatoi appiattiti, ruote giganti, vecchi macchinari, ci fanno ritornare alle fabbriche degli anni '70 del secolo scorso.

Q: Secondo l'illustrazione di Mianbu, la Biennale si divide in spazi separati per esprimere i contenuti della memoria, rispettivamente "Memoria del passato", "Memoria del futuro", "Memoria digitale" e "Memoria 2012: Naturalmente". La nostra prima tappa é stata "Memoria del passato".

G: Mianbu ha così spiegato il significato di questi spazi:

"La memoria non ha un contenuto singolo, ma è un collegamento fra passato, presente e futuro. Nello spazio 'Memoria del passato', le opere esprimono come il passato influenza la riflessione attuale degli artisti; lo spazio 'Memoria del futuro' esprime una fantasia utopistica sul futuro, perché senza passato non c'è futuro; lo spazio 'Memoria digitale' esprime la memoria dal punto di vista tecnico, perché anche il chip è un tipo di memoria; lo spazio 'Memoria 2012: Naturalmente' è una rievocazione della prima edizione della Biennale. Vale la pena di notare che 'Memoria del passato' ha anche un'altra valenza, perché tutti gli artisti presenti sono molto famosi e attivi nell'ambito dell'arte contemporanea".

G: Si, come Maurizio Cattelan, un famoso artista la cui opera "Ac Furniture Sud" è esposta all'ingresso della sala. E' una scatola di plastica trasparente con all'interno la fotografia di una squadra di calcio composta da ragazzi di colore. E' la prima volta che un'opera di Cattelan compare in Cina. Ascoltiamo l'illustrazione di Mianbu:

"L'opera descrive la prima squadra di calcio, totalmente composta da giovani di colore, che ha giocato in Italia. È un riflessione sul razzismo".

G: Nel 1991, alla Galleria d'Arte moderna di Bologna, Maurizio Cattelan ha presentato "Stadium 1991", un lunghissimo tavolo da calcetto a cui giocano due squadre di undici giocatori, una di giocatori senegalesi e una di artisti. Si tratta di un esempio di gioco di miniaturizzazione - l'arte come un mondo in miniatura, il mondo dell'arte come una società in miniatura - che attraversa il suo lavoro. In Stadium, il numero dei giocatori è lo stesso delle partite di calcio. Cattelan ha formato una squadra, AC Furniture Sud, i cui membri sono immigrati senegalesi che hanno sofferto per il razzismo in Italia.

Q: Lo scrittore Oscar Wilde ha detto: "La memoria è un diario portabile". La memoria siamo noi, è la nostra storia, le nostre esperienze e conoscenze, quindi tutto ciò che facciamo è il prodotto del nostro pensiero e della nostra memoria. Per cui per un'artista la memoria è estremamente importante. Visti i rapporti fra memoria e arte spiegati dalla curatrice Mianbu, forse questo è uno dei motivi della scelta della "memoria" come tema della Biennale di Beijing.

"La memoria ha un grande significato nella storia dell'arte, perché si può dire che senza memoria non c'è storia. La creazione di un artista ha rapporto con la sua storia personale, con la storia dell'arte, e con la storia del ricordo del pubblico della sua arte. Quindi il concetto di memoria è una cosa molto interessante, da cui si possono estrapolare moltissimi significati."

G: Hai ragione. Però ora passiamo al curatore per la parte italiana della Biennale, Sandro Orlandi, che nell'album della Biennale ha così inquadrato le relazioni fra l'arte e il tema della memoria:

"Per un artista, la memoria è ricchezza di contenuto, che ispira la creazione, è avvertimento, da cui un severo giudizio dell'opera, e anche uno strumento, che permette di conservarla e di espanderla. Ogni artista deve capire questi tre ruoli della memoria, perché la memoria non ci dice semplicemente cos'è una cosa, ma ce la fa vedere secondo la sua interpretazione, il che spiega perché le opere d'arte possano ancora testimoniare la storia delle civiltà del passato".

