L'amico di Galileo
  2009-10-01 14:33:35  cri
Isaia Iannaccone

1

Secondo il Tedesco Johann Schreck detto Terrentius, la ragazza nuda distesa davanti a lui era di quelle che si sentono invincibili ed eterne anche in condizioni avverse. Innanzi tutto per la positura del tronco, teso come un bastone di quercia, e per le spalle squadrate in modo poco usuale per una donna. Poi, per i fianchi stretti e il ventre piatto che ruotava attorno all'ombelico perfettamente ovale; i glutei sodi e le gambe lunghe e liscie che si incontravano in un garbato e rado arruffo scuro; il seno piccolo, così fuori moda; e il volto... Come si poteva descrivere tanta bellezza? Schreck la ammirava annegandosi in quegli occhi dal taglio obliquo, neri come il carbone, che lo fissavano severi, in profondità, senza timore; il naso, leggermente schiacciato, si affacciava sulla bocca carnosa, socchiusa a mostrare denti bianchissimi.

La ragazza sembrò aver colto il suo interesse, ma quel leggero fremito che le aveva animato lo zigomo era dovuto solo a una delle tante mosche che le passeggiavano sul corpo. I tratti somatici erano probabilmente quelli di una delle lontane razze orientali di cui si sentiva parlare sempre più spesso. Forse indiana, oppure siamese, o cinese. La carnagione ambrata e la pelle liscia contribuivano a renderla desiderabile. Non doveva avere più di sedici anni e di sicuro faceva parte del piccolo esercito di schiavi ancora presente a Roma. In quel mese di aprile dell'anno di grazia 1611, ne erano stati censiti settecentotrentatre, di cui ottantotto femmine; alcuni erano posseduti da stranieri di passaggio, altri da famiglie romane, altri ancora erano proprietà inalienabile di una decina di ecclesiastici; v'erano poi gli schiavi di Stato che appartenevano alla Camera Apostolica o lavoravano per la Marina Papale. La ragazza, fantasticò Schreck, deve provenire da un palazzo patrizio.

- È ora che inizi, - sospirò. Negli occhi si accese una luce metallica, velata di tristezza.

Aprì un cofanetto di legno, impreziosito da rinforzi in cuoio. Lucidi, v'erano ordinati dentro i suoi strumenti. Scelse con cura un coltello a lama breve, due divaricatori dal manico di legno, un lungo specillo d'argento, una pinza e un uncino. Appena prima di incidere il ventre fu folgorato da un doloroso senso di colpa quasi stesse per commettere una profanazione. Ma durò un attimo, come sempre. Dal taglio netto uscirono dapprima appena poche gocce di sangue nerastro; altre sgorgarono quando pose i divaricatori; poi un fiotto rosso cupo.

Schreck aveva imparato a sezionare i cadaveri quando era studente a Padova. A quei tempi, lì aleggiava ancora l'aria che aveva respirato Andrea Vesalio. "Palpate, sentite con le vostre mani e fidatevi di esse", raccontavano tuonasse ai suoi discepoli; nel 1543 il suo De humani corporis fabrica, illustrato da un allievo di Tiziano, aveva trasformato ossa, muscoli, tendini, scheletri e corpi senza pelle in scienza per gli sperimentalisti. Maestro di Schreck era stato il chirurgo Girolamo Fabrici d'Acquapendente che aveva fatto costruire a Padova il primo teatro anatomico e che vantava tra i suoi studenti William Harvey.

Cosa direbbe William di questo sangue nerastro? Pensò Schreck. Chissà quando potrò andarlo a trovare a Londra.

Avrebbe voluto assistere ai suoi esperimenti sulla circolazione del sangue: Harvey ipotizzava che il cuore fosse una pompa, e per studiarlo apriva il petto ai cani vivi e ne osservava il funzionamento; i galenici dicevano che aveva ucciso in questo modo talmente tanti animali che bisognava meravigliarsi se c'erano ancora cani in circolazione.

Il sudore rendeva attaccaticci i capelli biondi di Schreck, scurendoli; calde gocce cominciavano a colare sul colletto pieghettato di organza bianca. Si asciugò la fronte con la manica del giubbone. Che la ragazza fosse morta a causa di un cedimento del fegato gli era stato chiaro sin da quando Gerardo – il custode dell'Ospedale degli Orfani – gli aveva portato il cadavere; ma non aveva immaginato di trovare due gemelli appena abbozzati in quel ventre ormai freddo. Iddio è spietato con alcuni, gli venne da pensare. Forse, la giovane aveva subito la violenza del suo padrone, e poi era stata abbandonata al proprio destino. O chissà, magari era fuggita con il fardello umano per evitare il peggio. In ogni modo, non era stata fortunata.

