Gabri: Cari amici, ben ritrovati, sono Gabriella.
Guo: Visto che siamo ormai in primavera, sia in Cina che in Italia, su richiesta di un nostro ascoltatore oggi vi presenteremo alcune poesie cinesi di epoca Tang riferite a questa stagione.
Gabri: Le poesie di epoca Tang, che va dal 618 al 907 dopo Cristo, rappresentano uno dei massimi della poesia cinese, con dei poeti immortali come Li Bai, Du Fu, Bai Juyi e Li Shangyin. Ma entriamo subito nel nostro tema di oggi, cominciando dalla poesia "Gioia della pioggia in una notte di primavera", di Du Fu (712-770)
La pioggia benefica conosce la stagione
e cade in primavera al tempo dei germogli.
Con il vento penetra furtiva nella notte,
minuta e silenziosa impregna le piante.
Fosche nubi sovrastano il sentiero campestre,
solo sul battello del fiume una luce sfavillante.
All'alba vedremo macchie rosse bagnate,
sono i fiori grevi di pioggia della città di Broccato.
Guo: Questa poesia, composta da versi di cinque caratteri, fu composta da Du Fu nell'anno 761. Secondo le registrazioni storiche, l'anno precedente, ossia nel 760, la Cina era stata colpita da una grave carestia. Con l'arrivo della primavera, questa benefica pioggia fu quindi di grande aiuto alla produzione agricola, dando speranza alla gente affamata. Di qui l'esultanza di Du Fu, a cui stavano a cuore le sorti della popolazione. Perciò la poesia non solo descrive le qualità preziose della pioggia di primavera, ma riflette anche le nobili qualità umane del grande poeta.
Gabri: Du Fu nacque nell'anno 712 a Gongxian, nello Henan, in una famiglia di burocrati, e fu educato secondo la dottrina confuciana, per cui decise fin da giovane di impegnarsi per migliorare l'amministrazione del paese sotto la dinastia Tang. Tuttavia la sua aspirazione non si avverò mai per via della corruzione che regnava a corte. Gli ultimi anni della sua vita li visse a Chengdu, soprannominata la "città di broccato", dove scrisse questa poesia sulla pioggia di primavera, oltre alla celeberrima "Il vento d'autunno ha rovinato la mia capanna di paglia", un'altra prova della dura vita che conduceva al tempo. Le sue poesie coprono temi di guerra, frequenti all'epoca in cui visse, e legati alla vita della gente, il che ne fa uno dei poeti più amati dai cinesi di tutte le epoche.
Guo: Ora passiamo alla seconda poesia sulla primavera, che si intitola "Alba di primavera", di Meng Haoran (689-740).
Il sonno di primavera non conosce l'alba,
ovunque si ode il canto degli uccelli.
La notte ha portato pioggia e vento,
quanti fiori saranno caduti?
Guo: Questa è una delle poesie cinesi più famose in assoluto, che tutti i bambini imparano a scuola.
Gabri: La conosci anche tu?
Guo: Certo! E mi piace molto, perché, anche se semplice, esprime pienamente il risveglio della natura, gli uccelli gioiosi all'alba, il piacere del sonno primaverile, la pioggia del sud della Cina ed i fiori caduti… L'autore, Meng Haoran, conosceva bene la natura, avendo condotto una vita ritirata nella sua terra natale, Xiangfan nell'attuale provincia dello Hubei. Tentò inutilmente di ottenere un posto di funzionario, ma non superò mai gli esami ufficiali, come tanti altri letterati del tempo, quindi visse una quieta vita di campagna, allietata dalla frequentazione di altri poeti, fra cui spicca Wang Wei, anche lui grande amante della natura.
Cari amici, è arrivato il momento di un'altra magnifica poesia di epoca Tang, intitolata "I fiori di pesco del tempio Dalin" (della grande foresta), di Bai Juyi (772-846).
Nel quarto mese, quando i fiori sono al massimo della bellezza,
nel tempio sul monte i fiori di pesco cominciano ad aprirsi.
Purtroppo, quando torna, la primavera è ovunque,
inconsciamente.
Guo: Bai Juyi è uno dei più famosi poeta di epoca Tang. Di stile realista, il suo è un linguaggio semplice, al punto che si dice che leggesse le sue poesie a una donna del popolo per assicurarsi che le capisse. Se il linguaggio era troppo complicato, lo cambiava. Come funzionario imperiale, per un certo periodo fu prefetto di Hangzhou, dove costruì la diga sul Lago dell'Ovest che porta il suo nome.
