"进一步发展意中关系具有重要意义"——访意大利总理蒙蒂

 

     日前,意大利总理马里奥·蒙蒂在应邀前往出席博鳌亚洲论坛2012年年会开幕式并访问中国之前,在罗马接受了中国常驻媒体的联合采访,他表示此次访华并出席博鳌论坛对两国关系具有重要意义,希望双方进一步加强各领域的交流与合作。

  蒙蒂是唯一一位出席今年博鳌论坛的欧洲国家政府首脑,对此他感到非常荣幸。他表示,今年博鳌论坛的主题《变革世界中的亚洲:迈向健康与可持续发展》十分重要,博鳌论坛是一个非常权威的论坛,有利于亚太各国广泛讨论本地区经济发展的理念和前景,以及亚太地区发展对全球局势可能产生的影响。蒙蒂表示:"出席本届博鳌论坛的贵宾除中国领导人之外,还有日本前首相福田康夫、美国前财长保尔森等知名人士。本次论坛的议题包括可持续发展、当前世界经济中的不确定因素、亚洲国家发展模式的改革及探索、能源政策、债务危机以及国际货币体系的改革等,对此我非常感兴趣。我期待与我的亚洲同行就欧洲一体化进程进行交流,从中分析亚太地区不同形式的区域合作与欧洲一体化进程中的异同点"

谈到两国关系时,蒙蒂指出,当前意中双边关系良好,两国于2004年建立了战略伙伴关系,随后2010年两国通过了关于加强经济合作的三年行动计划,确立了将两国贸易总额翻一番的目标,到2015年达到800亿美元。目前意大利是中国在欧洲国家中的第四大贸易伙伴,尽管受到欧债危机影响,2011年意中双边贸易总额仍达到约520亿欧元。

蒙蒂说,中国的贸易顺差从2008年的3000亿美元减少到2011年的1550亿美元,对于改善国际贸易平衡做出了显著贡献。他希望未来意大利能够进一步缩小和中国的贸易逆差,使得双边贸易能够更加平衡发展。他说:"从经贸领域来讲我们认为的优先目标是缩小双边贸易不平衡,目前的意中贸易中国的顺差还很高。"

      
此外,蒙蒂还表示,意大利认为进一步发展与中国的关系具有十分重要的意义。意大利希望加强与中国政府和企业、特别是中小型企业的经济合作。"我们将致力于意中两国无论从政府层面还是产业部门和企业层面都能够加强经济合作。中小企业在意中两国经济中都占有重要地位,加强它们之间的合作也显得尤为重要。"

      
此外,蒙蒂认为,双方在保护知识产权等领域也可以加强合作,随着中国逐渐发展成为创新型国家,中国同样需要加强对知识产权的保护。

蒙蒂同时强调,中欧关系发展前景良好,欧盟是中国第二大贸易伙伴,中国将成为欧盟最大的贸易伙伴,欧洲在中国的直接投资位居世界前五位,中国在欧洲的投资也在快速增长,在引导中国对欧洲的投资方面,意大利可以发挥日益重要的作用。

谈到欧债危机时,蒙蒂强调首先应将欧债危机与欧元本身进行区别。欧元区的债务危机正在逐步解决,希腊的第二期救助计划已经获得通过,其他国家也走上了正确解决危机的道路。意大利的形势曾一度十分严峻,有可能成为欧元区的不稳定因素,为此本届政府采取了非常严厉的经济措施,避免了险情的出现。他说:"欧元是一个稳定、坚挺的货币,欧元区成员国由最开始的12国增加到目前的17个国家,目前有3.32亿居民在使用欧元。欧债危机期间欧元并未大幅贬值,欧元区国家的通货膨胀率也并不高。欧元区整体的财政赤字占国内生产总值(GDP)的比例及公共债务占GDP的比例均低于美国、英国与日本。

蒙蒂说,为了避免以后欧债危机再度出现,欧盟采取了有力的措施,特别是引进了财政契约,每个签署国都将实现预算平衡写入各自国家的宪法中。现在各国应严格执行相关条款。目前欧元区的预算不平衡现象正在逐步减少,现在应该为经济增长政策留出空间,这不仅需要每个成员国各自的努力,也需要欧盟整体的合力。

Grazie, ho veramente molto, molto interesse per questa visita e sono sicuro che sarà importante per l'Italia e spero anche per la Cina.

