Guo: Radio Globale, cari amici, ben ritrovati a Easycafè, Guocheng vi saluta da Beijing.
Gabri: Ciao a tutti anche da Gabriella.
Gabri: Un'università-giardino, immersa nel verde, sullo sfondo dei monti Chashan: alberi di nespole dalla ampie foglie, boschetti di palme, arbusti di camelie rosse in piena fioritura, pergole di glicini profumati, prati verdi fra gruppi di moderni edifici bianchi, studenti e insegnanti che vanno e vengono dalle lezioni… è l'Università di Wenzhou, una città costiera della provincia del Zhejiang, nella Cina sud-orientale, dove siamo stati in visita all'inizio di aprile.
Guo: Si tratta di un grande ateneo, con 20mila, anzi 30mila studenti, se si includono i due istituti indipendenti creati da poco. L'Università di Wenzhou ha un rapporto speciale con l'Italia per via del gran numero di locali che nel tempo si sono trasferiti a Prato, a Milano e in altre città italiane.
Gabri: Quindi il suo istituto di economia segue da vicino la situazione delle imprese locali e dei loro rapporti con l'esterno, specialmente con l'Italia, e cura in modo speciale la formazione di personale per queste imprese, stimolando a fondo la creatività e lo spirito di innovazione degli studenti.
Guo: Da qualche tempo accoglie anche studenti italiani di origine cinese, qui per studiare marketing e import-export…
Gabri: ... e tiene convegni periodici di studio sui wenzhounesi di Prato con l'Università di Firenze e l'Università Monash di Melbourne, in Australia. Cari amici, oggi vi porteremo con noi in visita all'Università di Wenzhou.
Gabri: Cari amici, la lunga storia dell'università di Wenzhou è illustrata nel moderno museo che si trova al suo interno: "Il Museo di storia dell'Università di Wenzhou copre 3000 mq, e comprende tre parti, suddivise su tre piani. L'università ha una lunga storia: il suo precursore è la Scuola di Magistero fondata nel 1933 a Pinyang, nei pressi di Wenzhou, nel sito della scuola elementare fondata da un imprenditore illuminato, Huang Suchu. Un importante matematico, Su Buqing, ne è stato rettore, insieme a Jin Rongxuan, tutti grandi studiosi che hanno ispirato il suo motto: 'Sempre all'avanguardia, studio e ricerca della verità'".
Gabri: Le statue di Su Buqing, di Huang Suchu e di Jin Rongxuan si trovano all'ingresso sud dell'ateneo, insieme all'iscrizione con il suo motto. L'università attuale nasce nel 2006 dall'accorpamento della vecchia Università di Wenzhou e del Magistero di Wenzhou, e comprende 19 istituti, di cui due indipendenti. Ma ora diamo la parola al vice preside dell'università, Xue Wei: "La nostra è un'università di tipo generale, nata nel 1933, quindi compirà 80 anni il prossimo anno, e comprende 19 istituti, fra cui 2 indipendenti, un caso unico in tutta la Cina. Fra le 50 facoltà, le materie scientifiche, letterarie e di magistero primeggiano a livello nazionale. Privilegiamo la formazione del personale per la provincia, e siamo un centro statale di innovazione, secondo il cosiddetto 'modello di Wenzhou'. Assorbiamo anche esperienze di insegnamento straniere: abbiamo un progetto con la Danimarca, di cui abbiamo introdotto il modello di insegnamento per la formazione dei talenti. In questo modo vogliamo attirare la seconda generazione di wenzhounesi nel mondo".
Gabri: Un'interessante iniziativa in questo senso dell'Università di Wenzhou è la recente collaborazione con la parte italiana nelle ricerche sui wenzhounesi di Prato, una collaborazione a lungo termine. Ogni anno l'università tiene un convegno sui wenzhounesi nel mondo, organizzato dal Centro di ricerche sui wenzhounesi nel mondo, fondato dalla municipalità. Ma ora ridiamo la parola al prof. Xue Wei: "Abbiamo iniziato ad occuparci di questo tema nel 2007, quando il nostro vicepreside ha visitato l'Università Monash di Melbourne e ha saputo del progetto di studio della comunità cinese di Prato portato avanti da loro, allora ci siamo attivati per collaborare nelle ricerche sia con Monash che con l'Università di Firenze. Sono stato in Italia nel 2007 al primo convegno annuale delle tre parti, che quest'anno organizzeremo noi qui".
