Ragazzo negli anni Trenta, sposo negli anni Quaranta, bancario negli anni Cinquanta, in fabbrica negli anni Sessanta-Settanta, pensionato negli anni Ottanta, e ottimista novantenne nel 2010, il signor Yan Zhenyue è testimone di quasi un secolo di storia della Cina. Appartenente ad una famiglia di militari e genero di un principe, ha visto la decadenza della nobiltà mancese intossicata dall'oppio, e di seguito gli eventi della liberazione, la lotta di classe, la riforma della Cina e la sua ascesa nel mondo, mantenendo intatto il suo ottimismo. Il 13 gennaio ha festeggiato il suo novantesimo compleanno, esprimendo così la sua filosofia di vita: Novant'anni di traversie sono passati in un attimo, non ho mai mirato alla fama, con calma, voglio arrivare a 108 anni.
E naturalmente noi glielo auguriamo di tutto cuore!
Alto e dritto come un fuso nonostante i suoi novant'anni, Yan Zhenyue attribuisce la sua salute fisica alla passione giovanile per il calcio, la corsa e la bicicletta, e la sua salute mentale alla capacità di adattamento. Egli ricorda: Alle medie ero un ottimo corridore e ciclista delle squadre della scuola. Andavo in bicicletta da Xizhimen al Palazzo d'Estate in una ventina di minuti, sbaragliando tutti! Dopo la liberazione nel 1949, l'abilità nella bici mi permise anche di raggiungere il centro di Beijing dall'Acciaieria della Capitale dove lavoravo, per visitare mia moglie, e il distretto di Changping, nel nord, dove vivevano altri parenti.
Amante della compagnia, ora che è rimasto vedovo Yen Zhenyue ogni giorno parla al telefono coi pochi colleghi di lavoro rimasti, riceve le visite di amici e parenti, legge "Nanfang Zhoumo", il settimanale più progressista della Cina, e segue alla TV gli eventi cinesi e mondiali, e naturalmente il calcio, la sua grande passione. Orgoglioso della sua indipendenza, vive da solo in un alloggio di due stanze al nono piano di un condominio della zona di Muxidi, con accanto al letto e sul tavolo le foto in bianco e nero della moglie, una donna mancese dagli zigomi alti e dall'aria fiera, sua compagna di vita per ben settant' anni.
Secondo la sua illustrazione: Sono nato a Jiujiang, nel Jiangxi, il 13 gennaio 1920 in una famiglia di militari di etnia Han padrona di fabbriche tessili e di banche, mio nonno fu un aiutante di Yuan Shikai, e mio padre un generale del KMT diplomato in economia militare all'Accademia militare di Baoding.
Nato da una serva di etnia Han concubina del padre vedovo, venne poi affidato alla sua seconda moglie, una nobile mancese di Beijing diplomata alla scuola magistrale, e nel 1927, dopo la rivolta di Nanchang, venne inviato con loro a Beijing, dove è rimasto per tutta la vita. Egli ricorda con un sorriso di non sapere chi fosse la sua vera madre, visto che era amato da entrambe, quindi pensava di averne due.
A Beijing il padre acquistò per loro una residenza di 130 stanze sul lato sud-est del vicolo Huguosi, di fronte all'attuale museo di Mei Lanfang. Il vicolo era lastricato di pietra, e la casa comprendeva un giardino di circa un ettaro, in fondo al quale si trovavano il tempio ancestrale di famiglia e un tempio buddista, da cui la sera i ragazzi per paura si tenevano lontani. Nel tempio buddista, le donne della famiglia posero le statue raccolte nei molti templi abbandonati della città. All'estremità ovest del vicolo si trovava l'osteria Liuchunju, famosa per il suo vino di riso e frequentata sia da popolani che dai nobili della zona.
All'arrivo a Beijing, il ragazzo venne iscritto alla scuola elementare Huangchenggen, presso le mura della Città imperiale. Le medie le fece alla scuola privata Zhicheng, l'attuale scuola n.35, ad ovest di Xidan, dove leggeva le opere di Luxun, già molto famoso, che trovava a Liulichang alle librerie Kaimingshudian e Zhonghuashuju.
Vivace ed attento agli eventi del Paese, quando era capoclasse partecipò alle manifestazioni studentesche contro il KMT del 9 dicembre 1935, in cui la polizia, su ordine di Song Zhiyuan, rispose con gli idranti. Egli ricorda che mentre le porte della città erano chiuse, gli studenti dell'Università Tsinghua, che si trova all'esterno, riuscirono a penetrarvi lo stesso di notte dalla porta sud di Xuanwumen, piuttosto malridotta: una studentessa si infilò in una fessura della porta, allargandola e permettendo agli altri di seguirla. Di seguito gli studenti di tutta la città si unirono ed iniziarono le manifestazioni.
