Pechino: pubblicato il testo "I distretti industriali nello scenario della globalizzazione economica"
  2009-08-13 11:02:28  cri

Il 26 marzo nella sede dell'Accademia di Scienze sociali cinese, a Pechino, si sono tenute la cerimonia di presentazione del testo "I distretti industriali nello scenario della globalizzazione economica---Cina e Italia a confronto" e il convengno collegato. Il testo è il risultato della cooperazione tra l'Istituto di ricerche sull'Europa dell'Accademia di Scienze Sociali cinese e la maggiore banca della zona dell'euro, l'Unicredit Group, ed è stato pubblicato in cinese, italiano e inglese. Per l'occasione erano presenti un centinaio di rappresentanti di dipartimenti governativi, organismi di ricerca, associazioni di imprese e organismi bancari di Cina e Italia.

Recentemente a livello internazionale si è aperta una discussione, in cui, in qualità di punto di forza dell'economia regionale, il modello dei distretti industriali è stato riconfermato per la sua ricchezza innovativa e per le sue caratteristiche di internazionalizzazione. In Cina, l'incoraggiamento dello sviluppo dei distretti industriali è diventato un importante contenuto dei programmi di sviluppo dell'11° Piano quinquennale di molte province e municipalità; mentre in Europa, in qualità di particolare misura di sostegno, la Commissione europea ha inserito la promozione dello sviluppo dei distretti industriali nel suo programma- quadro di ricerca. Pertanto, l'Accademia di Scienze Sociali cinese e la rivista "Economia italiana", sulla base di una cooperazione decennale nella ricerca congiunta sui temi delle PMI e dell'immigrazione, ecc., hanno scelto come nuovo tema di ricerca la "ricerca comparata dei nuovi ruoli dei distretti industriali cinesi e italiani". Illustrando lo sfondo e la situazione relativa al progetto di cooperazione, il direttore reponsabile della rivista "Economia italiana" e responsabile italiano del progetto Michele Barbato ci ha detto:

"Noi abbiamo in passato affrontato argomenti come la media-piccola impresa e l'immigrazione, e oggi gli argomenti industriali. E questi sono lavori sempre fatti in comune con l'Accademia e abbiamo sempre inquadrato il problema nella globalizzazione. A nostro avviso, questo discorso dei distretti industriali assume rilevanza perché è un modo in base al quale si esprime il meglio della struttura industriale di ciascun Paese. E quindi l'obiettivo è quello di far conoscere ai due Paesi quali sono le strutture produttive e quali sono le qualità e le caratteristiche dei rispettivi distretti. Abbiamo la convinzione che questa conoscenza migliore può aiutare le imprese sia italiane che cinesi a stabilire nuovi rapporti, e la ricerca ha dato anche la possibilità di capire che ci sono dei settori complementari per i quali l'industria italiana può entrare in maniera, diciamo, rilevante, che sono la strumentazione, il design, la tutela dell'ambiente e la meccanica strumentale. "

In effetti, proprio come ha detto Michele Barbato, la ricerca comparata sui distretti industriali cinesi e italiani riveste un importante significato per il rafforzamento dell'integrazione economica tra i due Paesi, perché corrispondono alle diverse esigenze di entrambe le parti. Primo, la considerazione dei distretti industriali come punto di interesse fornisce al mondo esterno una finestra per conoscere le potenzialità e prospettive dello sviluppo economico cinese; secondo, corrisponde alle esigenze della strategia di internazionalizzazione dei distretti industriali cinesi e italiani, promuovendo l'affiancamento delle imprese dei due Paesi nella catena di valori globale, così da realizzare l'obiettivo del "win to win"; infine, in Cina lo sviluppo dei distretti industriali moderni è una cosa nuova, per cui la ricerca comparata completa e sotto ogni aspetto dell'attuale stato e della tendenza di sviluppo dei distretti industriali cinesi e italiani giova al sano sviluppo dei distretti industriali cinesi.

Inoltre la ricerca comparata dei distretti industriali cinesi e italiani costituisce anche un canale efficace tramite cui gli imprenditori delle due parti possono capire la forza motrice dello sviluppo economico della controparte. Tramite tale canale si possono conoscere le diverse caratteristiche dei distretti industriali dei due paesi, per esempio i distretti industriali italiani sono ormai fermamente radicati nei territori dove si trovano, con stretti contatti con la cultura e società locali; mentre in Cina i distretti industriali sono per lo più raggruppamenti di imprese. Facendo un paragone, i distretti industriali italiani si sono per lo più formati in modo spontaneo, nella forma di raggruppamento di PMI; mentre nel corso dello sviluppo dei distretti industriali cinesi, il governo ha svolto un ruolo molto importante, visto che in molte zone questi hanno come centro le grandi imprese, che fanno da catalizzatore delle PMI circostanti. Benché si trovino in diverse fasi di sviluppo e presentino differenti caratteristiche, i distretti industriali cinesi e italiani seguono principi fondamentalmente simili, ossia imprese autonome e indipendenti, ma dipendenti fra di loro, che si raggruppano in una certa zona; tali imprese sono per lo più dello stesso settore, ossia PMI con difficoltà nel realizzare una dimensione interna nei settori dell' organizzazione e della produzione, ma che si sviluppano tramite profitti esterni. Il direttore del centro di ricerche sull'Italia dell'Istituto per l'Europa dell'Accademia di Scienze sociali cinese e responsabile del progetto per la parte cinese, prof.ssa Luo Hongbo, ritiene che le ricerche sulle diverse caratteristiche dei distretti industriali cinesi e stranieri e la completa conoscenza dei sistemi dei propri distretti industriali possano fornire nuove opportunità agli scambi economici Cina-Italia:

