Dura Madre
  2009-10-01 15:25:44  cri
Marcello Fois

0.

(quello che il bruco chiama morte…)

- Allora lo mandiamo? – aveva chiesto Costantino. – Vado alle poste e faccio un bel pacchetto, lo faccio da solo, mica devi venirci anche tu, - aveva annunciato proprio quando Dio si stava divertendo col tramonto. – Si diverte col tramonto, - commentò infatti.

Raffaele l'aveva guardato, poi si era girato verso l'ultima striscia d'azzurro porcellanoso del cielo: c'era anche una bava di nubi. Così scosse la testa come per dire che non era poi un gran divertimento.

Costantino succhiò una sigaretta fino a che non sentì il sapore acre del filtro. – Allora? – chiese.

- Non lo so, - prese tempo Raffaele.

- Nessun problema, - si affrettò a rispondere Costantino, - amici come prima. – E lanciò una cicca oltre la ringhiera, giù nella vallata panoramica. – Lo faccio da solo.

- Non è vigliaccheria, - tentò Raffaele. – Forse è meglio aspettare.

Costantino sembrava più assorto che mai a cogliere il momento esatto in cui si sarebbe passati dalla luce al buio. – Certo che è una bella fregatura, - disse coem parlando a se stesso.

Raffaele non si voltò nemmeno. – Una bella fregatura, - ripeté.

Restarono in silenzio ad assaporare le stelle che cominciavano a spuntare e le luci di Oliena che facevano pulsare l'oscurità della vallata.

- È pericoloso, quella è roba delicata, - commentò Raffaele prendendosi da fumare. La fiamma dell'accendino gli illuminò di netto il profilo, mettendo in evidenza la punta traslucida del naso.

- Chi lo sa se è pericoloso, - si limitò a dire Costantino.

- Io lo so, cazzo, non è mica una passeggiata al corso, mio fratello ci ha rimesso la pelle per quella roba!

- Be', ci ha rimesso la pelle perché non ha fatto la cosa giusta, ecco perché. – La voce di Costantino esprimeva un'insistenza piatta, quasi senza nerbo.

- Tu la fai troppo facile, - si lamentò Raffaele.

Costantino sorrise allungando una mano per dare due tiri alla sua sigaretta. – Lo so cosa vuoi dire, ma se non rischi non becchi un accidente, sono stufo di aspettare.

- Aspettare cosa, poi, - si chiese Raffaele porgendogli la sigaretta. – Certo questo fa incazzare.

- Lo vedi che ho ragione?

Anche la magia del paesaggio stava scomparendo come un film visto troppe volte.

- Prima mi dico che bisogna rassegnarsi, poi guardo le cose come stanno: ho già vent'anni, cazzo! Mi piacerebbe pagare una pizza a una ragazza, portarla su una moto come si deve, eh!

- Pagare una pizza...- ripeté Raffaele con un tono che lasciava intendere che non si sarebbe limitato a quello.

- Proprio così, cosa ti credi, che sono un maniaco sessuale come te?

- A volte mi sembra di impazzire, mi sembra proprio che non ce la faccio, - convenne Raffaele.

- C'è sempre questa, - disse Costatino alzando la mano destra.

- Merda, ho una fame che crepo, - disse Raffaele.

Si erano seduti su una panchina coperta di scritte: Efisio di Irgoli bonazzooo!!! Maria G. Figa! Marco è froscio! Gary ti amo!! Rosy 84 è finita. Simone fatti i cazzi tuoi! Giovanna se la fa mettere in culo! Ce l'ho lungo trenta centimetri chiamami al...

- Tu solo mangiare e scopare, - si limitò a dire Costantino leggendo nel listello della panchina tra le sue gambe aperte che Giusy M. 82 amava Max 80.

- Ma quale scopare, - si schermì Raffaele, - per un volta. Se non lo puoi rifare tanto vale non farlo nemmeno una volta, che poi si sta peggio.

- Meglio una che niente, - rifletté Costantino.

- Meglio niente, - insistette Raffaele. Tirava un po' di vento. Ora in quell'oscurità sopra le loro teste mulinavano matasse di nubi. – Non andarci, - implorò. – È un'idea del cazzo, - disse.