Gabri: A questo punto ho ricordato al professore di aver incontrato dei giovani cinesi di Milano che studiano qui. Egli ha commentato: "Questa è una direzione del nostro sviluppo: la formazione della seconda generazione di wenzhounesi all'estero. Vorremmo creare una filiale dell'università o un Istituto Confucio all'estero, per portare l'insegnamento cinese nei paesi d'Europa in cui vivono molti wenzhounesi, far conoscere il modello economico cinese e aprire attività economiche, a favore dei wenzhounesi che hanno dimenticato tante cose della Cina, e insegnare i contatti commerciali con la Cina".
Guo: Radio Globale, Easycafè, cari amici vi stiamo presentando l'Università di Wenzhou, una città del sud della Cina da cui provengono molti cinesi residenti in Italia.
Gabri: E' vero, e l'università sta attirando molti giovani della seconda generazione, che vengono qui a studiare marketing e import-export e a conoscere la realtà da cui sono partiti genitori e nonni, a loro sconosciuta.
L'Istituto commerciale è chiaramente la loro meta. Ma ora diamo la parola al vice direttore dell'istituto, prof. Zhang Yili: "A Wenzhou abbiamo molte imprese per via della cultura commerciale locale, in cui l'imprenditore viene molto rispettato. Il nostro istituto ne fa una sua cultura, per cui invitiamo gli imprenditori a parlare delle loro esperienze, a insegnare agli studenti a creare imprese, e teniamo concorsi di creazione di attività. L'università ha anche un Parco della Creazione per stimolare a creare e formare lo spirito di equipe, una caratteristica di Wenzhou e del nostro ateneo. Molti nostri studenti provengono da famiglie di imprenditori, quindi vedono sin dall'infanzia la fatica dei genitori e sono meno entusiasti nella creazione di attività. La seconda generazione non vuole più fare fatica e preferisce il lavoro statale, più comodo. Ma noi li stimoliamo a creare, fornendo un ambiente adatto, così da mantenere lo spirito imprenditoriale di Wenzhou e continuare a far prosperare l'economia della città e dell'intero paese".
Gabri: Il prof. Zhang ha fatto notare che i loro studenti provengono per il 70% dal Zhejiang e per il 30% da Wenzhou. Al terzo e al quarto anno li mandano a fare il tirocinio in 27 imprese locali di scarpe, pelletteria, abbigliamento, ecc. volte all'export, in modo particolare verso l'Italia. A Prato vivono molti wenzhounesi che hanno aperto aziende di abbigliamento e pelletteria, con cui sono in contatto. Tengxu, un'impresa locale di abbigliamento, intende creare un Centro di ricerca e sviluppo sino-italiano, il cui accordo è stato firmato con la Regione Toscana dal vicepresidente cinese Xi Jinping durante la sua ultima visita in Italia, il che è molto positivo per la cooperazione nel design dell'abbigliamento.
Guo: Cari amici, il settore della pelletteria a Wenzhou è molto attivo: la città tiene un salone della calzatura, ormai arrivato all'ottava edizione, a cui dalla terza sono invitate delle imprese italiane. Il prof. Zhang Yili è stato due volte in Italia. Wenzhou importa dall'Italia pelli e macchinari e coopera in varia forma con le imprese italiane, mentre molti locali vanno in Italia a studiare e a partecipare a mostre.
Gabri: Un particolare simpatico: un'azienda di Wenzhou legata all'Italia ha aperto un ristorante italiano al suo interno, apprezzato a suo tempo da Romano Prodi nel corso di una sua visita nella città. Il prof. Zhang Yili ci ha fatto notare che un tempo i wenzhounesi non amavano il caffè, ma adesso sì, per cui nella città sono comparse delle caffetterie e anche negli uffici si notano delle caffettiere, fra cui quello del professore. Egli ha così espresso il suo auspicio di collaborazione fra le imprese italiane e di Wenzhou: "Mi auguro che i responsabili delle imprese italiane vengano qui a bere il tè e il vino giallo di riso e che quelli delle imprese cinesi vadano in Italia a bere il caffè!"
