La bellissima prateria di Chenbaerhu
  2013-10-24 15:45:26  cri


"Questo è un aobao, un mucchio di pietre rituali, un luogo molto importante per i mongoli, difatti in passato era sia un punto di riferimento per non perdersi nell'immensa prateria, e anche un punto dove gli innamorati si davano appuntamento per i loro incontri, che un simbolo religioso, difatti si fanno tre giri intorno all'aobao in segno di rispetto per il cielo, che è la divinità principale per i mongoli. Questo è un aobao molto bello, si trova in un centro turistico, ed è colmo di 'hada' rosse e blu, il blu è il colore preferito dai mongoli, difatti è il colore del cielo. Un signore mongolo effettua la cerimonia di offerta del vino di latte di cavalla, tipico dei mongoli, che viene offerto all'aobao, ossia alla divinità che lo presiede. E' la cerimonia tipica che si fa di fronte all'aobao. Ci sono molte canzoni di appuntamento all'aobao, tipiche, perché è un punto di ritrovo degli innamorati, quindi significativo per le storie d'amore dei giovani mongoli."

Siamo nella prateria di Chenbaerhu, nel nord-est della Mongolia interna. Chenbaerhu ha una prateria stupenda, descritta negli anni sessanta in una famosa prosa dallo scrittore Lao She.

Lao She scrive: "Ho visto la prateria: il cielo è più bello che altrove, l'aria è fresca e il cielo è così luminoso che volevo cantare di gioia! Intorno, dolci colline verdi su cui le greggi di pecore salgono e scendono, come fiori bianchi che punteggiano la verde prateria".Lao She continua dicendo: "Siamo in una fattoria della Bandiera di Chenbaerhu. Nella prateria, non si ode alcun rumore… In lontananza compare una striscia trasparente, un fiume! Accanto, pecore, mucche e mandrie di cavalli…"

Il fiume di cui parla Lao She è il Moerghele, famoso per le spettacolari curve che forma in un'ampia vallata, ora costellata di centri di accoglienza per i turisti, che chiaramente negli anni sessanta non esistevano. Un'altra differenza è che al tempo della nostra visita, a metà agosto, per le forti piogge, quasi 50mila ettari di prateria erano allagati e alcune strade erano interrotte. Uno spettacolo incredibile: sembrava di vedere il mare!

Il nord-est della Cina l'estate scorsa è stato colpito da una terribile alluvione, peggiore di quella del 1998. Quindi il raccolto di erba sarà inferiore, e i pastori dovranno acquistare del foraggio per nutrire il bestiame nel corso dell'inverno.

Le alluvioni sono sempre delle cose terribili! Comunque, tornando allo scrittore Lao She, egli aggiunge che nella prateria è stato accolto con calore dai mongoli in una tenda con tè al latte, carne ovina, e vino di latte di cavalla, e anche se non capiva la loro lingua, si intendeva con loro con il cuore…L'ospitalità dei mongoli è famosa ovunque in Cina!

Con la nostra recente visita a Chenbaerhu volevo anche vedere com'è cambiata la prateria mongola dieci anni dopo la mia ultima visita, nel 2003, anche se in un'altra zona, quella di Xilinhaote, nella Lega di Xilinguole. Allora erano già in atto le politiche di limitazione all'allevamento di pecore e mucche, di appalto delle praterie, e di stanziamento dei pastori, perché le praterie erano degradate per l'eccesso di greggi, per la siccità e la desertificazione, a cui si è ovviato con la proibizione del pascolo e la messa a dimora di erbe ed alberi, con dei buoni risultati. In seguito a Xilinhaote hanno iniziato a sfruttare a fondo i ricchi giacimenti di carbone che si trovano sotto la prateria, con tutti i problemi ecologici collegati. Anche Chenbaerhu è ricca di carbone, però nel corso della visita ho scoperto che laggiù hanno fatto una scelta del tutto diversa. La nostra guida, Wang Dehua, dell'Ufficio della comunicazione di Chenbaerhu, ha sottolineato una cosa fondamentale:

"L'etnia mongola ha la tutela della prateria nel sangue, per cui qualsiasi violazione viene denunciata. Alcuni progetti del governo sono stati cancellati perché i pastori ci hanno fatto capire le conseguenze negative sull'ambiente. I mongoli non fanno nessun danno alle loro praterie, spontaneamente, perché vivono qui da sempre".

