Le Grotte di Dazu
  2011-12-10 00:36:14  cri

Nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, Yang Jialuo, Ma Heng, e Gu Jiegao, i più celebri storici della Cina del tempo, lasciarono la capitale provvisoria Chongqing, dirigendosi verso il distretto di Dazu, distante 160 km, per visitare un sito chiamato dai locali "riva del Grande Budda". Attraversati sentieri nella foresta, si arrampicarono lungo gradini di pietra, entrando in una grotta scura e profonda. Quando i membri della spedizione accesero le torce elettriche, si trovarono di fronte una scena straordinaria: migliaia di sculture in pietra, che li riportarono sulle tracce della storia, attraversando il tunnel del tempo. Ritornò così alla luce un tesoro d'arte rupestre, ricoperto di erbe e massi, immerso per un millennio nelle nebbie della storia...

In origine, le statue di pietra nelle grotte servivano alle pratiche di austerità e meditazione del Buddismo indiano. Per gli eremiti che vivevano nelle grotte erano simboli dei livelli di realizzazione da raggiungere. Col tempo, le statue vennero scolpite in un modo sempre più raffinato e in una tipologia sempre più ricca, originando un'alta forma di arte rupestre.

Per quali motivi vennero scolpite le statue delle Grotte di Dazu, e perché venne scelto questo luogo così remoto?

Nel 880 d.C., la capitale dell'impero Tang, Chang'an, fu occupata da truppe ribelli, per cui i pittori e gli scultori di corte si trasferirono nella provincia del Sichuan al seguito dell'imperatore Li Xuan.

Il bacino del Sichuan è da sempre una regione piuttosto ricca della Cina. In un programma precedente, vi abbiamo presentato l'opera idraulica di Dujiangyan, alla cui costruzione si deve la prosperità della produzione agricola e artigianale del bacino del Sichuan.

Il distretto di Dazu era il centro politico, militare e culturale della parte orientale della provincia del Sichuan. L'esilio politico dell'imperatore Tang Xizong, offrì un'occasione d'oro allo sviluppo dell'arte rupestre nel bacino del Fiume Azzurro, il più lungo della Cina. Proprio allora un tale chiamato Wei Junjing creò le Grotte di Dazu.

Wei Junjing era un funzionario militare locale, che dopo la ribellione di Anshi, per le agitazioni sociali, si ritirò nel distretto di Dazu. Dopo una vita sul campo di battaglia, come buddista, temeva di finire all'inferno per aver ucciso troppa gente. Quindi reclutò un gruppo di pittori e di artigiani tra i rifugiati dal nord del paese. Un giorno del maggio del 892 d.C., con i propri finanziamenti, fece scolpire sulla parete di un monte a nord di Dazu le statue del re celeste Pishamen e del Bodhisattva Avalokitesvara dalle mille braccia. Così aprì il sipario della terza e ultima fase di costruzione di sculture in grotta della Cina, dopo quelle dei complessi di Yungang e di Longmen.

La statua del re celeste Pishamen è la prima realizzata nelle Grotte di Dazu: pur portando un nome indiano, la divinità indossa un'armatura cinese. I Budda e Bodhisattva delle Grotte di Dazu hanno tutti visi cinesi, senza alcuna influenza della scultura indiana di Gandhara. La scultura "Nove draghi che lavano il principe", sul monte Baoding, ricrea vivacemente la storia secondo cui, dopo la sua nascita, i nove draghi del cielo lavarono il corpo del Budda Sakyamuni. Tuttavia, secondo la leggenda indiana, a lavare il Budda furono dei serpenti, e non dei draghi. Visto che i cinesi non amano i serpenti, che considerano simbolo di perfidia, gli artisti li sostituirono con dei draghi dorati, simbolo di autorità e felicità. Il Bodhisattva Avalokitesvara era uomo, ma dopo l'introduzione in Cina si trasformò in un'immagine femminile, simbolo della benevolenza materna. Ad esempio, sul monte del nord, una statua di Bodhisattva con la corona del rosario, alta non più di un metro, con l'aureola, ha un aspetto svelto e attraente, quindi viene soprannominata "Bodhisattva attraente". Il Bodhisattva Avalokitesvara dalla mille braccia è una divinità molto venerata dai buddisti. Nelle varie parti della Cina, le sue statue hanno mille braccia, oppure 6, 8, e 12. La statua di Avalokitesvara dalle mille braccia delle Grotte di Dazu, sul monte Baoding, utilizza pienamente lo spazio della parete rocciosa, e con un forte realismo, le mille mani sono tutte diverse, e pure i gesti. La statua occupa una superficie di 88 mq, e come un pavone che fa la ruota, si dimostra impressionante. Molti provarono a contare le sue braccia, senza riuscirvi, fino al 17° secolo, quanto un monaco che voleva ridecorare la statua con dei fogli dorati, gettò per la terra un bastoncino di bambù per ogni braccio decorato, riuscendo a capire che conta 1004 braccia e mani, quindi è un vero e proprio Bodhisattva dalle mille braccia!

