Harbin d'estate
  2013-10-28 11:02:23  cri

É l'ora di colazione, e siamo al Caffè Simeng, nel centro storico di Harbin, il capoluogo della provincia dello Heilongjiang, nel nord-est della Cina, davanti a un cappuccino e a delle paste. Nell'atmosfera rilassata del fine settimana, cosa c'è di più bello? Il caffè, un moderno locale di stile occidentale, si trova lungo la Via Centrale, affiancata da edifici degli anni dieci, venti e trenta del secolo scorso, ex sedi di banche, alberghi, negozi e ristoranti aperti da espatriati, molti dei quali di origine armena e russa.

Ben restaurati, questi edifici formano un vero e proprio museo di architettura mondiale, quindi una passeggiata lungo la via è un vero piacere. La Via Centrale è un viale che è isola pedonale, pavimentato di blocchetti di granito come in occidente, per cui, in aggiunta agli archi e alle colonne doriche e ai finestroni ovali, pare di essere davvero in Russia o in Francia.

Soprattutto in Russia, visto che la colonia di espatriati russi era la più numerosa all'inizio del secolo scorso, ed ha lasciato capolavori come la chiesa di Santa Sofia, con le sue cupole a punta, ora trasformata in un museo, alberghi e ristoranti, anche le villette estive sull'Isola del Sole, al centro del fiume Songhuajiang, che attraversa la città, restaurate da una decina d'anni e aperte ai molti turisti in visita nella città.

Molti di questi turisti provengono dall'estremo sud della Cina, da Shenzhen e dalle altre città della provincia del Guangdong, l'abbiamo capito dal dialetto, e accorrono qui d'estate per sfuggire al caldo torrido e ai tifoni, e d'inverno per ammirare la neve, che da loro non esiste, e per andare a sciare sui vicini campi da sci.

Ad Harbin d'inverno la temperatura tocca i 20-30 gradi sotto zero, per cui fa un freddo terribile, ma una visita vale la pena lo stesso: la città organizza un festival di sculture di ghiaccio, illuminate la sera, che sono davvero spettacolari.

Inoltre gli interni sono ben riscaldati e si mangia benissimo: stufati di carne e verdura, e poi pane alla russa, le grandi pagnotte "lieba", e le salsicce della casa Qiulin, tipiche della città, che premiano i visitatori invernali coraggiosi!

Purtroppo quest'anno il nord-est della Cina è stato colpito da delle forti piogge, continuate per delle settimane, che hanno provocato delle alluvioni disastrose e delle grandi perdite umane e materiali: migliaia di ettari di praterie, di campi coltivati, e anche i giacimenti di petrolio di Daqing, sono finiti sott'acqua, dall'aereo sembrava di vedere il mare! Ad Harbin il fiume Songhuajiang è straripato in certi tratti.

Lo Heilongjiang, la provincia di cui Harbin è capoluogo, è ricco di fiumi, quindi in caso di forti piogge la situazione si fa pericolosa. Quest'anno è stato davvero tragico. Ma il nord-est della Cina ha anche la tradizione dell'ardimento, basta pensare a Lei Feng, il giovane militare che negli anni sessanta ha dato la vita al servizio degli altri, e che è diventato un modello per generazioni di cinesi. Questo per dire che i lavori di soccorso sono stati eccellenti e tutti si sono impegnati a fondo per salvare i villaggi e i campi dalla piena.

Cominciamo la nostra visita ad Harbin dal Monumento alla Lotta all'alluvione, che si trova all'estremità nord della Via Centrale, accanto al fiume Songhuajiang, e che ricorda l'impegno dei locali per vincere la terribile piena che colpì la città nel 1957.

A parte questo, si può fare una bella passeggiata sul lungofiume, all'ombra degli alberi di acacia, e prendere il traghetto all'imbarcadero per fare un giretto sul fiume.

Dalla barca si possono ammirare alcuni edifici d'epoca, ma subito dopo comincia una serie di alti palazzi che cambia del tutto lo skyline originale.

Lasciato alle spalle il Monumento alla Lotta all'alluvione, in direzione sud imbocchiamo la Via Centrale, pavimentata di blocchetti di granito, ammirando gli edifici d'epoca ai due lati. Si notano gli stili barocco, gotico, rinascimentale, liberty, balconcini di ferro, finestroni ovali, e le file di strette finestre ad arco tipiche dell'architettura ebraica.

Gli edifici storici rimasti sono 71, fra cui il primo cinema della Cina, costruito qui da un architetto russo nel 1905. Il ristorante occidentale "Madieer" (moderno) è di chiare origine russe, come il "Tatoc", fondato nel 1901 da un ebreo armeno. Incuriositi, abbiamo deciso di provare! Scese due rampe di scale, eccoci al "Tatoc", un locale con le pareti in legno tappezzate di vecchie fotografie della città, tavoli e separée in legno, e fiori e lampade ovunque, che creano un'atmosfera molto simpatica.