Il tempo scorreva lento; nella piccola cella sotterranea il caldo stava diventando insopportabile. Improvviso e furioso, si sentì lo scoppio del temporale. Quasi contemporaneamente entrò Gerardo. Il volto era segnato dalle cicatrici, un occhio coperto da una benda. Sembrava una montagna in movimento.

- È l'ora, eccellenza, - disse a Schreck. – Vado su ad aspettarlo.

Questi annuì senza voltarsi. Le due pietre verdi che aveva al posto degli occhi fissavano le carni martoriate della ragazza e guidavano le mani e gli strumenti.

Strano tipo il dottor Terrentius, ruminò per l'ennesima volta Gerardo, avviandosi verso il tetro cunicolo che portava alla scala. Schioccò la lingua e prese a salire con passo zoppicante. Il custode non era il solo a considerarlo strano. Molti a Roma giudicavano bizzarro e misterioso quel tedesco di trentacinque anni; e da quando frequentava la cerchia del principe Federico Cesi, c'era anche chi lo riteneva pericoloso.

Mentre manovrava con cura la pinza dalle estremità sottili, Schreck cercava di dissipare una schiera di pensieri che gli si affastellavano in capo. Gli ultimi giorni erano stati difficili, e ancora si meravigliava di averla scampata. La recente investitura a cardinale di Scipione Caffarelli, nipote di papa Paolo V – al secolo Camillo Borghese, - e l'entrata annua di centoquarantamila scudi che gli era stata assicurata avevano scatenato Pasquino, e sui muri della città erano apparsi fogli con versi che dicevano: "Dopo i Carafa, i Medici e i Farnese, or si deve arricchir casa Borghese". A quel ritrovamento era seguita una repressione massiccia, e tutti gli stranieri censiti erano stati convocati o trascinati alla sede del Sant'Uffizio per un controllo. Anche lui aveva dovuto subire il mortificante invito ed era riuscito a cavarsela con un contraddittorio serrato, dimostrando che aveva sufficienti mezzi di sostentamento e pur sempre qualche amicizia in alto loco, e soprattutto perché gli inquisitori non avevano prove contro di lui.

- Corrisponde a verità la notizia secondo la quale voi praticate attività che coincidono in modo innegabile con quelle dichiarate eretiche? – gli aveva chiesto un domenicano con un sorriso ambiguo.

- Non ho idea a quali attività vi riferiate, monsignore – aveva risposto Schreck, cercando di capire dove l'altro volesse giungere.

- Ah, negate di essere un ematita? – aveva insistito il domenicano.

Il tedesco aveva fatto un velocissimo ragionamento che era durato il tempo di un respiro, e che gli aveva consigliato la risposta giusta. Lo accusavano di appartenere alla setta degli ematiti, ossia di coloro che si nutrono di carni animali svuotati di sangue; erano stati condannati dal Concilio di Gerusalemme dell'anno 50 che intendeva soprattutto colpire gli eberi; ciò mostrava chiaramente che dietro la sua convocazione v'era già l'intenzione di arrestarlo, giacché difficilmente gli appartenenti alla religione ebraica sfuggivano ai rigori dell'Inquisizione. Bisognava negare, ma rimanendo sul terreno scelto dal domenicano, e controbattere in modo efficace. Lentamente, e con voce stentorea, Schreck si era difeso: - Nel capitolo XVII del Levitico, quello sulle norme per le immolazioni degli animali destinati ai sacrifici, Dio ammonisce: "Qualunque Israelita, o qualsiasi forestiero... che mangi del sangue... Io volterò la mia faccia contro il temerario che ha osato mangiare il sangue, e lo reciderò in mezzo al suo popolo: perché la vita della carne è nel sangue..." Io non sono israelita e non mi attengo a questo comportamento. Sono cristiano e non sono circonciso.

L'inquisitore era rimasto sorpreso dalla risposta perché tutti gli altri cui aveva rivolto quest'accusa l'avevano negata senza argomentare. Contrariato, aveva esclamato nella speranza di far vacillare la sicurezza di Schreck trovandogli falle dottrinali: - Conoscete bene il Levitico, strano per un cristiano essere così addentro alle regole cui aderiscono gli assassini di Cristo, gli ebrei!