Gabri: Mi sembra un invito simpatico, non è vero? Ma ora ridiamo la parola al prof. Zhang Yili: "L'Università di Wenzhou collabora in modo operativo e nella ricerca con l'Italia. Nella ricerca, cooperiamo con l'Università di Firenze per studiare i wenzhounesi a Prato. Loro studiano i gruppi di imprese cinesi in Italia e noi l'integrazione, perché ci sono problemi fra cinesi e italiani, e noi, come wenzhounesi, siamo i più adatti a capire e cercare di migliorare la situazione".
Gabri: Quanto alla crisi finanziaria in atto nel mondo, anche in Italia e a Wenzhou, il prof. Zhang ha voluto mettere in risalto la lunga storia di Cina e Italia e le molte possibilità di collaborazione fra le due parti: "Importiamo di meno, perché abbiamo avuto una profonda crisi anche a Wenzhou l'anno scorso, che ha ridotto la nostra capacità di acquisto. Nella cooperazione occorre creare un nuovo meccanismo: Wenzhou non può più continuare ad esportare prodotti a basso costo e importare marchi italiani, ma deve studiare la cultura commerciale italiana e le ricerche italiane su pelletteria, abbigliamento e alta tecnologia. In vista delle forti richieste dell'enorme mercato cinese, l'Italia potrebbe anche portare i centri di ricerca e sviluppo a Shanghai o Wenzhou, così da aumentare il valore aggiunto. Potremmo anche andare insieme a sviluppare i mercati di America e Africa!"
Gabri: A questo punto il prof. Zhang Yili ha messo in risalto la natura simile delle PMI cinesi e italiane: "Le imprese di Wenzhou sono a conduzione familiare, come quelle italiane. La crisi ci fa riflettere sulla nostra scarsa innovazione e formazione di marchi. L'Italia ha già percorso questa strada ed ora è in crisi, ma possiamo unire le nostre superiorità. Le imprese familiari italiane hanno una storia secolare e una cultura matura, qui invece il fenomeno è più recente, e le nostre devono ancora imparare, ma progrediscono velocemente. Adesso in Italia c'è poco lavoro, l'ho notato per la prima volta l'anno scorso, quindi molti anziani di Wenzhou sperano che i figli tornino a casa".
Guo: Radio Globale, Easycafè, cari amici, vi stiamo presentando l'Università di Wenzhou, nel sud della Cina, dove siamo stati in visita di recente.
Gabri: La zona di Wenzhou è occupata per lo più da monti, con poca terra da coltivare, ed è sempre stata molto popolata, quindi i suoi abitanti si sono dati presto ad ogni forma di attività imprenditoriale e artigianale e hanno iniziato ad emigrare, molti verso l'Italia.
Guo: Per dare un'idea, 3 milioni di wenzhounesi vivono fuori della città e 600 mila nel resto del mondo, e l'80% dei cinesi di Prato provengono da Wenzhou. Per facilitare la comprensione in merito e favorire l'integrazione dei wenzhounesi nei paesi di adozione, da anni il Centro di ricerche sui wenzhounesi nel mondo, fondato dalla municipalità di Wenzhou, tiene dei convegni, a cui da poco si sono affiancati quelli sui cinesi di Prato promossi in cooperazione fra l'Università di Wenzhou, l'Università Monash di Melbourne, in Australia, l'Università di Firenze e la provincia di Prato.
Gabri: In merito, la prof. Ye Miao, direttore dell'ufficio esteri dell'Università di Wenzhou, ha ricordato che nel prossimo ottobre si terranno a Wenzhou la terza edizione del Convegno sui wenzhounesi nel mondo e il quinto Convegno sui cinesi di Prato.
Guo: Il prof. Pan Yuju, dell'ufficio comunicazione dell'Università di Wenzhou, ha aggiunto che i wenzhounesi vivono in 90 paesi del mondo e molti di loro non capiscono più la loro cultura e non parlano la loro lingua, quindi vogliono capire la loro terra natale.