Il "Tatoc" offre specialità della cucina del Caucaso: spiedini di agnello, agnello arrosto, pesce arrosto e anche piatti russi, come il borsch (la zuppa di barbabietola, cavolo, patate e carne, con l'aggiunta di panna), la tradizionale insalata russa, lo sformato di funghi alla panna, il salmone alla griglia, insieme al pane caldo e al burro... Il tutto delizioso, ma a prezzi non indifferenti!

Nonostante questo, il ristorante era affollato, un segno della prosperità della città. Accanto al "Tatoc", spiccano file di negozi di souvenir russi: bambole matrioska, pellicce, oggetti artigianali in pelle e ottone, insomma l'influenza russa non è indifferente.

Questo si deve alla storia della città, perché Harbin ha visto un grande sviluppo solo con la costruzione della linea ferroviaria del Medio Oriente ad opera della Russia zarista, negli anni dal 1896 al 1903, con chiari intenti di dominazione della Cina.

La ferrovia partiva da Manzhouli, al confine con la Russia, arrivava ad Harbin, e poi continuava fino a Suifenhe, di nuovo al confine con la Russia, non lontano da Vladivostok, e un altro ramo arrivava al porto di Dalian. La ferrovia venne poi occupata dai giapponesi al tempo dell'invasione.

Con i costruttori della ferrovia, arrivarono anche i militari russi, che nel 1907 eressero per sé una chiesa in legno, in seguito demolita e ricostruita in pietra: è la famosa chiesa ortodossa di Santa Sofia, con le sue cupole a punta, che si erge in una grande piazza presso la Via Centrale.

Adesso la chiesa è stata trasformata in un museo di storia della città, con delle belle fotografie in bianco e nero delle strade, degli edifici e della gente, cinese e straniera. Spiccano i russi, ripresi mentre fanno pic-nic nei prati d'estate, suonano la fisarmonica, e si incontrano in famiglia.

Nella piazza antistante si trova una fontana musicale, per la gioia dei bambini e degli adulti: aggiunge freschezza alla già piacevole frescura estiva della città!

All'inizio del secolo scorso, ad Harbin, la città del nord-est della Cina che è il tema del nostro programma di oggi, vivevano ben 160mila stranieri e 19 Paesi vi avevano aperto i loro consolati, per dare un'idea del livello internazionale della città.

Con la ferrovia arrivarono anche il commercio e l'industria, per cui la città è diventata nel tempo il polo dell'industria, del commercio, della tecnologia e della ricerca del nord-est della Cina.

Ora Harbin conta più di 12 milioni di abitanti, per cui è una vera e propria metropoli. Ho anche scoperto una cosa interessante su un sito cinese: è gemellata con molte città del mondo, e per l'Italia, con Riccione. Per Harbin, citiamo un altro aspetto piacevole: la città produce dell'ottima birra dal lontano anno 1900, di marca Harbin, che si vende ovunque nella città e nel resto della Cina.

La sera lungo la Via Centrale la gente affolla le birrerie all'aperto, godendosi birra e spuntini vari: spiedini arrosto, antipasti freddi, insomma non manca nulla! E non dimentichiamo i famosi gelati di Harbin, al latte e alla crema, che si vendono in Via Centrale: lo si capisce dalle lunghe file davanti ai negozi! Però la specialità di Harbin è il pesce stufato, che si cuoce in grandi pentoloni sistemati direttamente nei tavoli, a cui badano delle donne che accendono il gas, versano l'olio e i condimenti e alla fine il pesce, e già questo è uno spettacolo da vedere!

Un'altra curiosità, comune però al resto della Cina, soprattutto al nord, sono i ristoranti nello stile della rivoluzione culturale, con le cameriere vestite in tuta verde con la stella rossa sul berretto e le treccine. Ad Harbin ne abbiamo visitato uno, tappezzato di foto storiche, e con una collezione di cimeli: tazze di latta con scritte rivoluzionarie, ritratti del presidente Mao, lanterne… e che offriva anche uno spettacolo dell'epoca. Ed era affollato anche questo!

Una visita ad Harbin non è completa senza una puntata all'Isola del Sole, nel fiume Songhuajiang, che si raggiunge in pochi minuti di traghetto dall'imbarcadero presso il Monumento alla Lotta all' alluvione. In realtà si può anche prendere la seggiovia che attraversa il fiume: dalle cabine si gode una vista spettacolare.