Dopo l'occupazione di Beijing da parte dei giapponesi con l'incidente del ponte Lugouqiao del 7 luglio 1937, Yan Zhenyue studiò finanza bancaria, economia, fisica e chimica sotto il nuovo regime. Egli ricorda: Al tempo la vita era molto dura, la gente mangiava farina di soia e cereali grezzi, e mai carne, frutta e riso, che costavano molto ed erano introvabili.
Dovendo lavorare perchè era il primogenito, non si iscrisse all'università, ma entrò alla Banca Zhongguo Lianhe Zhunbei Yinghang, situata a Dongjiao Minxiang ovest, dove lavorò ai prestiti alle banche fino al '45, poi si trasferì per un certo periodo a Tianjin.
Egli ricorda: Nel '49, tutti speravano nella liberazione e nel PCC, e odiavano Chiang Kai-shek che non si occupava della vita della popolazione, ma solo di combattere i comunisti. Di seguito ho lavorato alla filiale di Beijing della Banca del Popolo fino al 1952, quando mi sono ammalato di tubercolosi. Sottoposto ad un'operazione, per la lunga convalescenza persi il posto, in seguito ho lavorato al ministero dell'Industria e infine all'Acciaieria della capitale, dove sono rimasto fino alla pensione nel 1983. In banca il mio stipendio mensile era alto, corrispondendo al valore di 250 kg di miglio (secondo i prezzi del tempo); all'acciaieria, dove controllavo i rapporti finanziari delle fabbriche, guadagnavo sui 90 RMB al mese, un buon stipendio visto che i prezzi erano bassi.
Ritornando alla sua giovinezza, Yan Zhenyue ci ha parlato di un momento fondamentale, quello delle nozze, che egli in realtà non voleva:
A 19 anni venni obbligato dalla famiglia a sposarmi, secondo la concezione tradizionale, perché avessi subito dei figli. Mio padre aveva già sessant'anni e non poteva più aspettare. Una delle ragazze che mi vennero proposte era addirittura una principessa mancese, Puyaying (19-1-1916/ 11-11-2007), maggiore di me di tre anni, seconda figlia del principe (beile) mancese Zai Run, discendente di Mianyu, quinto figlio dell'imperatore Jiaqing.
La ragazza aveva già molti pretendenti, che arrivavano in auto alla sua residenza di Naizifu, a Dengshikou, ma fumavano oppio, bevevano e giocavano d'azzardo, il che non le andava a genio, abituata com'era al sano attivismo della sua famiglia. Personalmente, ella aveva studiato alla scuola delle monache francesi di Dongdan Ertiao, ed appreso la pittura ad olio da un'insegnante russa a Dongjiao Minxiang, e quella tradizionale cinese a casa, andava in bicicletta e a cavallo, guidava l'automobile, giocava a tennis, ed aveva idee molto aperte sulla situazione femminile. Parlava francese, ma non mancese. Così Yan Zhenyue venne scelto, visto che non aveva nessuno di questi vizi, ed era un bel giovane sano e sportivo di buona famiglia.
Zai Run, il futuro suocero, in gioventù aveva studiato a corte insieme all' imperatore Guangxu, appartenendo alla sua generazione, quindi conosceva il francese e il mancese, la sua lingua madre, in cui aveva studiato matematica e geometria. Era un nobile illuminato che aveva negoziato con Sun Yat-sen le condizioni del passaggio alla Repubblica, permettendo all'imperatore Puyi di rimanere nella Città Proibita. Dopo la morte di Guangxu, nel 1908, venne chiamato "dage" (fratello maggiore), visto che era il maschio più anziano della generazione, il famoso principe Zai Tao era chiamato "qiye" (settimo signore) e Zai Feng, padre di Puyi, "wudi" (quinto fratello). Seguì Puyi a Tianjin nel 1924, quando questi venne espulso dalla Città Proibita dal generale Feng Yuxiang, ma tornò a Beijing quando Puyi salpò con i giapponesi per il nord-est per crearvi un regime fantoccio. Zai Run amava i sigari e la caccia e si faceva cucinare la cacciagione dall'hotel tedesco di Beijing, del cui gestore era amico. Una curiosità: quanto alla concessione italiana di Tianjin, Yan Zhenyue ricorda che i soldati italiani vi giocavano a Sepak Takraw, utilizzando una palla di vimini.