- Se è per questo, - era intervenuto prontamente Schreck, - oltre al Mitzvot che impone il consumo di carne di animali dissanguati, conosco anche gli altri seicentododici comandamenti degli israeliti, ma non li seguo.

- Finalmente! Non negate di conoscerli!

- No, monsignore, come non nego di conoscere, oltre all'ebraico, altre cinque lingue in disuso e sette in uso. Ma nego di essere un ematita. Non ho pregiudizi sul sangue. Per me rimane valida l'indicazione di Cristo, trasmessaci con amore da san Giovanni nel VI capitolo del suo Vangelo: "Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo resusciterò l'ultimo giorno; perché il mio corpo è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda." – Aveva fissato dritto negli occhi il domenicano: - Io ricevo il corpo e il sangue di Cristo con l'Eucarestia. Partecipo regolarmente, come voi, a questo sublime atto di cannibalismo.

L'altro aveva reagito barcollando con il capo, come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso, e aveva temuto per un attimo di perdere i sensi. In quel momento, con un rumore secco e improvviso si era spalancata la porta ed era apparso un altro inquisitore, anch'egli domenicano, che sembrava appena risuscitato tanto era pallido. In due passi aveva raggiunto uno scranno posto sotto un crocefisso alto sino al soffitto e si era seduto. Evidentemente era stato fino allora in ascolto. E nel parlare guardava in alto, sopra la testa di Schreck, come se ricevesse ispirazione da un'entità invisibile che galleggiava nell'aria: - Riferiamoci a corpi e a sangue profani, per favore, dottor Terrentius, perché pare che dei primi cagioniate strazio e che del secondo facciate scorrere fiumi. Credete nella risurrezione della carne? – E ancora, di seguito: - Conoscete i dettami del Concilio di Trento? – Non dava tempo di rispondere, e incalzava: - Mi dicono che professate la chirurgia e che avete rapporti epistolari con medici protestanti. È vero? – E poi: - Se un uomo muore in un incidente che gli causa anche l'amputazione del piede, cosa bisogna fare? E se, nel morire, lo stesso uomo si spacca la testa, sì che mezzo cervello cola di fuori, come ci si regola in questo caso?

Il cervello! Esclamò Schreck tra sé e sé, allontanando i ricordi di quell'infernale interrogatorio. Cavò fuori dalla cassetta un seghetto, uno scalpello e un trapano dall'impugnatura d'avorio. Per un tempo interminabile lo stridio della lama sul cranio coprì la lontana eco del temporale. Man mano che procedeva a portare allo scoperto la materia cerebrale in parte grigio-giallognola in parte bianca, i contorni del recente interrogatorio sfumavano per lasciare il posto alla sorpresa.

- Fabrici d'Acquapendente aveva ragione, le ostiola rallentano il flusso del sangue per impedire che le pareti delle vene si rompano, - sussurrò. Si riferiva alle piccole pieghe membranose all'interno di un grosso condotto venoso da cui usciva il fiotto nerastro.

Poi, d'un tratto, con eccitazione: - Nell'osso sfenoide non v'è alcun foro per la discesa del flegma! – Questa volta aveva parlato ad alta voce, come rivolgendosi a un improbabile spettatore. Scostò il lembo di tessuto con un piccolo arpione e sorrise con aria vittoriosa. I galenici supponevano che alla base cranica ci fossero dei forellini, come quelli di una spugna o di un setaccio, attraverso i quali il flegma, l'umore freddo proveniente dal cervello, si sarebbe dovuto riversare nel nasofaringe e nelle cavità nasali. – Ignoranti, non c'è nessun foro sotto la ghiandola pituitaria! – Quasi gridò dall'eccitazione. Preso dalla frenesia, estrasse le sette paia di nervi cranici: - Non sono assolutamente cavi!

Fu in quel momento che Gerardo rientrò nella cella col suo passo dondolante. – Eccellenza, non si vede ancora nessuno.

- Che gli sia successo qualcosa? – borbottò Schreck. Ma scosse subito la testa. – Nella sua posizione nulla può accadergli. – Poi pensò: Forse l'hanno seguito. Anche questa ipotesi gli sembrò inverosimile giacché erano d'accordo che avrebbe lasciato carrozza e cocchiere lontano dall'Ospedale degli Orfani, proprio per accertarsi di non essere pedinato. Rassicurò dunque il custode: - Ritorna su, vedrai che starà per arrivare, il temporale avrà allagato la strada e Dio solo sa che giro avrà dovuto fare.

L'omone fece spallucce e scomparve nuovamente nel buio.

