Dall'Expo d'istruzione internazionale della Cina agli scambi culturali italo-cinesi
  2011-11-09 00:04:00  cri
 Di pari passo con la rapida crescita dell'interscambio commerciale ed economico negli ultimi anni tra Italia e Cina, anche gli scambi bilaterali nel settore culturale si sono fatti sempre più frequenti. Sappiamo tutti che quest'anno ricorre l'Anno culturale della Cina in Italia, quindi in varie località il pubblico italiano ha già avuto o avrà maggiori opportunità di conoscere da vicino il fascino della cultura di questo grande paese dell'Estremo Oriente.

Ad esempio, giorni fa, si è aperta a Roma la mostra "Il fascino di Beijing", un altro importante evento dell'Anno culturale della Cina e della prima Biennale "La via della seta" nella città eterna. La Biennale è organizzata dal governo italiano e interessa tutti i paesi coperti dalla Via della Seta.

Durante la cerimonia d'inaugurazione, l'ambasciatore cinese in Italia, Ding Wei, ha ricordato che Beijing è una città antica, aperta, innovativa, simpatica e civile. Lo scopo della mostra è presentare il suo fascino, permettendo a molti romani e italiani di conoscere meglio la capitale cinese e la Cina.

Il direttore generale per la valorizzazione del patrimonio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Mario Resca, si è detto felice di vedere i sempre più attivi incontri culturali fra l'Italia e la Cina.

La mostra include quattro sezioni: foto, calligrafia e pittura, abbigliamento e risorse non materiali di Beijing, tutte espressioni della profonda cultura della città.

Al seguito dell'apertura della Cina, oggi è molto facile vedere le sue attività culturali all'estero. Oltre a presentarsi al mondo esterno, i cinesi cercano anche di apprendere le esperienze avanzate straniere, da cui l'importanza fondamentale del settore dell'istruzione. Per il boom economico, molti ragazzi cinesi, soprattutto laureati, puntano lo sguardo sugli atenei stranieri. E' facile da capire questo fenomeno, se conosciamo l'estrema importanza dell'istruzione nella tradizione cinese, e l'effetto della pianificazione delle nascite sulle famiglie cinesi, ossia il figlio unico, a cui i genitori vogliono offrire tutto il meglio, anche nell'istruzione.

Quindi la Fiera internazionale annuale dell'istruzione della Cina costituisce un riferimento indispensabile per valutare le richieste dei cinesi di studio all'estero. Ora vi presenteremo la Fiera, che si tiene per due giorni a Beijing e che poi passerà in altre importanti città della Cina.

Al seguito della crescita economica cinese, la domanda di studiare all'estero dei giovani cinesi si fa sempre maggiore. La mattina del 15 ottobre si è aperta a Beijing, la Fiera internazionale annuale dell'istruzione della Cina, arrivata alla 12ma edizione, che per la sua dimensione e influenza in continua espansione costituisce ormai il riferimento più importante per conoscere i cambiamenti del mercato dell'istruzione internazionale all'interno della Cina. Quest'anno la dimensione storica dell'evento si deve alla partecipazione di oltre 2 mila rappresentanti di più di 500 istituti universitari provenienti da 36 paesi e regioni del mondo, che offrono informazioni sull'istruzione internazionale ai giovani cinesi.

Vale anche la pena ricordare che la maggiore caratteristica della Fiera dell'istruzione è il meccanismo del "paese ospite d'onore", che quest'anno è l'Italia, volto a privilegiare le risorse d'istruzione e gli atenei eccellenti di un singolo paese. La scelta dell'Italia è anche legata all'Anno culturale della Cina in Italia. In merito, il co-direttore del Centro dell'Associazione Uni-Italia, dott. Xing Jianguo, ci ha illustrato le caratteristiche degli stand degli atenei presenti alla Fiera:

