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Dal 1978 al 2008, nei 30 anni di applicazione della riforma e apertura, si può dire che i cambiamenti delle condizioni abitative dei cinesi siano radicali, passando dallo stretto e affollato all'ampio e luminoso, e dalla coabitazione di più generazioni in una stanza ad alloggi indipendenti per tutti. Sotto il tetto delle case cinesi, si sono svolti i drammi e le gioie, le riunioni e le separazioni di molte famiglie, scrivendo anche pagine immortali dello sviluppo di stile cinese. Nel programma di oggi, attraverso i cambiamenti di "casa" del nostro protagonista Jin Yujun, vi parleremo del processo di cambiamento dell'habitat dei cinesi, riassumendo il continuo sviluppo dei loro spazi di vita.
"Questa stanzetta di 2 metri quadrati ospita le cucine di tre famiglie; stretti corridoi, semplici edifici dove vivono tre generazioni sotto lo stesso tetto, e due coppie coabitano nella stessa stanza. Tutti sperano di migliorare quanto prima le loro condizioni abitative. Gli otto membri della famiglia dell'operaio in pensione Wang Lizeng vivono in una stanza di 13 metri quadrati, per cui egli spera tanto di avere un alloggio nuovo."
Questa registrazione è tratta dal documentario "Sognando una grande casa", girato nel 1982 dello studio cinematografico centrale del film documentario cinese. La scena descritta nel documentario costituisce un realistico riflesso delle condizioni abitative delle città cinesi in quel periodo storico, caratterizzate da spazi ristretti, semplicità e sovraffollamento.
Il 1978 è stato il primo anno di applicazione della riforma e apertura da parte della Cina. In precedenza, nell'intera società cinese vigeva il concetto "prima la produzione e poi la vita", per cui le esigenze personali venivano sottovalutate, opprimendo anche la ricerca di una vita migliore. Il governo riversava sulla produzione i già ristretti capitali, senza possedere risorse finanziarie sufficienti a costruire più case di abitazione. In quel periodo, i ricordi della maggioranza dei cinesi sugli spazi di vita si possono riassumere con un termine: miseria.
Jin Yujun, 63 anni, prima di andare in pensione faceva l' insegnante. All'inizio degli anni '80, lui, la moglie e la figlia appena nata Jin Di vivevano stretti l'un l'altro in una stanzetta di meno 10 metri quadrati.
"Allora, la stanza era davvero troppo piccola. Oltre al letto, al tavolo e all' armadio, non osavamo sperare in altri mobili, perchè mancava il posto. A volte, se arrivavano degli ospiti, non c'era neanche posto per girarsi. Infatti allora c'era una forte carenza di alloggi. "
Come afferma il signor Jin, allora i cinesi non osavano invitare gli amici a casa, perchè da un lato non c'era posto, e dall'altro mancavano le risorse finanziarie e materiali per riceverli. Allora il signor Jin abitava in una casetta a un piano in un grande cortile comune, un modo di vita piuttosto diffuso al tempo nella capitale. In realtà, questi cortili comuni derivano dai Siheyuan, i cortili quadrati occupati un tempo da singole famiglie di funzionari e di ricchi, tuttavia, in quell'epoca di carenza di case, qui risiedevano anche 7-8 famiglie, che occupavano ognuna una stanza, ma che usavano congiuntamente tutte le risorse del cortile: cucina, rubinetto dell'acqua e gabinetto, ecc. Anche il bucato veniva fatto asciugare nel cortile pubblico.
Oltre ai grandi cortili comuni, la gente del tempo viveva nei "Tongzilou" (edifici a più piani con stanze intorno ad un corridoio). Sotto l'enorme pressione della casa, alcune unità di lavoro avevano infatti scoperto che trasformare gli uffici in stanze singole poteva essere una buona risposta urgente, da cui la nascita dei "Tongzilou". La struttura interna dei Tongzilou era pressochè uguale, un corridoio centrale con ai lati le stanze ricavate dagli uffici. Negli stretti corridoi, a parte montagne di cianfrusaglie, si trovavano anche gli indispensabili fornelli del gas, pentole, scodelle e catini. Qui la vita privata emergeva davanti agli occhi di tutti, senza riserve, con inevitabili contraddizioni. Shu Kexin, studioso cinese di affari pubblici, osserva in merito:
"Tutti sapevano cosa cucinava la tua famiglia, se preparava i ravioli e quante mattonelle di carbone aveva comprato, perchè tutto veniva ammassato in corridoio. Quindi, per così dire, al tempo nessuno aveva dei segreti personali. "
Nel periodo iniziale della riforma e apertura, la popolazione urbana cinese ha visto un rapido aumento, ma il valore totale degli investimenti statali per la casa non raggiungeva l'1% del Pil. Allora, l'unico canale per risolvere il problema della casa era l'assegnazione delle unità di lavoro, soprannominata "assegnazione di tipo assistenziale".
Ora ritorniamo alla famiglia di Jin Yujun. Con la crescita della figlia, il padre fu costretto a riconoscere che una sola stanza nel grande cortile comune non poteva affatto soddisfare le esigenze della famiglia.