Schreck riprese i suoi strumenti e attaccò il cuore. Chissà come avrà palpitato in vita, gli venne da pensare mentre eseguiva le due incisioni incrociate, deve essere stata una passionale, questa poveretta.

Con delicatezza mise allo scoperto i ventricoli. Voleva constatare ciò che pochi giorni prima gli aveva rivelato Harvey in una lettera: come i pianeti giravano intorno al Sole, dispensatore di calore e di vita, così il sangue aveva la circolazione incentrata sul cuore piuttosto che sul fegato. E secondo Harvey era il cuore a spingere il sangue dal ventricolo destro ai polmoni e al ventricolo sinistro, mentre le valvole gli impedivano di ritornare indietro. – Le valvole vegliano all'entrata del cuore come guardiani dinanzi alle porte, - gli aveva scritto l'amico, - spasmo dopo spasmo, una quantità di sangue segue l'altra.

Ma l'organo inerte della giovane non poté rivelargli nulla. L'insuccesso non arrivò inaspettato.

Bisogna che anch'io mi decida a sventrare animali vivi, così potrò osservare il cuore ancora in movimento fino all'ultima contrazione, rifletté. Animali? E perché non direttamente uomini in carne e ossa, vivi e vegeti? Il pensiero quasi lo fece sorridere. Così faccio la fine di Vesalio.

Accusato di sezionare persone ancora in vita, il chirurgo fiammingo era stato condannato a morte dall'Inquisizione per poi essere graziato dall'imperatore. Ma la voglia di sorridere svanì e l'oppressione che si nascondeva nel suo stomaco cominciò a farsi spazio. Schreck poggiò gli strumenti sul tavolo e si guardò le mani sporche di sangue. Avrebbe voluto essere lontano centomila leghe da lì, sentirsi libero, respirare l'aria fresca anziché la muffa di quel sotterraneo, vivere in un mondo dove i segreti della natura si potevano ricercare perché non facevano paura a nessuno e dove nessuno pretendeva di possederli senza conoscerli. Sospirò profondamente e vide in modo diverso quel corpo smembrato su cui si era accanito: una bella e povera ragazza, ora ridotta a una irriconoscibile massa sanguinolenta, senza più alcuna espressione. Persino gli occhi, che non aveva toccato, erano quasi scomparsi nelle orbite, come a volersi ritirare dinanzi a tanto scempio.

- Mio Dio, cos'ho fatto!

Ma l'imbarazzo durò un solo attimo. Lo conosceva già e sapeva in che modo vincerlo. Con la sensazione di essersi appena ridestato da un lungo sonno, riprese gli strumenti per continuare il lavoro. Doveva farlo, doveva conoscere, doveva imparare. Come diceva il principe Cesi, studiare la natura era un dovere verso l'umanità, e le nuove conoscenze dovevano essere divulgate a tutti e in modo pacifico. Questo solo poteva chiamarsi progresso, e sicuramente Iddio non poteva esservi contrario. Irrigidì i muscoli, respirò a fondo e, certo di confermare la sua ipotesi sulla causa della morte della ragazza, decise di incidere il fegato per vedere una buona volta cosa veramente c'entrasse con il via vai del sangue.

Fu in quel momento che sentì un rumore di ferraglia e il rimbombo dei passi. Gerardò entrò ancora una volta: era corrucciato.

- Eccellenza, ancora nulla. Io torno al portone principale, se qualcuno mi cerca...

- Chi vuoi che ti cerchi?

- Ma, non so.

- I bambini sono rinchiusi e dormono, il direttore viene soltanto al mattino, dunque non vedo la necessità che tu ti muova. Non c'è alcun motivo di preoccuparsi. Torna su, vedrai che arriverà fra poco.

Era la prima volta che Schreck vedeva Gerardo inquieto. Già all'inizio della serata il custode gli aveva detto di avere come un presentimento, ma nella sua semplicità non si era spiegato, né il tedesco era riuscito a cavargli di più.

