Tibet: visita al Potala e ai monasteri di Sera e Jokang
  2011-09-24 04:42:42  cri

Guo: Cari amici ben ritrovati al nostro appuntamento con il Tibet, che abbiamo visitato di recente. Sono Guocheng.

Gabri: Ciao a tutti anche da Gabriella. Oggi vi porteremo con noi in visita a Lhasa. Cominceremo dal suo simbolo più conosciuto, il Potala, che si erge sul Monte Marpori, a ovest della città vecchia. Cari amici, facendo la fila per salire al Potala, i pellegrini tibetani in costume sono moltissimi: questi vengono da Naqu, a nord di Lhasa, una zona di pascoli e di praterie. Il Tibet conta 6 distretti e una città principale, Lhasa, i cui abitanti portano costumi e parlano dialetti diversi.

Guo: E' vero, una cosa interessante è che i pastori portano i capelli lunghi riuniti in una treccia arrotolata sul capo, e anche dei grossi orecchini di pietre colorate.

Gabri: Lungo la lunga gradinata che porta al Potala, a parte le centinaia di persone in fila, fedeli tibetani e turisti, ho anche visto i fiori di Gesanhua. La nostra guida ci dice che il Gesanghua è il fiore simbolo della città di Lhasa, e nella tradizione tibetana indica purezza e fortuna. Nei rapporti affettivi, esprime l'amore. La nostra guida ha regalato dei Gesanhua alla moglie quando erano fidanzati, e lei è stata molto felice. Sono delle margherite colorate, di media grandezza, che crescono nella zona di Lhasa, per cui sono diventate il fiore simbolo della città. I tibetani amano molto i fiori, per cui i davanzali delle case e i giardini traboccano di gerani, di dalie, di campanelle e naturalmente di Gesanhua!

Gabri: La salita della gradinata del Potala è molto faticosa, eravamo arrivati solo il giorno prima a Lhasa, e il fisico non era ancora abituato. Bisogna avanzare adagio. La nostra guida ci dice che una donna americana di 90 anni, in carrozzella, è stata portata a spalle sul Potala, tale era la sua ammirazione per questo monumento. Al che ho risposto che questa è la mia quinta visita in Tibet, e che per il mio amore per il posto non mi stanco mai di ritornare. E' piovuto molto quest'anno, per cui i monti intorno sono verdi, se piovesse di più spunterebbero degli alberi. Cominciamo l'ultima gradinata, coraggio! Siamo arrivati sulla piazza in alto del Potala, dove un tempo si tenevano le danze sacre in costume per il Losar, ho visto delle vecchie foto del posto, con gente sui tetti a terrazza per vedere le danze.

Gabri: Ora riprendiamo la nostra visita al Potala. In una sala accanto al cortile, siamo stati ricevuti dal capo dell'ufficio di amministrazione del Potala, Qiongda, un tibetano massiccio e cordiale che ci ha spiegato il lavoro di tutela da loro effettuato: Il Potala è diventato Patrimonio Culturale mondiale il 17 dicembre 1994, e da allora la tutela è stata molto seguita dal governo centrale e regionale. La prima fase del restauro è durata dal 1989 al 1994, in questi 5 anni il governo centrale ha stanziato 35 milioni di RMB per il consolidamento dell'edificio; nella seconda fase, dal 1996 al 2006, in 10 anni sono stati stanziati 170 milioni di RMB. Il Potala ha 1300 anni di storia, è stato costruito su un monte nel 7 secolo d.C., quindi le fondamenta devono essere continuamente controllate. Quanto al clima locale, il forte scarto di temperatura fra giorno e notte e le piogge arrecano molti danni. Nella seconda fase del restauro, è stato eliminato il problema delle infiltrazioni di acqua piovana. Abbiamo continui problemi per l'antichità dell'edificio, e continue riparazioni, per cui finora sono stati stanziati in tutto 200 milioni di RMB. Dopo l'apertura nel 2007 della ferrovia Qinghai-Tibet, i visitatori cinesi e stranieri del Potala sono molto aumentati, il che è una sfida per la sua tutela e utilizzo razionale. In luglio, agosto e settembre, la stagione alta del turismo, ogni giorno riceviamo un massimo di 4000 visitatori. Per soddisfare le loro richieste, apriamo alle 8 del mattino fino alle 16,30. Abbiamo più di 300 addetti, fra cui i lama che si occupano delle sale. C'è un tempo ristretto per le visite, tutte guidate, di non più di un'ora, per smistare il flusso. Occorre prenotare i biglietti il giorno prima. I pastori tibetani pagano 1 RMB per il biglietto e i turisti 100 RMB.  