Anche la madre di Yaying era molto aperta. Aveva studiato pittura ad olio con un'insegnante austriaca, e frequentava le mogli degli ambasciatori stranieri, con cui prendeva il tè delle cinque, ma poi contrasse un male alla gola che le impedì di parlare, per cui alla fine scriveva dei messaggi su dei bigliettini, e morì prematuramente, prima del matrimonio della seconda figlia. Un altro particolare interessante è che era rimasta incinta proprio grazie alle cure del medico italiano Rula, che negli anni Venti operava a Beijing. La sua morte costrinse le tre figlie a diventare indipendenti, molto più dei due fratelli. Un particolare interessante: nonostante l'apertura della famiglia, Yaying non lesse mai il capolavoro letterario "Il sogno della camera rossa", scritto da un mancese, proibito sin dall'inizio fra la nobiltà mancese perché parla apertamente dei rapporti affettivi fra i giovani, ma molto diffuso fra gli Han. La giovane quindi leggeva e rileggeva le sue riviste in francese, la lingua straniera che conosceva e amava.
Nei ricordi di Yan Zhenyue, la residenza di Naizifu comprendeva anche una sala per gli esercizi di tiro con l'arco, molto amato dai mancesi, che conteneva archi, frecce ed alabarde ed un'antica corazza. Nel cortile si ergeva il palo per le cornacchie, uccelli sacri per i mancesi. Le stanze erano disseminate di mobili di legno pregiato alti fino al soffitto, alcuni dei quali finirono a casa loro in dote alla moglie. C'era anche un campo da tennis, dove la moglie giocava spesso, finchè fu costretta a smettere per dei problemi cardiaci. Anche il padre Zai Run soffriva di cuore, ma entrambi vissero fino a tarda età. La loro residenza si trova lungo la strada percorsa nel 1922 dal corteo di Wanrong per raggiungere la Città Proibita, dove sarebbe andata sposa all'imperatore Puyi. Visto che secondo lo stile mancese la futura imperatrice doveva arrivare a palazzo prima delle due di notte, il corteo passò a mezzanotte di fronte a Naizifu, e Yaying ricordava di aver visto di nascosto la magnifica scena. Quanto ai ricordi di Puyi come cittadino semplice, Yaying diceva che aveva sempre un'aria da colpevole, e che per strada non riusciva mai a prendere l'autobus, perchè per cortesia lasciava sempre salire prima gli altri.
Un particolare interessante: Zhenyue ricorda di aver visto per la prima volta la futura moglie per caso alla gelateria Guoqiang (Paese forte), situata alla porta sud del mercato Dong'an, a Wangfujing, famosa per i suoi gelati e per la cucina occidentale e molto frequentata la domenica dagli studenti. Una domenica Zhenyue, che si godeva un gelato con gli amici ad uno dei tavoli, vide arrivare in fila una signora, tre belle ragazze, e una governante, scese da un'auto: sapendo che la futura moglie aveva due sorelle, sospettò che si trattasse di loro, che fra l'altro abitavano lì vicino a Dengshikou. Il sospetto venne confermato dal gestore, che chiamò le ragazze "dagege", "ergege," (prima, seconda, "gege" era l' appellativo delle nobili mancesi). Le guardò bene, notò la più bella, che sapeva essere la seconda, a lui riservata, e ne fu molto felice. Di seguito non chiese più di vedere delle foto di lei, come d'abitudine.
Neppure Yaying, che era maggiore di lui di tre anni, intendeva sposarsi, ma visto che era obbligata e Zhenyue corrispondeva alle sue condizioni di onestà, acconsentì. Entrambi erano molto aperti, e la sera delle nozze si dissero l'un l'altro che potevano lasciarsi se non se la sentivano... ma alla fine la coppia rimase insieme fino alla fine.
Le nozze avvennero d'inverno, prima dell'incidente del ponte Lugouqiao (7-7-1937) con cui iniziò la completa invasione della Cina da parte dei giapponesi. I Mancesi in epoca Qing non potevano sposarsi con gli Han, ma al tempo della Repubblica le cose cambiarono, e mi dettero in sposo ad una "gege", ossia una nobile della famiglia imperiale.