I mongoli vivono da millenni nelle loro tende, le famose "gher" (che qui d'estate sono circondate da una recinzione di rami che lascia passare l'aria), e hanno interrotto il nomadismo solo da poco, quindi hanno un rapporto speciale con la natura, che si esprime in un carattere aperto e generoso, in canti appassionati, e naturalmente in una vita dura. Nella prateria, in una casetta a un piano in muratura accanto a una tenda, abbiamo incontrato Ursaihan, una giovane mongola di 26 anni, che accudiva la sua bimba di 4 mesi. Da lei capiremo la vita e le speranze dei giovani mongoli:

"Mi chiamo Ursaihan, che vuol dire 'nata all'alba'. La bambina, nata all'ospedale di Hailaer, si chiama Halin. Mi sono sposata quattro anni fa dopo il diploma in agricoltura e allevamento del bestiame alla scuola parauniversitaria. Vorrei tanto lavorare nel distretto per aumentare il reddito familiare. Mio marito ha appaltato 7000 mu (466 ettari) di prateria, in cui alleva 300 pecore e 20 mucche, insieme a suo padre e a un mandriano che abbiamo assunto. Adesso stanno tagliando l'erba, metà della quale sarà venduta, il resto servirà da foraggio per il bestiame d'inverno".

Ursaihan ha aggiunto che la prateria non ha niente di bello e che è eccitante solo per i nuovi venuti, per la gente di città come noi. Una filosofia eterna, vero Chengjie? E' anche vero che i giovani mongoli che hanno studiato vogliono qualcosa di diverso dalla solitudine della prateria. E Ursaihan ha studiato mongolo, cinese e anche inglese a scuola, quindi ha degli ampi orizzonti. Molti di loro, quando trovano lavoro in città, si portano dietro i genitori, e la prateria si spopola. Quindi il governo locale assegna dei sussidi alle famiglie mongole che hanno un terzo figlio.

Tornando al marito di Ursaihan, ha appaltato 466 ettari di prateria, ma alleva solo 300 pecore; 466 ettari sono molti, anche se ci dicono che altri ne appaltano anche più di 800, perché qui ci sono molte terre e poca gente. Infatti, per proteggere la prateria, il governo assegna ogni anno ai pastori dei sussidi affinché rinuncino al pascolo. Per saperne di più, diamo la parola a Liu Limin, vice assessore alla Selvicoltura della Bandiera di Chenbaerhu:

"La nostra politica si può riassumere in quattro parole: prevenzione, per cui i pastori ricevono 10 yuan al mu (1/15 di ettaro) di sussidi all'anno per rinunciare al pascolo; risanamento delle aree desertificate; amministrazione, ossia controllo nel tempo dell'andamento del risanamento; e trasferimento della popolazione."

Com'è quindi cambiata la vita dei mongoli in seguito a queste politiche? Vivono meglio? Sentiamo la risposta della suocera di Ursaihan, di 51 anni:

"La vita è migliorata, quando ero giovane vivevamo in una tenda, spostandoci continuamente. Adesso riceviamo dei sussidi per acquistare gli attrezzi, abbiamo l'assicurazione sanitaria, e dieci anni fa abbiamo costruito questa casa in muratura. La tenda è fredda d'inverno e fresca d'estate, ma si sta allo stretto..."

Dietro la casa, ho notato una piccola parabola per la TV, e un'elica con cui producono elettricità per uso domestico. Adesso i pastori ricevono 30 canali della TV e hanno tutti il cellulare, naturalmente! Il governo locale intende aprire un sito web in lingua mongola perché i pastori conoscano le politiche sulla sanità, istruzione, igiene, ecc. I pastori vanno poco in città, qui le distanze sono enormi, quindi i computer nelle tende sono utilissimi. Alcuni pastori li usano già per vendere le pecore, i funghi, i mirtilli e altri prodotti...

