Wang Jida: forza, velocità e movimento nella scultura
  2014-04-08 14:09:11  cri


G: Cari amici, benvenuti al nostro Appuntamento alla casa da tè, condotto da Gabriella...

Q: ...e da Qian Can. Ciao a tutti!

G: Cari amici, il 4 marzo scorso al Museo Nazionale d'Arte di Beijing si è aperta la mostra retrospettiva delle opere dello scultore Wang Jida e della moglie, la pittrice ad olio Jin Gao.

"Oggi sono venuti molti anziani insegnanti dell'Accademia centrale d'Arte, ex allievi della scuola superiore e dell'accademia e artisti e autorità della Mongolia interna. In particolare, Han Meilin, Bater, presidente dell'Associazione degli Scrittori della Mongolia interna, Zhou Rongsheng, presidente dell'Associazione degli Artisti della Mongolia interna, il famoso pittore e insegnante dell'Accademia d'Arte Yang Xianran, i critici d'arte Chen Danqing e Jia Fangzhou, il pittore Chao Ge...."

Q: Dalla presentazione, si capisce che la mostra di Wang Jida ha attirato molti famosi artisti e ex compagni di scuola, tutti con i capelli bianchi e con delle alte posizioni, venuti a complimentarsi con lui....

G: Certo! Lo scultore Wang Jida, nato nel 1935 a Beijing, è molto amato e apprezzato sia in Cina che all'estero, soprattutto per le sue figure di cavalli e cavalieri nella prateria. Infatti è vissuto dal 1966 al 1983 a Hohot, in Mongolia interna. Ancora attivissimo, ha un aspetto giovanile, i capelli neri e folti e uno sguardo attento, e un incontro con lui fa riflettere...

Q: Certo, su come la forza dell'arte stimoli la creazione e mantenga sani fino a cent'anni....

G: Cari amici, siamo nello studio del giovane scultore Cui Yu, a Heiqiaocun, non lontano dall'Aeroporto della Capitale di Beijing, insieme a Wang Jida, allo scultore e collezionista mongolo Wu Jiaodong e agli operai dello studio. Cui Yu da una scala getta delle manciate di creta sulla figura di un cavallo imbizzarrito, quasi verticale, sulla cui groppa inserisce poi l'intelaiatura in legno e ferro della figura del domatore, verticale anche questa...

Q: Sì, sta nascendo la scultura "Xunma", addomesticare un cavallo, dal modello realizzato nel 1974 da Wang Jida, che sarà presentata alla mostra.

G: Wang Jida è così attivo ancora adesso, a 78 anni, anche perché è sempre stato uno sportivo, ama il sollevamento pesi, la corsa e il pattinaggio sul ghiaccio, con cui si è creato una bella muscolatura, utilissima nella faticosa attività di scultore... Un'altra cosa interessante è che ha iniziato ad amare la scultura nell'infanzia a Beijing, visitando con la nonna un tempio vicino a casa, a Xinjiekou, in cui fu affascinato dalle figure dei quattro re celesti, poste all'ingresso del tempio.

Q: La prima mostra di Wang Jida al Museo Nazionale d'Arte di Beijing è una retrospettiva delle opere realizzate nei suoi sessant'anni di carriera, in bronzo, rame, creta, oggetti ornamentali, ma comprende anche i dipinti ad olio della moglie, la pittrice di etnia mancese Jin Gao, scomparsa nel 2006.

"Le sue opere rappresentano lo spirito dell'epoca, l'onesta attenzione per l'oggetto rappresentato insieme a un'ottima tecnica di base, senza alcun elemento commerciale. Adesso si privilegia l'esteriorità, non la natura intrinseca dell'oggetto."

G: Questo è il commento del giovane scultore Kou Qingsheng davanti alla scultura "Xunma", il giorno dell'apertura della mostra. Dalla figura del cavallo emerge una straordinaria forza dinamica interna, e non solo una vuota bellezza esteriore. Questo è frutto della sua esperienza di vita in Mongolia, della sua osservazione diretta, del suo contatto col cavallo, diventato parte della sua vita.

Q: La scultura "Xunma", addomesticare un cavallo, ha forma di triangolo, con cavaliere e cavallo quasi verticali, una struttura dinamica tipica di Wang Jida. Per addomesticare un cavallo, i mongoli lo afferrano per la criniera o per le orecchie, e qui lo scultore ha raffigurato il primo metodo. Wang Jida ama il movimento e la velocità, e il tema del cavallo è molto adatto, ma lui precisa: "Mi piace anche la danza, ho realizzato delle opere su questo tema, fra l'altro la mia prima fidanzata era una ballerina! Come scultore raffiguro la linea, il ritmo e la forza del movimento. Non si dice che la scultura è musica fatta materia e danza statica, che immortala l'attimo, forma e ritmo statico?"