"Lo stile dei nostri stand cerca di presentare le caratteristiche dell'Italia, come la moda e il design. Inoltre le autorità italiane prestano grande attenzione alla Fiera. Il sottosegretario del ministero dell'Università e della Ricerca, Giuseppe Pizza, è venuto alla Fiera per tagliare il nastro degli stand italiani. Anche il numero degli istituti d'istruzione presenti ha registrato un record storico, con una quarantina di istituti superiori e di università, molti dei quali lavorano da anni per attirare più studenti cinesi, come il Politecnico di Milano, l'Università di Bologna, l'Università di Moderna e Reggio Emilia, ecc. Solo quest'anno, più di 3 mila giovani cinesi hanno deciso di andare a studiare in Italia. Attraverso questa mostra intendiamo aiutare i genitori e gli studenti a conoscere meglio l'Italia."

Questa è una registrazione effettuata a uno stand delle università italiane. Per capire com'è affollata la sala dell'Italia, basta chiedere al personale italiano che lavora agli stand. La dott.ssa Alessandra Sechi, del Dipartimento Affari Internazionali del Politecnico di Torino, ci ha detto:

"Devo dire che l'affluenza è veramente grande, enorme. Stiamo continuando dalle 9 di questa mattina a rispondere alle domande. Siamo 'country of honour' di quest'anno, quindi l'allestimento è bellissimo, siamo contenti, è perfetto!"

Alla Fiera abbiamo notato che la maggiore preoccupazione dei giovani cinesi circa gli studi in Italia è che la specializzazione scelta offra o meno delle buone possibilità di lavoro. La giovane Zhou, della facoltà di Biologia dell'Università Tsinghua, dopo aver visitato gli stand italiani, ci ha detto:

"Abbiamo fatto un giro, ma non abbiamo ancora deciso in che paese andare. Se gli istituti italiani hanno dei buoni corsi, va bene, anche se prima bisogna frequentare dei corsi di lingua. Le possibilità di lavoro sono la cosa più importante, la lingua non è un problema, è solo una preparazione. Vorrei continuare a studiare biologia."

Tra gli istituti superiori e le università partecipanti alla Fiera dell'istruzione 2011, alcuni hanno già una ricca esperienza nell'attirare studenti cinesi, mentre altri sono presenti per la prima volta. Rispetto agli altri paesi europei, come la Francia e la Germania, le università italiane attirano meno studenti stranieri. Secondo un'indagine effettuata dall'Unesco del 2007, i principali motivi per cui l'Italia ha meno studenti stranieri sono il problema della lingua e la mancanza di servizi nelle scuole, come l'insufficiente offerta di camere nelle case dello studente e la scarsità di borse di studio.

Quindi, per accogliere più studenti cinesi, le università italiane lavorano con impegno per migliorare i loro servizi.

Il direttore del Collegio di Cina dell'Università di Bologna, prof. Roberto Grandi, afferma che anche se le università italiane sono poco conosciute in Cina rispetto a quelle di altri paesi europei, ciò non vuol dire che l'Italia non abbia atenei di primo livello. Inoltre le tasse delle scuole italiane son inferiori, circa 2 mila euro all'anno. L'Università di Bologna presta molta attenzione agli studenti cinesi:

"Siamo ancora l'unica università che ha un'associazione, il Collegio di Cina, il quale aiuta gli studenti cinesi nell'orientamento e anche nell'accoglienza, quindi quando vengono ci sono delle strutture che li aiutano a trovare la residenza..."

Il Politecnico di Torino ha un'esperienza piuttosto lunga nella partecipazione alla Fiera dell'istruzione cinese e nell'accoglienza degli studenti cinesi. Ora sentiamo che tipo di lavoro hanno fatto in merito. La dott.ssa Alessandra Sechi, del Dipartimento Affari internazionali del Politenico di Torino, ci ha detto:

"Per me è la terza volta (che vengo alla Fiera), ma per il Politecnico penso che sia la quarta-quinta. Quindi veniamo qua tutti gli anni, diciamo che a livello internazionale siamo famosi, perché abbiamo una vasta gamma di corsi..."

