Dai dati emessi dal governo giapponese sul Pil nel secondo trimestre, emerge che il Pil della Cina ha ormai superato quello del Giappone, il che significa anche che la posizione di "seconda economia mondiale", mantenuta per più di 40 anni dal Giappone, è ormai passata alla Cina. Con l'ingresso nel 21° secolo, il "sorpasso" si può definire la parola chiave della crescita economica della Cina: dal sorpasso nel 2006 della Gran Bretagna, a quello nel 2007 della Germania, da tempo al terzo posto, fino all'attuale del Giappone, in seconda posizione da ben 40 anni! Tuttavia, di fronte a cifre sempre maggiori, c'è da chiedersi: siamo davvero diventati ricchi?
In un briefing del mese scorso, il portavoce del ministero del Commercio cinese Yao Jian ha definito il sorpasso del Pil cinese di quello giapponese nel secondo trimestre "una dimostrazione della forza economica cinese", sottolineando poi che la continua e rapida crescita economica si deve alla politica di riforma e apertura, e prevedendo che l'economia cinese "continuerà a crescere".
Anche Liu Guangming, supervisore generale e consigliere senior per gli investimenti dell'Asset Managerment Center della filiale di Beijing di Guosen Securities, ha confermato la rapida crescita dell'economia cinese.
"In generale, lo ritengo un risultato positivo e che attira l'attenzione, a dimostrazione che dopo la riforma e apertura, la Cina, col suo modello di crescita, ha ottenuto una posizione economica mondiale corrispondente alla sua posizione di potenza politica."
La trasformazione della Cina nella seconda economia mondiale non solo attira gli sguardi del mondo intero, ma rende anche i cinesi più fiduciosi in sé stessi. Tuttavia, per il paese più popoloso del mondo, con più di un miliardo e 300 milioni di persone, qualsiasi importo totale, suddiviso per 1300 milioni, diventa esiguo. Nonostante il sorpasso del Pil, la popolazione del Giappone è solo pari ad un decimo di quella della Cina, il che significa che il Pil pro capite cinese raggiunge appena un decimo di quello giapponese. Liu Guangming ha osservato che in Cina 150 milioni di persone hanno ancora un reddito giornaliero di meno di un dollaro, la soglia di povertà fissata dall'Onu utilizzata a livello internazionale, che in Cina corrisponde invece a 1196 RMB all'anno, ossia a mezzo dollaro al giorno.
"L'evidente contrasto tra il totale al secondo posto e il pro capite oltre il centesimo ci avverte che nel vero senso della parola, la Cina non è ancora una potenza economica. Effettuando un' analisi da un altro punto di vista, il livello del reddito pro capite reale, piuttosto affidabile, è in grado di esprimere meglio il livello dei consumi e la qualità di vita della popolazione comune. Anche considerando la soglia di povertà fissata dallo Stato, ossia un reddito annuale pro capite di 1300 RMB, 40 milioni di cinesi risultano ancora al di sotto di questa linea, una cifra quantitativamente enorme."
In realtà, il Pil è solo un insieme di cifre. Dal punto di vista dell'obiettivo di un paese ricco e di un popolo forte, la strada da fare è ancora lunga. Nel 2009 il Pil pro capite del Giappone è stato di 37,800 USD, e quello della Cina di soli 3,600 USD, con una differenza di più di 10 volte, il che pone la Cina a 92 posizioni di distanza dal Giappone nella classifica mondiale. In realtà il livello economico della Cina è ancora arretrato di 10 anni rispetto a quello del Giappone. Liu Guangming osserva:
"Come forma di valutazione economica, di per sé il Pil dimostra una sicura parzialità, visto che non riesce a coprire alcune differenze strutturali o ad esprimere fattori come l'indice di felicità personale, ecc."
Dal punto di vista della struttura del commercio, la Cina si trova ancora all'estremità più bassa della catena industriale mondiale, con un'alta proporzione dell'export occupata da prodotti ad alto consumo energetico e di manodopera, ed una esigua occupata dal commercio dei servizi ad alto contenuto tecnologico e dotati di proprietà intellettuale.
"In generale la Cina è ancora in grado di mantenere una crescita economica relativamente rapida rispetto agli altri paesi. Tuttavia, se si guarda puramente al Pil trascurando che la principale forza motrice alle spalle si basa ancora sugli investimenti e sull'export e che i consumi continuano a dimostrarsi fiacchi, a lungo termine questo non favorisce il miglioramento della struttura di distribuzione del reddito nazionale, né aiuta ad innalzare ulteriormente il livello e la qualità di vita della popolazione."
Per quanto riguarda i sistemi educativo, sanitario e del welfare, la causa dell'assistenza pubblica va ancora sviluppata e perfezionata, gli stanziamenti destinati alla pubblica istruzione risultano gravemente insufficienti e il compito della previdenza sociale molto arduo. Nel 2008, i disoccupati registrati nelle città e cittadine hanno raggiunto quota 8,86 milioni. Gli anziani di età superiore ai 60 anni occupano il 12,5% del totale della popolazione, per cui per i cinesi "la vecchiaia prima della ricchezza" è ormai una realtà.
Guardando alla disposizione dello sviluppo economico, emergono degli evidenti problemi strutturali. La struttura settoriale risulta squilibrata, con un eccesso di manodopera nell'agricoltura e nell'industria, e squilibri di sviluppo fra città e campagna e tra le varie parti del paese.
"Se lo Stato stanziasse davvero delle risorse finanziarie e materiali per la trasformazione della struttura della futura crescita economica, effettuando nel frattempo alcune profonde riforme volte ad elevare la felicità dei cittadini, ritengo che la trasformazione della Cina in una potenza economica nel vero senso della parola non sarebbe lontana."
Questa è la realtà dell'economia cinese: a livello più profondo, la qualità dello sviluppo economico va ancora innalzata, mentre presentiamo ancora un enorme divario sia per il tenore di vita della popolazione, che negli aspetti della scienza e tecnologia e della tutela ambientale. Nel processo di crescita economica, lo sviluppo della società rimane piuttosto arretrato, con degli ampi spazi di sviluppo nei campi educativo, culturale e sanitario. Questi ultimi aspetti costituiscono ancora di più la realtà della Cina, per cui è necessario un maggiore impegno dei dipartimenti economici per promuovere l'innalzamento della qualità dell'economia e del tenore di vita della popolazione.