- Merda, ho finito le sigarette, credevo di averne un altro pacchetto, - s'innervosì Costantino aprendosi il giubbotto per tastarne la tasca interna. – Sai cos'è che non sopporto? – continuò cercando di leggere a rovescio la scritta rossa stampata sulla sua maglietta.

Raffaele non rispose. Attese.

- Non sopporto che se a uno gli capita di nascere in un posto del genere, poi non riesce nemmeno ad andarsene.

- Magari vado in Germania da mio zio. Ci andiamo insieme, - propose Raffaele. – Anche se le cose stanno andando male anche lì... E poi con mia madre come faccio?

- L'abbiamo detto tante di quelle volte, ma il problema resta sempre, - disse Costantino con aria saggia. – I soldi per il viaggio chi ce li dà?

- Magari ci chiamano per il cantiere.

- E poi?

- E poi si parte... Magari.

- Qualche volta vivi sulle nuvole, - concluse Costantino.

- Che cazzo c'è scritto sulla maglietta? – chiese all'improvviso Raffaele spalancandogli il giubbotto.

Costantino cercò ancora di leggere attaccando il mento allo sterno: - Che cazzo ne so, è di mia sorella.

- Quello che il bruco chiama morte... – prese a compitare Raffaele sul petto dell'amico. Ma il resto della frase era finita sotto la cintola dei jeans.

- Non vuol dire nulla, - concluse Costantino, - robe che compra quella tonta.

Ma Raffaele insisteva perché si sfilasse la maglietta dai calzoni. – Non vuol dire niente perché non si vede la fine, - sentenziò.

Così Costantino si alzò in piedi per sfilare la maglietta. – Dài, - disse tendendola dall'orlo in modo che Raffaele potesse leggere.

- Quello che il bruco chiama morte, gli uomini chiamano farfalla, - lesse Raffaele. – Vedi che qualcosa vuol dire? – constatò con aria soddisfatta.

- Se lo dici tu... – commentò Costantino perplesso.

- Fammela provare, - chiese Raffaele.

- Adesso? – Costantino era sorpreso.

Raffaele alzò le spalle. – Eh, prestamela un giro.

- E poi chi lo dice a mia sorella?

- E cos'è, adesso prendi ordini da tua sorella?

- Che c'entra questo, l'ho messa senza nemmeno chiedergliela.

- Fammela provare, - ripeté Raffaele. – Chi vuoi che ci veda?

Dal viale potevano sembrare due betulle illuminate dalla luna, con quei toraci smilzi di un biancore lattiginoso.

- Bel colore, - disse Raffaele allisciandosi la maglietta sul corpo. Sapeva di deodorante spray per le ascelle e anche di una punta di sudore, ma non era un cattivo odore.

- Tienitela, se ti piace tanto. Te la regalo, - sussurrò Costantino chiudendosi il giubbotto sul petto nudo.

- E tua sorella?

- Chi se ne frega.

- Non fare il matto, - implorò Raffaele.

- Allora se ce la faccio partiamo insieme, - promise Costantino.

Raffaele si sporse quanto bastava per dare uno sguardo di sotto.

Pensò che in quell'angolo di mondo erano possibili magie. Ce n'erano state a milioni. Cose incredibili: bestiame resuscitato dalla mano di un bambino; raccolti strappati alle cavallette con novene e rosari; verruche guarite con giunchi e sale grosso la notte di San Giovanni; uomini dati per morti che si alzavano dal letto e soffiavano sui ceri della loro camera ardente.

Pensò che era arrivato il momento di un'altra magia. Perché quel matto di Costantino li voleva prendere tutti per il culo.

I.

(il posto, il cadavere)

Restava il nome: Sa 'e Marongiu. Che stabiliva, a un tempo, il passato prossimo: un appezzamento appena venduto; il passato remoto: una tanca di oliveti; il presente: un attico e due spazi commerciali al piano terra del palazzo appena costruito; il futuro: benessere di affitti.

- Fanno così, - spiegò Salvatore Corona al commissario Sanuti, - vendono il terreno in cambio di appartamenti.

Il commissario guardò il cadavere. Con quella posizione di cristo in croce, poteva sembrare uno spaventapasseri che fosse stato sradicato dal suolo e buttato a terra.

- L'hanno rivoltato, - constat`o fissando l'infiorescenza marrone a un metro dalla testa del morto e la pozza di sangue marcio e scuro tra l'ascella e il fianco. – Direi che l'hanno colpito alle spalle, poi l'hanno rigirato.