Q: Gabri, dopo aver illustrato il tema della Biennale in corso a Beijing, non pensi che ora dovremmo condividere con il pubblico le opere che ci hanno colpito di più?

G: Certo! Però, in fin dei conti, l'arte è una cosa astratta, soprattutto quella contemporanea, per cui è difficile illustrare solo a parole i contenuti delle opere.

Q: E' vero, quindi, cari amici, vi consigliamo di visitare il nostro sito web italian.cri.cn e di cliccare su "EasyCafe", sulla parte superiore della pagina, o di visitare il sito web ufficiale della Biennale Cina-Italia 2014 www.cibiennale.org per vedere foto e video in merito.

G: Quanto alle opere esposte, "Variazioni sul 7", di Beppe Bonetti, è molto interessante. Ogni simbolo è composto da sette tratti in base a diverse combinazioni, il che crea degli effetti di alterazioni visive.

Il 7, infatti, è un numero denso di rimandi e risvolti. Variazioni sul 7: accarezzare la simbologia – abbracciare i misteri della cabala; risalire gli angoli delle disquisizioni filosofiche – discendere negli abissi della fede; immergersi nell'oscuro territorio dell'alchimia – ergersi sulle vette frananti della matematica.7. Semplice convenzione tra le altre, nata dal bisogno umano di conoscere e comunicare, tanto più lampante nella sua presenza sulla pagina che registra la scrittura – sulla tela dove si specchia la creazione – quanto più s'infrange in miriadi di sensi, veritieri come le verità assolute che intendono negare. 7: perfetta quantità di segni con i quali creare, perché "…sei sono pochi e otto sono troppi…": dunque 7, quante sono le perentorie parole emerse all'incrocio tra astrazione ed empatia, pronte a negare teoriche esattezze di probabilità pittoriche. 7. Metarazionalità di un numero che si completa nelle varianti di cromie possibili e si conferma sui campi netti della pittura, attraverso la presenza di segmenti capaci di invaderne le aree, di accumularsi e disporsi creando un sopra ed un sotto, un prima ed un poi, un positivo e un negativo.

Q: Fantastico! Quanto a me, l'opera che mi ha più colpito è "L'abito da sposa di carta", dell'artista cinese Han Shuying. È un abito da sposa in grandezza naturale realizzato con dei fogli di carta con impresso il testo della "Legge sul matrimonio cinese", quindi è una riflessione sul matrimonio.

G: Anche l'opera "Contadini", dell'artista cinese Qiu Zhijie, è molto interessante. È una macina di pietra, da cui esce della sabbia. Cosa significa? È solo un ricordo degli attrezzi agricoli di un tempo? No, l'opera appartiene allo spazio "Memoria del futuro".

Q: Hai ragione. Sul rullo sono scolpite le stelle dell'Orsa Maggiore e gli otto trigrammi. Ecco l'illustrazione di Ji Xiaofeng, il managing director della Biennale:

"E' una macina tradizionale in uso nelle campagne, formata da un rullo e dalla base in pietra. Sul rullo sono incisi i simboli delle sette stelle dell'Orsa Maggiore e degli otto trigrammi, per cui, quando gira, riproduce e cancella continuamente sulla sabbia questi simboli. Quindi ripetizione e negazione, il che in realtà è una riflessione sulla tradizione cinese: un ciclo pesante e infinito. E' anche l'intreccio di impulsi creativi di un artista e la sua riflessione sulle proprie opere".

Q: "Rapsodia della memoria", di Gianfranco Gentile, mi ha toccato nel profondo. Da un vecchio macchinario industriale sporge un coniglietto di pelouche. Il confronto fra la durezza del ferro e la morbidezza del pelouche e il contrasto fra il freddo dell'industria e il calore della famiglia intridono l'opera del senso della memoria, evocando la nostalgia del passato.