Gabri: In primavera i fiori e il risveglio della natura sono lo spettacolo migliore, dopo il freddo e il grigio dell'inverno. Ora ascoltiamo una poesia di Du Fu, intitolata "Camminando da solo accanto al fiume alla ricerca di fiori".
I fiori circondano la casa della quarta Huang,
migliaia di fiori appesantiscono i rami.
Le farfalle si rincorrono giocando,
i bei rigogoli cantano felici.
Guo: Cari amici, la giada in Cina è considerata sinonimo di purezza, e quindi spesso paragonata alle fanciulle. Ecco un paragone del genere nella poesia "In lode del salice", di He Zhizhang (659-744).
Giada di smeraldo copre l'albero,
da cui pendono diecimila rami di seta verde.
Chissà chi ha tagliato le foglie sottili,
nel secondo mese, il vento di primavera è come un paio di forbici.
Guo: In questa bella poesia, l'autore parla del salice, un albero che ama l'acqua, quindi molto comune nel sud della Cina, dove questi visse. Shaoxing, la sua città natale, è infatti percorsa da canali, e fu in passato sede di molti incontri di letterati, immortalati fra l'altro nel "Prologo del padiglione delle orchidee", un capolavoro del grande calligrafo Wang Xizhi.
Gabri: He Zhizhang fu un letterato, ma ricoprì anche degli incarichi amministrativi, com'era d'uso nella Cina classica; per un certo periodo si ritirò anche sui monti come eremita taoista, il che rientra perfettamente nella tradizione. Infatti i letterati cinesi ambivano a rispettare i doveri imposti dalla società confuciana, ma aspiravano anche alla libertà predicata dal Taoismo, che potevano praticare in vecchiaia dopo aver lasciato gli incarichi amministrativi.
Guo: Cari amici, continuiamo la nostra carrellata di poesie cinesi sulla primavera con "Primavera a sud del Fiume Azzurro", di Du Mu (803-852).
Per mille li, il canto degli uccelli, rosso e verde si rispecchiano,
nel villaggio sull'acqua, fra i monti, sventolano gli stendardi delle osterie.
Quattrocentoottanta templi delle Dinastie del Sud, quanti padiglioni fra la bruma della pioggia…
Guo: Il poeta Du Mu nacque a Xi'an, nello Shaanxi, e ricoprì vari incarichi di funzionario nel sud della Cina. Fu un grande poeta del tardo periodo della dinastia Tang, ed anche un ottimo calligrafo. Nella poesia, il riferimento alle Dinastie del Sud e al villaggio sull'acqua, sono chiaramente collegati alla sua esperienza nel sud del paese.
Guo: Cari amici, la nostra rassegna di poesie cinesi sulla primavera termina con "Nel villaggio a sud della capitale", di Cui Hu (776?-?).
L'anno scorso, in questo giorno, in mezzo a questa porta
il rosa del suo viso si rifletteva nel rosa dei fiori di pesco.
La persona, chissà dov' è andata,
i fiori di pesco, come sempre, sorridono al vento di primavera.
Guo: Quella che avete appena ascoltato è una poesia famosissima in Cina, ricordata a memoria da moltissimi cinesi. Secondo la leggenda, l'autore, il letterato Cui Hu, dopo aver studiato con impegno tutto il mattino, nel primo pomeriggio uscì di casa per fare una passeggiata. Era primavera, e voleva ammirare i fiori di pesco, che non aveva ancora visto per il troppo studio.
Gabri: Arrivato in una radura fra i monti, Cui Hu ebbe sete, allora si avvicinò ad una capanna immersa in un boschetto di peschi in fiore, bussando alla porta. Pensava che ad aprirgli fosse un anziano, quindi fu molto sorpreso di trovarvi una fanciulla, che gli offrì da bere. Alle pareti della capanna erano appesi dei distici eleganti, opera del padre della giovane, evidentemente un letterato, tuttavia lei non volle dire di più, anche per via della rigorosa morale del tempo che impediva ai giovani di sesso diverso di parlare fra loro da soli. Lasciata la capanna, il letterato ritornò ai suoi studi. L'anno successivo, incapace di dimenticare la fanciulla, ritornò sul posto, ma la capanna era chiusa e il cortile vuoto. Erano rimasti solo i fiori di pesco.
Guo: Cari amici, nella speranza che abbiate apprezzato le nostre poesie cinesi sulla primavera, vi salutiamo e vi auguriamo…buona primavera!
Gabri: Felice primavera a tutti da Gabriella!