People's Daily:Da quando e nato euro, mai stato cosi interessato da tutto il mondo come adesso. Lei ha assunto la carica di presidente del consiglio proprio nel pieno della crisi di euro. In questa visita in Cina che segnale portera' alla cina al riguardo?

Grazie. La crisi dell'eurozona è stata – dico è stata perché spero che si stia risolvendo – una crisi del debito sovrano di diversi Paesi dell'eurozona ma non è mai stata, vorrei sottolinearlo, una crisi dell'euro come moneta, che non ha perso valore in termini di tasso di cambio e non ha visto all'interno dell'eurozona un tasso elevato di inflazione; la Banca Centrale Europea è stata efficace nel mantenere la stabilità monetaria, e il tasso di inflazione è stato entro i piccoli limiti stabiliti dalla Banca Centrale, e quindi il messaggio importante, credo per noi europei ma moltissimo anche per il resto del mondo, per la Cina in particolare, è: non confondiamoci, problemi all'interno dell'eurozona sì - e adesso sono in via di risoluzione - debolezza o crisi dell'euro no. L'euro è una moneta solida, forte e sempre più ampia. I paesi che condividono l'euro sono passati da 12 a 17 e abbiamo 332 milioni di persone oggi che condividono questa moneta. E anche la crisi del debito sovrano dentro l'eurozona è in via di risoluzione, lo è per il punto centrale della crisi che è stata la Grecia - il secondo programma di assistenza finanziaria della Grecia è stato approvato - ma è in corso di superamento la crisi del debito sovrano anche più in generale al di là della Grecia, perché altri Paesi si sono messi sulla strada giusta, per esempio lei ha ricordato l'entrata in carica di questo governo a metà novembre, allora c'era un forte rischio che l'Italia diventasse a sua volta, un po' come la Grecia, un grande fattore di instabilità nella zona euro. Credo di poter dire che siamo riusciti, con politiche molto severe all'interno dell'Italia, a eliminare questo rischio, e poi soprattutto a livello europeo, a livello dell'eurozona, c'è stata una buona risposta alla crisi greca nel senso di mettere in opera strumenti di policy e un framework di policy che dovrebbero impedire in futuro il ripetersi di queste crisi, in particolare l'adozione del fiscal compact al Consiglio europeo del primo marzo, e questo è un trattato che comporta anche l'obbligo per i singoli Paesi di inserire nella propria Costituzione – l'Italia ha quasi completato questo percorso – l'obbligo del pareggio di bilancio. Quindi a livello dell'eurozona nel suo insieme la risposta è stata un framework per assicurare ancora maggiore disciplina di bilancio in futuro e anche dei firewall per impedire o limitare il contagio in caso di problemi futuri. Infine vorrei dire che, quando parliamo di crisi del debito sovrano nell'Unione Europea, sicuramente c'è stata ma è stata più una crisi per la difficoltà di gestire le asimmetrie e le diversità – pensiamo alla Germania e alla Grecia – che non una crisi per eccesso di debito nel suo insieme; se prendiamo tutta l'eurozona, il disavanzo in rapporto al pil e il debito pubblico in rapporto al pil sono minori che per gli Stati Uniti, per il Regno Unito e per il Giappone.

People's Daily:Lei non solo ha coperto degli incarichi importanti istituzionali, gode anche la stima prestigiosa sia in italia che in tutto il mondo. Come vede lei il futuro delle relazioni tra la Cina e Unione Europea?