La Lega di Hulunbeier è così grande che occorrono 10 ore di treno per percorrerla da est a ovest, e Chenbaerhu, dove ci troviamo, si trova al centro, e possiede le praterie migliori in assoluto. Perché? Oltre all'enorme estensione e alla scarsa popolazione, si tratta di scelte politiche. Nella prateria si vedono spesso delle centrali eoliche, con le grandi eliche che girano nel vento. Ridiamo la parola a Wang Dehua:

"Produciamo energia eolica e siamo già in attivo, perché abbiamo stabilito che se si estrae il carbone deve esserci in cambio una produzione corrispondente di energia eolica".

Infatti l'ecologia della prateria è molto delicata. Secondo il vice assessore alla Selvicoltura Liu Limim, lo strato di humus è molto sottile, sotto c'è la sabbia e sotto ancora dei ricchi giacimenti di carbone, che a Chenbaerhu non vengono sfruttati, perché la tutela ecologica è la loro strategia di sviluppo:

"La nostra strategia si esprime in due parole, 'bellezza e sviluppo', in modo da trasformare la zona di Hulunbeier in una cintura verde di tutela della Cina settentrionale".

Wang Dehua, dell'Ufficio comunicazione, ci ha così presentato l' "esperienza di Baerhu":

"In un forum di alto livello che abbiamo organizzato, sul tema 'Ritiro e entrata---win-win di bellezza e sviluppo', le Bandiere della Lega di Hulunbeier hanno presentato le loro esperienze di sviluppo e di tutela. La nostra è stata molto bene accolta: 1% di sviluppo e 99% di tutela, poi chiamata 'esperienza di Baerhu'. Ossia l'1% di industria, il cui ricavato serve a proteggere la prateria".

In effetti, nella zona di sviluppo che Chenbaerhu condivide con la vicina città di Hailaer, abbiamo visto una miniera, in cui il carbone viene trasportato su dei tapis roulant coperti, per cui non emette polveri nell'aria. Accanto il carbone viene lavorato in un impianto chimico, e serve anche come combustibile per una vicina centrale elettrica. In questo modo, la prateria non viene danneggiata.

Nelle verdi praterie di Chenbaerhu vive da secoli la tribù mongola dei Baerhu, originaria della Russia. Nelle foreste della zona nord, vivono gli Evenke e gli Elunchun, delle tribù un tempo dedite alla caccia, anche di origini russe.

Il museo etnico di Chenbaerhu, un moderno edificio di fronte al municipio e al palazzetto dello sport, presenta molto bene la realtà locale. Molto frequentato dai turisti, al piano terra illustra la prateria locale e la sua storia: posta a 200 metri di altezza sul livello del mare, al confine con la Russia, segnato dal fiume Erguna, è abitata da millenni dall'uomo. Fra l'altro, sono state trovate delle antichissime bare scavate in grandi tronchi, uniche nel nord della Cina.

La zona è sempre stata abitata da varie etnie, tramite cui la dinastia Qing, l'ultima dinastia cinese, manteneva il controllo ai confini. Nelle infinite distese della prateria, accanto all'uomo, vivono capre, marmotte, lupi, volpi, linci, cervi e cinghiali, questi ultimi nelle foreste della parte est. Wang Dehua osserva con umorismo:

"Le nostre pecore si nutrono delle erbe medicinali della prateria e bevono acqua minerale, per cui sono molto sane!" .

Effettivamente la carne ovina locale è priva dell'odore tipico, forte, di pecora, ed è molto gustosa. Nei molti fiumi locali vivono lucci e carpe. Esistono anche vaste estensioni di terre umide. Non mancano i minerali: silice, calcare, carbone, oro, petrolio, e zinco.

In questa natura speciale, vivono anche gli Evenke e gli Elunchun, un tempo cacciatori, con le loro case in legno, abiti di pelliccia e di pelle, e un'alimentazione basata sul pane, "lieba", come i russi, e sul tè, per cui usano i samovar. Si spostano su dei carri speciali con le ruote anteriori piccole, per facilitare le curve. I mongoli hanno i loro carri "lele", usati negli spostamenti per trasportare le tende e il resto. Tradizionalmente praticano lo sciamanesimo e venerano il fuoco.