Gabri: Il responsabile del Potala Qiongba ha aggiunto: il turismo è una delle colonne dell'economia del Tibet, quindi accogliamo con piacere i visitatori: tutti infatti vogliono visitare il Potala. Dopo il 1 ottobre abbiamo pochi turisti, quindi invitiamo a venire anche d'inverno, in cui in Tibet il clima è buono. La suddivisione dei turisti è importante non solo per la tutela del Potala, ma anche per gli alberghi e i trasporti, visto che d'estate è difficile anche acquistare i biglietti del treno e dell'aereo. Dopo il suo inserimento nel Patrimonio culturale mondiale, l'interesse nazionale e mondiale per il Potala è aumentato. Quanto al lavoro anti-incendio, abbiamo 40 vigili del fuoco sul posto, per cui dal 1984 non abbiamo più avuto nessun incendio o furto. Infatti nel 1984 una cappella ha preso fuoco per il sistema elettrico antiquato, poi la rete è stata cambiata e in 27 anni non ci sono più stati incendi. Inoltre dal 1985 i fedeli non possono più accendere lampade votive nelle cappelle. Quanto al lato amministrativo, il Potala conta 8 dipartimenti, di cui uno del restauro, con una decina di addetti che controllano ogni giorno le sale e compilano rapporti sulla situazione. Il restauro è effettuato con i materiali e le tecniche di un tempo da artigiani locali e tecnici specializzati, secondo piani approvati dalla regione e dallo Stato. Quanto alla registrazione e classificazione dei più di 10mila reperti del Potala, quella delle 24 sale aperte al pubblico è già terminata. Abbiamo anche un'enorme collezione di sutra, 6-7 mila dei quali sono già stati registrati, ma per l'intero lavoro occorreranno ancora molti anni.

Gabri: Per finire, Qiongda ha detto: Lavoro al Potala dal 1985, ma allora avevamo pochi visitatori e anche poco personale. Nel 1988 è stata creata l'amministrazione, che adesso conta più di 300 addetti. Come un tibetano di Lhasa, sono molto orgoglioso di lavorare alla tutela del Potala; adesso che mi avvicino all'età della pensione, se le condizioni di salute me lo permetteranno e se me lo chiedono, vorrei ancora continuare nell'incarico.

Gabri: Ora contiuiamo la nostra visita al Potala, il cui complesso si suddivide nelle parti bianca e rossa, gli edifici affrescati di bianco erano adibiti all'amministrazione, e quelli rossi agli affari religiosi. La parte rossa ospita i quartieri di abitazione e le cappelle funerarie dei Dalai Lama, queste ultime con degli imponenti stupa dorati, ricoperti di gioielli. Le pareti delle cappelle sono spesso occupate da scaffali stipati di antichi sutra, che in Tibet sono delle pile di fogli, pressate sopra e sotto da due tavole di legno scolpite. I sutra sono scritti a mano con l'inchiostro, oppure sono stampati. Quando l'inchiostro è dorato, si usano dei fogli di carta neri. Il supporto possono anche essere foglie di palma, in questo caso i sutra sono ancora più preziosi. Una bella collezione di sutra su foglie di palma si trova al monastero di Sakya, nel sud del Tibet.

Guo: Le cappelle del Potala contengono migliaia di statue dorate rivestite di broccato colorato. Una cosa interessante è che gli occhi delle divinità sono azzurri. Anche i dipinti murali sono meravigliosi.

Gabri: Adesso ti spiegherò perché gli occhi delle divinità tibetane sono azzurri: sono azzurri anche gli occhi delle statue buddiste ritrovate a Bamiyan, in Afghanistan, molto più antiche, quindi dovrebbe trattarsi di un'influenza esterna. Gli afghani hanno spesso gli occhi azzurro-verdi, mentre i tibetani li hanno di un colore marrone-dorato. Ho fatto questo collegamento dopo aver assistito a una recente conferenza tenuta a Beijing dal prof. Tarzi, un archeologo di origine afghana che dirige i lavori della missione archeologica francese a Bamiyan.

Termina qui la nostra visita al Potala, con la discesa dalla gradinata nord, meno faticosa, da cui si gode la vista dei quartieri nord di Lhasa e delle terre umide Lhalu, un progetto recente su terre prima occupate.