Gabri: Dal 2000 l'università organizza un campo estivo di ricerca delle radici, in cui i giovani visitano musei e villaggi. In 11 anni, hanno partecipato circa 900 studenti. Molti wenzhounesi nel mondo hanno poca cultura, aprono ristoranti e lasciano i figli ai nonni al paese, che quindi hanno una scarsa educazione, allora d'estate e nel weekend gli studenti dell'università vanno nei villaggi ad aiutarli e regalano loro libri, scarpe ed abiti. Molti genitori non ritornano per anni dall'estero, alcuni addirittura non ritornano più, quindi, senza l'amore dei genitori, molti bimbi sono colpiti da autismo e da altri problemi di carattere, e loro cercano di aiutarli. Per ora non hanno un fondo, quindi danno soprattutto dell'aiuto morale, nell'ambito del clima di attenzione verso le fasce deboli della popolazione che si è creato da poco in Cina.
Guo: Radio Globale, Easycafè, cari amici, termina qui la prima parte del nostro programma sull'Università di Wenzhou. Nella seconda vi faremo conoscere alcuni giovani italiani di origine cinese che stanno studiando in questa università.
Gabri: A fra poco!
Guo: Radio Globale, Easycafè, cari amici, ben ritrovati al nostro programma sull'Università di Wenzhou, nel Zhejiang, una città della Cina da dove proviene la maggior parte dei cinesi che vivono in Italia.
Gabri: E' vero, per dare un'idea, 3 milioni di wenzhounesi vivono fuori della città, in Cina, e 600mila nel resto del mondo, e l'80% dei cinesi di Prato provengono da Wenzhou. A parte l'Italia, i wenzhounesi vivono in una novantina di altri paesi del mondo, perché?
Guo: Perché la zona di Wenzhou è montuosa, con poca terra da coltivare, ed è sempre stata molto popolata, quindi i suoi abitanti si sono dati presto ad ogni forma di attività imprenditoriale e artigianale e hanno iniziato ad emigrare, molti verso l'Italia.
Gabri: Dal 2007 l'Università di Wenzhou partecipa ad un progetto di ricerche sui wenzhounesi di Prato, condotto insieme all'Università di Firenze, alla provincia di Prato e all'Università Monash di Melbourne, in Australia, e nel prossimo ottobre ospiterà il convegno annuale delle quattro parti.
Guo: All'Università di Wenzhou abbiamo incontrato 4 ragazzi italiani di origine cinese, qui per studiare marketing ed import-export: Liliana, di 19 anni, Federica, 20 anni, Marco, 20 anni, e Ruy 20 anni, quasi 21. Studieremo due anni qui e poi due in America, economia e marketing, con corsi in inglese. Abbiamo fatto un semestre di studio del cinese, nel secondo le lezioni sono per lo più in inglese in previsione dell'America, fra due anni. La scuola qui ha una collaborazione con un'università americana, e noi siamo interessati ad andare in America. Paghiamo 20mila yuan di tasse di iscrizione all'anno, come i locali, non abbiamo borse di studio, e paghiamo anche vitto e alloggio. Siamo nati e vissuti in Italia. Ruy: io sono andato in Italia a 6 anni e ho fatto tutte le scuole là. Cosa pensate della Cina? Sono venuta una volta a 14 anni, io 5 volte. Cos'è la Cina per voi? E' un mondo sconosciuto, siano nati e cresciuti in Italia, all'inizio è stato traumatico, conosciamo l'Italia, ma qui la mentalità e i costumi sono diversi. A casa parliamo il dialetto con i genitori, che sono sempre al lavoro, e coi fratellini l'italiano e con gli amici italiani. Siamo integrati sì, ma a certa gente non piace l'idea che ci siano tanti stranieri in Italia, adesso con la crisi alcuni sono invidiosi che i cinesi stanno meglio di loro. Ma i nostri amici ci accettano come siamo…Occorrono più film come quello di Sergio Basso. Abbiamo visto il film a Milano, mi ha impressionato perché c'erano 280 italiani presenti su 300 posti, è c'è stato un dialogo dopo il film.
Guo: Il film di cui parlano i ragazzi è "Giallo a Milano", che vi abbiamo presentato a suo tempo in un programma in occasione della sua presentazione a Beijing.