Fissate le nozze, il corteo dei doni della famiglia della sposa fu maestoso, con doni che riempirono le loro tre stanze. I mobili erano di palissandro: un lungo tavolo a muro, con un grande orologio, vasi di porcellana, un tavolo quadrato, un enorme armadio scolpito formato da due parti che arrivava fino al soffitto, e dei dipinti. Non mancavano i "ruyi" di giada, oro e porcellana, dono consueto fra nobili e funzionari, di cui traboccava la residenza di Naizifu. Un enorme specchio, ampio 1,5 metri, di legno pregiato intarsiato, arrivò insieme a una bicicletta, che stupì tutti, perchè allora in città ce n'erano poche. Capirono così che la futura sposa sapeva andare in bici, oltre che guidare la macchina e cavalcare. Il corteo era formato da coppie di servitori che portavano i doni, che si alternavano ogni 500 metri nel lungo percorso dall'est all'ovest della città. Il corteo, uno degli ultimi prima dell'arrivo dei giapponesi, fu uno spettacolo per i pechinesi, che si chiedevano chi mai si sposasse.
Secondo la tradizione, la parte maschile offrì un letto di legno scolpito, fatto venire dal sud del Paese, di cui venivano cambiate le tende secondo le stagioni e che era anche dotato di sedili laterali all'ingresso. La coppia, però, vi affiancò subito un sofà, perchè era più comodo!
Il giorno delle nozze, alle 11 del mattino Yan Zhenyue arrivò in auto a casa della futura moglie insieme alla donna che aveva fatto da mediatrice, vestito di una giacca nera di seta e di una toga lunga grigio-blu. Dopo gli inchini al padre, tornò a casa ad aspettare la sposa, che arrivò in una portantina offerta dalla parte maschile, ordinata apposta in un negozio che forniva anche i portatori. Era una grande portantina rossa, senza decorazioni, di stile mancese, sorretta da otto persone in costume nuovo blu, gli stivali, e un cappello rotondo a punta di pelle nera, con davanti una banda di otto tamburi, sette luo, tre gong, e le trombe, e dietro due portantine piccole blu per le mediatrici delle due parti.
La moglie in seguito ricordava che la portantina era molto scomoda, e che i portatori le ripetevano di tenersi forte... Lei indossava un qipao rosso di sua creazione, con in capo una coroncina di perle, e ai piedi delle scarpe bianche coi tacchi alti. Essendo inverno, portava anche una pelliccia bianca di volpe. I riti vennero semplificati in casa perchè c'erano troppi parenti, e quindi troppi inchini da fare. Gli sposi bevvero entrambi del vino, poi si riposarono e cominciò il pranzo. Le feste durarono tre giorni, in cui le famiglie tennero due banchetti, uno a Huixiantang, un ristorante di alto livello sito a Houhai, offerto da lui, e l'altro a Fushoutang, nel vicolo Jinyu, offerto da lei, con molti invitati, fra cui anche degli stranieri, l'italiano Baldi, capo delle poste di Beijing, il cui ufficio si trovava in un edificio dietro il Beijing Hotel; l'anziano medico Rula, amico di famiglia; un inglese, un anziano russo bianco, il militare Horwat, la moglie che insegnava pittura a olio, e un'anziana austriaca.
Il ristorante Huixiantang, ancora esistente, aveva anche un ampio giardino con il palco dell'opera in cui si esibiva spesso il grande Mei Lanfang. Il banchetto comprese zuppa di pinne di pescecane, porchetta arrosto, anatra, dolci, e vino giallo di Shaoxing, tipico delle nozze. Il gestore di Huixiantang era un amico della famiglia Yan, che pagò 12 talleri d'argento per ogni tavolo rotondo da dieci.
Il secondo giorno fecero la foto di famiglia con zii, zie, nipoti, in tutto una cinquantina di persone.
Dopo una settimana, gli sposi tornarono a casa della moglie per le presentazioni ufficiali ai parenti sia vivi che defunti, visto che, secondo il rito, si inchinarono anche agli antenati nei templi ancestrali delle rispettive famiglie. Quindi fecero visita ai parenti, fra cui il padre di Puyi, nella sua residenza a Shishahai. Nel corso dell'incontro, Zai Feng chiese a Zhenyue cosa facesse suo padre, ma non rimasero a pranzo, facendo solo una breve presentazione.
Zhenyue ammette sinceramente che al tempo del matrimonio era ancora uno studente immaturo, e che la moglie gli insegnò l'etichetta da tenere con anziani e parenti, che però non era forzata, ma naturale. Intanto, i due giovani si conobbero meglio, imparando ad apprezzarsi e ad amarsi.
Yaying è deceduta l'11 novembre 2007, dopo una caduta che la costrinse a letto per tre anni, sempre assistita amorevolmente dal marito. Egli ricorda: Siamo stati insieme per settant' anni. Le ho scritto questa dedica funebre: Vissuta senza onore, senza disonore e senza fastidi, riposa in pace in cielo! Era una donna coraggiosa, che riuscì a mantenere buoni rapporti con la mia grande famiglia, una cinquantina di persone, il che non era affatto facile.