Pazientemente l'omone si riavviò verso l'alto. A lungo i suoi passi rimbombarono cupamente. Schreck lo seguì con lo sguardo sino a che scomparve dalla sua vista, sentendo montare nel petto un sottile velo di angoscia. L'eco del calpestio non si spense del tutto. Come il suono di un tamburo, rimase nell'aria umida e stantia dei sotterranei, confondendosi nelle orecchie di Schreck con le terribili e temibili frasi dell'inquisitore, fitte dolore per la coscienza. – Attenzione, dottor Terrentius, - gli aveva detto prima di lasciarlo andare, - siete in una situazione di levis suspicio. Anche la plebe sa che il leggero sospetto confina strettamente con l'inesistenza del crimine di eresia. Dunque non vi tratteniamo oltre. Ma se riusciremo a raccogliere testimonianze concrete sulla vostra attività non autorizzata di anatomista, allora voi rientrerete nel caso di vehemens suspicio, e il forte sospetto giustifica il rigoroso esame! – Il cardinale inquisitore aveva poi fatto un cenno al soldato di guardia per ordinare il rilascio dell'interrogato, e aveva concluso: - Purtroppo per voi, non siete povero, né rustico, né ignorante; dunque, quando avremo le prove non vi sarà data la possibilità di confessare la vostra mala credulità come attenuante. La vostra colpa, se provata, potrà essere emendata soltanto con l'abiura... Oppure con il fuoco!

In alto si udì lontano il cigolio dei cardini e subito dopo il tonfo di chiusura di uno sportello. Gerardo aveva aperto lo spioncino per vedere fuori: non v'erano novità. La persona che aspettavano si faceva ancora attendere.

 

《伽利略的朋友》

(意)以撒亚·亚纳科内

曹金刚  

 

1

 

在人称Terrentius的德国人邓玉函(原名Johann Schreck Terrentius是他的拉丁文名字,明末来华的耶稣会教士,与利玛窦,汤若望同属一个时代,为 《崇祯历书》的修订做出了重大贡献 译注)看来,躺在他面前的这个裸体女孩属于那种在任何情况下都会勾人魂魄的女人,首先是她现在的姿势,上身如橡树树枝一样伸展在自己面前,那女人身上少见的方肩膀,接下来就是秀气而狭窄的胯部和平展的下腹线条呈完美椭圆状的肚脐;结实的臀部 ,两条皮肤细滑的长腿交汇之处是稀疏而诱人的绒毛;完全不入时流的小小乳房,还有她的容貌……该如何来形容眼前的秀色呢?邓玉函完全沉醉在那双深黑色的丹凤眼中了,这双眼睛毫无惧色地用冷峻的目光注视着自己;她的鼻梁不算太高,肉感十足的双唇微张,露出洁白的牙齿。

 

女孩好像看出了他对自己的兴趣,但她颧骨上那轻微的颤动实际上来自一只飞起的苍蝇,而女孩的身体上还有不少的苍蝇在散步。从面庞的轮廓来看,她很可能是东方人,如今在这儿可以听到越来越多的人谈论他们,她可能是印度人,或者是泰国人,也可能是中国人。棕色而光滑的皮肤更为其增添了几分姿色,她的年龄应该不超过十六岁,肯定是那批仍然逗留在罗马的奴隶中的一员。根据16114月所做的统计,这批奴隶共有七百三十三人,其中八十八人是女性;他们当中有的属于侨居此地的外国人,有的属于罗马本地人,有的则是十多个教士不可分割的财产;此外还有一部分奴隶属于传教会或者为教皇船队干活。邓玉函幻想道,这女孩一定来自某个贵族的宫殿中。

"该开始了",他叹了口气,女孩忧伤的目光中闪过一道金属白光。

这时邓玉函已经打开了一个套有皮革的精致木箱子,里面摆放着银光闪闪的工具,他仔细地从中挑出了一把短刀,两把带炳的分开器,一根长探针,一把钳子和一个钩子。他刚一动刀切女孩的腹部心中立刻涌起一种痛苦的负罪感,仿佛自己就要亵渎神灵一般,但就像他所一直经历的那样,这种感觉只持续了一瞬间。从清晰的切口中先是滴出少量的黑色液体,用上分开器之后又涌出一些,最后出来的是大量暗红色的血。

邓玉函在帕多瓦当学生的时候学会了解剖尸体,那时还能感受到安德烈·维萨里斯(Andrea Vesalio(又名Andrea Vesalius,近代人体解剖学的鼻祖 译注)呼吸过的空气。"摸摸看,你们用自己的双手感受一下,要相信它们的感觉",当时他这样对自己的学生说;1543年由提香的学生绘制插图的《人体的构造》问世,这部解剖学作品将骨头、肌肉、韧带、骨骼和没有皮肤覆盖的人体变成了一门科学,让从事实验的学生们打开眼界。邓玉函曾从师于外科医生吉罗拉莫·法布里奇(Girolamo Fabrici d'Acquapendente(意大利十六-七世纪著名的外科医生,为近代解剖学、胚胎学、比较解剖学作出了重大贡献译注,此人在帕多瓦建立了第一个解剖学展览厅,他众多的高足中就有威廉·哈维(William Harvey)

