Guo: Cari amici, ben ritornati al nostro appuntamento con il Tibet, che abbiamo visitato recentemente.
Gabri: Tashidele da Gabriella! La musica che avete appena ascoltato è di un Guozhuang, una danza collettiva in cerchi concentrici praticata nei villaggi tibetani, a cui abbiamo assistito una sera di agosto a Bayizhen, la cittadina capoluogo del distretto di Linzhi, nell'est del Tibet.
Guo: Era davvero un bello spettacolo: centinaia di giovani, anziani e bambini, donne e uomini, molti in costume, danzavano in un enorme spiazzo rotondo di un giardino pubblico. Tutti possono unirsi alla danza, accodandosi alla fila e divertendosi nelle sere d'estate; il Guozhuang è un appuntamento importante nella vita dei tibetani.
Gabri: Cari amici, il Tibet è la terra della musica. In giro per un villaggio, ho incontrato un menestrello con una lunga mandola a sei corde, che cantava il motivo tradizionale "Cielo alto": in Tibet il cielo blu è più vicino che in qualsiasi altra parte del mondo, e si può quasi toccare...
Guo: Oltre che la terra della musica, il Tibet è anche la terra dell'arte, che per la cultura tipica del posto, è spesso collegata alla religione. Ora visiteremo insieme un laboratorio di statue di rame, situato a Baimacun, nel distretto di Daze, nei pressi di Lhasa, un villaggio di campagna in mezzo a prati, ruscelli e alberi di gelso. Il laboratorio è gestito da una famiglia di artigiani da 3 generazioni, e il titolare si chiama Losang Tsering. Il processo di realizzazione di una statua è il seguente: innanzitutto si stabilisce la dimensione del viso con un'asta speciale dotata di tacche; i materiali sono fogli di rame acquistati a Lhasa, che si saldano insieme, si disegnano sopra le linee della statua e si comincia a scalpellare. La tecnica è ormai un patrimonio culturale immateriale del Tibet e ora è candidata a patrimonio statale. Il laboratorio lavora in base agli ordini dei monasteri e le dimensioni e la struttura delle statue sono fisse. Qui adesso imparano il mestiere 24 giovani di Baimacun. Anche se la tecnica di lavorazione di base non è cambiata, si effettuano delle innovazioni per migliorare. La statua più grande fabbricata qui è alta 13 metri, per realizzarne una serie di 7 occorrono 3 anni, quindi si tratta di un lavoro lento e preciso. Per le parti decorative si usa una matrice di gesso, così da renderle tutte uguali. Il laboratorio offre le statue di base, e i monasteri si occupano della doratura e dell'inserimento dei sutra all'interno. Il guadagno annuale si aggira sugli 800 mila yuan (80 mila euro).
Guo: Nel cortile del laboratorio, fra il frastuono degli scalpelli, abbiamo visto delle magnifiche statue, vero?
Gabri: Sì, di Padmasambhava, il monaco indiano che portò il Buddismo in Tibet nell'8 secolo d.C., rappresentato con i tipici baffetti arcuati, di Cenrezig, il Guangyin del Tibet, del Buddha Sakyamuni, e del Garuda, l'uccello mitico che compare nella parte alta dell'aureola delle divinità, fra raffinate fasce decorative floreali... uno spettacolo davvero stupendo. Cari amici, adesso ascoltiamo insieme un motivo tradizionale tibetano "Duixie", intitolato "Luna crescente", che si accompagna alla danza e al canto nel corso delle feste.
Guo: Cari amici ben ritrovati, ora continueremo la nostra visita in Tibet con un brindisi!
Gabri: Certo, a base di birra e di grappa d'orzo, bevande tipiche dell'altopiano tibetano! La birra in tibetano è chiamata "chang", e ha un gusto dolce e piacevole. Ricordo che anni fa, lungo le strade alla periferia di Lhasa, si trovavano molte bancarelle di "chang", dotate di tende dove la gente si fermava a riposare. Allora le auto erano poche, e la gente si spostava a piedi o in bicicletta.