G: La spiegazione della curatrice Mianbu, però, è un po' diversa, ascoltiamo:

"Secondo me, l'artista vuole riflettere una cosa, ossia che anche nei borghi italiani a volte gli antichi edifici sono sostituiti da edifici moderni. L'opera riflette la sua evocazione del passato e la sua frustrazione per la civiltà moderna".

Q: Davvero: tante teste, tante idee, anche in questo sta il fascino dell'arte!

G: Hai ragione! A me è anche piaciuto lo specchio di Michelangelo Pistoletto: uno specchio lungo e sottile con un bordo simile a una bocca, con scritto all'interno un lunghissimo numero. Il visitatore si vede riflesso nello specchio, insieme al numero, quindi è incluso nell'opera, mentre la realtà circostante è espressa nel modo più obiettivo, visto che è riflessa. Un'altra significativa opera è "Utopia perpetua", di Alessandro Zannier, posta all'ingresso dello spazio "Memoria del passato". Alta 5,7 metri e larga 5,5 metri, è la più grande opera esposta. E' un'enorme falena con l'ala sinistra nera e l'ala destra bianca, ma il torso è un neonato blu, inventato dall'artista. Ascoltiamo l'interpretazione della curatrice della mostra, Mianbu:

"Secondo me, questo artista italiano è un idealista. La sua opera è leggibile direttamente: l'ala sinistra nera ha molti simboli, come il demonio e le tenebre, mentre l'ala destra bianca simboleggia la luce e l'ideale. L'opera esprime che la dimensione ideale perseguita dall'uomo è impossibile da raggiungere, nel percorso ci sono sempre delle contraddizioni, quindi è un'utopia in continuo sviluppo. L'abbiamo sistemata nel mezzo della sala per riflettere la speranza della Biennale negli ideali dell'umanità".

Q: La Biennale Cina-Italia di Beijing presenta soltanto due paesi, due antiche civiltà in grado di rappresentare le culture di Oriente e Occidente, riunendo le opere dei loro artisti, rappresentative dei rispettivi orientamenti dell'arte contemporanea. Allora, come si possono valutare le caratteristiche dell'arte contemporanea dei due paesi e dei loro artisti? Ascoltiamo il parere della curatrice Mianbu:

"Tramite le due edizioni della Biennale ho scoperto che gli artisti cinesi e italiani sono molto diversi. Gli artisti cinesi sono colmi di emozione, vivono in un'epoca di enormi cambiamenti, la storia dell'arte contemporanea cinese è troppo breve, solo 30 anni, quindi sono molto, molto creativi. In paragone, gli italiani sono più maturi, hanno gusti raffinati ed eleganti, ma come vivacità, non hanno la passione dei cinesi: non si precipitano a tenere delle mostre, il che si deve alla loro fiducia in sé; le loro opere sono più raffinate e pregne non di aspetti sociali, ma di cose interne al linguaggio dell'arte, come le ricerche sui materiali e sul linguaggio, che si esprimono in queste opere su effetti visivi e di luce. Quanto agli artisti cinesi, anche se qui non sono esposte molte opere di tema politico, in realtà sono molto acuti e sensibili in rapporto ai fenomeni sociali".

G: Ora diamo la parola al managing director Ji Xiaofeng:

"Gli artisti italiani sono più rilassati, il loro atteggiamento creativo è più libero, e anche il loro spirito. Quelli cinesi sono molto tesi e seri nei confronti dell'arte. Per gli artisti italiani l'arte è pura, e non un modo di guadagnarsi da vivere, visto che hanno tutti un proprio lavoro. In Cina, invece, gli artisti hanno la pressione del doversi mantenere, e l'arte per loro è un lavoro. Quindi, dal punto di vista concettuale, gli artisti italiani sono liberi, e vivono in un'atmosfera intima e rilassata".