L'Unione Europea è il secondo maggior partner commerciale della Cina e la Cina si sta avviando a diventare il maggior partner commerciale dell'Unione Europea. I legami solidi e robusti e crescenti e la crescente interdipendenza tra Unione Europea e Cina formano una solida fondazione sulla quale far crescere e diversificare la cooperazione e il dialogo tra Cina e Unione Europea. Hanno fatto progressi notevoli questi due Paesi – la Cina è un grande Paese, l'Unione Europea è un insieme di Paesi ma insomma un'unità integrata – dal 2003 quando è stata lanciata la cooperazione strategica, ma certamente c'è ancora moltissimo da fare insieme e sono convinto che le due regioni ne trarranno grande beneficio. L'Europa è una delle prime cinque fonti di investimento diretto estero in Cina, parliamo di oltre sette miliardi di euro nel 2010. L'investimento cinese in Europa è cresciuto rapidamente dopo la crisi del 2008; tra l'ottobre 2010 e il marzo 2011 le imprese e le banche cinesi hanno impegnato 64 miliardi di dollari americani in contratti europei, e quindi questi flussi sono di importanza crescente, e io confido vivamente che presentando ai miei interlocutori cinesi un'Italia in corso di notevole risanamento finanziario e che sta introducendo importanti riforme strutturali – per esempio la riforma delle pensioni che abbiamo introdotto in dicembre è considerata oggi la migliore in Europa - ebbene presentando alla Cina un'Italia rinnovata e credo molto credibile, nell'orientamento degli investimenti cinesi verso l'Europa, l'Italia possa avere un ruolo crescente. Un'ultima considerazione più di carattere personale: ricordo molto bene quando nel 2003 a Pechino, essendo io all'epoca commissario europeo per la concorrenza, ho lanciato con il vice primo ministro cinese il primo dialogo sulla concorrenza, sull'antitrust tra Cina e Unione Europea, e anche in quel campo da allora si sono fatti passi molto importanti.

Guang Ming Daily:Sono passati 41 anni dallo stabilimento delle relazioni diplomatiche italo-cinesi. Come giudica i rapporti tra la Cina e l'Italia e quali prospettive vede nella collaborazione tra i due paesi?

Le relazioni tra Cina e Italia sono certamente buone, ricordo in particolare il partenariato strategico lanciato nel 2004 e il piano di azione triennale approvato dai nostri due Paesi nel 2010 con l'obiettivo di raddoppiare la quota dell'interscambio. I rapporti bilaterali sono contraddistinti dall'orientamento italiano nei confronti della Cina che è stato spesso riassunto nel motto impiegato dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano nel corso della sua visita in Cina nel 2010, e cioè "comprendere prima di giudicare", e cioè anche quando ci sono momenti di incomprensione tra i due Paesi, è molto importante che facciamo entrambi uno sforzo per capire le origini anche storiche di certe differenze, prima di giudicare. È certamente auspicabile una maggiore cooperazione che noi riteniamo importante, in particolare una cooperazione a difesa del diritto di proprietà intellettuale, e del resto è un tema che sta diventando sensibile, questo della proprietà intellettuale, anche nella cultura cinese via via che la Cina diventa un Paese caratterizzato da invenzione, da produzione di contenuti e quindi da una creatività intellettuale e industriale che ha bisogno di un sistema adeguato di protezione del diritto intellettuale e del diritto industriale.

Guang Ming Daily:Cosa potrebbero fare l'Italia e la Cina negli affari internazionali per affrontare le maggiori sfide economiche e politiche globali? Secondo Lei, Quale ruolo la Cina potrebbe svolgere per la crisi del debito dell'Europa?

Negli ultimi anni, la Cina ha fatto qualche progresso significativo per quanto riguarda il suo contributo nella riduzione dei cosiddetti "macroeconomic imbalances", gli squilibri macroeconomici; il surplus commerciale della Cina si è ridotto da 300 miliardi nel 2008 a 155 miliardi nel 2011, questo certamente anche perché in questi anni l'economia cinese ha avuto un ritmo di crescita molto maggiore delle economie occidentali e in particolare dell'economia europea, e quindi questo ha facilitato le importazioni in Cina e ha in qualche modo ridotto il ritmo di crescita delle esportazioni dalla Cina verso l'Europa, e noi pensiamo (sia) importante che questo impegno comune delle varie parti del mondo alla riduzione degli squilibri macroeconomici persista e diventi sempre di più un impegno strutturale non solo facilitato dall'evoluzione ciclica. Il secondo aspetto riguarda l'investimento cinese in Europa e in particolare nel debito pubblico europeo in un'ottica di diversificazione degli investimenti. E qui, se posso fare un riferimento all'Italia, voi sapete che quando questo governo è entrato in carica a metà novembre, i tassi di interesse sui titoli del debito pubblico italiano erano altissimi, lo spread rispetto ai titoli tedeschi per esempio era altissimo, e poi faticosamente, prima e in modo maggiore più avanti al passare delle settimane, la forte politica economica italiana e anche gli interventi della Banca Centrale Europea nel rifinanziare le banche di tutta Europa, non certo solo italiane, tutto questo ha comportato una diminuzione dei tassi, in particolare una diminuzione dei tassi d'interesse italiani, e chi avesse comprato titoli – supponiamo un cinese – del debito pubblico italiano in novembre avrebbe fatto veramente un buon affare perché i tassi d'interesse sono molto scesi, quindi il valore di mercato, la quotazione dei titoli è molto aumentata e siccome io sono molto fiducioso che riusciremo a farli scendere ancora i tassi d'interesse, c'è ancora spazio per ottimi investimenti finanziari cinesi in Italia.