La seggiovia termina sull'isola in un edificio a forma di castello, un po' strano, da cui si parte per la visita. Ci sono viali ombreggiati accanto al fiume, prati e fiori, trattorie, case da tè e caffetterie, per cui una camminata è un vero piacere.

La cosa interessante è che all'ingresso del villaggio russo, si paga il biglietto e si ottiene in cambio un passaporto su cui è scritto, in cinese e in russo, "Passaporto per il villaggio russo dell'Isola del Sole". Sul passaporto viene impresso il visto, rinnovabile nel tempo. L'idea si deve ad un'intelligente imprenditrice cinese che una decina d'anni fa ha restaurato le casette in legno russe del posto ed ha aperto un parco per il pubblico. Dalla folla in visita, si capisce che ha fatto un ottimo affare.

Nei prati si trovano una decina di dacie russe in legno, con davanti la veranda e tanti fiori in vaso. Ci sono anche dei gazebo sempre in legno, uno quasi del tutto ricoperto da una vigorosa pianta di zucca. Una dacia contiene ancora l'arredamento originale: il letto di ottone, il comodino, il pianoforte a muro, la credenza, soprammobili di porcellana, bottiglie di vodka, un tavolo rotondo accanto alla finestra con sopra un samovar, una fisarmonica, fotografie alle pareti di legno, insomma l'atmosfera russa è perfetta.

I russi un tempo dovevano trovarsi molto bene qui: Harbin ha un clima freddo come la Russia, non è lontana dal confine, e permetteva una vita agiata ai commercianti e ai banchieri espatriati dopo il crollo dell'impero zarista. Molti di loro erano ricchi ebrei, che impiantarono nella città molte attività finanziarie e commerciali. Come abbiamo detto prima, nella Via Centrale si notano parecchi edifici con file di finestre ad arco, tipiche dell'architettura ebraica. Durante l'estate, questi russi si trasferivano all'Isola del Sole, dove potevano nuotare nel fiume Heilongjiang e prendere il fresco sotto gli alberi accanto alle loro dacie. D'inverno, pattinavano sul fiume ghiacciato.

Nell'Isola del Sole adesso ci sono negozi e ristoranti, e accanto alla zona russa, un giardino pubblico con dei bellissimi alberi, quindi una visita vale davvero la pena. Harbin vanta ancora molte altre attrazioni turistiche, come il Parco delle Tigri, situato in periferia, che però per mancanza di tempo non siamo riusciti a visitare. Infatti la tigre del nord-est è molto famosa in Cina, ed è sottoposta a tutela di primo livello statale, visto che ne sono rimasti pochi esemplari.

Parlando di Harbin, non si può tralasciare una specialità locale, la salsiccia rossa, prodotta dalla famosa casa Qiulin, che ha una storia tutta speciale. Qiulin è la traduzione cinese di un cognome russo, quello del fondatore, Ivan Churin, che nel 1867 a Irkutsk aprì la compagnia alimentare Tolas, che produceva insaccati e l'amatissimo Kvas, una bevanda a base di pane, lievito, uva passa e menta.

Il Kvas accompagna sempre il pranzo russo tradizionale a base di pane fresco, crema acida, carne, patate bollite e crauti…Adesso il Kvas sta diventando famoso anche in Cina, e si può trovare al supermercato a Beijing, ma soprattutto nel nord-est del paese, che per motivi storici subisce una maggiore influenza russa..

Nel 1900 Ivan Churin aprì la filiale di Harbin della sua compagnia, e nel 1917 vi trasferì la sede generale. In seguito questa venne gestita dalla banca inglese Huifeng (HSBC) , dai giapponesi e dal governo dell'URSS, e infine nel 1953 passò in mano cinese.

La compagnia Qiulin produce insaccati, i più famosi sono le salsicce rosse affumicate, una ricetta lituana che utilizza carne suina e bovina e condimenti vari. La Lituania, posta sul Mar Baltico, ha un clima freddo e umido e una grossa disponibilità di legna, quindi le salsicce venivano affumicate per una migliore conservazione.

Ritornando ad Harbin, all'inizio del secolo scorso ospitava una numerosa comunità di emigrati stranieri, commercianti, banchieri, ecc. con delle forti disponibilità economiche, il che originò un grande mercato di prodotti di lusso: brandy francese, pellicce, stoffe pregiate, profumi, carne all'occidentale, formaggi, burro, ecc.

La sola specialità che è rimasta nel tempo sono queste salsicce rosse, profumate e leggermente piccanti, che tutti i turisti si portano a casa come ricordo. Insieme alle grandi pagnotte "lieba", di farina grezza, che pesano almeno mezzo chilo, che accompagnao degnamente le salsicce.

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