Una visita a Quanzhou per il capodanno lunare-Parte I
2013-02-28 06:54:24 cri
Sono stata a Quanzhou, una città portuale della provincia del Fujian, chiamata un tempo Zaytun. Noi italiani lo sappiamo direttamente da un connazionale, Marco Polo, che la visitò nel 13° secolo, descrivendola poi così nel suo "Milione": "Il porto di Zaytun è frequentato da migliaia di navi provenienti dall'India, cariche di spezie e di altri prodotti di valore, e da mercanti cinesi, che acquistano perle e pietre preziose. Rivaleggia con Alessandria d'Egitto".
Zaytun è un nome arabo che significa anche oliva, quindi un simbolo di pace. Però il fiore della città, di un bel colore rosso, si chiama "citong", che assomiglia molto a Zaytun, quindi potrebbe anche avere rapporto col fiore. In ogni caso, Marco Polo si imbarcò per far ritorno a Venezia proprio a Zaytun, il punto di partenza della Via della seta marittima.
Marco Polo non fu l'unico viaggiatore a stupirsi della città, visto che anche l'arabo Ibn Battuta ne ammirò i meravigliosi giardini, di cui la città è ricca ancora oggi. Quindi mare e giardini, antichi banyan frondosi e palme di ogni tipo, manghi, camelie... è un vero paradiso. I monti vicini a Quanzhou, ricchi di boschi di bambù, sono disseminati di antichi villaggi fondati da ricchi mercanti, quindi una visita, specialmente nel periodo del capodanno lunare, la festa della primavera, vale davvero la pena.
Il 9 febbraio, la vigilia della festa, al mio arrivo a Quanzhou, la città era permeata di una gioiosa atmosfera, a cominciare dalle borse di plastica rosse, il colore della festa in Cina, della gente per strada, contenenti le strenne festive. Molte di queste borse rosse contengono polli, pesci, anatre, incensi e monete di carta, da offrire alle divinità popolari venerate nei templi: quello dedicato a Guangong-Yuefei, situato vicino al sito dell'antica moschea Qingjingsi, era affollatissimo, da cui si capisce come le virtù dell'onestà e della dedizione alla giusta causa, per cui i due antichi eroi sono famosi, siano ancora onorate a fondo dai locali.
In epoca mongola, nel 13° secolo, quando Marco Polo visitò la Cina, Quanzhou ospitava una forte comunità di mercanti stranieri, indiani, persiani ed arabi, che eressero qui i loro edifici religiosi. Il Museo delle antiche comunicazioni marittime della città contiene una sezione con molte lapidi sepolcrali cristiane e anche musulmane. In un villaggio vicino si trova l'unico tempio manicheo rimasto al mondo.
Inoltre il monastero Kaiyuansi, di epoca Tang, contiene due colonne di un tempio induista, con scolpite immagini di Shiva e di altre divinità. Da cui si può capire l'apertura della città, e quindi della Cina, alle culture straniere del tempo.
Adesso vi porterò con me al tempio Tianhougong, dedicato a Mazu, la divinità del mare, che al momento della mia visita era molto tranquillo. Sotto il portico di ingresso, un gruppetto di anziani chiacchieravano al sole; nelle stradine vicine, ho notato dei tempietti popolari, riccamente decorati di lanterne, fiori e incensi. In una delle poche botteghe ancora aperte, ho notato delle borsette di foglie di canna, che vengono donate, riempite di riso, dalle madri alle figlie, quando tornano a casa in visita dopo le nozze. Prima che tirasse giù la saracinesca, ho chiesto al bottegaio come trascorresse la festa:
"A mezzogiorno del 30, ossia oggi, l'ultimo dell'anno, prepariamo una decina di pietanze da offrire agli avi, e poi bruciamo in loro onore delle monete di carta e degli incensi. La sera si tiene la cena della riunione. Il nono giorno dal primo mese lunare andiamo al tempio Tiangong, qui vicino, il 15 mangiamo gli 'yuanxiao', con il senso della riunione familiare, per cui i figli lontani tornano a casa".
L'ordine delle attività della festa di cui parla il bottegaio è quello comune in tutta la Cina. Naturalmente spicca il ritorno dei figli dai genitori, anche se abitano lontano, per trascorrere insieme la festa.