China Radio International:Quali sono l'obietivo e il programma della sua visita in Cina?

Il mio programma prevede l'arrivo venerdì 30 marzo a Pechino e avrò in particolare incontri numerosi con le autorità cinesi (cerco di fare una sintesi): in particolare avrò l'onore di partecipare al forum di Boao dove sono stato gentilmente invitato a intervenire in apertura del forum, e in quell'occasione avrò un incontro con il Vice Primo Ministro Li Keqiang, e anche con il governatore della Banca Centrale Zhou Xiaochuan, e naturalmente a Pechino incontrerò il Primo Ministro Wen Jiabao.

China Radio International:Il Forum BOAO è un importante forum dell'econamia asiatica. Come considera il suo ruolo per intensificare la cooperazione fra i paesi asiatici e quelli del resto del mondo?

Il forum di Boao è su un tema particolarmente importante quest'anno, "Asia in the Changing World: Moving toward Sound & Sustainable Development", è un forum molto autorevole che facilita la discussione e la condivisione di idee e prospettive sulle questioni economiche della vasta regione Asia-Pacifico e sulle implicazioni per gli assetti globali, e ricordo che tra i partecipanti al forum di quest'anno provenienti da fuori Cina ci saranno anche l'ex Primo Ministro del Giappone Yasuo Fukuda e l'ex Segretario al Tesoro americano Henry Paulson, e i temi del forum saranno lo sviluppo sostenibile, l'esplorazione delle cause dell'attuale incertezza economica, la riforma e trasformazione del modello di sviluppo asiatico, le questioni energetiche, la crisi del debito, la riforma del sistema monetario internazionale, quindi è un'occasione che attendo con molto interesse e so anche che in queste occasioni c'è sempre molto interesse degli interlocutori asiatici nei confronti del processo dell'integrazione europea e delle analogie e differenze che ci sono tra le varie forme di integrazione nel mondo Asia-Pacifico e l'integrazione europea.

Xinhua News Agency:Per superare la crisi di debito il governo italiano ha promosso e sta promuovendo una serie di riforme strutturale, con cui italia e' riuscito ad ottenere di nuovo la fiducia del mercato. Pero visto che nell'anno prossimo e' prevista una elezione parlamentare, come si garantisce che le misure delle riforme saranno in vigore ancora dopo il cambiamento del governo, visto che le riforme hanno gia' suscitato protesta in italia?