Guo: Adesso invece le cose sono cambiate, e le strade del Tibet sono affollate di jeep, automobili e motociclette. Però la vita ha ancora dei ritmi piacevoli: per darvene un esempio, andremo insieme a Gabriella in una casa da té di Lhasa.
Gabri: Oltre al tè, alla casa da tè si possono anche gustare i "tuba", spaghetti fatti a mano con sugo di carne di yak e coriandolo. La casa da tè Guangming si trova a nord-ovest del piazzale del Jokhang, a Lhasa, è un antico locale con colonne in legno decorate, con diverse sale, tutte affollate di uomini, ma anche di donne e di monaci di passaggio. Alcuni portano con sé i loro cagnolini di razza di Lhasa, molto pregiata, dal pelo lungo. Lo "sciò" è un gioco di dadi molto praticato in Tibet sia nelle case da tè che sui bordi delle strade. E' una passione nazionale, si può dire.
Guo: Certo, insieme alle corse a cavallo nelle praterie e alla birra d'orzo!
Gabri: Sicuro. Quanto alla birra, ricordo che anni fa la birra di marca "Lhasa", prodotta nella città, era molto in voga. Adesso si è aggiunto il marchio "Tibet", mentre è anche nata la grappa d'orzo di produzione industriale, prima preparata solo in casa per le esigenze familiari.
Guo: Sì, una grappa niente male!
Gabri: Adesso faremo una visita alla distilleria "Zangyuan" che la produce, posta nel distretto di Daze, a est di Lhasa. Ecco l'illustrazione del responsabile: La distilleria è nata nel gennaio 2004, la prima impresa installata nella zona industriale di Daze, e produce grappa con l'orzo coltivato sul posto. Lavoriamo 6-7000 tonnellate di orzo all'anno, dando lavoro a 240 contadini e pastori della zona, pari all'85% del totale della popolazione, che guadagnano più di 14.000 yuan all'anno, 6-700 yuan in più della media; finora abbiamo creato ricchezza per 4000 contadini, comprando il loro orzo a un prezzo ormai quadruplicato rispetto agli inizi, che ora raggiunge gli 1,8 yuan per 10 jin (5 chili). Raccogliano l'orzo delle nostre basi (20 mila mu, circa 1300 ettari), firmiamo dei contratti con le cooperative locali e forniamo loro le sementi. Siamo la casa che produce e vende più grappa fra le 3 esistenti in Tibet. Copriamo il 70% del mercato. Produciamo 2000 litri di grappa al giorno, e con la seconda fase del progetto aumenteremo la produzione, così riusciremo anche a esportare. Intendiamo costruire un centro di ricerca per sviluppare altri prodotti a base d'orzo, in modo da dare più lavoro ai locali. La nostra grappa è quella ufficiale dei banchetti della regione, ma abbiamo anche grappa meno pregiata in lattina.
Gabri: Ricordo queste lattine gialle con le scritte in tibetano e in cinese! La grappa in lattina ha un gusto dolce e una gradazione più bassa. Quanto alla lavorazione, i chicchi d'orzo vengono privati della pellicola, cotti al vapore, raffreddati e messi a fermentare per 40-60 ore, segue la pressatura meccanica per separare il liquido dalle scorie, che vengono poi mandate a una filiale della ditta nello Shannan per produrre del mangime di alto livello da offrire ai contadini nell'ambito di un progetto di lotta alla povertà. Quindi nessuna scoria rimane inutilizzata, con un completo riciclaggio. La grappa d'orzo preparata in casa si conserva solo per una settimana, mentre quella industriale per 8-13 mesi.
Guo: Ben ritornati al nostro programma sul Tibet!