- Troppo sangue per terra e troppo poco sul petto, - corresse il giudice Corona. – Chi gli ha fatto il servizietto non si è preso la briga di rivoltarlo.

Sanuti assentì con convinzione. – Sarà il medico legale a stabilirlo, ma per me tra la morte e lo spostamento del corpo è passata almeno mezz'ora.

Nel frattempo l'attività intorno al cadavere si era fatta febbrile. Un agente, con un rotolo di nastro di quelli che usano gli operai delle autostrade, si fece largo, scusandosi tra il giudice e il commissario. Altri esaminavano il terreno alla ricerca di elementi significativi.

Il fotografo della Scientifica, un tipo corpulento, già sudato alle nove del mattino, faceva scattare la sua macchina puntando l'obiettivo sulle ferite, sulle mani, sul viso dell'uomo abbandonato al suolo. Poi, chiedendo spazio con un gesto da nuotatore, cercava di inquadrare il corpo per intero.

- Marongiu Michele, - disse il commissario Sanuti incespicando sul cognome, e sembrava che più che informare il giudice Corona sul nome del morto stesse invitando quest'ultimo a rialzarsi. – Ha le mani sporche di terra, le unghie spezzate, il viso escoriato, - continuò. – Ha cercato di salvarsi arrampicandosi al costone di roccia, - fece notare evidenziando una striscia di sangue che, come la bava di una gigantesca lumaca, partendo dalla macchia scura qualche metro più in alto, aveva seguito il corpo fino a terra.

Si trovava, infatti, il cadavere, incuneato tra il piano e la parete rocciosa col mento aderente allo sterno.

Ancora sangue si era infilato nelle canalette regolari dello spiazzo straziato dai cingoli delle ruspe. L'area avrebbe presto accolto le fondamenta di un nuovo palazzo.

L'agente, col rotolo di nastro a righe bianche e rosse, servendosi anche di ferri di carpentiere era riuscito a recintare un'area abbastanza ampia.

Quando arrivò il medico legale era passata un'ora buona dalla segnalazione. Osvaldo Pintus si piantò a poca distanza dal corpo con uno sguardo da critico d'arte che si appresti a fare un'expertise. Guardò i fori d'uscita che avevano bucato la giacca sul petto del morto, poi sollevando la testa fissò la macchia slabbrata sulla parete rocciosa per ritornare, seguendo la scia sanguinolenta, al punto di partenza.

- Conosci già il commissario Sanuti? Sostituisce Curreli, - gli chiese Salvatore Corona.

Osvaldo Pintus disse di sì senza voltarsi.

- Mi hanno fatto fare un giro completo tutto ieri, - spiegò il nuovo arrivato.

- Benvenuto, - ironizzò il medico legale. – Chi ben comincia...

Salvatore Corona avanzò alle sue spalle. – Crediamo che abbia tentato di scavalcare il costone...- provò a dire condividendo la responsabilità di quell'ipotesi col commissario Sanuti, che si era mantenuto a qualche metro di distanza senza guardare da nessuna parte.

Osvaldo Pintus agitò la mano destra per farlo tacere. – Niente sangue dalla vita in giù, - disse dopo qualche secondo di silenzio, piegandosi verso il corpo. Proseguì, come parlando solo a se stesso, bisbigliandosi nella mente appunti di lavoro: scarica di pallettoni alla schiena, parrebbe; ergo: aorta recisa, polmoni perforati, seste e settime costole polverizzate, un mare di sangue. Questo si aspettava di trovare Osvaldo Pintus.

Che Michele Marongiu avesse cercato scampo tentando di arrampicarsi alla parete rocciosa, alta al massimo tre metri, non c'erano dubbi. Che il corpo fosse "scivolato" a terra, resistendo al contraccolpo degli ultimi secondi di vita, trovandosi col viso a contatto della roccia quando la forza di gravità se lo riprendeva, era chiaro da una serie di elementi. La scarpa sinistra, rimasta attaccata al piede, era sbrecciata in punta come se il poveretto avesse fatto in ginocchio i trenta e passa chilometri del pellegrinaggio francescano da Nuoro a Lula.