Grazie per le sue domande. La prima domanda riguarda le prospettive per l'Italia dopo le elezioni parlamentari della primavera 2013. Questo governo è stato creato in condizioni di grande emergenza finanziaria che non poteva essere fronteggiata da un sistema politico nel quale la possibilità di dialogo tra le parti contrapposte si era praticamente ridotta a zero, mentre per superare questa emergenza occorreva uno sforzo di impegno nazionale vasto, non relativo soltanto a una parte limitata del parlamento. Ecco perché mi è stato richiesto dal presidente della repubblica di formare un governo del quale non fanno parte personalità politiche di partiti e che ha avuto e ha una grande fiducia da parte del parlamento sia come voto iniziale di fiducia, che ha consentito al governo di nascere, sia come maggioranza che ha approvato i nostri vari provvedimenti. Quindi è vero che nella primavera del 2013, tenendosi le elezioni, il nostro governo avrà fine e tornerà la normalità del sistema politico con un ruolo attivo dei partiti anche nella compagine del governo, e quindi spesso viene fatta la domanda "ok, l'Italia in questi mesi sta realizzando progressi importanti, sta riducendo il suo disavanzo, sta facendo riforme strutturali che aspettavano da tempo di essere fatte, ma cosa succederà dopo?". Ecco, io credo che si può essere ottimisti sul fatto che queste riforme, queste politiche io credo continueranno perché in questi mesi si sta vedendo che l'opinione pubblica italiana, la popolazione italiana mostra di capire la necessità di questa svolta e di queste riforme, infatti anche se ognuno di questi provvedimenti preso a sé inevitabilmente chiede sacrifici, impone sacrifici a questa o quella categoria sociale ed economica, però c'è la consapevolezza che, se ciascuno è pronto a fare qualche passo indietro nel suo interesse di categoria, si riesce a far funzionare meglio l'economia e la società nel suo insieme, e la prospettiva è quella di un Paese che crescerà di più, che creerà di nuovo occupazione, dove il numero dei disoccupati giovani si ridurrà e via dicendo. Questa è una speranza credo fondata, a questo punto, e questi mesi stanno anche mostrando che i cittadini italiani non gradivano un atteggiamento così di scontro tra le diverse parti politiche e apprezzano invece - mi sembra - un governo che cerca di risolvere i problemi nell'interesse di tutti, per cui credo che quando torneranno i partiti nel governo terranno conto di questa trasformazione che si è verificata, e cercheranno certo di essere graditi all'opinione pubblica, però avranno capito che l'opinione pubblica gradisce non necessariamente chi promette cose irrealizzabili ma chi si sforza di fare cose nell'interesse complessivo del Paese, e quindi credo che – lei chiede in particolare se le riforme che stiamo facendo o che abbiamo fatto saranno abbandonate - io credo di no per le ragioni che le ho dato. A parte che l'Italia, come ogni altro Paese nell'Unione Europea, ha da tempo accettato di seguire certi indirizzi, certe raccomandazioni che vengono dall'Unione Europea e che quindi pongono un quadro che non può essere molto cambiato, qualsiasi governo ci sia.

Xinhua News Agency:Attualmente piu' e piu' imprese cinesi hanno la voglia di fare inverstimento in italia, e nel frattempo anche tante imprese italiane hanno la voglia di entrare nel mercato cinese. Lei come valuta il scenario attuale delle relazioni cooperative di business e commercio? Che cosa italia intende a fare per promuovere questo trend, e quali risultati italia spera di ottenere?

La sua seconda domanda: sul piano commerciale pare prioritario l'obiettivo del riequilibrio della bilancia commerciale bilaterale, attualmente molto sbilanciato a favore della Cina. Noi abbiamo un deficit di 19 miliardi di euro nel 2011 solo leggermente ridottosi rispetto al 2010 quando era di 20 miliardi di euro; tra i Paesi europei l'Italia è il quarto partner commerciale della Cina dopo, nell'ordine, Regno Unito, Germania e Francia. Da notare che le esportazioni italiane in Cina nell'ultimo anno sono aumentate più delle importazioni cinesi in Italia. L'interscambio complessivo tra i due Paesi è in crescita, 39 miliardi di euro nel 2011. L'obiettivo dei due Paesi è di raddoppiare entro il 2015 l'interscambio portandolo a 80 miliardi di dollari. Noi lavoriamo affinché possa sempre più esserci una forte cooperazione economica non solo tra i due governi ma insomma tra i due tessuti produttivi, tra i due sistemi di imprese che sono fatti non solo di grandi aziende ma soprattutto di piccole e medie imprese che per entrambi i Paesi rappresentano il perno su cui ruota l'economia.

CCTV:Dopo il fiscal compact, molti parlano di un Unione Europea piu' forte e disciplinato. Pero' la crisi del debito non e' ancora risolta. Cosa sarebbe il prossimo passo colletivo di tutti i membri di UE?