G: Quindi movimento e forza della natura, che Wang Jida raffigura in insiemi dinamici di grande effetto: al 1962 risale la sua opera di diploma all'Accademia Centrale d'Arte di Beijing, "Taoma", catturare un cavallo, con tre figure di gesso, due mongoli a cavallo che cercano di catturare un cavallo selvaggio, da cui emerge una forza e tensione estreme. L'opera fu molto ben giudicata, il che permise all'autore di rimanere all'accademia d'arte a continuare gli studi.

Q: Wang Jida appartiene a una grande famiglia di militari, il nonno Wang Zhenzhun fece parte del primo gruppo di diplomati all'Accademia Militare di Baoding, operò sotto il "signore della guerra" Feng Yuxiang come capo della cavalleria, e venne inviato in Mongolia, forse in previsione dell'amore per la prateria del nipote scultore?

G: A Beijing, la famiglia abitava in un'enorme residenza con giardino a Xinjiekou, nel vicolo Zhubabao. Del tempo, Wang Jida ricorda la grande bellezza della città, non affollata come adesso, e delle sue mura di cinta, su cui i bambini salivano per giocare e acchiappare gli scarabei... Le mura erano ampie come una strada, e se fossero state conservate come un giardino, sarebbe fantastico...

Q: Certo! La famiglia di Wang Jida finì in povertà quando il nonno si stabilì a Shanghai con una concubina e cessò di mantenerli, per cui furono costretti a vendere la casa e a stabilirsi a Jishuitan. Una cosa straordinaria è che nel 1953 Wang Jida a 18 anni incontrò di persona il grande pittore Xu Beihong, famoso per i suoi cavalli al galoppo:

"Xu Beihong l'ho incontrato una sola volta dopo la liberazione, era molto eccitato, voleva fondare la scuola superiore legata all'accademia d'arte, affinché vi fosse insegnata l'arte russa. Eravamo in 25 ragazzi e 25 ragazze, quel giorno siamo andati nella sala delle cerimonie e gli abbiamo stretto la mano, uno per uno, e lui il giorno dopo è morto di ictus. Era rettore dell'accademia d'arte, e Qi Baishi era vice rettore onorario. Al tempo andavamo spesso a casa degli insegnanti, eravamo in pochi, e l'ambiente era ottimo".

Q: Al tempo, la scuola superiore si trovava accanto all'Accademia centrale d'Arte, a Shuaifuyuan, un edificio costruito dai giapponesi, con in tutto 200 allievi, fra cui 50 della scuola superiore, che in seguito hanno sempre mantenuto i contatti fra di loro, e che nel frattempo sono diventati dei famosi calligrafi, pittori e scultori.

G: Wang Jida ricorda che allora avevano dei grandi ideali e la mente pura, e volevano diventare artisti per la patria e per servire il popolo. Insomma, hanno vissuto un periodo speciale della storia cinese. All'accademia ha avuto degli ottimi insegnanti che avevano studiato in Francia, come Liu Kaiqu, che seguivano i pochi allievi uno per uno, una situazione privilegiata rispetto ad adesso.

Q: Nel 1962 Wang Jida è andato per la prima volta in Mongolia interna per ricavare del materiale per la sua opera di diploma. Ascoltiamo le sue impressioni: "La mia prima impressione è stata la bellezza della prateria, in cui in primavera i mongoli tagliano la criniera ai cavalli e li marchiano con il fuoco per distinguere gli appartenenti alle varie squadre. Le scene straordinarie per catturarli mi hanno ispirato a creare molte sculture in gesso, che mi hanno dato un'ottima reputazione".

G: L'amore di Wang Jida per la prateria è stato premiato quando nel 1966, per i vent'anni di indipendenza della regione, l'hanno invitato a trasferirsi a Hohot dal Jiangxi, dove era stato assegnato. Lì ha conosciuto la moglie, la pittrice ad olio di etnia mancese Jin Gao, con cui aprì un salone d'arte molto frequentato al tempo dagli artisti della città. Entrambi furono molto attivi nella creazione, uno con il gesso, la creta, il bronzo e il rame, e l'altra col pennello e la tela...La prateria e la sua gente erano una fonte infinita di ispirazione...

Q: Come scultore, Wang Jida ama esprimere nel tridimensionale la forza e il movimento: "All'inizio amavo il realismo, ma dopo essermi trasferito all'estero ho cominciato ad amare l'arte moderna, realizzando delle grandi opere all'aperto in acciaio inossidabile, che seprimano lo spirito dell'epoca. Ma non amo l'astratto e il concettuale all'eccesso. Considero sempre il fattore bellezza, e prima devo commuovermi per poter toccare a fondo il pubblico".