Tra le sculture di pietra delle Grotte di Dazu, è facile notare che sul monte Beishan, del nord, le statue sono per lo più immagini buddiste, mentre sul monte Nanshan, del sud, che dista meno di 5 km, sono quasi tutte figure taoiste. Le statue delle due religioni si concentrano su due monti diversi, o si trovano insieme in una grotta. Perché? Prima di rispondere, illustriamo brevemente le tre maggiori filosofie e religioni della Cina classica.

Il famoso Confucio, filosofo ed educatore, in Cina viene anche chiamato "sacro maestro". La sua dottrina del rispetto per i superiori e della pietà filiale per i genitori è tuttora una parte integrante della cultura cinese. La dottrina taoista si deve ad un altro grande pensatore, Li'er, che gettò la base di una scuola filosofica indipendente che propone la quiete in cui tutto si muove naturalmente senza interventi, se il fine è positivo. I taoisti onorano Li'er come "Taishanglaojun". Dal canto suo, la dottrina buddista avanza la teoria della reincarnazione fino al perfezionamento, o illuminazione, finale. Le tre dottrine sono quindi diverse.

Il bassorilievo "Il ciclo dei sei gironi", sul monte Baodingshan, illustra il concetto fondamentale del Buddismo, ossia l'uomo si reincarna nei 3 mondi, il cielo, la terra e l'inferno, suddivisi in 6 gironi; gli animali, agnelli, cani, buoi e porci, potrebbero essere i genitori di una vita precedente, e i genitori attuali potrebbero diventare i nostri figli nella prossima. Tuttavia questa dottrina, introdotta in Cina, venne criticata energicamente sia dal Confucianesimo che dal Taoismo.

Nel 325 d.C., il ministro dei Jin orientali, Yu Bing, fece notare all'imperatore che i monaci buddisti non si genuflettevano davanti a lui. Molti funzionari confuciani, infatti, erano scontenti perché i monaci iniziavano a vivere in monastero in età giovanile, senza più occuparsi dei genitori, e non si genuflettevano davanti all'imperatore per mancanza di rispetto, in contrasto con i principi alla base del Confucianesimo.

Per sopravvivere ai loro attacchi, i buddisti promossero un grande dibattito con i confuciani e i taoisti. Nel 3° secolo d.C., un monaco chiamato Boyuan e un taoista chiamato Wang Fu dibatterono le superiorità delle due filosofie. Durante la discussione, il taoista non riuscì a prevalere, quindi per esprimere la posizione ufficiale del Taoismo, dopo qualche giorno di meditazione, compose "La storia di Laozi che illumina le genti delle regioni occidentali", secondo il quale il fondatore del Taoismo Laozi si recò in India, inviando poi un suo allievo a reincarnarsi nel Budda Sakyamuni e a creare il Buddismo. Il monaco Boyuan, per non perdere il sopravvento, presentò in risposta il testo "Applicazione della legge nella quiete", in cui afferma che il Budda Sakyamuni inviò tre allievi nel mondo per illuminare l'umanità: il Bodhisattva Rutong, ossia Confucio, il Bodhisattva Guangjing, ossia l'allievo di Confucio, Yanhui, e Mohejiaye, il fondatore del Taoismo, Laozi. Nella risposta al Taoismo, il buddista non dimenticò di criticare anche il Confucianesimo.

In seguito, con la partecipazione e l'interferenza di varie forze politiche, le contraddizioni tra il Buddismo e le altre dottrine autoctone cinesi si acuirono sempre più, fino a che i dibattiti divennero dei conflitti violenti. Nell'anno 446, l'imperatore Taiwudi dei Wei settentrionali, Tuoba Tao, si convertì al Taoismo, e ordinò di uccidere tutti i fedeli buddisti, di bruciare i sutra e di demolire i monasteri. Casi di boicottaggio del Buddismo come questo avvennero quattro volte in Cina. Ogni forte scontro tra le tre religioni provocò gravi agitazioni sociali, creando timori tra i fedeli e confondendo la popolazione.

Come sviluppare insieme le tre dottrine, o religioni? I sovrani come potevano consolidare il loro potere per loro tramite, e che tipo di religione poteva scegliere la popolazione? Tutti problemi difficili da risolvere. Finalmente comparve un mediatore che sistemò le cose.