Diamo la parola allo studioso di storia e tradizioni locali Baoindeligheer, di 68 anni, che ci parlerà della storia della tribù mongola Baerhu:

"La tribù Baerhu un tempo viveva in Russia, gli anziani dicono che sono arrivati da laggiù. All'inizio del XVI secolo i Baerhu sono andati ad est oltre il fiume Erguna, dominando la zona e creando dello scontento, visto che i locali praticavano la sciamanesimo e loro il buddismo tibetano. Allora si sono spostati più ad est, e dopo varie peripezie, nel 1730 sono stati mandati qui dall'imperatore Qing Yongzheng a difendere i confini. Allora la tribù comprendeva 200 persone, diventate in seguito migliaia, dedite alla pastorizia nomade".

Quanto al nome della tribù, Baerhu, lo studioso afferma che secondo la leggenda, prima del grande Gengis Khan, l'eroe dei mongoli, visse un altro eroe, Baarhudé. Costui una volta andò a caccia e vede un cigno in un lago. Il cigno si trasformò in una fanciulla, e lui le nascose gli abiti, che poi ridiventò un cigno e volò in cielo. In terra rimase una fanciulla, da cui l'eroe ebbe una bambina.

In tutte le tende e case mongole si trovano dei ritratti di Gengis Khan. In onore del loro eroe Baarhudé, a Chenbaerhu hanno eretto una statua in bronzo accanto alla piazzetta dove la gente d'estate si riunisce la sera a prendere il fresco. La cittadina, tutta nuova, si trova lungo un rettilineo, e per le strade normalmente si vede pochissima gente.

Nella piazzetta abbiamo assistito a uno spettacolo serale di una compagnia di canto e danza del vicino Stato della Mongolia, in tournée nella zona. Gli scambi fra la Mongolia interna cinese e lo Stato della Mongolia sono molto frequenti.

La melodia riproduce il ritmo dei cavalli al galoppo...L'interprete è il giovane Oorghele, della compagnia di canto e danza Ulamuqi di Chenbaerhu, diretta da Xue Fei, che ci ha spiegato:

"La prima compagnia Ulamuqi è stata fondata nel 1957 a Xilinguole, al tempo comprendeva solo 10 persone, che a cavallo andavano dai pastori nelle tende a diffondere la cultura, a insegnare a leggere e a scrivere, e li aiutavano nel lavoro. Il termine 'Ulamuqi' fu avanzato dal premier Zhou Enlai, e significa 'compagnia rossa', ossia cavalieri al servizio dei pastori".

Quindi si tratta di una serie di compagnie di canto e danza che operano nelle praterie. Quella di Chenbaerhu si esibisce tutto l'anno per i pastori, e a giugno, luglio e agosto per i turisti, che sono molti, ospitati in parecchi centri, fra cui spicca il lussuoso albergo Kehan.

Questo albergo ha la forma di un arco, e le camere costano anche 1000 yuan al giorno. Un altro bel centro turistico è il Jinzhuanbuluo, nella vallata del fiume Moerghele, con tende da cui si gode una splendita vista della vallata. Il clou delle attività estive è il Nadaam, la festa mongola con gare di lotta libera, corse ippiche e di tiro con l'arco, che qui si tiene alla fine di luglio.

D'inverno si tiene un Nadaam invernale, anche senza turisti, per la sola gioia dei pastori. Per rallegrare la stagione, che qui dura ben 7 mesi (nella cittadina accendono i termosifoni già il 20 settembre!), la compagnia Ulamuqi raggiunge i pastori nelle tende con le jeep, e offre loro canti popolari dal tono lungo, i famosi "changdiao" mongoli, privi di ritmo, liberi, e canti melodici. Il gruppo è anche stato in tournée in Thailandia, Belgio, Francia, Cecoslovacchia, Russia e Mongolia, ottenendo dei grandi successi.

Subude è una giovane interprete di "changdiao", che i mongoli cantano alle cerimonie nuziali, a pranzo, al lavoro, e al pascolo nella prateria, per liberarsi dal senso di solitudine. Parlano del bel paesaggio della prateria, di cavalli, di animali e di amore.

Lo studioso di musica locale Emuhe, di 69 anni, è entrato a far parte della compagnia Ulamuqi di Chenbaerhu nel lontano 1953, quindi sa tutto del "changdiao" e delle altre musiche tradizionali locali.