Dopo aver fatto un giretto nel centro storico di Quanzhou, ho preso l'autobus per raggiungere le zone circostanti. Una cosa positiva è che quest'anno i pulmini non erano sovraffollati come al solito durante la festa, evidentemente sono state imposte delle forti ammende a chi trasgredisce la regola.
Per quanto riguarda i petardi, nelle grandi città come Beijing si invita ad evitare per motivi ecologici. Questo problema le città minori e i villaggi non ce l'hanno ancora, quindi si sentivano scoppiare ovunque.
(musica tempietto Chao'an An)
Questa musica l'ho registrata al tempietto di Chao'an, ad Anping, a circa un'ora di autobus da Quanzhou. Sono andata laggiù per visitare il ponte in pietra più lungo del mondo, ben 2,5 km, risalente al 12° secolo, in epoca Song, quindi una vera rarità. I pilastri posano su delle basi di blocchi di granito a forma di prora di barca, utili per deviare la corrente durante le piene.
Quanzhou è ricca di canali e di baie sul mare, e quindi di ponti: un altro capolavoro è il ponte di Luoyang, posto a nord-ovest della città, eretto qualche anno prima di quello di Anping per facilitare l'attraversamento di una baia: il traghetto veniva spesso rovesciato dalle onde.
Fatto di blocchi di granito lunghi più di 5 metri. Le basi, anche qui a forma di prora di barca, sono tenute insieme da un collante unico: il muco delle grandi ostriche che popolano le acque locali.
Queste ostriche sono una specialità locale, insieme ai pesci e ai manghi: le stradine del borgo sono affiancate da palme di mango selvatiche, cariche di frutti ancora verdi… una vista magnifica!
Siamo sempre in atmosfera festiva, come avete appena sentito. Come ovunque nel mondo, anche in Cina le feste sono più sentite nelle campagne rispetto alle città.
Il primo giorno dell'anno nuovo cinese, "chuyi", mi trovavo a Guanqiao, a un'oretta di autobus ad ovest di Quanzhou, per visitare il gruppo di residenze della famiglia Cai, patrimonio culturale statale e candidato a patrimonio culturale mondiale dell'Unesco. Le 16 residenze vennero erette fra il 1867 e il 1911 da due ricchi mercanti, padre e figlio, Cai Qichang e Cai Zishen, arricchitisi nelle Filippine e poi tornati al paese natale. Ebbene, gli ampi cortili antistanti erano pieni di carte rosse e di cenere dei petardi sparati la sera della vigilia. Nella cucina di una residenza, su un forno di mattoni ho notato una pentola di ferro coperta, ed ho chiesto: ieri sera cosa avete mangiato? Mi hanno risposto:
"Un misto di carne, formaggio di soia, rape, vermicelli di riso, ostriche e carote, che si mette in focaccine rotonde, ed è il piatto tipico della cena della riunione".
Si tratta del "runbingcai", tipico del posto. Accanto ho notato dei dolci bianchi con dei motivi rossi, simili ai muffins.
"Sono i 'niangao', un auspicio di miglioramento nel corso dell'anno, di forma rotonda, simili ad un fiore che si apre".
Mi hanno offerto uno di questi "niangao", era spugnoso e dolce, fatto di riso glutinoso. Il "niangao" è consumato in tutta la Cina per il capodanno lunare, ma in forme diverse: per esempio i "niangao" di Ningbo, a sud di Shanghai, che sono i più famosi della Cina, piuttosto compatti, vengono affettati e fatti friggere con le verdure.
Torniamo al nostro villaggio, in cui un altro piatto famoso è la zuppa densa di carne di vitello, in cui la carne viene pestata, e quindi risulta molto morbida. Un'altra specialità che ho gustato qui è la frittura di ostriche,tipica però di tutta la zona di Quanzhou, fatta di ostriche, uova, patate dolci ed erba cipollina tritati, dal gusto delicato, che si intinge in una salsa di pomodoro, peperoncino e salsa di soia.