Poco dopo la Festa delle Lanterne dell'anno 624 d.C., l'imperatore Gaozu della dinastia Tang, Li Yuan, chiamò a corte gli esponenti più importanti delle tre religioni, chiedendo all'erudito Xu Kuang di presentare il Classico della pietà filiale, di un allievo di Confucio, al monaco Huicheng di spiegare il Sutra del Cuore, del Budda Sakyamuni e al taoista Liu Jinxi. di spiegare il "Laozi". In seguito al grande ministro Lu Mingde venne chiesto di analizzare e valutare i vantaggi e difetti delle loro interpretazioni. Si tratta del famoso episodio storico del Dibattito tra le tre religioni.

Dopo la vicenda, il Buddismo assunse un atteggiamento favorevole verso certi importanti concetti confuciani, come la pietà filiale verso i genitori, in modo da potersi sviluppare in Cina. Iniziò a riconoscere i concetti confuciani di fedeltà al sovrano e di pietà filiale verso i genitori, integrandoli nei principi buddisti. Quindi il Classico dei Riti di Confucio venne inciso sulla parete accanto alla statua del Budda Sakyamuni sul monte Beishan, nelle Grotte di Dazu.

Secondo la dottrina buddista, i monaci devono raparsi il capo, invece il Confucianesimo ritiene che il corpo, la pelle e i capelli siano un dono dei genitori, per cui non si possono toccare. Questi due concetti opposti si possono presentare nello stesso luogo, una conseguenza delle concessioni del Buddismo al Confucianesimo. Avvenuta la riconciliazione, sul monte Shimen delle Grotte di Dazu, le nicchie del Budda Sakyamuni e dell'imperatore Yuhuangdadi, la massima divinità taoista, sono quindi separate solo da un muro, proteggendo insieme la felicità dei locali. Con la completa integrazione delle tre religioni, le loro statue nelle grotte di Dazu si avvicinano sempre più. Nella parte orientale del monte Shizhuanshan, si possono anche vedere delle nicchie collegate che ospitano le maggiori divinità delle tre religioni. Accanto a Confucio compaiono i suoi 10 maggiori allievi, come fossero 10 Bodhisattva buddisti, a dimostrazione che il Confucianesimo era passato da dottrina sociale a religione. Quindi le Grotte di Dazu sono una prova storica della lotta e integrazione fra le tre religioni, le cui divinità si trovano qui riunite. Sul monte Miaogao, Sakyamuni, Confucio e Li'er compaiono nella stessa nicchia. I rapporti tra le tre fedi si fecero sempre più stretti. In quel periodo, le continue guerre ed agitazioni sociali nel nord della Cina provocarono l'interruzione delle grandi opere di scultura rupestre. Quindi le Grotte di Dazu sono l'unico esempio di arte rupestre che esprime le caratteristiche culturali dell'epoca di integrazione fra le tre religioni.

Sia dal punto di vista dello stile artistico che di quello del contenuto filosofico, le Grotte di Dazu presentano una chiara impronta cinese, tuttavia le statue di per sé non potevano far capire alla gente comune i profondi concetti del Buddismo.

Un giorno dell'inizio dell'estate del 1175, un monaco in abito lungo e cappello di bambù, dopo un lunghissimo viaggio, ritornò al paese natale. Si chiamava Zhao Zhifeng, e aveva 19 anni. Tre anni prima, lasciato il distretto di Dazu, aveva raggiunto la cittadina di Mimou, nell'ovest della provincia del Sichuan, entrando nel monastero Shengshou Benzun, fondato da Liu Benzun, che aveva portato il Buddismo tantrico nella provincia, per studiare. Come maestro della sesta generazione del Buddismo tantrico locale, egli ritornò al paese natale per diffondere la dottrina. Per divulgarne più efficacemente i principi, decise di incidere le storie e i personaggi buddisti sulle pareti delle grotte del monte Baodingshan, secondo un piano ben preciso. Così trasformò i profondi concetti buddisti in una serie di "fumetti" su pietra, facili da capire. Sulla parete sud-occidentale del monte Baodingshan si trova un rilievo sul tema delle pratiche di austerità degli eremiti, chiamato "Portando al pascolo il bufalo", lungo 27 m, che illustra il processo di addomesticamento di un bufalo selvatico. Il guardiano viene paragonato all'eremita, e il bufalo al cuore del praticante. Dall'illustrazione dei vari modi di addomesticare il bufalo, emerge il processo con cui gli eremiti buddisti calmano l'irruenza della natura umana.

Nella prima parte, la scena denominata "Prima dell'addomesticamento", rappresenta un possente bufalo selvatico che muggisce al guardiano, nell'intento di fuggire sul monte, una metafora di chi non ha ancora rapporto con il Buddismo.

