Ginevra: "Rapporto sulle guerre nel mondo nel 2012", 95 mila morti in 38 conflitti armati
  2013-12-11 14:12:44  cri

 

Il grande fisico Albert Einstein ha detto a suo tempo: "Finché c'è l' uomo, ci sarà la guerra". Dopo più di mezzo secolo, la realtà della società umana pare non sia riuscita ad infrangere la profezia di Einstein. Il "Rapporto sulle guerre nel mondo nel 2012", pubblicato il 10 dicembre da un organismo di ricerca di Ginevra, dimostra che nel 2012 in 24 paesi e regioni del mondo sono avvenuti 38 conflitti armati, che hanno provocato almeno 95 mila morti.

Il "Rapporto sulle guerre nel mondo nel 2012", di più di 500 pagine e opera del gruppo speciale dell'Istituto di ricerche di Ginevra sul diritto umanitario internazionale e sui diritti umani, è finora il primo autorevole rapporto di analisi della situazione dei conflitti armati nel mondo. Il documento effettua un'analisi completa e dettagliata di ogni conflitto, con la classificazione, le parti implicate, i mezzi principali, i metodi di combattimento, i trattati e i regolamenti internazionali applicati, e la presenza o meno di accuse di crimini di guerra. Il rapporto è già stato ufficialmente pubblicato dalla casa editrice dell'Università di Oxford.

Si può dire che il rapporto fornisce molti dati statistici autorevoli, in primo luogo per quanto riguarda la natura e la portata dei conflitti. Sulla base del diritto umanitario e del diritto penale internazionale, definisce e classifica i conflitti in conflitti armati internazionali e non internazionali. Il documento dimostra che nel 2012 in 24 paesi e regioni del mondo sono avvenuti 38 conflitti armati, solo uno dei quali può essere chiamato un conflitto internazionale, cioè la guerra tra il Sudan e il Sud Sudan. Inoltre 9 conflitti di tipo internazionale sono definiti come "occupazione militare", tra cui l'occupazione israeliana della Palestina, l'occupazione di Siria e Libano, il conflitto tra Turchia e Cipro, il conflitto tra Armenia e Azerbaigian, il conflitto tra Russia e Georgia, ecc. I conflitti armati non internazionali indicano i conflitti interni e regionali che vedono implicati governi e partiti di opposizione o tra fazioni di opposizione. Ora nel mondo sono in corso 27 conflitti di questo tipo: in Siria, Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Somalia, ecc.

In secondo luogo, il rapporto contiene dati sulle perdite causate dalle guerre. Secondo il documento, nel 2012 i conflitti armati hanno provocato direttamente o indirettamente almeno 95mila morti, il 90% dei quali civili. La situazione peggiore si registra in Siria, con un totale di 55 mila morti, seguita dal Messico con 9000, e dall'Afghanistan con 7500. Il rapporto fa notare che si tratta di cifre per difetto, e che la situazione concreta è molto peggiore. Inoltre, nel 2012 in tutto il mondo 6 milioni e 500 mila persone hanno dovuto lasciare le loro case per via dei conflitti; alla fine dell'anno il totale a livello globale degli sfollati per via di conflitti e violenze risultava 28 milioni e 800 mila, creando un nuovo record. Il rapporto avanza che questa non è solo una tragedia personale, ma anche familiare e sociale. Le sofferenze psichiche, economiche e sociali causate dai conflitti sono ancora più difficili da risanare.

Inoltre, il rapporto contiene delle ricerche specifiche su certi problemi collegati ai conflitti armati, come quello dell'uso di esplosivi in zone densamente popolate. Le cifre citate dimostrano che nel 2012, tra i morti e i feriti causati da armi pesanti in zone densamente popolate, il 91% sono civili. Le violenze sessuali sono anche molto frequenti, ma la maggiore parte degli autori sono ancora in libertà. Il rapporto fa anche notare che il 2012 è stato un "anno fatale" per i giornalisti, 152 dei quali sono morti nel corso di interviste legate ai conflitti, mentre non pochi sono stati sottoposti a maltrattamenti, violenze sessuali e sequestri. Il documento invita la comunità internazionale a prestare attenzione ai pericoli dei giornalisti nei conflitti e ad offrire loro protezione umanitaria. Il rapporto presta anche una particolare attenzione alla base militare americana di Guantanamo, definendola un "buco nero della legge che continua da dieci anni". Nonostante la comunità internazionale abbia invitato più volte il governo Usa a chiudere la base, e l'amministrazione Obama si sia anche detta d'accordo, finora non si vede che il governo Usa abbia adottato alcuna iniziativa concreta in materia.

L'editore del rapporto, il direttore dell'Istituto di Ginevra, Stuart Maslen, afferma che l'analisi continua della tendenza a lungo termine dei conflitti armati globali si presenta molto significativa per la tutela della giustizia internazionale.

  

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