Il regista Gao Qunshu e il film "La sentenza di Tokyo"
  2009-08-14 14:22:52  cri

Il film "La sentenza di Tokyo", girato sulla base di un episodio storico, è nelle sale cinematografiche cinesi dal 1° settembre scorso. Per via degli altri e bassi che hanno accompagnato le riprese, la proiezione finale del film e la piena conferma degli esperti nel corso della proiezione sperimentale hanno molto commosso il regista Gao Qunshu. Nell'odierno programma, vi presenteremo questo regista e il suo film "La sentenza di Tokyo".

"La sentenza di Tokyo" presenta il processo della giusta sentenza nei confronti di 28 criminali di guerra giapponesi emessa nel 1946 dal Tribunale militare internazionale per l'Estremo Oriente, composta da 11 paesi. Nel film il giudice cinese Mei Ruao ed i procuratori Xiang Zhejun e Ni Zhengao, sotto la pressione delle grandi potenze, riescono alla fine a far condannare all'impiccagione sette criminali di guerra giapponesi di primo grado. Oltre a questa trama reale, il film ricrea anche il dolore, l'odio, la vendetta e l'incapacità di trattenersi di una comune famiglia giapponese. In modo documentario, il film presenta vivacemente il confronto avvenuto 60 anni fa tra giustizia ed ingiustizia all'interno del Tribunale internazionale per l'Estremo Oriente, in particolare i dettagli del confronto fra procuratori, avvocati e criminali. Gao Qunshu ritiene che il film discuta la guerra e le sue responsabilità, e che la ripresentazione della storia miri ad indurre l'umanità ad opporsi alla guerra e a far tesoro della pace. Fra l'altro, nel corso dei preparativi e delle riprese del film, Gao Qunshu e i suoi colleghi hanno superato una serie di difficoltà inimmaginabili, la maggiore delle quali è stata l'impossibilità di trovare gli atti completi del tribunale. Egli osserva:

"La cosa più difficile è trovare la realtà storica, visto che su quel periodo esistono pochissime registrazioni in Cina, quindi i materiali sono molto limitati. Le nostre ricerche alla Biblioteca Nazionale e nelle biblioteche delle varie parti del paese sono state molto ardue, per cui alla fine abbiamo finito per chiarire la realtà storica nelle biblioteche universitarie. I materiali più obiettivi e di maggior valore per noi e per il film sono però stati alcuni testi provenienti dal Giappone."

Gao Qunshu afferma che nelle riprese del film ha posto al primo posto la realtà e al secondo la spettacolarità. Per dare il senso della realtà, ha scelto il verde scuro come tono di sfondo delle scene, così da rendere lo stress e lo stato d'animo sociale latente sull'evento. Per quanto riguarda la narrazione, è ricorso al forte antagonismo e scontro tipico dei drammi teatrali, procedendo per gradi per raggiungere alla fine il culmine. Il maggior successo del film sta nella creazione di una serie di vivaci personaggi, tra cui 11 procuratori dei vari paesi, e 28 responsabili principali della guerra. L' 85% dei dialoghi è in inglese, il 10% in giapponese e il 5% in cinese, per cui viene considerato un "film straniero" girato da cinesi. Gli attori provengono dall'entroterra cinese, Taiwan, Hong Kong, Usa e Giappone, tra cui molte celebrità. Parlando della direzione di questo cast internazionale, Gao Qunshu ha detto:

"Gli attori sono attori, ed ai miei occhi non esistono le star. Naturalmente l'attore ha due significati: in primo luogo è uno che sa recitare e creare, ed in secondo, sa entrare in nuovi contesti tralasciando le precedenti esperienze e abitudini. Non penso affatto a cosa un attore abbia interpretato in precedenza. Se ripete quello che ha già fatto, a cosa serve il regista? Si tratta di un successo del regista precedente. Come registi, occorre dimostrarsi diversi dagli altri, dicendo agli attori di ricominciare tutto da zero."

Il quarantenne Gao Qunshu ha studiato giornalismo all'università, e dopo parecchi anni di attività nel settore, è affascinato dai documentari. Prima di girare "La sentenza di Tokyo", era ormai uno dei più popolari registi di fiction TV. Per la sua prima opera "Piselli d'oro" ha utilizzato solo attori non professionisti. In seguito il suo "Tredici omicidi", creato sulla base di un caso concreto, racconta la storia di un piccolo criminale e, una volta proiettato, ha battuto il record di audience nella zona di Pechino e quello a livello nazionale per le fiction a basso costo. Il giallo "La conquista" è un capolavoro di Gao Qunshu per la fotografia raffinata e il ritmo accattivante, il che ne ha fatto un modello del settore in Cina. Le fiction di Gao Qunshu sono molto ambite dai produttori, tuttavia mentre girava "La sentenza di Tokyo", per il ritiro di uno sponsor, ha incontrato grosse difficoltà di finanziamenti, che l'hanno costretto a ipotecare i diritti d'autore della prossima fiction, raccogliendo 5 milioni di yuan per terminare le riprese. Parlando delle differenze tra il cinema e le fiction TV, Gao Qunshu osserva:

"Penso che la maggiore differenza sia che le fiction sono molto più difficili da girare rispetto ai film. Un regista non si può definire bravo perchè ha realizzato un buon film, ma solo se ha girato un' ottima fiction TV. Questo perché le condizioni per girare fiction sono molto scadenti quanto a finanziamenti e ciclo di produzione, mentre per il cinema ci sono sia soldi che tempo. Una fiction TV conta circa 20 puntate, mentre un film corrisponde al massimo a 3 puntate, inoltre hai davanti gli spettatori, che a casa, se non soddisfatti, cambiano subito canale. Ritengo che in Cina sia molto più difficile girare bene una fiction TV che un film."

Come regista, Gao Qunshu preferisce temi con forti antagonismi e pregni di senso della vita. Egli afferma di fare il regista con uno spirito da dilettante, mentre l'esperienza e il godimento della vita sono la sua vera professione, esprimendo nel tempo libero le sue sensazioni attraverso le fiction TV.

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