|
|
Nell'anno dell'Italia in Cina 2006, grazie alle loro sincere relazioni di cooperazione, l'Italia e la Cina hanno tenuto numerose attività in diversi ambiti, come i settori politico, economico, culturale ed artistico. Queste iniziative, di grande risonanza tra il pubblico, hanno vivamente stimolato l'amicizia tra Cina e Italia. In ambito economico, in particolare, la visita in Cina del presidente del Consiglio Prodi, a capo di una folta delegazione economico-commerciale, e la Fiera di Canton delle piccole e medie imprese costituiscono due grandiosi eventi che hanno inciso positivamente sullo sviluppo degli scambi e della cooperazione in campo economico-commerciale tra i due paesi. Il 12 febbraio abbiamo avuto il piacere di intervistare per voi il nuovo ambasciatore d'Italia in Cina Riccardo Sessa che ha rievocato per voi gli scambi e la cooperazione economico-commerciale sino-italiana nell'Anno dell'Italia in Cina. Ecco di seguito il testo completo dell'intervista:
RCI: Qual'è il suo parere generale sugli scambi e sulla cooperazione economico-commerciale Cina-Italia nel 2006?
A.: La mia impressione personale, sostenuta anche dai dati e da quanto mi dicono gli operatori italiani presenti in Cina, è un'impressione molto positiva. Molto è stato fatto, anche importante sul piano qualitativo e quantitativo, però non è sufficiente. In quanto ancora moltissimo c'è da fare, ci sono ancora molti spazi, e quindi credo che le imprese italiane e le imprese cinesi, gli operatori italiani e gli operatori cinesi, si debbano impegnare ancora di più.
Quando il nostro primo ministro Prodi si è incontrato con il primo ministro Wen Jiabao a settembre, hanno tracciato un percorso di collaborazione ed un obiettivo molto ambizioso: nei prossimi 5 anni, l'Italia e la Cina devono raddoppiare l'interscambio commerciale e riequilibrarlo. Quindi questo è un obiettivo molto importante, nel quale si devono impegnare i nostri due governi e i nostri due sistemi. La politica promossa dalle autorità cinesi di stimolare i consumi interni e favorire al tempo stesso gli investimenti cinesi all'estero, apre, a mio avviso, delle prospettive molto interessanti nel settore economico-commerciale, che certamente le imprese italiane sapranno cogliere e che dovremo soprattutto saper tradurre in iniziative concrete.
RCI: Potrebbe presentarci qualche dato preciso, per esempio il volume dell'interscambio commerciale, ecc. ?
A.: I dati ufficiali da parte cinese dimostrano che nel 2006, l'interscambio commerciale bilaterale ha fatto registrare una crescita del 32% rispetto al 2005. È molto, ma per me e per i miei standards è ancora poco. Quindi dobbiamo riparlarne fra almeno un paio di anni, per vedere poi se questa cifra del 32% è effettivamente cresciuta. È molto. Noi ci confermiamo il 5° partner commerciale della Cina rispetto agli altri paesi dell'Ue. Le nostre esportazioni verso la Cina sono aumentate del 24%, e per questo tra i paesi dell'Ue noi siamo il 3° fornitore della Cina. Anche le esportazioni cinesi verso l'Italia continuano ad aumentare, c'è un aumento annuo del 37%, che è importante. Però ripeto, sono delle cifre ancora basse per quelle che sono le potenzialità del sistema economico-industriale italiano e del sistema economico-industriale cinese. Quindi c'è ancora molto da fare. Il nostro disavanzo commerciale con la Cina ha toccato 7,3 milioni di dollari americani. Quindi, come vede, quest'obiettivo dei 5 anni è sì ambizioso, ma poi neanche così difficile da raggiungere. Basta un piccolo sforzo in più.
RCI: Nel 2006, Anno dell'Italia in Cina, si sono verificati molti eventi importanti, quali la visita in Cina del premier italiano Prodi e la Fiera delle Piccole e medie imprese sino-italiane di Canton e il Sino-italian Green Week. Quale evento le ha lasciato l'impressione più profonda e perché?
