Il 9 agosto la Federal Reserve (Fed) ha annunciato che a medio termine, almeno fino al 2013, manterrà i tassi d'interesse dei fondi federali al livello più basso della sua storia, ovvero tra zero e lo 0.25%. Alla vigilia del downgrade del debito sovrano degli Usa e della grave vendita globale dei titoli, la decisione dalla riunione di routine della Federal Reserve mostra la mancanza di ottimismo rispetto alla ripresa economica da parte della Banca Centrale statunitense e indica, al tempo stesso, che la politica monetaria rilassata degli Stati Uniti continuerà ad essere applicata.
Lo stesso giorno, dopo la riunione di routine per le decisioni di politica monetaria, la Fed ha reso noto che la velocità della ripresa economica degli Stati Uniti è evidentemente inferiore rispetto alle previsioni della Fed, la situazione del mercato del lavoro negli ultimi mesi appare peggiorata, il desiderio di consumo della popolazione si è indebolito e il settore immobiliare continua ad essere in crisi. La Fed ha detto che nei prossimi trimestri la velocità della crescita economica statunitense sarà più lenta di quanto previsto e che prevede che anche il calo del tasso di disoccupazione non potrà che diminuire lentamente e che l'inflazione americana continuerà a mantenersi stabile.
Considerando il basso utilizzo della capacità produttiva e la lieve pressione esercitata dall'inflazione nel medio termine, la Fed ha annunciato che a medio termine, almeno fino al 2013, manterrà i tassi d'interesse dei fondi federali al livello più basso della sua storia, ovvero tra zero e lo 0.25%. Questa è la prima volta, da oltre un anno, che la Fed rende così esplicito il limite di tempo entro cui sarà mantenuto un tasso d'interesse basso. Precedentemente, nella riunione sul tasso di interesse, la Fed aveva ripetuto che avrebbe esteso la politica del basso tasso d'interesse per "un lungo periodo", fino a quando non si sarebbe verificata una più forte crescita economica.
La Fed ha anche detto che manterrà l'attuale rendiconto consuntivo per "un periodo ancor più lungo" e che prolungherà la scadenza media dei titoli disponibili. Secondo gli analisti, dato che i mezzi monetari sono quasi esauriti, la Fed ha dichiarato di aver comunicato la propria volontà di mantenere una politica monetaria rilassata, in modo da ridurre il costo del debito a lungo termine e forse stimolare parzialmente la fiducia del mercato.
Lo stesso giorno la Fed non ha fatto allusioni al terzo round di "alleggerimento quantitativo", che corrisponde fondamentalmente alle comuni previsioni del mercato. Gli analisti osservano che il primo e il secondo round di misure di "alleggerimento quantitativo" sono stati pieni di controversie e privi di risultati. Infatti non hanno raggiunto l'obiettivo di stimolare l'economia e non hanno neppure abbassato il tasso di disoccupazione. Secondo dei reportage, parecchi funzionari della Federal Reserve di diverse località americane si sono di recente manifestati contrari al terzo round di "alleggerimento quantitativo", in quanto, secondo loro, soltanto il grande rallentamento della crescita economica statunitense e il grave peggioramento della situazione dell'occupazione, potranno sollecitare la Fed a promuovere il nuovo round di politica di stimolo di alleggerimento quantitativo. Data l'attuale situazione, la scelta della Fed di stampare più denaro non è la risposta della soluzione.
Per quanto riguarda le nuove misure che la Fed applicherà, le più recenti indagini rivelano che gli economisti sono di opinione diversa. Fra i 46 economisti intervistati, il 40% prevede che la Fed forse prenderà una decisione sul tasso d'interesse dopo la prossima riunione, ossia il 20 settembre; il 15% degli intervistati ritiene invece che è probabile che ciò accadrà all'inizio di novembre, mentre per gli altri economisti intervistati la Fed prenderà un'ulteriore decisione strategica il 13 dicembre.
Secondo molti economisti, gli strumenti della Fed stanno per esaurirsi, infatti il tasso di interesse è già arrivato a zero e il rendiconto consuntivo della Fed, di una dimensione di 2900 miliari di USD, è motivo di maggiore preoccupazione per gli economisti e per i politici conservatori. Art Cashin, il direttore delle operazioni di contrattazione per la UBS, ritiene che la Fed non sia neppure in grado di aiutare se stessa e che non abbia la capacità di capovolgere la situazione difficile in cui attualmente versa l'economia statunitense, che oggi si trova infatti "in un grande vuoto".