La similitudine fece sorridere Osvaldo Pintus: la sua figlia minore, proprio il giorno prima, aveva annunciato l'intenzione di partecipare a quel pellegrinaggio col suo gruppo d'amici. "Ci andate così, giusto per fare una gita. Giusto per divertirvi! – si ripeteva come se la figlia fosse ancora lì davanti a lui, con quel suo sorriso pieno d'accondiscendenza. – Se non vi interessa la religione perché non andate a fare una scampagnata da qualche altra parte, dico io!", si ripeteva...

Quando Salvatore Corona gli bussò sulla spalla col dito, Osvaldo Pintus non si voltò nemmeno. Era abituato a passare da un pensiero all'altro senza scomporsi. – Guarda la scarpa, - si limitò a indicare cercando di valutare il grado di rigidità del cadavere.

Il sostituto procuratore guardò la scarpa massacrata sulla punta. – Ha tentato di tenersi in piedi, - provò a concludere.

Il medico legale si voltò: - Ha tentato di scavalcare. Non è morto in questa posizione, questo è chiaro.

- Quante ore fa? – chiese il commissario Sanuti.

Osvaldo Pintus si grattò la testa, proprio dove si diradavano i capelli. – Proviamo? – chiese rivolto a Salvatore Corona.

Lui assentì col capo: - Proviamo.

- Io dico che è morto da dieci ore almeno.

Il commissario Sanuti fece un rapido calcolo guardando il suo orologio: erano le dieci meno un quarto del mattino. – Poco prima della mezzanotte, - annunciò al termine del suo conteggio mentale.

Il medico legale strinse le labbra arcuando le sopracciglia: a sentirla espressa così chiaramente, quell'ipotesi, destinata a restare tale fino all'autopsia, sembrava un azzardo. – Più o meno, - smorzò. – La rigidità è in stato piuttosto avanzato. Chi l'ha trovato? – chiese più per cambiare discorso che per reale interesse.

- Volante in ricognizione, - rispose Sanuti.

Salvatore Corona strinse le palpebre, per aiutarsi a mettere a fuoco l'intero spazio intorno a lui senza dover ricorrere agli occhiali. – Chi è quello? – chiese indicando un giovanotto che sedeva, la testa fra le mani, sul sedile posteriore di una volante con lo sportello spalancato.

- Il fratello della vittima, - rispose Sanuti.

《苦地》

(意)马尔切洛·弗伊斯

李婧敬 

 

 

(那个被毛虫叫做死亡的东西……)

 

"咱们把它寄走?"康斯坦丁问道,"我去趟邮局,打个象样的包裹。反正我一个人就行,你就不用去了。"他说这话的时候,恰好是黄昏时分,天空中正上演着变幻莫测的云卷云舒。"这老天爷倒是挺喜欢太阳落山的。"他如此评价。

拉菲莱看了他一眼,随后把目光转向空中那最后一抹亮蓝色:天边还挂着一缕云彩。他摇了摇头,仿佛在说这个过程并没有多大意思。

康斯坦丁用力地吸着一支烟,直到过滤嘴那焦辣辣的滋味在口腔中蔓延开来。"行不行?"他问。

"我不知道。"拉菲莱的语气犹豫不决。

"肯定没问题,"康斯坦丁急切地答道,"跟以前一样,还是哥们。"说着,他把烟蒂甩出栏杆外,看着它掉入深邃的山谷。"我一人干就行。"

"这不是胆小怕事,"拉菲莱劝阻道,"最好还是再等一等。"

康斯坦丁的神情从未像此刻这样专注——他想要抓住天空由亮到黑的那一瞬间。"当然,这是一场完美的骗局。"他自言自语道。

拉菲莱甚至没有转身,只是重复了一遍对方刚才说的话:"一场完美的骗局。"

俩人一言不发,静静地欣赏着那些刚刚出现在夜色中的星星,还有奥莲纳小城里的灯火在幽暗的山谷里摇曳生辉。

"我觉得有危险,那东西很娇气。"拉菲莱说着开始吸烟。从打火机窜出的火苗将他面庞的轮廓照得清清楚楚,尤其是那个亮亮的鼻头。

"谁知道有没有危险。"康斯坦丁没有多说。

"我知道!他妈的,这可不是在大街上散步,我哥为了那东西差点儿搭上性命!"