A.: Io credo che sarebbe ingiusto dire che nell'Anno dell'Italia in Cina ci sia stato un evento più importante rispetto agli altri. Ci sono stati oltre 200 eventi, tutti importanti perché tutti espressione di settori estremamente rappresentativi dell'Italia in generale. Le visite di membri del governo italiano sono in una posizione particolare rispetto agli eventi organizzati dall'Anno dell'Italia in Cina. Lei ha citato la visita del primo ministro Prodi, io credo che lei abbia dimenticato una visita che è stata lo stesso molto importante, quella a novembre del vice primo ministro e ministro degli Esteri D'Alema, perché quella visita e in quell'occsione sono stati poi definiti i percorsi operativi concreti come seguito della visita di Prodi, e si è tenuta a Pechino una riunione del comitato governativo congiunto nel quale proprio sono state tracciate le tappe della collaborazione tra Italia e Cina in un'infinità di settori, proprio come seguito concreto dalla visita di Prodi. Però ripeto, non c'è un evento in particolare che secondo me debba essere prilegiato, tutti sono stati altrettanto importanti.
RCI: Prima lei diceva che per quanto riguarda la cooperazione economico-commerciale tra Cina e Italia ci sono ancora molti spazi da sviluppare. Secondo lei, nel 2006, in quali settori i rapporti economico-commerciali sino-italiani hanno ottenuto progressi piuttosto importanti?
A.: C'è un settore che certamente è ancora al centro del nostro interscambio, sono i macchinari, però ce ne sono altri che a mio avviso sono molto promettenti.
In primo luogo certamente è l'ambiente. L'ambiente è una priorità oggi per il mondo intero, noi seguiamo con molto interesse l'attenzione con la quale il governo cinese, le autorità cinesi, ma anche la popolazione cinese, avverte l'importanza delle problematiche ambientali. Pechino, non è un segreto, è una città dove c'è ancora moltissimo da fare in materia ambientale. L'ambiente significa salute, l'ambiente significa migliori condizioni di vita, l'ambiente significa crescita migliore delle popolazioni. Quindi, l'ambiente è veramente tutto. Se non si risolvono i problemi ambientali, tutto diventa molto più difficile. Voi avete avviato delle iniziative molto serie, e noi abbiamo una professionalità e un'esperienza molto particolare in questo settore. Abbiamo moltissimi programmi insieme, abbiamo destinato anche come governo italiano delle risorse finanziarie importanti, questo è un settore nel quale noi dobbiamo fare molto di più.
In secondo luogo c'è la salute, che è strettamente legata anche alle problematiche ambientali. A metà gennaio è venuta in visita qui a Pechino il ministro della Salute italiano. Abbiamo avuto dei colloqui estremamente interessanti al Ministero della Salute, al Ministero del Lavoro, al Ministero della Scienza e Tecnologia, alle amministrazioni competenti per la qualità dell'alimentazione. Abbiamo avuto dei colloqui estremamente interessanti nel campo delle collaborazioni tra la medicina occidentale e la medicina tradizionale cinese. Abbiamo inaugurato presso l'Università di Tianjin di medicina tradizionale cinese un laboratorio congiunto. Abbiamo cioè posto le premesse per una collaborazione estremamente interessante anche nel settore della salute. Ambiente e salute sono dei settori i cui i risultati non li potremo forse quantificare in cifre, che probabilmente non andranno a incidere necessariamente nel volume complessivo dell'interscambio, perché a volte non si traducono in importazione di beni. Quello che noi vogliamo che si traducano è in importazione e esportazione di capitale umano, di cultura, di esperienza professionale. E questo credo che noi lo potremo fare.
C'è certamente un altro settore nel quale noi dobbiamo lavorare di più e molto abbiamo già fatto: è quello della preparazione delle Olimpiadi. Le Olimpiadi del 2008 sono per la Cina una grandissima sfida. Voi avete l'opportunità di presentarvi al mondo intero e di farvi conoscere dal mondo intero, sapendo che il mondo intero vi guarderà e vi analizzerà. Questo significa che vi dovrete presentare sotto la forma migliore, sotto tutti i profili, ma io sono certo che le autorità cinesi, il governo cinese, anche il popolo cinese, saprà cogliere questo appuntamento. Noi stiamo fornendo per le Olimpiadi anche il meglio della nostra tecnologia. Una società italiana, la Technogym, è l'unica società straniera a potersi fregiare del titolo di fornitore ufficiale delle Olimpiadi, con dei macchinari che sono unici al mondo, con i quali gli atleti di tutto il mondo si alleneranno. Un'altra società italiana ha fornito già delle pedane per l'atletica, la società Mondo. Ci saranno altre sorprese ancora che verranno dall'Italia per le Olimpiadi, alcune delle quali non le posso ancora citare per necessaria riservatezza. Ci saranno altre sorprese nel corso del 2007, ma in vista delle Olimpiadi del 2008.