"Una volta diventata adulta, pensavamo che dovesse avere anche lei un suo spazio indipendente. Allora, andando a lavorare, vedevamo molti condomini a più piani, pensando a quando avremmo potuto anche noi migliorare le nostre condizioni abitative, vivendoci anche noi!"
Dopo una lunga attesa, nel 1997 la famiglia di Jin Yujun è andata a vivere nella nuova casa assegnata dall'unità di lavoro. Si tratta di un alloggio di 80 metri quadrati, con due camere da letto ed un salotto, all'ottavo piano di un condominio di 18 piani. La più felice di poter vivere così era proprio la giovane figlia Jin Di.
"Alla mia età, era la prima volta che abitavo in un condominio, quindi la sensazione era diversa. Potevo guardare il mondo dall'alto! Inoltre ho trovato che avevo finalmente la mia stanzetta, dove potevo mettere le mie cose."
Tuttavia, pochi hanno avuto la fortuna della famiglia di Jin Yujun in quell'epoca di tanta gente e poche risorse. Visto che le case costruite dalle unità di lavoro erano limitate, queste diventarono risorse carenti ricercate da tutti. La possibilità di ricevere un alloggio dall'unità di lavoro decideva quasi il destino e la qualità della vita di una persona. Di fronte al destino, l'unica cosa che la gente poteva fare era continuare ad aspettare.
Tuttavia tutto questo è radicalmente cambiato nel 1998, quando in luglio il governo cinese ha annunciato la fine dell'assegnazione di tipo assistenziale delle case e l'attuazione della riforma della casa.
"Ci prepariamo a varare una nuova politica nel secondo semestre di quest'anno, interrompendo l'assegnazione assistenziale di alloggi, e passando alla completa commercializzazione."
L'eliminazione dell'assegnazione assistenziale di alloggi ha cambiato il sogno di molti di ottenere una casa per suo tramite. Inoltre, con il graduale miglioramento delle condizioni di vita, la nuova generazione di giovani cinesi ha iniziato a privilegiare la vita privata, senza più sopportare la situazione dei genitori di coesistenza di più generazioni in una stanzetta, per cui l'allargamento dello spazio personale e l'innalzamento della qualità di vita sono diventati l' obiettivo dei loro sforzi. Di conseguenza, i prestiti per l'acquisto dell'alloggio, utilizzando il denaro di domani per realizzare il sogno di oggi, hanno cominciato ad essere accettati da sempre più giovani, diventando una forma di vita abituale.
Jin Di, figlia unica di Jin Yujun, si può definire una coetanea della riforma e apertura della Cina, visto che ha vissuto i vari cambiamenti da questa arrecati alle condizioni abitative dei cinesi. Dopo la laurea, è andata a lavorare in un'impresa IT, con un reddito stabile, e nel 2004 ha fatto un prestito col fidanzato per acquistare un suo alloggio.
"Il primo pagamento corrispondeva all'accumulo di parecchi anni dei nostri salari, poi le nostre famiglie ci hanno aiutato, ed abbiamo fatto un altro credito di circa 300 mila di RMB, da restituire in 20 anni. Visto che abbiamo entrambi dei lavori stabili, intendiamo restituire il debito poco per volta."
Mentre gli alloggi entravano nella vita dei cinesi come prodotti commerciali, anche il settore immobiliare si è fatto sempre più florido. Nel 2007 l'edilizia era ormai diventata il quarto settore della Cina, con il settore immobiliare che occupa ogni anno più del 9% del Pil. Sempre più cinesi hanno iniziato a ricercare delle condizioni abitative di alta qualità: una struttura delle camere ampia e razionale, impianti collegati completi e comodi e un ambiente piacevole ed elegante, il che però ha portato all'innalzamento dei prezzi delle case. Nel 2007, a Beijing il prezzo medio degli alloggi commerciali ha superato i 12 mila yuan al metro quadro, per cui la casa, indispensabile alla vita, è ritornata di botto un sogno.
Buone condizioni di vita e di lavoro sono da sempre il sogno dei cinesi e anche un problema urgente da risolvere per il concetto del governo cinese di governo per il popolo. Nel 2008, gli investimenti per la costruzione di alloggi di garanzia hanno superato i 100 miliardi di RMB; nei prossimi 3 anni le finanze centrali stanzieranno altri 900 miliardi per la costruzione di alloggi con affitti moderati e a prezzi economici, e per la ristrutturazione delle zone degradate.
Rievocando i 30 anni di riforma e apertura, la superficie abitativa pro-capite nelle città e cittadine cinesi è salita dai 6,7 metri quadrati del 1978 ai 26 del 2007. Oggi, i ricordi dei cinesi sugli spazi di abitazione non si descrivono più in termini di ristrettezza e chiusura. Sulla strada dell' avanzamento, indipendentemente dalle difficoltà e tortuosità, la ricerca dei cinesi di spazi di vita sempre più comodi non si arresterà mai.
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