La Cina è ormai il maggiore paese del mondo per il numero degli studenti all'estero. Fra l'altro, gli universitari cinesi aumentano anche negli atenei italiani. Il 26 ottobre scorso l'Agenzia Ansa ha riportato questa notizia:

"Un' universita' cinese nel cuore di Firenze: sorgera' nell'edificio occupato dal tribunale, che si trasferira' nel palazzo di giustizia in corso di completamento nel quartiere di Novoli. La struttura (distaccamento dell'ateneo della citta' di Ningbo e la prima del suo genere in Italia) e' frutto della missione condotta la scorsa settimana dall' assessore all'educazione Rosa Maria Di Giorgi con il consigliere comunale della Lega Nord Mario Razzanelli, che di Ningbo e' cittadino onorario. Obiettivo principale dell'iniziativa e' stato quello di portare una copia in bronzo della statua di Dante ospitata in piazza Santa Croce, come dono alla metropoli cinese. A dicembre arrivera' a Firenze la prima delegazione, mentre gia' dal prossimo anno si entrerà nel vivo dell'operazione, con due professori e una ventina di studenti che si stabiliranno a Firenze. L'attivazione completa del distaccamento e' prevista, ha spiegato Di Giorgi ''nel giro di due anni''."

Si tratta di un evento che approfondirà gli scambi nell'istruzione e cultura tra Cina e Italia. Ho fra le mani un'altra notizia sugli scambi governativi dei due paesi avvenuta sempre nell'ottobre scorso:

"Si è svolta, nelle giornate di lunedì 17 e martedì 18 ottobre 2011, presso la Camera dei Deputati italiana, la Quarta Riunione della Commissione parlamentare di collaborazione Italia – Cina, la cui parte italiana è presieduta dall'onorevole Lorenzo Cesa e composta dagli onorevoli Antonio Borghesi, Francesco Colucci, Paola Goisis ed altri. Lo comunica la Camera dei Deputati. E' stata espressa da entrambe le parti viva soddisfazione per l'andamento dei lavori della Commissione, che è stata ricevuta dal Vice Presidente della Camera, on. Maurizio Lupi. Si è espresso da entrambe le parti vivo rallegramento per l'intensificazione delle relazioni politiche, economiche e commerciali registrata tra i due paesi in soli due anni.

Per quanto riguarda il settore commerciale ed economico, da gennaio ad agosto 2011, l'interscambio è cresciuto del 25%. L'obiettivo del Piano di azione sottoscritto tra Italia e Cina è quello di raddoppiare entro il 2015 la quota dell'interscambio raggiunta nel 2010, portandolo a 80 miliardi di dollari.

Inoltre, si è ricordata la presenza in Cina di circa 2000 imprese italiane, con un fatturato pari a circa 5 miliardi di euro. Si è manifestata particolare soddisfazione per il livello degli scambi culturali, che hanno raggiunto un momento apicale con le celebrazioni dell'Anno della Cina in Italia. Ragguardevoli sono altresì gli scambi a livello di studenti: infatti, nel 2003 gli studenti cinesi in Italia ammontavano a 300, mentre oggi sono all'incirca 7.300, con la speranza di raddoppiarli in breve tempo. Un ruolo fondamentale al riguardo è stato svolto dal Progetto Marco Polo, per le Università, e dal Progetto Turandot per le scuole di alta formazione artistica e musicale.

La riunione conclude sotto il profilo parlamentare le celebrazioni inerenti allo svolgimento dell'Anno della Cina in Italia, che ha registrato un'ulteriore intensificazione nei rapporti politici, economici e culturali tra i due Paesi. Le parti si sono date quindi appuntamento in Cina nel 2013."

Da quanto abbiamo parlato prima, abbiamo capito che ora c'è un vero e proprio boom di studenti cinesi in Italia. Dal punto di vista delle politiche inerenti, non possiamo dimenticare il progetto Marco Polo e il piano "Turandot".

A partire del 2005, il governo italiano ha lanciato il programma "Marco Polo" per promuovere gli scambi accademici, mentre nel 2009 è stato presentato il piano "Turandot" allo scopo di attirare gli studenti cinesi di disegno, arte e musica a studiare nel paese, in particolare a partire dal 2009, l'aumento del numero degli studenti cinesi è stato del 30%.