Ci sono poi altri settori che io non ho menzionato, ma nei quali noi stiamo lavorando, che vanno dall'innovazione tecnologica più sofisticata a maggiori scambi culturali, a maggiori rapporti con altri settori nei quali l'italianità, il modo di essere dell'Italia e degli italiani, costituisce un' eccellenza che nessun altro paese al mondo ha. Io credo che qui c'è anche molto spazio per questi settori dove la qualità farà premio sulla qualità. Io non mi preoccupo della concorrenza straniera, né della concorrenza cinese, perché so che in determinati settori quello che il sistema industriale italiano sa fare, non lo sa fare nessun altro al mondo. Questo mi porta anche a dire che uno dei messaggi che io trasmetto sempre agli imprenditori italiani è che non bisogna aver paura della Cina. La Cina non è una minaccia per l'industria italiana e per l'industria europea. È una grossissima realtà e nell'avere rapporti con la Cina, possiamo solo guadagnarci. Noi italiani, noi europei, e voi cinesi.
RCI: Il 2006 è stato anche il 5° anno dell'adesione della Cina alla WTO, come valuta la perfomance cinese nel mantenere le promesse?
A.: Complessivamente, i risultati dell'appartenenza della Cina all'Organizzazione mondiale del commercio sono lusinghieri, positivi. Molti sforzi sono stati fatti dalle autorità cinesi per adattare le leggi interne cinesi ad una normativa internazionale che ovviamente tutti i paesi membri dell'Organizzazione mondiale del commercio devono rispettare. Direi che i risultati sono sotto gli occhi di tutti, sono dei risultati positivi. Certamente uno sforzo così grosso qual'è quello di adattare le proprie leggi ad una normativa internazionale, implica talmente tante cose da fare che ovviamente la Cina non è ancora riuscita a farle tutte. Quindi ci sono ancora delle cose che devono essere fatte, soprattutto nel settore dei servizi. E man mano che il processo di liberalizzazione continua, maggiori saranno anche le opportunità per le aziende italiane, ma anche per le aziende degli altri paesi. Propedeutica allo sfruttamento di tutte le opportunità che l'adesione all'Organizzazione mondiale del commercio offre, certamente è una piena ed incondizionata tutela della proprietà intellettuale. Questo è un tema estremamente importante al quale le aziende straniere e non solo italiane, ma anche degli altri paesi, prestano una grandissima importanza. E io devo sinceramente complimentarmi con le autorità cinesi per i grossi sforzi che sono stati fatti in questo settore, per mettere insieme un quadro complessivo che garantisca maggiore certezza del diritto, cioè della legge. Sono convinto che su questo tema esiste una grandissima sensibilità da parte delle autorità cinesi. Quindi anche certe situazioni che interessano alcune imprese europee, tra i quali anche alcune grosse società italiane, troveranno la loro composizione in questo sforzo grosso che le autorità cinesi stanno facendo. Tra l'altro, la tutela della proprietà intellettuale, quello che le imprese cinesi e le autorità della Cina devono capire, non è solo una questione che interessa le imprese straniere. Ormai voi avete un brand cinese da proteggere e avete tutto l'interesse a farvi aiutare da chi quest'esperienza l'ha vissuta molti anni prima ed ha acquisito una conoscenza di queste problematiche che per voi può essere molto utile. Il concetto è sempre quello, non dobbiamo aver paura gli uni degli altri.
RCI: Tranne i settori in cui dobbiamo ancora sforzarci, il mantenimento delle promesse da parte cinese ha arrecato alle imprese italiane delle nuove opportunità o agevolazioni, per esempio l'apertura del settore bancario all'estero nel 2006?
A.: Senza dubbio in Cina sono presenti praticamente tutte le principali banche italiane. Abbiamo delle filiali, cioè delle vere e proprie strutture operative, e anche degli uffici di rappresentanza. Anche qui mi pare che stiamo assistendo ad una liberalizzazione da parte delle autorità cinesi di questo settore, che ovviamente è estremamente importante, ma anche sensibile. Aprire il proprio sistema bancario a delle banche straniere significa raggiungere il massimo della fiducia nel sistema bancario, anche e soprattutto nel sistema economico internazionale, e quindi vuol dire dimostrare di essere un paese veramente aperto alle esperienze internazionali. Ripeto, sto assistendo a delle aperture da parte delle autorità cinesi estremamente interessanti, che sono convinto porteranno a una maggiore presenza delle banche straniere in Cina e quindi anche delle banche europee e delle banche italiane. |
|