La sera del 16 marzo, dopo un lungo processo di negoziati, i ministri delle Finanze dei paesi membri dell'Eurozona e il FMI hanno finalmente raggiunto l'unanimità sul piano di salvataggio di Cipro. Tuttavia il piano, per un importo totale di 10 miliardi di euro, da un lato è molto inferiore ai 17 chiesti da Cipro, dall'altro, visto che tocca gli interessi dell'intera popolazione, ha incontrato una forte resistenza. Il 17 lo scontento dei ciprioti ha continuato a fermentare, e sotto le pressioni, il parlamento del paese ne ha rinviato la discussione.
Secondo l'accordo raggiunto dall'Eurogruppo e dal FMI, Cipro riceverà un prestito da 10 miliardi di euro, anche se il paese necessita urgentemente un salvataggio da 17 miliardi. Per le ripercussioni della crisi del debito greca, la Banca di Cipro è vicina alla bancarotta. Le perdite dei finanziatori indipendenti e delle banche e il debito pubblico si aggirano sui 20 miliardi di euro.
L'Ue chiede che il buco di 7 miliardi di euro venga coperto tramite una forte tassazione dei depositi da parte della Banca di Cipro. Secondo il piano, tutti i titolari di depositi bancari nell'isola superiori a 100 mila euro dovranno pagare una tassa una tantum del 9,9%, e quelli inferiori a 100 mila euro una tassa del 6,75%. Secondo le stime, il prelievo fiscale dovrebbe raggiungere i 6 miliardi di euro. In merito, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha affermato che la Banca di Cipro deve chiedere ai ricchi di aiutare il paese a superare le difficoltà. In questo modo, oltre all'aiuto dei contribuenti stranieri, anche i responsabili della crisi potranno dare qualche contributo al suo alleviamento. Dopo la riunione, il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha affermato che la decisione non intende soltanto salvare Cipro, ma anche garantire la stabilità finanziaria dell'intera Eurozona.
Una volta arrivata a Cipro, la notizia ha suscitato la rabbiosa reazione del pubblico. La sera del 16, centinaia di ciprioti hanno manifestato davanti alla sede presidenziale. Il nuovo presidente, Nicos Anastasiades, appena tornato da Bruxelles, è stato costretto ad entrare dall'ingresso posteriore. La gente gridava con ira: "Non è colpa nostra, perché siamo noi a dover pagare?"
La reazione più diretta dei ciprioti è stata di andare in banca a ritirare contanti. Il 17 era un fine settimana, e la maggior parte delle banche erano chiuse, quindi si sono formate delle lunghe file davanti ai bancomat. Molte banche non avevano più soldi da ritirare. A Limasol, la gente, arrabbiata per non poter ritirare i soldi, voleva addirittura far entrare in banca un bulldozer. Solo l'arrivo delle forze di sicurezza ha posto fine a questa farsa.
Di fronte all'ondata di corse agli sportelli, il governo cipriota è stato costretto a chiudere le banche e ad interrompere le loro operazioni, ivi comprese quelle online. Per evitare una fuga di capitali, la decisione di chiusura rimarrà in vigore fino a martedì, dopo di che si rivaluterà la possibilità di prolungarla secondo la situazione della corsa agli sportelli.
La decisione dell'Ue influenza anche gli stranieri residenti a Cipro. Nell'isola vivono molti paperoni russi titolari di depositi bancari di miliardi di euro. Anche i britannici hanno espresso il loro scontento. Il Times ha usato l'espressione "trafugare i soldi dei ciprioti" per criticare la decisione dell'Eurogruppo. Secondo il reportage, i pensionati di nazionalità britannica che vivono nell'isola e i soldati di servizio alla base militare britannica perderanno 107 milioni di sterline.
Di fronte alla reazione, per altro attesa, il presidente di Cipro e il ministro delle Finanze hanno invitato il pubblico alla calma e all'autocontrollo tramite una varietà di canali. Il presidente Nicos Anastasiades ha affermato: "Cipro non ha scelta, se non accettiamo il piano di salvataggio, il sistema bancario statale sarà al collasso in pochi giorni". Il ministro delle Finanze Mihalis Sarri ha sottolineato che questo è il piano di salvataggio meno oneroso.
In origine il governo cipriota intendeva discutere ed approvare il piano in Parlamento il 17 marzo, ma lo stesso giorno alcuni partiti hanno affermato che non avrebbero votato a favore di un accordo che depreda la popolazione. La Camera è quindi stata costretta a rinviare la discussione al 18. Il presidente Anastasiades ha anche cancellato il discorso che intendeva rivolgere alla nazione.