Yaying aveva un carattere molto attivo e indipendente. Accanto alla routine quotidiana di giovane nobile, coltivava anche degli interessi del tutto diversi. Zhenyue ricorda che senza che lui lo sapesse, inviò a lungo degli articoli al giornale "Xiaoshibao" (Giornalino della concretezza), con lo pseudonimo di Wang Xiaohong, in cui parlava di problemi legati alla liberazione della donna, come il loro diritto al lavoro stipendiato al di fuori della famiglia, senza dover sempre sottostare a padri e mariti, l'abolizione della fasciatura dei piedi per le donne Han, ecc. Un giorno però il redattore capo del giornale le scrisse, chiedendole un appuntamento per versarle l'importo degli articoli, al che ella smise di scrivere, confessando solo allora al marito la sua attività di scrittrice.
All'inizio degli anni Quaranta, durante l'invasione giapponese, dopo aver letto degli articoli su Yanan pubblicati dal giornale "Yishibao", Yaying andò a parlare allo studioso di Marxismo Yu Guangyuan, membro clandestino del PCC che abitava a Xuanyumenwai, esprimendogli l'intenzione di visitare il posto. Costui trovò positivo che una giovane nobile volesse conoscere la più famosa base rivoluzionaria cinese, e le promise di aiutarla. Anche Zhenyue acconsentì, ma la suocera pose il veto, quindi la giovane alla fine rinunciò.
Anche Zhenyue era progressista, e riceveva a casa molti funzionari di sinistra, mantenendoli e nascondendone addirittura le armi. La moglie lo sosteneva, portando al municipio di Pechino, sotto il KMT, allora situato a Fuyoujie, degli opuscoli sulla politica comunista, infatti per il suo aspetto nobile e l'aria decisa, all'ingresso nessuno osava fermarla!
Dopo la liberazione, Yaying lavorò per un certo periodo all'ospedale Xiehe, fondato da missionari americani, dove utilizzò le sue doti artistiche per disegnare le tavole delle fasi degli interventi chirurgici, utilizzate come materiali didattici per gli studenti di medicina. All'inizio degli anni Cinquanta, al tempo della guerra di Corea, passò all'ospedale Shenlong, a Dongjiao Minxiang, dove venivano curati i soldati dell'EPL feriti in guerra, tuttavia ben presto venne allontanata perchè portava il cognome dell' ex famiglia imperiale. Il marito, che allora lavorava alla Banca del Popolo, le offrì del lavoro nelle assicurazioni, ma lei rifiutò, preferendo fare la casalinga.
Nella sua lunga vita, Yan Zhenyue partecipò anche ad un evento molto importante per la Cina, la cerimonia di fondazione della R.P.C. il 1° ottobre 1949. Egli ricorda che iniziò alle 10 del mattino, e che visto che allora non c'erano ancora le tribune sotto la Porta Tiananmen, egli se ne stette in piedi lì sotto per parecchie ore insieme agli altri esponenti del settore bancario. Dopo la proclamazione della fondazione della RPC da parte di Mao Zedong, iniziò la parata militare (fanteria, cavalleria, mezzi motorizzati, carri armati), seguita dalla sfilata di bambini recanti dei fiori, degli operai, degli studenti e della popolazione.
Per le feste nazionali degli anni successivi, Zhenyue prendeva il treno da Shijingshan, sede dell'acciaieria dove ormai lavorava, fino a Xizhimen (una ventina di km), e di lì raggiungeva a piedi Dongdan, da dove iniziava la parata. Per lui fare a piedi una decina di km non era nulla, era uno sportivo, ma molti operai dell'acciaieria facevano fatica.
Dal canto suo, dopo il 1949, la moglie Yaying, mancese, venne nominata rappresentante delle minoranze, e poi membro della CCPPC per il KMT.
Negli anni della rivoluzione culturale, a differenza di molti altri nobili mancesi, la coppia venne lasciata in pace, a quanto pare per la protezione di Zhou Enlai. Yaying era generosa con tutti, il che la faceva amare. Dal canto suo, all'acciaieria Yan Zhenyue era soprannominato "fu ma" (genero dell'imperatore), ma il suo carattere aperto e simpatico e la sua vita semplice gli crearono molti amici. Inoltre aiutava con degli anticipi dello stipendio gli operai che con due-tre figli non riuscivano ad arrivare alla fine del mese.
Generosità e apertura, amore per le novità e facilità di adattamento, ecco le virtù che possiamo apprendere da Yan Zhenyue, testimone di quasi un secolo di storia della Cina.