Forum di Davos: occhi puntati sullo sviluppo di Russia e Africa
  2013-01-24 15:57:19  cri

Il 23 gennaio a Davos, in Svizzera, si è aperto ufficialmente il 43° Forum economico mondiale. Durante il primo giorno del Forum lo sviluppo della Russia e dell'Africa è diventato il punto focale delle discussioni.

La mattina dello stesso giorno, nel corso del meeting, il premier russo Dmitry Medvedev ha pronunciato un discorso diventando il primo esponente di quest'anno ad aver preso la parola al Forum. Si tratta della terza volta che sale sulla tribuna del Forum di Davos, in passato infatti lo aveva già fatto in qualità di primo vice premier e di presidente della Russia.

Nell'ultimo decennio l'economia russa ha mantenuto un rapido e continuo sviluppo. Tuttavia, i partecipanti a quest'incontro ritengono che lo sviluppo russo affronterà molte sfide in futuro: ad esempio è molto probabile che la sua economia, trainata dal petrolio e dai gas naturali, venga influenzata dal mercato internazionale, ma anche sfide quali la necessità di una riforma dei meccanismi di governo del paese e l'integrazione sociale tra diverse etnie, religioni e fra sessi.

Di fronte a queste sfide, Dmitry Medvedev ha affermato che attualmente il prezzo del petrolio rimane piuttosto moderato, un prezzo troppo alto causerebbe facilmente una sorta di presunzione mentre un prezzo troppo basso toglierebbe forza motrice alla crescita economica. La crescita economica russa dipende non solo dalle risorse naturali come petrolio e gas naturali, ma anche dall'esportazione alimentare e di merci. Medvedev ha sottolineato in particolare l'importanza di aderire alla WTO, affermando che l'ingresso nell'organizzazione, ottenuto grazie a negoziati durati 18 anni, è stata un importante svolta per la Russia e favorisce la sua integrazione nel mercato internazionale. Medvedev ha poi espresso la propria speranza nel rafforzamento della cooperazione con l'Ue e con i paesi dei Brics.

Nel corso del Forum Medvedev ha inoltre espresso la propria fiducia nel futuro, affermando che l'economia russa non crollerà e che il governo russo intende promuovere lo sviluppo sostenibile del paese attraverso la costruzione della democrazia e di un ambiente economico di libera concorrenza, ma anche attraverso il coordinamento dello sviluppo regionale.

La presenza dei paesi africani al Forum economico mondiale è stata senza precedenti con un totale di 10 capi di Stato e di governo partecipanti. Nel corso di una discussione pubblica intitolata "Ridurre i rischi dell'Africa", tenutasi il pomeriggio del 23 gennaio, hanno preso la parola il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, e il presidente della Nigeria, Goodluc Jonathan. I due presidenti, provenienti rispettivamente dall'Africa meridionale e centrale, hanno espresso la loro fiducia nello sviluppo del continente. Jacob Zuma, che è anche presidente dell'Unione africana, ha affermato che lo sviluppo dell'Africa è indubbio e che i leader dell'Africa si stanno impegnando nel promuoverlo in futuro. Le cifre a riguardo confermano le parole di Zuma, è infatti da due anni consecutivi che l'economia africana realizza una crescita del 5%, superiore alla crescita media globale. Inoltre, sullo sfondo della depressione economica globale, l'Africa fornisce molte opportunità e gli investitori hanno espresso la loro fiducia in questo mercato. Tuttavia, insieme al progresso, lo sviluppo africano è ancora ostacolato dalle deboli infrastrutture. Sia Zuma che Johathan hanno affermato che la costruzione infrastrutturale ostacola gravemente lo sviluppo commerciale dell'Africa ed anche l'amministrazione governativa, la previdenza sociale e l'occupazione giovanile necessitano di tempo per essere perfezionate.

Fra i temi discussi il 23 gennaio compaiono anche la finanza globale, l'energia e le risorse umane. Il discorso pronunciato in questa occasione dal segretario generale del FMI, Cristine Lagarde, merita una certa attenzione. La Lagard ha osservato che il 2013 è stato un anno di speranza, sottolineando l'importanza del coordinamento e della cooperazione. A suo parere, in un momento di crisi c'è ancor più bisogno di unità perché lo sviluppo economico è qualcosa di contagioso e non esiste un'isola economica sperduta. Il coordinamento e la cooperazione è uno dei migliori metodi per liberarsi dalla crisi mondiale.

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