Siamo nel giardino sotto il Potala, dove vedo un cervo maculato che bruca l'erba protetto dalla cerchia delle mura, il cervo è un simbolo del Buddismo, si vedono due cervi intorno alla ruota della legge sui monasteri tibetani.

Gabri: Ora continueremo la nostra visita a Lhasa, capoluogo del Tibet, raggiungendo il monastero di Sera, posto 3 km a nord della città, uno dei tre più importanti di Lhasa, insieme a Drepung e Ganden. Il monastero si trova alla base del monte, gli antichi edifici sono collegati da stradine e gradinate, e, come tutti i monasteri tibetani, è circondato dal circuito rituale percorso dai pellegrini. Dietro il monte si trova la terrazza per le sepolture "del cielo", in cui i resti dei defunti vengono offerti agli avvoltoi. Si tratta della sepoltura più praticata in Tibet.

Guo: Sì, le sepolture sono uno dei lati più particolari della cultura tibetana...

Gabri: Certo, ma adesso iniziamo la nostra visita al monastero di Sera. Dal monaco che ci fa da guida, apprendiamo che il monastero adesso conta più di 500 monaci. E' stato eretto da un discepolo di Zongkepa, il fondatore della setta Gelug, "dei rigorosi", all'inizio del 15° secolo. E' uno dei tre grandi monasteri di Lhasa. Conta 3 istituti, detti in tibetano "jiacang", e la sua maggiore divinità è il Matou Jingang, una forma terrifica di Guangyin, il Bodhisattva della Compassione.

Guo: Anche qui la sala principale è in fase di restauro, per cui il governo centrale ha stanziato 36 milioni di RMB. E anche qui i visitatori sono tantissimi, migliaia al giorno.

Guo: Cari amici, forse vi chiederete chi stia cantando…ebbene, sono delle ragazze tibetane intente a battere con delle mazze il tetto di una sala del monastero di Sera. In Tibet, i tetti degli edifici tradizionali sono di terra, e vengono battuti periodicamente dalle donne per mantenerli compatti...

Gabri: E' una scena molto comune in Tibet quella delle donne che battono con le mazze la superficie piatta delle terrazze sui tetti… L'ho vista parecchie volte nel corso delle mie visite. Ritornando a Sera, nelle sale abbiamo ammirato molti antichi dipinti murali, antiche statue dei Budda del passato, del presente e del futuro, di Guangyin, e tangka del tempo del 5° Dalai Lama. Il centro del culto del monastero è la cappella della divinità principale, il Matou Jingang, dal viso di cavallo, un aspetto terrifico di Guanyin, davanti alla cui statua i fedeli si inchinano con fervore.

Guo: Usciti dalla sala, a metà del pendio del monte abbiamo notato un eremo, dove adesso vivono parecchi eremiti e dove un tempo ha anche meditato il fondatore della setta Gelug, Zongkepa.

Gabri: Cari amici, ora continuiamo la nostra visita al monastero di Sera, a Lhasa. In un cortile, sotto gli alberi, decine di giovani monaci stanno dibattendo temi di logica, nel rito detto in cinese "bianjing": il monaco in piedi fa delle domande e quello seduto risponde. Un dibattito infuocato! Veniamo a sapere che al mattino i giovani monaci vanno a scuola, e nel pomeriggio fanno esercizi di logica fra di loro. Adesso i monaci tibetani non entrano più in monastero da bambini, ma dopo aver finito le medie, ossia i 9 anni dell'istruzione obbligatoria.

Guo: Il dibattito di logica si tiene ogni giorno dalle 3 alle 5 del pomeriggio. I giovani monaci si alzano alle 5 del mattino, poi pregano insieme in cappella e studiano fino a mezzogiorno. Seguono la preghiera, il dibattito di logica e un altro studio serale. Però gli orari differiscono molto a seconda del tipo di studio effettuato. I monaci non mangiano insieme in refettorio, ma cucinano da soli, ognuno per sè.

Gabri: Per completare gli studi essoterici occorrono 24 anni, dopo di che iniziano gli studi tantrici. Il massimo titolo accademico del Buddismo tibetano si chiama "Gexi", e il monaco che ci fa da guida si sta preparando proprio all'esame per ottenerlo! Si chiama Pubutsering, ed è entrato in monastero nel 1993. Da lui veniamo a sapere che sono i maggiori monasteri ad avanzare all'Associazione Buddista i candidati a Gexi, che quest'anno sono 8 e sosterranno l'esame al monastero di Drepung. Naturalmente facciamo i migliori auguri di successo a Pubutsering!