G: Sono d'accordo. Anche Mianbu ha una chiara visione della tensione in cui vivono gli artisti cinesi:

"Finché sono in Cina, non c'è niente di particolare; ma quando vanno all'estero, in Italia per esempio, gli artisti cinesi hanno il problema dell'identità, che provoca ansia nella maggior parte di loro. Gli artisti cinesi contemporanei non hanno vissuto l'intero processo della storia d'arte e nessuno di loro è cresciuto nel percorso esposto nei musei e nelle gallerie d'arte. La loro esperienza artistica è l'accademia, dipingere bene, e dopo il diploma, diventare degli artisti professionisti e vivere della vendita delle opere".

Q: Mianbu ci ha indicato delle opere astratte nella sala, dicendo:

"Le opere di quest'area sono difficili da capire, possiamo dire che è un'area astratta. La maggior parte degli artisti sono italiani, solo uno è cinese, perché? Perché la pittura astratta e strutturale proviene dalla tradizione del modernismo occidentale. Secondo la storia dell'arte italiana, è un linguaggio sviluppatosi solo dopo il Futurismo. Gli artisti cinesi non hanno mai vissuto delle esperienze del genere. Tuttavia, se un artista cinese crea delle opere astratte, una volta in Italia o in qualsiasi altro paese europeo, ha dei problema di identità, e quindi dell'inquietudine. Come queste due opere.

Questa, dell'artista cinese Lan Zhenghui, dal titolo 'Party', è un dipinto a inchiostro astratto, fatto di linee. E questa è un'opera di Beppe Bonetti, 'Variazioni sul 7', in cui tutte le strutture sono composte da 7 tratti. Però le loro linee sono del tutto diverse, perché gli autori hanno una madrelingua diversa. Le linee di Lan Zhenghui originano dalla calligrafia, e quelle di Beppe Bonetti dai monti e dai fiumi, dalla natura, in cui alla fine l'astratto diventa un linguaggio.

In Cina si può imitare la forma occidentale, senza sapere che gli occidentali l'hanno già usata tanto tempo fa; ma quando gli artisti espatriano, capiscono che nessun tipo di arte può esulare da una tradizione, altrimenti diventa irriconoscibile, sradicata. L'arte contemporanea non è assolutamente un'espressione casuale, al contrario è molto rigorosa, e si presenta al di sopra di una grande tradizione."

G: Oltre alla "tensione" derivata dalla pressione della sopravvivenza, l'ansia originata dalla crisi di identità degli artisti cinesi li rende inquieti e desiderosi di affermarsi, e li induce a chiedersi in qualsiasi momento: sono un artista, o sono un artista cinese? Da cui emerge l' importanza degli scambi. Ridiamo la parola alla curatrice Mianbu:

"Gli scambi della Biennale permettono agli artisti dei due paesi di avere una conferma, comprensione e fiducia più profonde nelle proprie opere. Il significato della cultura forse consiste negli scambi. Senza questi scambi, è impossibile riconsiderare la propria tradizione".

G: Dal canto suo, il managing director Ji Xiaofeng osserva:

"D'altro canto, l'arte contemporanea è un concetto occidentale. Alla fine, cos'è successo nell'arte contemporanea mondiale? In Italia, com'è emersa l'arte contemporanea dal peso della tradizione? E' questo che la Cina, che a sua volta ha una pesante tradizione, deve considerare".

Q: Se quanto sopra è il risultato ottenuto dagli artisti tramite le mostre, quali sono i contributi dei curatori delle mostre alla comprensione dell'arte da parte del pubblico?

"Le mostre di arte contemporanea sono formate da diversi aspetti: le opere sono la cosa più importante, quindi occorre trovare gli artisti. Ma come presentare queste opere e renderle una parte dello spazio è il compito del curatore, e come aprire lo spazio dell'illustrazione delle opere è il compito del critico. Perciò in Cina, sia il gallerista che il curatore hanno il dovere e il ruolo di illustrare e presentare le opere e di confrontarsi con il pubblico. Il 90% del lavoro è a contatto con il pubblico, è un lavoro di tipo educativo".