 

邓玉函真想亲眼目睹哈维的血液循环实验,这位伦敦人提出的假说就是心脏如同一个泵,为了研究心脏他活生生的剖开许多条狗的胸腔,观察心脏的运行状态;在崇尚古希腊草药医术传统的医生当中有这样一个说法:在伦敦的街道上如果还能看见狗绝对是一件稀罕事儿。

        汗水让邓玉函的金发黏在了一起、颜色变暗,并且一滴滴的落在白色的硬纱卷曲领上。他用袖子擦了擦额头,当孤儿医院的看门人杰拉尔多(Gerardo)把女孩的尸体搬过来的时候,他就明白死者的死因是肝衰竭,但他万万没有想到女孩如今已冰冷的腹中居然还有一对刚刚成形的双胞胎。"上帝对某些人是冷酷无情的",他的脑中闪过了这样的念头。或许这个女孩被自己的主人强奸了,然后又被对方无情地抛弃了。谁知道呢,或许她怀上身孕是为了避免更糟的恶果。无论怎样,她都是一个不幸的人。

时间过得如此缓慢,在这间狭窄的地下室里温度高得越来越难以忍受,突然间一阵雷声随暴风雨而来,杰拉尔多几乎是同时闪身而进,他的脸上布满了伤疤,一只眼睛被绷带蒙着,巨大的身躯如同一座移动的小山。

"时间到了,阁下,"他对邓玉函说,"我上去等他"。

邓玉函点了点头,并没有转过身来,像两粒绿松石般的眼睛紧盯着面前的尸身和手拿工具的双手。

邓玉函医生真是一个奇怪的家伙,杰拉尔多N次琢磨道,一边朝通向楼梯的暗道走去,他咋了咋舌头,开始一瘸一拐地向上爬。看门人并不是唯一一个觉得邓玉函奇怪的人,在罗马有很多人都觉得这个三十五岁的德国人既古怪又神秘,自从他进入费德理科·切西(Federico Cesi) (意大利林琴科学院的创始人-译注)亲王的社交圈之后,有人甚至觉得他是个危险人物。

在摆弄尖细镊子的同时,邓玉函尝试梳理一番头脑中不断涌出的思绪。最近这几日确实很艰难,他甚至都惊讶自己能够脱离困境。最近教皇保罗五世任命自己的侄子西皮奥·内卡法莱里(Scipione Caffarelli)为主教,特别是让他每年有十四万盾的收入,在卡米罗·波尔格西(Camillo Borghese(即教皇保罗五世的本名-译注)当政的年代里引发了一场轩然大波,在罗马城的很多墙壁上都出现了这样的标语:"在卡拉法(Carafa), 麦迪奇(Medici)和法尔内西(Farnese)家族之后(上述家族均出过教皇-译注),现在轮到波尔格西(Borghese)家发财了"。在此之后开始了一场镇压,所有登记在册的外国人都被传唤到教廷进行调查,邓玉函也不例外,他被请到了教廷,经过一场密集审问之后最终得以脱身,他展示出自己拥有维持生计的足够钱财,还认识某些高层人士,当然最重要的是对方没有任何不利于他的证据。

"据传闻您所从事的活动不可否认地属于那些异端活动,这些传闻属实吗?"一个面带暧昧微笑的多名我派教士曾经这样问过他。

"我不明白您指的是哪些活动,大人"邓玉函这样答道,同时揣摩着对方的真实用意。

"噢,您否认自己是艾玛提(ematita)教徒?"多名我教士依然坚持道。

德国人在轻出一口气的瞬间脑子飞快地运转一番,找到了适当的答案。他们指责自己属于犹太教中的艾玛提教徒,这些人在屠宰用于食用的动物时必须将血放尽,在公元50年的耶路撒冷主教大会上就对这些信徒进行了谴责,当时的用意是为了打击犹太人。这样看来邓玉函被召见的原因就是对方有意拘捕自己,因为犹太教徒本身就是宗教裁判所打击的对象。他必须否认对方的指责,但又要在对方的逻辑思路基础上进行有效的回击。邓玉函用宏亮的声音慢慢地反驳道:"在犹太祭祀法典(Levitico)第十七章关于屠宰用于祭祀动物的规定中,上帝警告说,'任何以色列人,或者任何外邦人……只要食用血……我将向背于任何胆敢食用血者,在其同族间将其屠戮:因为肉身之生命存在于血中……'我不是犹太人,并不会遵守这一行为规则。我是基督徒,我没有受过割礼。"

审讯的人听到这个回答有些吃惊,因为其他所有的人只是没有任何反驳地否认而已。他定了定神,试图在邓玉函的言语中找到理论漏洞,动摇对方的信心:"您对犹太祭祀法典颇有研究啊,对于一个基督徒来说居然如此深知犹太人的礼规真是奇怪,别忘了犹太人是杀死基督的凶手!"