Guo: Cari amici, siamo arrivati all'ultima tappa della nostra visita a Lhasa, il tempio di Jokang, uno dei simboli della città, insieme al Potala.

Gabri: Nel corso della visita, apprendiamo che il Potala è un edificio amministrativo e il Jokang un tempio, eretto ancora prima del Potala. I fedeli tibetani vengono a Lhasa soprattutto per venerare la statua di Sakyamuni che si trova qui, che riproduce le fattezze del Budda a 12 anni di età, e che quindi ha più di 2500 anni.

Guo: Infatti, secondo la leggenda, quando il Budda era in vita, vennero realizzate tre sue statue d'oro che lo raffigurano a 25, 12 e 8 anni di età, che il Budda consacrò, dicendo che chi le avesse viste, è come avesse visto lui in persona. In seguito, per le continue guerre in India, le statue scomparvero.

Gabri: Quelle a 8 e 12 anni adesso si trovano in Tibet: vi sono arrivate al tempo del re Tubo Sontsen Gampo, che nel 7° secolo sposò una principessa cinese che portò in dote la statua del Budda a 12 anni, e una principessa nepalese che portò quella a 8 anni. La statua cinese prima era venerata al monastero di Baimasi, a Luoyang. Il re Songtsen Gampo eresse il tempio Jokang per la principessa nepalese, che quindi guarda a ovest verso il Nepal, e il tempio Ramoche per la cinese, che guarda verso est. In seguito, l'imperatrice cinese Wuzetian volle impadronirsi della statua di Budda a 12 anni, allora i tibetani scambiarono fra loro le statue, nascondendo nella parete di una cappella di Jokang quella del Budda a 12 anni. Il Jokang è stato costruito per la principessa nepalese e ospita la statua di quella cinese, e Ramoche, eretto per la principessa cinese, ospita la statua di Budda a 8 anni della principessa nepalese.

Guo: La statua del Budda bambino del Jokang è straordinaria, è rimasta tale e quale come 2500 anni fa ed è la meta dei fedeli tibetani che la raggiungono da grandi distanze facendo delle genuflessioni complete.

Gabri: Ecco le considerazioni della guida tibetana: Arrivati qui, occorre pregare per degli alti ideali, non per il denaro e per il lato materiale, ma per la pace nel mondo. Occorre pregare per ottenere compassione e sapienza, che sono le condizioni per la pace nel mondo.

Guo: Ora continuiamo la nostra visita al tempio Jokang, uno dei simboli della città di Lhasa. Il Jokang è aperto ai fedeli buddisti dalle 8 del mattino fino alle 14, e al pomeriggio ai turisti. E' un Patrimonio culturale mondiale. I fedeli entrano gratuitamente e i turisti pagano 85 RMB per il biglietto.

Gabri: Cari amici, le pietre del cortile interno al Jokang sono sconnesse per il tempo. Durante il Losar, il capodanno tibetano, qui si tenevano le riunioni di preghiera e gli esami per il titolo di "Gexi", per cui i genitori tibetani adesso portano qui i figli per pregare perché abbiano dei buoni risultati agli esami. Ricordo che anni fa il cortile era circondato da file di lampade votive: adesso che il Jokang è diventato Patrimonio culturale mondiale, le lampade sono sistemate sotto la piazza antistante il tempio.

Guo: Cari amici, ecco di seguito la leggenda della fondazione del Jokang e di Lhasa, secondo l'illustrazione che ci ha fatto la guida davanti a un dipinto murale del tempio: un tempo, la zona di Lhasa era occupata da terre umide, con al centro un lago. La principessa Wencheng, moglie del re Songtsen Gampo, che al tempo risiedeva a Mozhugongka, scoprì che il Tibet ha la forma di una demone e che il lago si trovava sul cuore della demone. Per fissarle gli arti vennero eretti 12 templi, e un altro, l'attuale Jokang, sul cuore. Per trovare il punto esatto per il Jokang, un anello venne gettato nel lago, sul posto emersero una pagoda e un arcobaleno, e qui ora si trova il Jokang, il primo edificio di Lhasa.

Gabri: A portare la terra per colmare il lago fu una capra bianca. In ricordo della capra, il tempio venne chiamato "Rasa", ("ra" capra, "sa" terra), che poi diventò Lhasa. Quindi il tempio Jokang venne eretto ancora prima di Lhasa, ed è assolutamente da visitare.

Guo: Adesso il tempio accoglie 101 monaci.

Gabri: Cari amici, termina qui la nostra visita a tre importanti monumenti della città di Lhasa, in Tibet...

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