G: Wang Jida ama il movimento, la velocità e la forza, difficili da esprimere nella scultura. I suoi cavalli quasi verticali hanno una struttura interna d'acciaio che li regge. In ogni caso, già in epoca Han i cinesi hanno realizzato cavalli di bronzo al galoppo che si reggono su un solo zoccolo.

Q: Nel 1977 Wang Jida ha partecipato alla realizzazione dei gruppi di sculture del Mausoleo di Mao Zedong a Piazza Tian'anmen, e nel 1979 ha realizzato il paravento per la Sala della Mongolia interna del Palazzo dell'Assemblea del Popolo di Beijing.

G: Nel frattempo, l'artista insegnava alla facoltà di arte dell'Università di Magistero della Mongolia interna. Con tanti successi, però, nel 1983 Wang Jida e la moglie Jin Gao si sono trasferiti a New York, perché?

"E' stato un puro caso: a Hohot facevo parte dell'Associazione degli Artisti, potevo lavorare a casa e mi fornivano gratuitamente i materiali per scolpire, quindi le mie condizioni erano ottime. La sorella di Jin Gao, negli Usa da trent'anni, ci ha invitati, al tempo io avevo 48 anni e mia moglie 50, e noi abbiamo accettato per poter visitare i musei."

G: Arrivato negli Usa, Wang Jida ha trovato lavoro nello studio di uno scultore di New York, in cui la sua bravura è stata subito notata. Nel 1985, per il centenario della Statua della Libertà, è arrivato il successo: per poter restaurare l'opera, il governo americano voleva realizzare delle riproduzioni da vendere, e Wang Jida scolpì tre modelli di diversa grandezza che si aggiudicarono il concorso. Ne furono vendute quasi due milioni di copie, ma lui non ricavò sulla. Al tempo, si vergognava addirittura di pensare al denaro, uno stato d'animo comune agli artisti cinesi di allora.

Q: In ogni caso, sotto ogni statua fu inciso il suo nome, e fu intervistato dalle TV e dai giornali americani.

G: Una copia volò addirittura nello spazio con la navicella Discovery, e due furono acquistate da Nancy Reagan, che ne donò una a Deng Xiaoping e una all'Università Nankai di Tianjin. Questo successo incoraggiò Wang Jida a rimanere negli Usa. Nel frattempo, a New York, abitava vicino a Chen Danqing e ad altri artisti cinesi emigrati, con cui ricreò un salotto d'arte, come in Cina, a Hohot.

Q: Chen Danqing, prima di partire per New York, era famoso per i suoi dipinti ad olio sul tema del Tibet, e dopo il suo ritorno in Cina nel 2000, è diventato un noto critico d'arte. Nel corso del simposio seguito il 4 marzo all'apertura della mostra, Chen Danqing ha detto:

"In questo momento ricordo intensamente Jin Gao, che se n'è andata 8 anni fa, nel 2006. Eravamo vicini di casa a New York, con Jida e Jingao eravamo come una famiglia. Io sono arrivato dopo e ho sentito molte storie da Jin Gao, per esempio nel 1948 alla Scuola d'arte di Beijing, la futura Accademia centrale d'Arte, per tutto il primo anno insegnò Xu Beihong e il secondo Wu Zuoren, non come adesso in cui a insegnare mandano gli studenti appena diplomati. Jida e Jin Gao appartengono alla prima generazione di artisti diplomati dopo il '49, gente onesta, semplice, completamente dedita alla patria. Jida è andato negli Usa a 48 anni, io a 30. Andavamo spesso ai musei e alle gallerie d'arte, imparando cose nuove, ma pieni di nostalgia per la Cina, e ci riunivamo al salone d'arte di Jin Gao, dove dal 1989 Muxin ci ha tenuto, per sei mesi, un corso di storia della letteratura mondiale".

G: Cari amici, Muxin, citato poco fa da Chen Danqing, è un grande pittore e scrittore cinese trasferitosi nel 1982 a New York, mancato a Wuzhen, in Cina, dove era nato, nel 2011. Chen Danqing ha continuato dicendo che il loro gruppo di New York nel 1986 ha tenuto la prima mostra del realismo cinese a Grand Central Art Galleries, il titolare ha scelto cinque di loro, chissà come, perché al tempo pochi facevano attenzione all'arte cinese. Wang Jida ha portato il tema della Mongolia e lui quello del Tibet. Chen Danqing ha visto lavorare Jida e osserva che scolpiva con forza ed entusiasmo, come un bambino. Sono stati vicini di casa a lungo, e ricorda che al mattino faceva sempre ginnastica sotto casa, mantenendo intatto il suo spirito giovanile.

Q: Davvero impressionante! Chen Danqing ha ricordato dei momenti storici del gruppo di artisti cinesi a New York negli anni ottanta- novanta...