Gabri: Tashidele da Gabriella. Ora ci occuperemo di un altro aspetto molto importante della cultura tibetana, la medicina tradizionale, visitando la casa farmaceutica "Qizheng" a Bayizhen, il capoluogo del distretto di Linzhi, nell'est del Tibet, a circa 400 km dal capoluogo Lhasa. Si tratta di un moderno complesso circondato da prati fioriti, accanto ai monti. All'ingresso siamo stati accolti da Bianba Tsering, responsabile dei controlli di qualità, che ci ha presentato con entusiasmo l'attività della casa farmaceutica: La sede di Linzhi di "Qizheng" è stata fondata nel 1996, e nel 2008 è stata quotata in borsa alla GEB (Growth Enterprise Board) di Shenzhen, la seconda impresa del Tibet a quotarsi dopo la casa farmaceutica "Xizang Yiyaoye". Secondo il progetto "Guangcai" del Dipartimento del Fronte Unito, diamo lavoro anche ai disabili: la produzione avviene nel Gannan, a Lanzhou e a Lhasa, lo sviluppo tecnologico nel nostro centro di Lhasa, e gli esperimenti clinici a Beijing.
Gabri: Il farmaco più famoso prodotto da "Qizheng" è il "Xiaotong Tiegao", un cerotto medicato contro i dolori reperibile anche a Beijing; anche l'"Hongjingtian" (Crocus sativus), per la circolazione del sangue, si vende bene. La "Qizheng" di Bayizhen ha 145 addetti, fra cui 50 disabili, ed è un' impresa privata fondata da un imprenditore di etnia Han che ama molto il Tibet. All'ingresso dello stabilimento si notano alcuni dipinti murali che illustrano i principi della medicina tibetana. Al centro troneggia la statua di Yutuo Nyma Yuandenggongbu, il padre della medicina e farmacia tibetana. Yutuo, nato nei pressi di Lhasa nell'8 secolo d.C., introdusse in Tibet la medicina indiana, araba e Han, che integrò formando la prima scuola di medicina tibetana in una grotta a Milin (la valle delle erbe medicinali, con un clima subtropicale), nei pressi dell'attuale Bayizhen, in un terreno offertogli dal re in cui coltivava erbe medicinali. Egli riunì le varie teorie mediche e compilò il "Sibuyidian", il "Classico di medicina in quattro parti".
Guo: In un dipinto murale all'ingresso della "Qizheng" spicca la "mappa degli 8 tesori", simboli sacri del Tibet: la conchiglia, il parasole del re, il parasole sacro, la coppia di pesci (simbolo di armonia e integrazione), la ruota (simbolo della legge di causa-effetto), il nodo della prosperità, il fiore di loto (simbolo della dottrina buddista), e la bottiglia preziosa.
Gabri: Nel dipinto, la conchiglia, che in Tibet si soffia nei monasteri e ha le funzioni di una tromba, è posta in alto, perché la verità deve essere diffusa ovunque, anche con il supporto del governo, quindi sotto si trova il parasole reale.
Guo: Di seguito abbiamo visto una mappa dell'universo tibetana: nell'emisfero sud vive l'uomo, mentre quello nord, lo Shambala, è altro mondo, un'altra dimensione.
Gabri: Da Bianba Tsering abbiamo anche saputo che la medicina tibetana è legata alla teoria dell'universo e del calendario, alle leggi dell'universo (macrocosmo) e dell'uomo (microcosmo), per cui nelle ricette tibetane le sostanze medicinali cambiano secondo le ore della giornata: al mattino l'universo è freddo, e anche il corpo umano, allora si ricorre a medicine di natura calda, a mezzogiorno l'universo e il corpo umano sono caldi, allora si ricorre a medicine di natura fredda; la sera occorre favorire il riposo, quindi si somministrano medicine neutre. Nella medicina tibetana, la diagnosi è sistematica e il malato viene considerato nel suo complesso, non la singola sindrome, un concetto olistico molto moderno.