Grazie a lei. Sul piano europeo, indubbiamente il fiscal compact rende ancora più disciplinata la vita dei singoli stati membri dell'Unione Europea dal punto di vista dei bilanci pubblici, e già con i vincoli di Maastricht e del patto di stabilità e di crescita, i Paesi dell'Unione Europea avevano un corsetto stretto sulla possibilità di creare deficit e debito, e adesso questo viene ulteriormente rafforzato. Io credo che a questo punto si tratta di rispettare i nuovi vincoli, ma gli strumenti per imporre il rispetto dei nuovi vincoli sono ulteriormente rafforzati, e per il resto credo che sia necessario che l'Europa nel suo insieme cresca di più, quindi la politica per la crescita non contrapposta alla politica di disciplina di bilancio, ma adesso che gli squilibri di bilancio si stanno riducendo bisogna dare voce e spazio anche alla politica della crescita. Questo richiede sforzi nelle singole economie nazionali – e la sua seconda domanda si riferisce agli sforzi italiani – ma richiede anche un impegno comune a livello europeo. Noi nell'Unione Europea abbiamo un grande asset, che è il mercato unico europeo con 500 milioni di abitanti, e non abbiamo ancora pienamente sfruttato tutto il potenziale di questo asset perché non c'è ancora veramente un mercato unico in tutti i suoi aspetti, per esempio nella nuova economia digitale, nel commercio online etc. ci sono ancora molti ostacoli giuridici, ostacoli nel sistema dei pagamenti. È molto importante che questi vengano superati e si crei questo gigantesco mercato unico digitale, così per altri servizi come i servizi professionali o la stessa produzione e distribuzione di energia, ci sono ancora molti ostacoli a questo mercato unico. Quindi io credo che l'Unione Europea debba fare – e le decisioni del recente Consiglio Europeo sono tutte in questa direzione – uno sforzo ulteriore per valorizzare questo mercato unico realizzandolo pienamente, e questo è un grande intervento che potremmo dire di "supply side policy", di politica economica dal lato dell'offerta, che può accrescere la produttività delle economie europee. E allora crescendo di più l'economia europea, con gli sforzi nazionali, con questo sforzo europeo, è chiaro che anche la sostenibilità della finanza pubblica migliora perché cresce il gettito fiscale, si riducono i sussidi di disoccupazione etc.

CCTV:La crisi in Italia e' soprattutto dovuto alla mancanza di crescita economica. I docenti accusano un tessuto industriale italiano delle PMI che fanno fatica nel competere con i grandi concorrenti internazionali. Per rafforzare la loro competitivita' e' necessario far nascere grandi imprese che hanno piu' possibilita' di investire in innovazione. Le riforme dei due decreti Salva-Italia e Cresci-Italia possono aiutare a cambiare qualcosa in questo senso?

Sulla seconda domanda, lei ha giustamente sottolineato nella domanda che è grandissimo in Italia – come del resto in Germania – il ruolo delle piccole e medie imprese, ma che queste fanno fatica nel competere con i grandi concorrenti internazionali, e quindi l'Italia che anche ha grandi imprese ma è comparativamente più forte nelle piccole imprese, deve fare due cose: deve favorire la crescita dimensionale delle imprese, e quindi il passaggio in particolare dallo stato di piccola-media impresa a grande impresa, e il governo sta lavorando in questa direzione, per esempio nella riforma che stiamo per varare del mercato del lavoro si tolgono certi ostacoli che rendevano le imprese più grandi molto meno flessibili di quelle piccole dal punto di vista dei rapporti di lavoro, così come abbiamo in programma degli interventi che favoriranno - quando l'imprenditore fondatore di una piccola-media impresa lascia l'attività e poi muore, vorremmo introdurre delle modifiche nel diritto ereditario, quando si tratta di quote d'imprese - la possibilità per l'imprenditore di lasciare una maggiore quota dell'impresa a quello dei figli che abbia dimostrato maggiore capacità manageriale e maggiore attaccamento all'impresa, ecco un altro modo per favorire poi la crescita delle imprese, da piccole a grandi. Ma dobbiamo anche accrescere la competitività delle imprese italiane, piccole, medie e grandi, e questo è possibile con interventi che mettano più sotto controllo la finanza pubblica italiana che spesso ha straripato e ha inondato il mondo delle imprese, soffocandolo e facendo andare molti soldi al finanziamento dello Stato. Quindi la politica del contenimento del disavanzo, la politica di profonda riforma strutturale del sistema delle pensioni rendono il sistema pubblico più rispettoso, meno invadente nei confronti dell'economia delle imprese. E poi cerchiamo anche di rendere più competitive le imprese grandi e piccole, sia con la riforma nel mercato del lavoro sia con uno sforzo particolare che stiamo facendo nel settore delle infrastrutture, perché per le imprese la competitività non è determinata solo dal costo del lavoro per unità di prodotto ma è anche determinata da quella che gli economisti chiamano la "produttività totale dei fattori", dove entrano molto anche per esempio i costi di trasporto, i costi dell'energia, e allora se noi miglioriamo le infrastrutture, anche questo concorre a rendere più competitive sul piano internazionale le imprese italiane, e più attraente l'Italia come luogo di produzione per le imprese italiane, europee, americane e - io spero - cinesi.