"他差点儿丧命,是因为他做错了事,不是因为别的。"康斯坦丁的话语里透露出一种苍白的固执,几乎没有任何力度。

"你想得太简单了。"拉菲莱叹了一口气。

康斯坦丁浅浅一笑,抬起手,想吸两口拉菲莱的烟:"我知道你想说什么,但不入虎穴焉得虎子,我已经等得不耐烦了。"

"是啊,而且连等什么都不知道,"拉菲莱说着把烟递了过去,"这事真他妈的难办。"

"看,我说的没错吧?"

就在两人说话的当儿,先前绚烂的晚霞已逐渐消散得无影无踪,如同一卷放映过许多次的老胶片,最终褪色发黄。

"一开始,我对自己说认命算了,后来我才看明白是怎么回事:我都二十了,真他妈的!难道我不想像正常人一样买张匹萨饼,带着女朋友骑摩托兜风么,靠!"

"买张匹萨饼兜风而已?"拉菲莱的语气令人猜测康斯坦丁对女友的举动不止于此。

"没错,就这样!我说你脑子里在想些什么呢,你以为我跟你一样是色魔吗?"

"他妈的有时候我觉得自己都快想疯了,我真的控制不住自己。"拉菲莱坦白道。

"不是还可以用这个吗?"康斯坦丁说着,晃了晃右手。

"该死的,我饿得前胸贴后背。"拉菲莱说。

俩人坐在长凳上,上面写满了各式各样的文字:艾菲西奥·伊格里是王八蛋!!!玛丽亚·G靓妞!玛可是同性恋!加利,我爱你!罗西84完蛋了。西蒙滚一边儿去!乔万娜把手插进屁股里!我有三十公分长,给我打电话,号码……

"你就知道吃饭和泡妞,"康斯坦丁的话嘎然而止。他正在看长凳上位于他两腿之间的那些文字:朱茜·M82爱麦克斯80

"泡什么妞,"拉菲莱连忙辩解道,"只有一次而已。假如不能经常做,还不如一次都不做,不然更难受。"

"做一次总比没做过强。"康斯坦丁反驳道。

"还是一次都不做好,"拉菲莱坚持己见。一缕微风吹过。此时,头顶上原本漆黑的夜空中堆积起了厚厚的云彩。"别去了,"拉菲莱突然冒出来一句,"这主意太他妈糟糕了。"

"我靠!烟没了 。我以为还有一包呢,"康斯坦丁烦躁地解开外套,摸索着里面的口袋,"你知道我最他妈受不了什么吗?"他一边说一边低头倒看着毛衣上那些红色的字样。

拉菲莱闭口不答。

"我最恨一个人倒霉出生在这么一个地方,而且还没办法离开。"

"我没准儿要去德国投奔我叔叔。咱俩一起去吧,"拉菲莱建议道,"虽然说那儿的情况也是越来越不妙……不过我这一走,我妈该怎么办呢?"

"这想法我们说过很多回,可问题一直也没解决,"康斯坦丁一脸理智地问:"去德国的钱,谁给咱们?"

"说不定有人会招咱们去工地干活。"

"然后呢?"

"然后就离开这儿呗……可能吧。"

"有的时候你可真是异想天开。"

"他妈的你那毛衣上到底写的是什么?"拉菲莱一把拉开康斯坦丁的外套,突然问道。

康斯坦丁也在低头盯着毛衣,下巴紧贴在胸口上:"我他妈怎么知道,这是我姐的衣服。"

"那个被毛虫叫做死亡的东西……"拉菲莱看着康斯坦丁的前胸,费力地拼读起来,可后半句却被康斯坦丁的牛仔裤腰带给遮住了。

"莫名其妙,"康斯坦丁说,"只有她才会买这种衣服。"

拉菲莱却不肯罢休,他用力想要把那毛衫从裤腰里拽出来:"你没看完,所以才会觉得莫名其妙。"

康斯坦丁顺势站起身,好让拉菲莱拽出毛衣:"看吧。"他一边说一边拉着毛衣的衣角,让拉菲莱看个清楚。

"那个被毛虫叫做死亡的东西,被人类叫做蝴蝶。"拉菲莱一字一顿地读道,"明白什么意思了吧?"他一脸得意。

"你说什么就是什么吧……"康斯坦丁无奈地评价道。

"让我穿穿。"

"现在?"康斯坦丁没想到拉菲莱会提出这样的要求。

拉菲莱耸了耸肩膀:"是啊,借我穿几天呗。"

"可我姐那儿怎么交代?"