"如果是因为这样的话,"邓玉函有备而来地答道,"那我还要承认,除了知道法典要求只食用无血的肉,我还了解以色列人的其他六百一十二条清规戒律,但我并不遵循它们。"

"你终于不否认了解犹太人的这些戒律了!"

"是的,大人,这就如同我不否认自己除了会说希伯来语之外,还熟悉六门已经不通行的语言和七门仍然在使用的语言一样。但是我否认自己是艾玛提教徒,我对于血液没有偏见。对于我来说基督的教诲铭刻在心,圣约翰在其福音书中倾尽其爱为我们传述了这一教诲:'食我肉身饮我血者将获永生,我将在宇宙之末日重现于世;因我的身躯是真正的食粮,我的血液是真正的甘露'"邓玉函直视对方的双目继续说道:"我在做完弥撒之后的圣餐礼上承接基督的肉与血,我跟你们一样按照天主教教规参加这一神圣的食人仪式。"

对方如同被当面抽了一大耳光似的晃晃头,似乎在一瞬间失去了知觉。此时,门咣当一声被突然打开,另一个审问者闪现出来,他也是多米我派教士,脸色苍白,如同刚从坟墓中爬出来一样。他三步并作两步来到高悬至天花板的十字架底下坐了下来,很显然他刚才一直都在听两人的对话。他说话的时候眼睛向邓玉函的头顶上看着,似乎从空气中漂浮着的某样东西那里获取灵感:"邓玉函医生,我们指的是凡人的肉身和血液,您似乎把前者变成了碎片、让后者流成了河。您还相信人类肉体的复活吗?"他又接着说,"您了解特兰托主教大会的细节吗?"没等对方回话他提高了音调又问道:"我听说您进行外科手术,跟新教的医生们保持书信往来,这是真的吗? 如果一个人身遭意外而死亡,如果他的脚被截去,这种情况下该怎么办?如果这个人在死的时候头被打破,一半脑浆都喷了出来,这种情况下又该怎么办?"

脑浆!邓玉函自言自语地叫了起来,思绪从那场地狱般的审问当中飘了出来。他从工具箱里取出了一把小锯子,一个凿子和一个象牙手柄的钻头,接下来锯齿切割头盖骨的声音盖过了远处的雷鸣,不知过了多久尸体的脑组织渐渐地显露出来,在这些一部分呈灰黄色一部分呈白色的东西面前,邓玉函心中的惊讶已经让他忘却了最近的这次审讯。

"吉罗拉莫·法布里奇有道理,血管瓣膜放慢了血流的速度,以防止血管壁破裂,"他自言自语着,他指的是一根大血管内部的小瓣膜,大血管中已经流出大量的黑血。

他突然间激动起来:"蝶骨上没有任何用来流粘液的孔!"这次邓玉函大声喊了出来,如同面前有一个隐形的观众。他用小叉子把脑组织抬起来,脸上露出了胜利的微笑。古希腊的草药医生认为,在颅腔的底部有一些像海绵或者筛子上面的细孔一样的小孔,从脑浆中渗出的冷粘液透过这些进入咽喉或者鼻腔中。"这些无知的家伙们,脑垂体下面一个孔也没有。"他激动地几乎要大叫出来,然后又冲动地抓起七对颅神经束喊道:"它们绝对不是空心的!"

恰恰在这个时候杰拉尔多摇摇晃晃地回到地下室:"阁下,还是看不到任何人。"

"他莫非出了什么事?"邓玉函嘟囔着,但又立刻摇了摇头。"以他的身份地位不会出任何事。"然后他又想道:"或许有人跟踪他。"但邓玉函觉得这种可能性也不大,因为他已经跟对方商量好,正是为了防止被人盯梢,把马车和车夫留在远离孤儿医院的地方。他安慰着守门人说:"你上去吧,他肯定马上就到了,暴雨把道路给淹了,只有上帝知道他需要绕多大的圈子。"