"I canti di Baerhu sono tipici della prateria, esprimono gioia, ma anche dolore… parlano d'amore, si cantano durante le nozze quando i genitori si addolorano per la partenza della figlia, alle corse ippiche, quando si visitano altre tende, quando si vuole elogiare un buon cavallo, quando si tengono le gare di lotta libera.."

L'orchestra tradizionale mongola comprende il matouqin, il flauto, il sanxian (la mandola a tre corde), lo yangqin (il salterio), il guzheng (la cetra) e l'erhu (il violino a due corde). Alla scuola mongola di Chenbaerhu si tengono corsi di matouqin, molto apprezzati dai ragazzi.

Emuhe l'anno scorso è stato incaricato dal governo locale di raccogliere i "changdiao" della zona. Finora ne ha raccolti 150 visitando gli anziani nelle loro case: dice che all'inizio sono restii a cantare, ma dopo qualche bevuta, si riscaldano e non la smettono più.

Quali sono i piani per il futuro di Chenbaerhu? Ridiamo la parola a Wang Dehua, dell'ufficio comunicazione del comune:

"Vogliamo sia una vita abbiente per la popolazione che un bell'ambiente, obiettivi che intendiamo raggiungere tramite l'educazione permanente e la tutela della prateria. Vogliamo diventare 'il giardino posteriore di Hailaer', la città vicina, invitando gli abitanti a venire qui nel fine settimana a godere la prateria".

Egli ha aggiunto che il reddito industriale è il maggiore per il comune, l'impianto petrolchimico ha appena iniziato a produrre, e sono le miniere a cielo aperto a offrire i maggiori introiti, la pastorizia viene per ultima.

Effettuano anche una rigida scelta delle imprese che intendono stabilirsi qui. La giovane Bao Na, responsabile dell'ufficio ecologico di Chenbaerhu, incaricato della riduzione delle emissioni delle imprese, dello smaltimento dei rifiuti, ecc. afferma che l'economia locale si basa sulle miniere, insieme ai settori petrolchimico e dell'elettricità, ma la soglia di ingresso imposta dallo Stato è alta: occore una verifica completa delle emissioni, dei vapori, dei solfuri, perché la prateria di Hulunbeier è speciale, e lo Stato intende fondamentalmente preservarla.

Molte cittadine locali hanno ormai i titoli di "cittadine ecologiche di livello statale", per il buon smaltimento dei rifiuti, la qualità dell'aria, ecc. A Chenbaerhu si vive nella natura. Nelle tende e nelle case i mongoli usano ancora mobili in legno tradizionali, scolpiti e dipinti con motivi di fiori, farfalle e animali, fatti a mano sul posto. Nei laboratori si costruiscono anche i carri "lele" per gli spostamenti dei pastori nella prateria, e le "hana", le strutture a rete che circondano le tende mongole, di legno flessibile di salice.

Con il legno i mongoli costruiscono anche il loro strumento musicale tipico, il "morin-khuur" (matouqin), una viola a due corde con scolpita una testa di cavallo all'estremità del manico. A Chenbaerhu abbiamo incontrato un artista del legno dello Stato della Mongolia, Enhetaiping, di 52 anni, che vive a Qiaobanshan, una città non lontana dal confine con la Cina, invitato qui a insegnare l'arte ai giovani.

Di mole possente, grande bevitore, Enhetaiping ci ha accolti nel suo piccolo laboratorio: su un tavolo, stava scolpendo una testa in legno di cavallo, con accanto un magnifico manico di "moriin-khur" con scolpiti i 12 animali dello zodiaco cinese, dal che si può capire la sua bravura!

"Lavoro il legno da quando avevo 46 anni, mio padre era falegname, il che mi ha influenzato. Nel 1981 ho studiato meccanizzazione all'università di Ulan-bataar, poi ho fatto del business. 19,32 min, In Mongolia le mie opere sono esposte nei musei, un dirigente di Chenbaerhu le ha viste e mi ha invitato qui."

Enhetaiping spiega che il "moriin-khur" con tre teste di cavallo è molto pesante, quindi serve come dono di prestigio, quello per suonare ne ha solo uno. Un tempo lo strumento aveva la cassa ricoperte di pelle, invece adesso è di puro legno, ed è ormai Patrimonio culturale immateriale nello Stato della Mongolia.

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