Q: Mianbu ha fatto un esempio:

"Durante la Biennale, abbiamo tenuto la performance 'Mostra di un fen', in cui l'artista ha venduto le sue opere al prezzo simbolico di un fen (un centesimo di yuan), al fine di dimostrare: qual è il ruolo di un centesimo? Qual è il ruolo di un'opera? E qual è il rapporto fra l'opera e il denaro? Senza la mostra, queste domande sarebbero rimaste nella mente dell'artista, ma dopo, la sua riflessione può influenzare il pubblico".

G: Mianbu ha ragione, questo è il significato educativo della mostra, sia per gli artisti che per il pubblico. Com'è andata la "Mostra di un fen"? Ascoltiamo l'illustrazione dell'artista, Sun Yi, di 26 anni:

"Ogni opera costa un centesimo, se non ce l'hai, possiamo fare un cambio con qualsiasi cosa che hai addosso, anche un capello. In cambio, io ti dò un centesimo, con cui tu puoi comperare quello che vuoi".

Q: Lo scambio è molto divertente, e mi fa pensare al significato del denaro: un centesimo, con l'attuale livello dei prezzi, è ormai finito nel dimenticatoio...

G: Sì, tutti sono in grado di pagare un centesimo, ma non tutti riescono a tirarne uno fuori. Ridiamo la parola all'artista Sun Yi:

"Sia la mostra che il centesimo sono un trucco. Lo scambio è quello che mi interessa, perché non so cosa posso ottenere. Ho fatto molte congetture: capelli, unghie o una parolaccia, va tutto bene. Quello che voglio dire è che una mostra può essere organizzata in modo ragionevole, ordinato, regolare e logico, e anche le opere possono essere scelte secondo questa logica, ma lo scambio è sconosciuto, imprevedibile".

G: La "Mostra di un fen" è una performance con cui l'artista cerca di "alleggerire" la concezione stereotipata di Biennale, portando il pubblico a considerare il significato dell'eredità attuale del movimento dell'Arte Povera.

Q: La performance di Sun Yi illustra anche una realtà, ossia la separazione fra l'arte contemporanea e la vita quotidiana non è solo dovuta alle operazioni dei grandi capitali, ma anche al rifiuto di infrangere le concezioni stereotipate.

G: Dalla mostra possiamo vedere le buone intenzioni dei curatori e le riflessioni che gli artisti vogliono comunicare al pubblico. Ma alla fine, che tipo di interesse dimostrano i cinesi per l'arte contemporanea? Ecco la risposta di Mianbu:

"Tutte le gallerie della zona d'arte 798 sono gratuite, ma per la Biennale abbiamo deciso di vendere i biglietti, che costano 30 RMB. Ciò nonostante i visitatori sono molti, e questo è un fenomeno positivo".

Q: In merito, anche il managing director Ji Xiaofeng è ottimista:

"In Cina non esiste un mercato maturo di arte contemporanea. Quanto al collezionismo, compresi gli anni 2005-2006, quando ha raggiunto l'apice, i collezionisti erano pochissimi, ora invece molti la apprezzano e acquistano. Anche se è ancora un gruppo ristretto, abbiamo motivo di essere ottimisti".

G: Secondo quanto rivelato dalla curatrice Mianbu, la terza edizione della Biennale Italia-Cina si terrà nel 2015 a Milano. In occasione dell'Expo, il governo della città fornirà alla Biennale un ampio spazio espositivo e offrirà più opportunità di scambi agli artisti dei due paesi.

Q:La seconda edizione della Biennale Cina-Italia di Beijing si chiuderà il 20 agosto.

G: Cari amici, termina qui il nostro programma di oggi, ci risentiamo la prossima settimana, ciao a tutti!

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