"吓唬谁呢,现如今你还得听你姐指挥?"

"不是,可我本来就是自做主张穿她的衣服的。"

"让我试试!"拉菲莱又说了一遍,"怕她看见怎么的?"

从大路上看过去,月光下的两人就像是两棵白桦树,筋瘦的胸膛上泛着乳白色的光华。

"颜色不错,"拉菲莱边说边整理着刚换上的毛衣。那毛衣的腋窝部位散发出一股香水的味道,其中夹杂着一丁点儿汗气,不过并不让人感到恶心。

"你喜欢就穿着吧,送给你了。"康斯坦丁嘀咕着,拉上外套,遮盖住自己裸露的胸膛。

"那你姐呢?"

"管她呢!"

"你可别犯傻。"拉菲莱警告说。

"就这样,如果我把这事儿干成了,我们就一起离开这里。"康斯坦丁许诺道。

拉菲莱欠了欠身,朝下面看了一眼。

他想在世界的那个角落,是有可能发生 奇迹的。事实上,已经发生过千百万次了,都是些不可思议的事情:从小孩手中苏醒的牲畜;凭《九日经》和《玫瑰经》从蝗虫嘴里抢救出的庄稼;圣约翰之夜用灯心草和粗盐医好的肉瘤;还有在灵堂里忽然从床上坐起吹蜡烛的"死人"。

他想,现在是时候再发生一次新的奇迹了。因为那个疯子康斯坦丁正拿所有人的命运开玩笑。

 

 

 

(现场,尸体)

 

这地方的名字一直没变:马龙吉欧庄园。不久前:这里曾是一块刚刚出售的土地;再以前,是一片橄榄园;现在:一座新楼一楼的两片商业区和顶楼房屋;将来:用于出租。

"他们是这么操作的,"检察官萨尔瓦多·科罗纳向萨努提警长解释道,"他们以楼房作为交换条件出售土地。"

警长看了看尸体。那人的姿势与钉上十字架的耶稣有几分相似,就像一个被拔出农田,扔在地上的稻草人。

"他的身体被人翻动过,"警长说。他的目光紧盯着距死者头部一米远处的棕色血污和那滩蔓延在死者腋下及身体两侧的已经腐臭变色的血迹。"我认为他先是被击中了背部,然后被人翻了过来。"

"地上的血污太多,而胸部的血迹却太少。"检察官科罗纳判断道,"翻尸体的那个人大概没动多少脑子。"

萨努提对科罗纳的意见表示赞同:"最终结果还要等法医鉴定,不过据我判断,死者死亡的时间与尸体被搬动的时间至少相差半个小时。"

与此同时,其他人正在紧张地对发现尸体的现场进行处理。一个警察手持一卷标志带——就是高速公路上用的那种——绕着尸体走了一圈,从检察官与警长之间穿过。其他人则在仔细地勘察现场,寻找有价值的证物。

刑侦摄影师是个大胖子,刚早晨九点,就已经热得大汗淋漓。他把相机镜头对准躺在地上的死者的伤处、手部和脸部。一阵咔嚓之后,他又挥手让现场的其他人后退,以便让出足够的空间拍一张死者全身的照片。

"马龙吉欧·米凯莱,"萨努提警长费劲地拼出了死者的姓。那语气仿佛不是为了告诉科罗纳检察官死者姓甚名谁,倒像是要把死者给叫起来。"他的手上沾有泥土,指甲断裂,脸部有擦伤。这说明他曾想爬上岩壁逃生。"警长说着特地指了指一道血痕,那血痕活像一只巨型蜗牛留下的黏液,从几米高的岩石一直拖延到地上的尸体旁。

事实上,那是一具卡在平地与岩壁交界处的尸体,死者的下巴紧贴在胸骨前。

死者的血甚至还流进了空地上被铲土机履带铲出的沟槽中——那里恰巧是一座即将动工的大楼的地基。

手持红白相间标志带的警察终于用金属工具圈出了一片相对较大的空间。

标志线围好一小时之后,法医才姗姗来迟。奥斯瓦多·平图斯站在尸体旁,用艺术评论家的眼光扫视一圈,开始进行技术分析。他先看了一眼位于死者上衣胸口处的孔洞,随后抬起头盯住岩壁上的血污。最后,顺着血迹的指引,他的目光又回到了出发点。

