Il numero di morti e feriti causati dai conflitti israelo-palestinesi in corso da più di 3 settimane in data 31 luglio continua a salire vertiginosamente, superando i 9 mila. Lo stesso giorno l'Onu ha dichiarato che 440 mila persone hanno perso nella striscia di Gaza la propria abitazione, e le condizioni umanitarie sono molto gravi.
Secondo l'ultima statistica palestinese, sin dall'inizio dell'operazione militare israeliana a Gaza, i conflitti hanno provocato almeno 1422 morti e oltre 7800 feriti, la maggior parte dei quali sono civili.
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha tenuto il 31 luglio scorso una riunione urgente sul continuo peggioramento della situazione di Gaza e sui continui attentati al campo profughi dell'Onu a Gaza. Per l'occasione, il vice segretario generale dell'Onu, responsabile degli affari umanitari, Valerie Amos, ha comunicato la situazione di Gaza al Consiglio di Sicurezza, affermando francamente che nella situazione attuale, nella striscia di Gaza "nessun luogo è sicuro".
Lo stesso giorno, l'Alto Commissario dell'Onu per i Diritti Umani, Pillay, ha criticato severamente Israele, affermando di credere che Israele sia stato spinto dal desiderio di sfidare il diritto internazionale quando ha messo in moto l'operazione militare presso Gaza; Pillay ha contemporaneamente criticato anche l'atteggiamento indulgente statunitense nei confronti dell'escalation delle azioni militari israeliane a Gaza.