"Lo sviluppo del raggruppamento settoriale si riflette prima di tutto nell'effetto dimensionale dei distretti industriali, ossia l'effetto dimensionale esterno delle imprese. In Cina i governi locali e le associazioni di categoria collegate alle imprese forniscono molti aiuti e servizi alle imprese, quindi i costi delle transazioni con le imprese a capitali esteri sono bassi. Le imprese italiane sono per lo più PMI che trovano difficile venire in Cina da sole. Quando vengono, devono innanzitutto trovare un buon ambiente geografico, umanistico, di politiche governative, installazioni dei trasporti, ecc.; solo la riduzione dei costi delle transazioni può giovare all'arrivo delle PMI italiane. Sono convinta che le ricerche e discussioni sui distretti industriali permetteranno alle due parti di avere una conoscenza più approfondita dei rispettivi distretti industriali, favorendo gli investimenti in Cina delle imprese italiane, o viceversa, e giovando alla loro cooperazione."

Tramite un'analisi generale delle caratteristiche di sviluppo dei distretti industriali di Cina ed Italia possiamo trovare che sullo sfondo della globalizzazione, i due sistemi di produzione possono rivelarsi complementari, permettendo un "win to win". I distretti industriali cinesi che hanno appreso l' esperienza di quelli italiani possono apprendere nuove cose dalla loro innovazione dei sistemi; mentre per quanto riguarda i distretti industriali italiani, compiendo un'accurata riflessione sulla loro riforma e sull'apertura dei mercati esterni, possono procedere ad un utile confronto con le caratteristiche di sviluppo di quelli cinesi. In particolare nella catena globale di valori, i vantaggi comparativi di una certa zona si riflettono in un certo anello della catena, mentre, cosa più importante, i vantaggi della competitività regionale potranno diventare un elemento di selezione di un certo anello della catena globale di valori. La prof.ssa Luo Hongpo ha affermato in merito:

"Secondo me, nel corso dell'ulteriore approfondimento dello sviluppo economico cinese e italiano, lo sviluppo dei distretti industriali ha fornito una nuova forza motrice alla cooperazione economico-commerciale tra i due Paesi. Primo, quanto alle esperienze di sviluppo, i distretti cinesi e italiani si trovano in fasi diverse. Quelli cinesi sono giovani e mancano di esperienza, mentre quelli italiani hanno una lunga storia e sono ricchi di esperienza, quindi le due parti possono realizzare una complementarità di esperienza e vivacità. Lo studio reciproco nei suddetti due settori deve fare da base alla complementarità economica. Secondo, la complementarità nella catena globale di valori. Per la diversità di fasi di sviluppo, la maggior parte della produzione cinese si trova ad un' estremità, mentre, a quella opposta, il design e il mercato sono nei paesi sviluppati, tra cui l'Italia. Quindi, dal punto di vista della catena di valori, i due paesi possono realizzare la complementarità."

I risultati delle ricerche degli esperti dimostrano che la promozione dello sviluppo e della cooperazione fra i distretti industriali cinesi e italiani potrebbe diventare un nuovo canale di cooperazione economica tra i due Paesi. Nel 2007 gli investimenti italiani in Cina hanno occupato solo il 17° posto tra tutti i paesi e regioni investitori, il che non corrisponde alla sua potenza economica. Il motivo principale è che la maggior parte delle imprese italiane sono di piccola e media dimensione, mentre nel processo di globalizzazione spesso sono le grandi multinazionali a fare da protagoniste. Secondo la prof.ssa Luo Hongbo, anche le PMI italiane possono svolgere un ruolo importante nel processo di globalizzazione, e il loro vettore più importante sono i distretti industriali. Sulla base dell'approfondimento della comprensione e dei contatti, i distretti industriali cinesi e itaiani possono trovare appropriati canali di cooperazione, occupando di conseguenza un'importante posizione nella catena globale di valori. Nei confronti delle prospettive della cooperazione tra i distretti industriali dei due Paesi, ella ha espresso un prudente ottimismo:

"La cooperazione e integrazione dei distretti industriali dei due Paesi non è realizzabile in un istante e richiede ardui sforzi. In ogni caso, le relazioni economico-commerciali Cina-Italia sono già entrate in una nuova fase, con buone opportunità di win to win. Con la promozione della globalizzazione, la concorrenza non ha frontiere, quindi dobbiamo cogliere questa opportunità. Sono convinta che le nostre due parti possono raggiungere un consenso, compiendo comuni sforzi per permettere ai nostri antichi paesi di dimostrare di nuovo una vivacità stupefacente nel nuovo quadro di competitizione e di cooperazione."

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