"你认识萨努提警长吗?由他接替古莱里警长。"科罗纳检察官问道。

平图斯法医说认识,却并没有回头。

"昨天,他们带我转了整整一大圈。"新来的警长说。

"欢迎!"法医的语气略带几分嘲讽,"好的开始可是成功的……"

科罗纳走到法医身后,说:"我们认为他曾经想爬上岩壁……"他之所以使用"我们"一词,是想表明这种推断是他和萨努提警长的共同意见。此刻,警长正站在几米开外的地方,神色茫然。

法医挥了挥右手,示意科罗纳检察官不要说话。停顿几秒之后,他发表意见说:"腰部以下没有血迹。"说着,他弯腰蹲在死者身旁,一边观察,一边自说自话地嘀咕着检验要点:背部中弹——看上去像;导致主动脉切断,双肺穿孔,第六根和第七根肋骨粉碎,大量失血。这就是他要寻找的结论。

一系列迹象表明:米凯莱·马龙吉欧曾经试图通过攀爬这座高约三米的岩壁逃跑——这一点毫无疑问,但由于重力的关系,他却脸蹭着岩壁,重重地"滑"到了地上,在最后几下反弹的过程中彻底丧命。他左脚上的鞋尖已经裂开了口,勉强挂在脚上:看情形,那可怜的家伙就像一个虔诚的方济各修士,从努奥罗一路跪拜了三十多公里到鲁拉朝圣。

看到这幅样子,平图斯法医不禁哑然失笑:就在前一天,他的小女儿宣称要跟一帮朋友去朝圣。"你们去吧,旅旅游,散散心!"他暗自重复着自己当时说的话,似乎此刻女儿还站在面前,而自己的脸上则挂着百分之百赞成的微笑,"不过照我说,假如你们对宗教不感兴趣,干嘛不选个别的地方去远足呢?"他还在重复,沉浸在回忆之中……

当检察官科罗纳用手指轻点平图斯的肩膀时,他连头也没有回。事实上,他早已习惯不动声色地把自己的思绪迅速从别处拉回。"看他的鞋子。"他边说边指,想要估测尸体的僵硬程度。

检察官科罗纳看了看那破损的鞋尖,推断说:"他曾试图站起来。"

平图斯法医转过身来,说:"他曾试图翻越岩壁。很明显,他死亡时并不是这个姿势。"

"他死了有几个小时了?"萨努提警长问。

平图斯法医挠了挠微秃的头顶:"估算一下吗?"他说着转向科罗纳检察官。

科罗纳点点头:"对,估算一下。"

"我认为至少有十个小时了。"

萨努提警长看着手表飞快地计算起来:现在是上午十点差一刻。"也就是说死者死于半夜前不久。"警长说出了自己的推算结果。

法医抿着嘴唇,皱了皱眉头:警长的推断很清晰,这个说法将一直保留到尸检结果出来以前。可他还是感到有些过于卤莽。"差不多吧,"他低声说,"从尸体僵硬程度来看,死亡时间似乎还要更早些。对了,死者是谁发现的?"他问这个,无非是想转移话题而已。

"巡逻车。"萨努提回答说。

科罗纳眨了眨眼皮,试图在不借助眼镜的情况下看清楚周围的环境。"那人是谁?"他指向一个头埋在双手之间的年轻人。那人坐在一辆车的后座上,车窗开着。

"死者的弟弟。"萨努提回答。

 

 Forum  Stampa  Email  Suggerisci
Messaggi
Dossier
• Concorso a premi sul tema "Amo studiare la lingua cinese"
Cari amici, con il continuo crescere della febbre per lo studio della lingua cinese, ora nel mondo coloro che tramite vari canali studiano la nostra lingua superano ormai i 40 milioni, ivi compresi molti italiani. La sezione italiana di RCI sta esplorando nuovi canali per aiutarvi ad apprendere e migliorare il vostro cinese in modo più facile e comodo...
Angolo dei corrispondenti
Foto
Eventi
• 60 anni della Nuova Cina
• Primo convegno letterario italo-cinese
• Amo il cinese
© China Radio International.CRI. All Rights Reserved.
16A Shijingshan Road, Beijing, China. 100040