Gabri: Il regista Sergio Basso è un giovane sinologo molto attento alla comunità cinese di Milano, in cui ha girato il film. Vedendolo, molti milanesi che vivono nella zona di Via Paolo Sarpi hanno scoperto che i silenziosi vicini cinesi hanno i loro stessi sogni e ambizioni: un lavoro stabile, una famiglia felice e una buona salute.
Guo: Ma adesso riprendiamo il nostro colloquio con i ragazzi di Milano: Sieti arrivati a settembre, vi piace l'ambiente qui? E' stato tragico all'inizio, il cibo è piccante, diverso dalla cucina italiana, qui si mangia sempre riso e pasta, in Italia pastasciutta e bistecche, pizza. Abbiamo amici cinesi e stranieri. Abbiamo una classe per noi, siamo considerati speciali, sia cinesi che stranieri, ma per lo scarso numero, siamo solo in 6, studiamo anche con gli altri stranieri e con i cinesi. Abbiamo anche corsi di cultura cinese, taiqiquan, carte ritagliate, ecc. Faremo due anni negli Usa, nel New Jersey o a NY, dobbiamo ancora decidere, e poi... torneremo a Milano. All'Expo 2015 di Milano vorrei fare la volontaria, mi sono iscritta, allora saremo laureati, io parlo italiano inglese e cinese, ma i preparativi sono rallentati per la crisi, speriamo in bene.
Guo: Radio Globale, Easycafè, cari amici vi stiamo trasmettendo un dialogo con dei ragazzi italiani di origine cinese che studiano all'Università di Wenzhou.
Gabri: Sì, la città della Cina da dove proviene la maggioranza dei cinesi che vive in Italia. Li abbiamo incontrati all'inizio di aprile nel corso di una visita all'università. Quanto ai loro sogni dopo la laurea, ecco che cosa ci hanno detto: Liliana: Io vorrei trovare un lavoro stabile che fornisca un salario non alto, ma che mi renda indipendente. Se troviamo lavoro, vanno bene anche gli Usa. Nessuno vuole rimanere in Cina? Se ci sono delle opportunità. Ruy: Io invece non vorrei un lavoro fisso, voglio essere indipendente. Sto vedendo se posso fare lavori di traduttore a Yiwu, sono stato là più volte, studio import-export, e conosco l'Italia, ho rapporti. Marco: Io non ho pensato cosa fare…prima finisco gli studi, poi deciderà la mamma. Cosa fanno i vostri genitori a Milano? Federica: come tutti i cinesi... hanno un ristorante, ma fanno cucina italiana e pizza, a nord di Milano. Ruy: i miei hanno un negozio di abbigliamento al dettaglio, acquistiamo da via Paolo Sarpi e a Bergamo, vorrei aprire una mia catena di negozi. Liliana: i miei hanno un negozio all'ingrosso nella zona di Paolo Sarpi. Marco: hanno una libreria di libri cinesi in via Paolo Sarpi. I nostri genitori sono arrivati in Italia solo da vent' anni. Ruy: come tesina di diploma ho fatto uno studio sull'immigrazione dei cinesi in Italia. Le vostre famiglie sono di Wenzhou o dei villaggi fra il bambù sui monti? Dei villaggi, i nonni allevano maiali, ma noi non siamo abituati, perchè viviamo in città, con internet e cellulari. Abbiamo viaggiato in Europa con la scuola. Durante le vacanze estive e invernali torniamo in Italia, perché hanno bisogno di noi, dobbiamo lavorare e aiutare i genitori, abbiamo fratelli e sorelle minori. Quando avremo i nostri soldi, viaggeremo in Cina.
Gabri: E noi facciamo i complimenti a questi ragazzi per il loro spirito di responsabilità...
Guo: ...certo, che merita tutto il nostro rispetto.
Guo: Radio Globale, Easycafè, cari amici, termina qui il nostro programma sull'Università di Wenzhou...
Gabri: ... la città della Cina da cui proviene la maggior parte dei cinesi che vivono in Italia. Nel prossimo programma, vi parleremo del Museo si costumi popolari dell'università e dell'Istituto di artigianato di Wenzhou.
Guo: Non mancate all'appuntamento, e a risentirci presto!
Gabri: Ciao a tutti!