Secondo quanto riportato l'11 dicembre da Il Sole 24 Ore, in Italia sono presenti alcuni dei più grandi bacini al mondo di Antimonio e Titanio, vale a dire due elementi rari e fondamentali per l'industria tecnologica come smartphone e pannelli solari, ma incrdibilmente non vengono sfruttati.
È uno dei temi più rilevanti emersi il 6 dicembre scorso in occasione della Prima giornata universitaria dedicata alle materie prime all'Università la Sapienza di Roma a cui è intervenuto, tra gli altri relatori presenti, il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l'industria Antonio Tajani.
«Abbiamo una cassaforte piena di ricchezza sepolta nel terreno e non la tiriamo fuori» ha spiegato all'Ansa Mattia Pellegrini, responsabile per le materie prime nella Commissione europea. Si tratta dei più grandi bacini europei, e i secondi a livello mondiale di Antimonio e Titanio - due delle cosiddette terre rare ossia elementi chiave in ambito tecnologico - che non vengono estratti ma anzi importati dall'estero
Nonostante le grandi ricchezze presenti nel sottosuolo, sia a livello di esplorazione che di estrazione l'Italia rappresenta il fanalino di coda in Europa. «L'Italia è uno dei più grandi produttori di marmo, sabbie e cemento ma è anche ricca di idrocarburi e molti elementi preziosi che non vengono sfruttati. Bisogna inoltre sapere che non è possibile sostenere l'industria delle tecnologie verdi, così come tutto il mondo digitale, senza l'estrazione di questi minerali. Sono infatti insostituibili per realizzare celle fotovoltaiche o le turbine eoliche».