Nell'ottava parte, intitolata "Guardarsi l'un l'altro", il bufalo si lecca uno zoccolo, e il guardiano accanto ascolta la melodia suonata da un anziano con il flauto di bambù. Nella nona parte, il guardiano è seduto su una roccia con i piedi nudi e le mani incrociate sul petto, in un atteggiamento rilassato. In questo momento, chi pratica la dottrina buddista ha ormai raggiunto uno stato di distacco dal mondo della polvere. Nell'ultima scena, "Dimenticarsi", dopo una dura disciplina, il bufalo irascibile si è ormai ammansito, e se ne sta sdraiato a terra con le gambe piegate. Il guardiano dorme all'ombra di un albero, con l'abito aperto. Sul suo capo, su un ramo, una scimmietta cerca di afferrargli l'abito. Questa scena indica che dopo una continua meditazione, il cuore del guardiano è totalmente cambiato, passando dalla distrazione all'oblio di se stesso e del mondo materiale.

Dopo il processo di perfezionamento raffigurato in "Portando al pascolo il bufalo", il praticante possiede già una certa consapevolezza, senza però capire profondamente i precetti. Per questo occorre la meditazione, per poter rispondere alle domande del Budda e dimostrare il livello di conoscenza raggiunto. Quindi, dopo la serie "Portando al pascolo il bufalo", nella grotta Yuanjue venne scolpita la serie sulla meditazione, alta 6 m, larga 9 m, e profonda 12m, la maggiore delle Grotte di Dazu. Il contrasto di chiaroscuro è il principale metodo d'espressione artistica della grotta: immersa nell'oscurità, una parte è però illuminata. Il forte contrasto tra il bianco e il nero, dovuto alla luce, provoca un forte impatto sul visitatore. Ai lati della parte scura della grotta si trovano le statue di 12 Bodhisattva, con indosso degli splendidi abiti. I loro visi dimostrano una grande calma. La luce proviene solo da un lucernaio situato sopra l'ingresso della grotta, e si dirige verso la figura dell'allievo che sta invocando la legge al Budda Sakyamuni. Così l'allievo diventa il centro della visione nella grotta, isolata dai rumori e dalla confusione del mondo della polvere. I 12 Bodhisattva praticano la meditazione e in silenzio ascoltano l'insegnamento del Budda. L'atmosfera induce un innalzamento di coscienza del visitatore. Si può sentire il gocciolio delle gocce d'acqua che cadono nella grotta, un ambiente appositamente voluto dal monaco Zhao Zhifeng, secondo il tema della grotta Yuanjue. Egli fece fluire l'acqua dal monte lungo un tunnel nascosto, e la fece uscire dalla bocca del drago inciso nella grotta fino alla ciotola alzata da un vecchio monaco. Il chiaro suono delle gocce d'acqua enfatizza il silenzio e la santità di questa sala buddista.

Dopo più di 70 anni di instancabile lavoro, nel 1252 le sculture rupestri del monte Baodingshan vennero fondamentalmente completate. Per le uniche modalità d'espressione, il contenuto dottrinale, l'ideazione e la tecnica scultorea, le opere sul monte Baodingshan hanno portato al culmine l'arte delle Grotte di Dazu, prolungando anche la storia del Buddismo tantrico e della scultura rupestre cinese di ben 400 anni. Al tempo, il monaco Zhao Zhifeng aveva ormai di più di 90 anni. Realizzò così il desiderio sviluppato a 19 anni di trasformare il monte Baodingshan nel maggiore centro del Buddismo tantrico della Cina.

A partire dalla prima statua, costruita per volontà di Wei Junjing, alla scultura delle grotte sul monte Baodingshan, trascorsero oltre 300 anni, per un totale di 100 grotte e oltre 10 mila statue. Proprio alla fine del progetto, ossia nel 1259 d.C., le truppe mongole iniziarono ad attaccare la città di Hezhou, a nord-est del distretto di Dazu. L'intera cittadina fu distrutta. Gli artigiani al lavoro nelle grotte gettarono gli scalpelli e fuggirono. Sulla parete occidentale del monte Baodingshan si possono ancora vedere delle opere incomplete. In seguito le Grotte di Dazu vennero dimenticate per le continue guerre e sconvolgimenti sociali, e le intemperie danneggiarono la loro passata gloria. Nel sud-ovest della Cina, rimasero nel silenzio per un migliaio di anni.

Le Grotte di Dazu, nei 5 siti dei monti Beishan, Baodingshan, Nanshan, Shizhuanshan e Shimenshan, il primo dicembre 1999 sono state inserite dall'Unesco nella lista del Patrimonio culturale dell'umanità.

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