G: Hai ragione! Dopo la prima mostra collettiva del realismo cinese a Manhattan, Wang Jida è diventato membro dell'Associazione americana degli Scultori, e anche la moglie Jin Gao ha inizito a tenere delle mostre, ad essere apprezzata, e a vendere i suoi dipinti ad olio sulla prateria mongola, eredità del suo periodo cinese, e sul tema della madre e del bambino, ispirato all'arte occidentale.

Q: Ma adesso ridiamo la parola a Wang Jida, che ricorda che in Cina godeva di condizioni ancora migliori dell'America, dove ha dovuto dedicarsi anche a temi dispersivi per guadagnarsi da vivere, ma da cui ha imparato molto sotto ogni aspetto. Sentiamo: "La mia carriera artistica si può definire così: i 18 anni in Mongolia interna rappresentano una fase legata alla prateria e alla vita dei pastori, poi mi sono trasferito all'estero, dedicandomi all'arte decorativa. Dopo la morte di Jin Gao nel 2006, sono tornato spesso in Cina a lavorare, passando dal realismo all'astratto e al moderno e integrando le due fasi precedenti".

Q: Nel 2002 per la Mostra internazionale di Scultura di Beijing, Wang Jida ha realizzato l'opera "Huan", in acciaio inossidabile, una cintura volante ispirata a un'opera precedente. "E' un cerchio che rappresenta la vita, la nascita, la crescita, l'alto e il basso, il cambiamento, nato da un'opera realistica con tre corpi di donne collegati, che ho reso in forma astratta, ma armoniosa."

 G: Nel 1993, Wang Jida ha scolpito una riproduzione della Statua della Libertà per il Parco Mondiale di Shenzhen. Prima di partire per gli Usa, aveva scolpito la statua del lottatore e quella di una donna mongola che offre una hada, una sciarpa rituale, per una piazza di Hohot.

Q: Nel 1999, per una piazza di Changchun, ha scolpito il monumento delle tre colombe della pace, in acciaio inossidabile. In seguito, per un parco di Fuzhou, ha creato una scultura in bronzo ispirata alla calligrafia cinese, al corsivo, con quattro danzatrici, simili ai caratteri della scrittura cinese, un insieme dinamico tipico dello stile di Wang Jida, accolto molto bene dai critici e dal pubblico.

G: Cari amici, ora diamo la parola ad un esperto, Li Hongnian, che lavora alle aste da più di vent' anni: "Quando ho visto per la prima volta in rete le opere di Wang Jida, sono rimasto colpito dalla loro vitalità. Sono un misto di Occidente e di Oriente, di moderno e di tradizionale, e, cosa fondamentale, sono comprensibili, perché molte opere di arte moderna non lo sono più, quindi è un artista raro. Tocca temi e materiali diversi e si cimenta in tutto".

G: Li Hongnian si occupa da anni di aste a Beijing, ha battuto 12 dipinti originali di Giuseppe Castiglione raffiguranti lo Yuanmingyuan, il Giardino della luminosità perfetta di Beijing, per più di 100 milioni di yuan, ma è la prima volta che si occupa di sculture.

Q: Ogni mese a Beijing si tengono decine di aste di oggetti concreti, ma per un artista del calibro di Wang Jida, che vive all'estero, come fare?

G: Li Hongnian ha deciso di provare senza prezzo di base per parte delle opere, lasciandolo stabilire dal pubblico, il che può stimolare molti, e di mettere all'asta l'usufrutto delle creazioni di Wang, il suo genio, una cosa mai fatta da nessuna casa d'aste del mondo.

Q: Per fare un esempio, il critico osserva che certe opere decorative all'aperto di Ordos, in Mongolia interna, non sono affatto belle, forse diventeranno un simbolo della città, ma fra cinquant'anni potrebbero non essere più apprezzate. Invece le opere di Wang Jida sono magnifiche e profonde e non potranno mai stancare. Lo scultore osserva: "Il concetto cinese di bellezza è diverso da quello occidentale, i criteri di giudizio sono diversi, imparagonabili."

G: Ora diamo la parola a Wu Xiaodong, scultore e collezionista di etnia mongola, uno degli organizzatori della mostra: "L'estetica e la filosofia occidentali sono del tutto diverse da quelle cinesi. Secoli fa, gli occidentali, che dipingevano in modo realistico, non capivano la pittura idealizzata cinese, che solo adesso è diventata una tendenza dell'arte occidentale. I maestri occidentali hanno dei criteri di valutazione diversi, la continua innovazione, la diversità, il normale non conta".

G: Ed ecco il commento finale di Wang Jida: "Nell'arte moderna, tutto è arte e non è arte, non ci sono standard, e molte opere, anche se famose, sono pura spazzatura".

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