Se si riprendono in esame gli importanti avvenimenti accaduti quest'anno in tutto il mondo, non si può non parlare della crisi del debito europeo. Sin dall'inizio del 2011, il rating del credito sovrano di molti paesi della Zona euro è stato di frequente declassato, la velocità della crescita economica è rallentata in modo evidente, il tasso di disoccupazione è stato molto alto e il governo di diversi paesi è cambiato. Con la crisi del debito europeo, gli europei si sono resi conto di quanto sia urgente una riforma del sistema e di quanto essa eserciterà una profonda influenza sull'economia e la società europea.
Sin da quando, alla fine del 2009, il rating del credito sovrano greco è stato declassato, la crisi del debito della Grecia e degli altri paesi europei si è aggravata sempre più. Per evitare il diffondersi di tale situazione anche in altri paesi, l'Ue e il FMI hanno creato il Fondo europeo di Stabilità Finanziaria. Tale fondo non sarà però ovviamente abbastanza efficace per risolvere il problema del debito dei paesi colpiti più gravemente dalla crisi e, come illustrato da Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari economici e monetari, esso rappresenta solo un espediente.
"Dobbiamo risolvere la crisi in due fasi: nella prima svolgere i lavori più urgenti per attenuare la crisi, e nella seconda ricostruire, entro un periodo di medio e lungo termine, il modello economico dell'Ue e della Zona euro. Dobbiamo elaborare la roadmap di una riforma economica a medio e lungo termine. L'esperienza dimostra che abbiamo bisogno di una politica fiscale ancor più scrupolosa e di un'alleanza politica ancor più solidale. Soltanto così la nostra alleanza monetaria potrà essere più efficace."
Le agenzie di rating internazionale e il mercato non sembrano essere così pazienti. I leader dei vari paesi europei si sono accorti che la crisi del debito europeo rispecchia i profondi problemi del sistema della zona euro. Con l'approvazione del Fondo europeo di stabilità finanziaria, i governi di tutti i paesi maggiormente coinvolti nella crisi del debito sono stati costretti a varare un piano di austerità finanziaria. A questo proposito, Liu Mingli, responsabile del progetto economico del Dipartimento europeo dell'Istituto cinese di Ricerca delle relazioni internazionali contemporanee, ritiene che sullo sfondo del rallentamento della crescita economica, il sistema di alta previdenza sociale non possa più proseguire.
"L'uscita dalla crisi del debito richiede una serie di regolamenti sistematici, per il cui completamento ci vorrà tempo. Gli europei devono pagare un alto prezzo per questo, ad esempio devono essere riformati il sistema di previdenza sociale e quello pensionistico; gli europei devono essere più diligenti e lavorare con impegno così da poter ripagare il debito nazionale."
La riforma del sistema di previdenza sociale e del sistema pensionistico ha avuto un forte impatto diretto sulla vita della popolazione europea. Le manifestazioni di protesta sono prima scoppiate in Grecia, in Portogallo, in Irlanda, ovvero i primi paesi che hanno applicato la politica di austerità, e successivamente, con il varo di tale politica, anche in Gran Bretagna, in Germania e in Francia. A dicembre i leader dell'Ue hanno convocato il settimo Vertice di quest'anno, discutendo per la prima volta in modo esaustivo e profondo sui problemi portati dalla riforma del sistema finanziario.
In merito al "dilemma" dei vari paesi dell'Ue, Xing Hua, ricercatore dell'Istituto cinese per la ricerca dei problemi internazionali, ritiene che il processo di integrazione europea non sarà mai facile.
"Per ogni passo del processo d' integrazione europea si nutrono tante aspettative, ma date le divergenze tra le varie parti, l'accordo finale è sempre un risultato di compromesso. Per far sì che l'integrazione europea possa essere riconosciuta dalla maggior parte dei paesi, il risultato finale raggiunto è stato di gran lunga ridotto rispetto all'idea iniziale."