Guo: Cari amici ora riprendiamo la nostra illustrazione della medicina tibetana, tramite una visita che abbiamo fatto in agosto alla casa farmaceutica "Qizheng", a Baiyizhen, nell'est del Tibet.
Gabri: Per spiegare i principi della medicina tibetana, il direttore della "Qizheng", Bianba Tsering, ci ha illustrato tre tangka, dipinti tradizionali tibetani, contenute nel testo classico di medicina "Sibuyidian": la tangka dell'albero della vita, quella dalla procreazione e quella del sistema nervoso. La prima rappresenta un albero: quando i tre elementi "long" (circolazione), "chiba" (caldo) e "peighen" (freddo) sono equilibrati nel corpo, questo è sano, quando sono squilibrati, il corpo si ammala. La medicina tibetana è conscia che tutte le malattie originano dalla mente. L'ignoranza e i desideri fisici portano a comportamenti insulsi che creano disordine fisico, e in aggiunta ad elementi esterni come il clima e un ambiente sporco, nascono le malattie. I medici tibetani effettuano l'anamnesi esaminando la pelle e l'aspetto esterno del malato, a cui si controlla anche il polso; per la cura, a volte basta una corretta alimentazione, altre volte basta l'aiuto psicologico del parlare con gli amici, per migliorare lo stato d'animo; in altri casi si ricorre a medicine, a bagni e a salassi; i dolori alla cervicale, un male molto comune della civiltà moderna, in Tibet si curano con i massaggi.
Guo: E' straordinario che già nell'8 sec. d.C. i tibetani abbiano capito che il lato psicologico è molto importante nella nascita e nella cura delle malattie!
Gabri: Certo, per esempio Bianba Tsering ha ammesso di avere avuto due volte dei gravi problemi al fegato per il suo amore per la birra e la grappa tibetane, per cui aveva lo stomaco molto gonfio. Si è curato a Beijing con la medicina occidentale, ma senza risultati. Tornato in Tibet, si è curato con la medicina tibetana, e il gonfiore allo stomaco è sparito in 4 giorni. Dopo di che Bianba Tsering ha smesso di bere, e ora gode di una buona salute.
Guo: Adesso passiamo alla seconda tangka medica. Secondo l'illustrazione di Bianba Tsering, già nell'8 secolo d.C. i tibetani avevano una corretta conoscenza della procreazione umana, dimostrata dalla tangka nelle fasi della fecondazione della donna, della gestazione e del parto.
Gabri: Nella tangka compare anche la formazione dell'embrione nell'utero, un concetto scientifico moderno, anche se i tibetani alla nascita di una nuova vita affiancano il concetto religioso della reincarnazione di uno spirito. La maturazione dell'embrione comprende le fasi del pesce, della tartaruga (4 arti), e del maiale (simbolo di ignoranza), che sono simili a quelle di cui parla Darwin nella sua teoria dell'evoluzione naturale.
Guo: E' davvero eccezionale che secoli fa i tibetani abbiano raggiunto le stesse conclusioni di Darwin!
Gabri: Certo! Inoltre il periodo di gestazione dura 38 settimane. Quanto alla terza tangka illustrataci da Bianba Tsering, rappresenta il sistema nervoso, ed è molto avanzata se si tiene conto che risale all'8 secolo d.C.
Guo: Cari amici, come vedete, la medicina tibetana, nata sul "tetto del mondo", comprende delle teorie valide ancora oggi.
Gabri: Il riferimento alla natura psicologica delle malattie va tenuto in particolare considerazione: al termine delle vacanze estive, moderiamo i desideri, e vedrete che tutto cambierà! Questa è l'antica saggezza dell'Oriente!
Guo: Cari amici, con questo saggio invito valido per tutti, termina qui il nostro programma di oggi. A risentirci presto!
Gabri: Non mancate al nostro prossimo appuntamento sul Tibet! Ciao a tutti!