Intervista a Giovanni De Sanctis, direttore dell'IRP Desk di Pechino
Oggi le aziende italiane continuano a diffondere la loro presenza in Cina. Nel processo di conquista del mercato, non sono pochi i problemi che incontrano, uno dei quali è la violazione dei marchi, dei brevetti e dei diritti d'autore. Dal luglio 2010 è attivo IRP Desk, sportello diretto dal Giovanni De Sancti per la tutela dei diritti della proprietà intellettuale in Cina.
Che cosa è il desk IPR?
Il desk per la tutela della proprietà intellettuale, attivo dal 21 luglio 2010 presso l'Ufficio dell'ICE (Istituto per il commercio estero) a Pechino, è stato istituito dal Ministero dello Sviluppo economico. Il desk ha come compito quello di informare, orientare, supportare, dare una consulenza di primo livello a 360 gradi sulla proprietà intellettuale nel mercato cinese per le aziende italiane. Dall'altro lato effettua un monitoraggio locale per riferire alle amministrazioni competenti a diverso titolo su questa materia in Italia.
Su cosa sono le richieste delle aziende italiane?
Le richieste in gran parte sono legate alle procedure a conoscere la legislazione, le procedure e i costi per la tutela di marchi, brevetti e diritti d'autore in Cina. Poi ci sono anche casi problematici dove le aziende italiane che hanno intrapreso alla strada della tutela di alcuni loro marchi, a trovarsi in condizioni che questi siano già stati registrati da altri. Un'altra problematica più seria è quella laddove si possono riscontrare i prodotti falsi. Purtroppo c'è da dire che le aziende italiane non hanno ancora una tutela strutturata e completa in questo mercato. Sono solo poche le aziende che attuano una strategia corretta.
Perché non attuano la stregia di protezione, le procedure sono complicate o i costi sono elevati?
No, secondo me il discorso è legato soprattutto ad una scarsa conoscenza di tutto, sia delle procedure, sia dei costi, e quindi della situazione reale e attuale. Le aziende italiane in Cina vedono la Cina come un mercato ancora di fine del secolo scorso, precedente all'ingresso della Cina nella WTO. Vedono la Cina come mercato dove le regole di proprietà intellettuale non sono ancora armonizzate.
Allora esistono le normative effettive in Cina?
Le normative esistono, anzi tante, non solo spesso al livello statale, in alcuni casi vengono anche specificate o implementate da normative vigenti al livello locale, provinciale o municipale. Le normative non sono poche, poi si aggiornano continuamente, c'è una produzione legislativa su tema abbastanza sostanziosa. Questo facilita molto. Però il fatto è che bisogna essere sempre informati, visto che la Cina cambia ogni giorno, quindi in questo campo, forse più che in altri, c'è un'evoluzione molto più forte. Le aziende italiane non concepiscono realmente questo cambiamento, quindi non hanno modo di usufruire le normative.
Per un'impresa italiana, una volta sbarcata in Cina, la prima cosa che deve fare è registrare i propri marchi e brevetti. Questo è vero?
Prima di sbarcare in Cina, devrebbe tutelare i marchi, i brevetti e i diritti d'autore. Poi sbarca in Cina. Perché molto spesso sbarcare prima registrare dopo risulta troppo tardi.