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Ansai
2008-11-01 20:36:05 cri     

Stamattina, con una temperatura decisamente rigida ed un cielo azzurro su cui si stagliavano i monti circostanti, abbiamo raggiunto in autobus il distretto di Ansai, posto ad una trentina di km a nord di Yanan. Naturalmente, anche qui tutto è cambiato rispetto alla mia prima visita del lontano 1993, visto che ora Ansai è raggiungibile in soli 20 minuti di autostrada, quella che da Yanan porta a Jingbian, al confine con la Mongolia interna, e poi a Yinchuan, nella vicina regione autonoma del Ningxia. Risolto il problema dei trasporti e delle comunicazioni, queste zone remote, separate da monti e vallate dal mondo e dalla civiltà cosiddetta avanzata, hanno iniziato una nuova vita, all'insegna di un maggiore benessere, basato però su radicali cambiamenti del modo di vivere. L'altopiano del loess è sempre stato una terra poverissima. Per migliorare le condizioni di vita dei locali ed anche il quadro ecologico in continuo deterioramento, il governo locale ha indotto i contadini (che prima coltivavano appezzamenti di terreno di mezzo ettaro a testa, basandosi sulla scarsa acqua piovana, e ricavandone mais, miglio, grano saraceno, giuggiole), a diventare muratori, piccoli commercianti, ecc. I loro terreni sono quindi stati riforestati scientificamente, con salici, pini ed altri alberi resistenti al freddo, che permettono di compattare i pendii dei monti e di evitare le tempeste di sabbia e polvere che da decenni colpivano la zona. In cambio della rinuncia alla coltivazione e all'allevamento delle pecore, i contadini ricevono dei sussidi dal governo. La riforestazione viene effettuata con una programmazione scientifica da parte degli esperti del governo locale, ed appaltata ai contadini, che devono seguire le loro indicazioni. Sulla strada per Ansai, abbiamo visto un esempio di riforestazione nel villaggio di Diezigou, visitando anche una famiglia residente in una casa-grotta che ha rinunciato alla coltivazione: l'uomo di casa si dedica al commercio del cemento, con buoni introiti. Evidentemente ora la campagna non è più la base di sostentamento dei contadini.

Grazie all'ottima insolazione della zona, il governo locale ha anche introdotto le coltivazioni in serra: la zona modello di agricoltura ecologica di Ansai, costituita nel 2003, conta un centinaio di serre di pomodori e melanzane introdotte dall'Olanda, bellissime orchidee di vario tipo, ed addirittura alberi di papaya, introdotti da Taiwan come esperimento. Le serre sono state appaltate a una compagnia, e danno lavoro ad una quarantina di persone, l'80% donne. Le serre sono molto diffuse nel distretto, infatti i contadini, molto pratici, le hanno adottate con entusiasmo quando hanno visto con i loro occhi che in serra una singola pianta può dare ben 50 pomodori!

Dopo l'autostrada, le serre, e la riforestazione, anche il capoluogo del distretto di Ansai si è rivelato modernissimo, con alti palazzi, alberghi, scuole, automobili e cellulari. Nel 1993 ero venuta qui in visita perchè Ansai è famosa per la sua produzione di carte ritagliate, realizzate da secoli dalla donne locali. Ricordo che ero stata in visita a Zhang Fenglan, che mi aveva ospitata nella sua casa-grotta, tuttavia quando ho chiesto notizie, ho saputo che l'anziana donna è scomparsa già da qualche anno. Ho però potuto ammirare una sua opera al Museo culturale locale, già esistente nel 1993, ma ora ampliato e arricchito, che ospita collezioni di carte ritagliate, pitture dei contadini, ricami popolari e reperti archeologici della zona. Mentre un tempo le carte ritagliate non permettevano alcun reddito alle donne locali, ora alcune di loro si sono organizzate, per cui riescono a pubblicare le loro creazioni in calendari, album, ecc. Coi proventi ricavati, la signora Yu Ziling, di 43 anni, a cui abbiamo fatto visita questa mattina, è riuscita addirittura ad acquistarsi un alloggio nel capoluogo, dove vive insieme ai figli che vanno a scuola, mentre il marito e gli anziani genitori vivono in campagna.

Anche i tamburi di Ansai hanno ripreso a battere, con la ripresa delle esibizioni in occasione della festa della primavera e altre festività. Un'antica tradizione dell'altropiano del loess, si tratta di tamburelli rossi che si appendono in vita, battuti durante vigorose danze dagli arditi uomini locali. Ora sia i tamburi che le carte ritagliate, i dipinti dei contadini ed i canti folcloristici sono insegnati ai ragazzi del distretto a partire dalle elementari, per preservarli e trasmetterli alle future generazioni. E questi sono felici di apprenderli, perchè sono anche delle fonti di reddito: oltre alle carte ritagliate ormai commercializzate, anche i tamburini hanno un futuro, visto che varie compagnie locali si esibiscono in tournee nel paese. I canti folcloristici locali, i famosi "Xintianyou", dai toni alti tipici delle ampie distese dell'altopiano, non sono da meno, sempre più apprezzati ed eseguiti durante le festività. Al Museo culturale di Ansai, oggi abbiamo avuto il piacere di ascoltare tre interpretazioni, due maschili e una femminile, molto impressionanti per i toni e le melodie.

Grazie alla nuova sensibilità verso la cultura tradizionale e all' impegno del governo locale, possiamo dire che le arti folcloristiche di Ansai stiano vivendo un bel periodo di ripristino e valorizzazione. In ogni caso, in ogni parte del mondo, l'evolversi della società porta inevitabilmente al cambiamento delle condizioni di vita e delle tradizioni, e al venir meno di varie forme di folclore, che in realtà non sono che espressioni di vita popolare. Il famoso studioso di arte popolare Qiao Xiaoguang, professore del Centro di tutela del patrimonio culturale immateriale dell'Accademia d'arte di Beijing, negli anni Ottanta-Novanta ha percorso in lungo e in largo le aree intorno al Fiume Giallo, visitando più volte Ansai, e pubblicando parecchi libri sulle sue esplorazioni etniche ed artistiche, colmi di emozione e di nostalgia. E di consapevolezza della drammatica sfida arrecata alle tradizioni dall'incombere della modernizzazione. Anche Han Jian, attuale vice rettore dell'Istituto d'arte dell'università Qinghua di Beijing, studia da anni il problema della preservazione dell'artigianato e dei villaggi tradizionali, a simbolo dell'attualità del tema nel mondo accademico cinese.

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