身材魁梧的守门人耸耸肩再次消失在黑暗中。

邓玉函拿起工具开始向尸体的心脏进攻,"谁知道她活着的时候这心脏是怎么跳动的,"在切出两个交叉的刀口之后他暗自想了想,"这个可怜的女孩一定是个充满激情的人。"

他小心翼翼地打开了心室,想验证一下哈维几天前在一封信里透露出来的秘密:就像行星围绕着带来热量和生命的太阳运行一样,血液是围绕心脏而不是肝脏不断循环。哈维认为,是心脏将血液从右心室推动到肺部和左心房,而房室瓣防止血液倒流,"他的朋友这样写道,"血液就是这样一波波地在体内流动。"

但是可怜女孩的尸体无法向他展示上述现象,一种未曾预料的挫败感涌上心头。

"我必须也给活的动物开膛刨腹,这样我才能看到心脏最后的颤动。"他这样想道,"动物?为什么不直接活体解剖人呢?"这样的想法让他几乎笑了出来。"要真这样做我的下场就会跟维萨里斯一样。"

维萨里斯是一位被指责对人进行活体解剖的荷兰外科医生,曾被宗教裁判所判了死刑,但又被荷兰国王赦免。此时邓玉函的笑意突然消失了,取而代之的是隐藏在心中的压抑感。他把刀具放到桌子上,然后看着自己一双沾满血污的手,自己本来应该身处千里之外,自由自在地呼吸外面的新鲜空气,而不是困在这间发霉的地下室里;他本该生活在一个可以研究自然界所有秘密的世界里,因为这些秘密不会让任何人感到害怕,同时在这个世界中无人会在了解这些秘密之前就去占有它们。邓玉函深深地叹了一口气,用另外一种方式来看那具刚才让他忘记一切的躯体,她曾经是一个美丽而又可怜的女孩,如今变成了一堆血肉模糊的东西,甚至那双他不曾碰过的眼睛也缩进了眼眶之中,好像要躲避人间的愚蠢。

"我的上帝啊,我都做了什么!"

但这种尴尬只是一瞬间的事,邓玉函了解这种感觉,也知道如何战胜它。此时他觉得如同大梦初醒一般,再次拿起工具继续工作。他必须这样做,必须去了解、学习。正如切西亲王所说的那样,研究自然是对人类的一种义务,新的知识必须以和平的方式传播给所有的人。只有这样才称得上是进步,上帝肯定不会发对这一点。邓玉函身上的肌肉绷得紧紧的,他深吸了一口气,坚信能够验证自己对女孩死因的判断,决定切开她的肝脏,看看究竟是什么东西随着血液循环进到里面。

 这时他听见了铁栅栏的响动和沉重的脚步声,守门人杰拉尔多再次走进来,这回他的脸上愁云密布。

"阁下,还是没有人,我该回到大门那儿去了,要是有人找我……"

"你觉得谁会找你?"

"嗯……我也不知道。"

"孩子们都被锁在屋里睡觉了,院长只会在上午才来,所以我觉得你不必离开,你也没有理由担心什么。快上去吧,一会儿他肯定会到。"

邓玉函头一次看到杰拉尔多这么心神不定,天刚黑的时候守门人就对自己说有某种预感,但朴实的他又说不清是什么感觉,邓玉函也没有办法让对方再多说些什么。

巨人耐心地开始往上面走去,他的脚步声在通道里阴郁地回荡着。邓玉函目送着他的背影,直到对方消失在视线里,这时他的心头飘起一丝焦虑。看门人的脚步声依稀可辨,如同鼓点一样回荡在地下室潮湿、散发着霉味的空气中,在邓玉函的耳边,又与宗教裁判所调查人员那些气势汹汹的话语混杂在一起。"您可要当心啊, 邓玉函医生,"对方在释放他之前说到,"您现在的处境是轻度嫌疑,连平民百姓都了解这种情况几乎等于异端邪说的罪名不成立,所以我们不会再招待您了;但是如果我们搜集到了您从事非法人体解剖活动的具体证据,您的情况就变成了重度嫌疑,到时候必然会进行严厉审查!"这位对他进行审讯的主教抬手示意卫兵放开他,最后警告道:"遗憾的是,对于您这样一个既不是穷人、也不是乡野莽夫的人来说,一旦我们有了证据,就不会再给您坦白从宽的机会。如果能够证明您有罪,对您的惩罚要么是开除教会职务,要么就是火刑!"

上面传来了门窗合叶的吱扭声,紧接着就是关上小窗口的声音。杰拉尔多刚才打开了一下监视孔,外面还是没有什么变化,他们等的那个人依然没有现身。

 

 

 

 



 

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