Inoltre l'Associazione Uni-Italia, fondata il 30 luglio 2010 dal ministero degli Affari Esteri, dal ministero dell'Università e della Ricerca, e dalla Fondazione Italia-Cina, che ha organizzato la delegazione italiana alla Fiera dell'istruzione della Cina di quest'anno, volta a incrementare qualitativamente e quantitativamente gli studenti cinesi presso le università italiane, costituisce un altro stimolo per la cooperazione d'istruzione bilaterale.

Per capire concretamente quali sono i risultati dei progetti e delle attività suddette sull'aumento del numero degli studenti cinesi in Italia, sentiamo cosa ci ha detto il prof. Roberto Grandi, direttore del Collegio di Cina dell'Università di Bologna:

"Sì, l'aumento direi che continua, quest'anno per esempio, con il 'Marco Polo' erano 126, più 60 quelli fuori 'Marco Polo', quindi 186 nuovi studenti. La cosa interessante è che quelli fuori dal 'Marco Polo', tutti si sono iscritti alla laurea magistrale..."

Circa l'aumento del numero degli studenti cinesi, la dott.ssa Sechi del Politecnico di Torino ci ha detto:

"(Tra gli studenti internazionali) sono la maggior parte, quest'anno abbiamo avuto proprio un grosso boom di studenti. Non mi sento di fare i numeri, perché sono tuttora in arrivo, quindi siamo finendo adesso, però..."

L'aumento degli studenti cinesi in Italia incrementa anche il numero delle università italiane che li ricevono. Il prof. Quirico Micheli, vice delegato per gli affari degli studenti internazionali dell'Università di Sassari, per la prima volta alla Fiera internazionale dell'istruzione della Cina, ci ha spiegato il loro intento:

"Noi abbiamo già alcuni studenti cinesi a Sassari, vogliamo aumentare i rapporti di scambio culturale con questa nazione. Speriamo di riuscire ad attirare tanti studenti cinesi che vogliono studiare nella nostra università..."

Diversamente dalle altre università italiane, l'Università di Trento ha un numero di studenti cinesi molto limitato, solo 35, ma un alto livello di collaborazione con le università cinesi. La prof.ssa Carla Locatelli, pro-rettrice dell'Università di Trento, ci ha illustrato il perché:

"Io direi che adesso ne abbiamo 35, sì, sì non sono molti, perché noi li selezioniamo o master, PHD o postdoctoral. Noi abbiamo cominciato i nostri rapporti con la Cina vent'anni fa. L'università di Trento ha cominciato con l'Università di Tongji..."

Seguendo lo sviluppo della cooperazione nell'istruzione con la parte cinese, l'arrivo degli studenti cinesi a Trento apporta dei graduali cambiamenti alla città. In merito la prof.ssa Locatelli ci ha detto:

"Sì. Sono avvenuti tanti cambiamenti. Una cosa per esempio, noi abbiamo questo centro culturale che si chiama 'Martino Martini'. Come Matteo Ricci, era un prete gesuita, è diventato un referente per l'imperatore. Quindi è stato accolto in Cina. Ha scritto tantissimo, tutta una serie di trattati scientifici, culturali ecc., e quindi c'è questo centro Martini che è un centro culturale, una rivista che si chiama 'Sulla via del Catai' che pubblica articoli sulla Cina contemporanea..."

Guardando da un punto di vista dialettico al boom degli studenti cinesi in Italia, è ovvio che questi ragazzi studiano nelle università italiane, e intanto conoscono bene l'Italia, quindi, una volta tornati in Cina, possono fare da tramite per rafforzare i rapporti tra i due paesi; d'altro canto, gli studenti cinesi possono aumentare la conoscenza degli italiani nei confronti della Cina. Ecco perché prestiamo paricolare attenzione alle novità sulla cooperazione nell'istruzione tra Italia e Cina.

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