Torniamo al villaggio della famiglia Cai, presso Quanzhou, nella provincia cinese del Fujian, che Gabriella ha visitato nel corso del capodanno lunare. É un superbo villaggio risalente alla fine dell'epoca Qing, quindi con circa 150 anni di storia, molto ben conservato, ricco di tesori d'arte. Laggiù i festeggiamenti della vigilia di capodanno non sono affatto finiti con la cena della riunione… In un grande cortile lastricato di pietra, una donna locale, Hong Baofang, che mi ha fatto da guida, mi ha spiegato:
" Prima ceniamo, poi facciamo scoppiare i petardi e poi i ragazzi saltano sul fuoco del falò. Ammucchiamo nel cortile la pelle e gli steli delle patate dolci, gli diamo fuoco, e i maschietti saltano su e giù, come auspicio di allontanare le disgrazie".
Secondo la tradizione, le femminucce sono escluse, non possono saltare sul falò. Infatti prima del 1949 la società tradizionale cinese costringeva le ragazze delle famiglie nobili ad una vita reclusa. Per fare un altro esempio, sulla parete principale dell'atrio della residenza dell'avo della famiglia Cai, Cai Zishen, si trova una finestra con dei sottili listelli di legno:
"Questa è una 'gepinchuang', una grata riservata alle ragazze per vedere di nascosto i ragazzi: un tempo la società era conservatrice, e ragazze e ragazzi non potevano stare insieme e quindi conoscersi".
Naturalmente i ragazzi sapevano di essere osservati dalla finestra, e chissà quante storie sono nate qui… possiamo solo immaginarlo. Nel gruppo di residenze della famiglia Cai, si trova anche un'altra rarità, il palazzo Shuzhuanglou, riservato alle ragazze della famiglia.
"Questo è l'unico Shuzhuanglou del villaggio, ed è legato ad una vicenda speciale della famiglia Cai. Cai Zishen portò un giorno un nipote dal letterato Wu, che vistolo intelligente e di bell'aspetto, volle dargli in sposa la figlia Mingzhu, che però morì di malattia prima delle nozze. Questa venne sostituita dalla sorella Baozhu, ma qualche giorno dopo le nozze, questa volta fu il marito ad ammalarsi e a morire. Di fronte a tante tragedie, la vedova, che aveva solo 18 anni, non lasciò più il palazzo per tutta la vita".
Il palazzetto ha due piani, e porte, finestre e un balconcino in legno. Al secondo piano si trova un bagno dotato di una finestrella per la ventilazione, una cosa piuttosto avanzata per il tempo. Una finestrella speciale della camera da letto serviva invece per sparare contro eventuali banditi. Le pareti dell'edificio sono in mattoni rossi con motivi neri, tipici dell'architettura del Minnan, il sud del Fujian. I tetti arcuati sono decorati con motivi di argilla:
" Queste sculture di argilla sui tetti sono state molto apprezzate dagli esperti dell'Unesco. I coloranti sono stati importati dalle Filippine, ma un tempo le sculture erano di riso glutinoso, non di argilla".
All'interno dei cortili, le pareti di legno sono decorate con sculture raffiguranti motivi di buon auspicio, come vasi di fiori, in cinese "huaping", in cui "ping" significa anche pace. Non mancano le raffigurazioni di pipistrelli, in cinese "bianfu", in cui "fu" significa anche felicità, del frutto "fuoshou" (mano di Budda), e del melograno, augurio di una progenie numerosa. In una residenza ho notato un lampadario in ferro e vetro, importato dalle Filippine un centinaio di anni fa. A proposito di lanterne, il quindicesimo giorno del primo mese lunare, nel villaggio, come in tutto il resto della Cina, i bambini si divertono con le lanterne di carta:
" I bambini vanno su e giù con le lanterne, divertendosi..."
I bimbi che corrono nei cortili di fronte a queste antiche residenze…e poi si siedono ai tavoli di pietra per gustare la zuppa di yuanxiao, palline di riso glutinoso con ripieno di pasta di soia, tipici della festa. Nel sud della Cina, gli yuanxiao sono più piccoli rispetto al nord, e il ripieno è più raffinato.
Queste magnifiche residenze sono abitate dai discendenti della famiglia Cai, che si occupano anche della loro manutenzione. Del restauro si prende carico il governo, perché sono un monumento di livello statale. Ogni intervento deve essere seguito da degli esperti, il che è una cosa positiva.
"Il governo paga per il restauro, non possiamo ristrutturare a piacere. Il villaggio è già patrimonio statale ed è in corso la candidatura a patrimonio culturale mondiale. Bisogna che le case siano abitate per mantenerle bene".
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