A Lai: affinché i lettori capiscano l'espressione degli occhi dei tibetani
  2010-04-30 15:36:10  cri

 

A Lai è nato nel villaggio di Matang, nel distretto di Ma'erkang, una zona tibetana del nord-ovest del Sichuan. Il suo sangue tibetano deriva dalla madre, il padre è di etnia Hui. A Ma'erkang, che fa parte dell'altopiano Sichuan-Tibet, i tibetani vivono da generazioni una vita semi-pastorizia e semi-agricola. Come tutti gli altri bambini di montagna, da piccolo A Lai ha fatto pascolare buoi e pecore a piedi nudi sui pendii erbosi. L'ampiezza e la tranquillità dell'altopiano innevato gli hanno procurato delle particolari sensazioni, e un'intimità congenita con la natura.

A Lai è cresciuto in questo villaggio remoto circondato da una terra primitiva, sotto l'influenza del clan patriarcale e della natura, la cui cultura misteriosa e leggende infinite gli hanno procurato una continua ispirazione creativa.

A Lai ritiene che la più raccomandabile delle sue opere sia "Chenai luoding":

 

"Chenai luoding" descrive una tribù tibetana sotto il sistema dei signorotti locali, dal punto di vista del figlio "scemo" di uno di loro, presentando sotto tutti gli aspetti i cambiamenti storici nell'epoca moderna dell'etnia tibetana. Nel 2000 l'opera ha ottenuto il massimo riconoscimento cinese per il romanzo, il "Premio letterario Mao Dun". Finora A Lai è l'unico vincitore di etnia tibetana, e l'opera è già stata tradotta in 16 lingue e distribuita in tutto il mondo.

Da tempo A Lai intende presentare i cambiamenti storici del Tibet dell' ultimo secolo tramite la narrazione di storia, leggende, momenti di vita, e gioie e dolori dei tibetani. Nelle sue opere, sia nei signorotti locali Kangba che nei cantastorie e in altri personaggi pieni di vita, si possono vedere la generosità e l'ardore dei tibetani, e la loro dolcezza e calore nella vita quotidiana.

Ciò nonostante, A Lai non ritiene che le sue opere possano rappresentare tutto dell' etnia tibetana. Egli osserva: le esigenze spirituali e materiali dei singoli differiscono enormemente, quindi non posso rappresentare gli altri, tuttavia voglio impegnarmi affinché con le mie opere tutti possano avvicinarsi al Tibet e capire l'espressione degli occhi dei tibetani.

A Lai ha una ricca esperienza di vita, visto che ha fatto il contadino, l'operaio alle opere idriche, e l'autista di trattori, quindi sa usare questi complessi macchinari. Dopo il ripristino degli esami nazionali di ammissione all'università, è entrato all'Università di Magistero e dopo la laurea ha insegnato in campagna. Nel 1997, come molti altri giovani che hanno dei sogni, ha lasciato le praterie di Aba dove era vissuto per 30 anni, per Chengdu, capoluogo della provincia del Sichuan, facendo il redattore alla rivista "Mondo della fantascienza". In un decennio, ne è diventato redattore capo e poi direttore, trasformandola in una delle riviste di fantascienza di maggiore tiratura a livello mondiale.

A Lai si definisce sensibile e fiducioso, quindi nel processo di creazione trasferisce involontariamente le sue caratteristiche ai personaggi dei romanzi. Il signorino scemo di "Chenai luoding", Daser di "Monte vuoto" che ama da morire i libri, Jinmei di "Re Gesar"..... vivono tranquillamente in un ambiente poetico, sinceri, calmi, generosi, audaci e responsabili.

Quanto alle conseguenze della letteratura, A Lai ritiene che abbia infinitamente ampliato la sua vita, con delle esperienze diverse da quelle della gente comune.

Anche se ora ricopre l'incarico di presidente dell'Associazione degli scrittori della provincia del Sichuan, per la maggior parte del tempo A Lai continua a visitare le zone tibetane a lui familiari alla guida della sua auto, ritornando spesso al paese natale a far visita ai parenti e compaesani tibetani che vivono laggiù e a vedere i cambiamenti delle zone tibetane. Nel frattempo, continua a scrivere e a raccontare le storie dei tibetani nei vari cambiamenti epocali.

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