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La nascita dei Giochi Paralimpici estivi
2008-09-05 17:15:40 cri     
I Giochi Paralimpici nascono a Roma nel 1960 quando, due settimane dopo i Giochi Olimpici, si disputarono nell'impianto romano dell'Acqua Acetosa gare di nuoto, tennistavolo, tiro con l'arco, atletica leggera e scherma alle quali parteciparono 400 atleti disabili in carrozzina in rappresentanza di 21 nazioni e sotto l'Alto Patronato di Donna Carla Gronchi, moglie del Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi.

Il 18 settembre del 1960 è la data che contrassegna dunque la prima edizione di "ufficiosi" Giochi Paralimpici ma, in realtà, si trattava dei Giochi Internazionali di Stoke Mandeville la cui evoluzione successiva diede appunto vita alle Paralimpiadi estive. La definizione ufficiale di Paralympic Games (Giochi Paralimpici in cui il prefisso di origine greca "????"sta per "insieme", "presso" o, in senso figurato per "affinità", "somiglianza" e non, contrariamente a quanto si pensi, per "para" di paraplegico) venne successivamente quando il Comitato Olimpico Internazionale l'approvò nell'anno dei Giochi Olimpici di Los Angeles (1984).

I Giochi Internazionali di Stoke Mandeville risalgono invece al 1948. Nella cittadina inglese, non lontano da Londra, il neurochirurgo Ludwig Guttmann dirigeva la "Spinal Injuries Unit" ovvero il reparto di ricovero dei reduci britannici della II Guerra Mondiale che nel conflitto avevano subito una lesione midollare. Le capacità di sopravvivenza di quei soldati erano spesso scarse a causa delle gravi ferite e delle patologie corollarie della paraplegia quali le infezioni renali e respiratorie, le piaghe da decubito ed altre complicanze. Ma, secondo l'osservazione e i dati raccolti da Guttmann, era la marcata depressione psichica a peggiorare le condizioni cliniche dei pazienti per i quali l'opinione prevalente della scienza medica negava ogni ipotesi di guarigione. Egli cominciò un nuovo programma di trattamento credendo nella possibilità di cura e riabilitazione di quei soggetti e, dal momento che molti di loro erano giovani, intuì che lo sport avrebbe potuto essere un valido alleato per aspirare a riavere una vita normale, del resto, la pratica sportiva come terapia per persone disabili era già presente nel XVIII e XIX secolo.

Proprio nei letti delle corsie dell'ospedale di Stoke Mandeville cominciarono i primi esercizi: dapprima semplici lanci del pallone medicinale che i pazienti, ancora distesi nel proprio letto, dovevano ricevere e rispedire al mittente mantenendo così l'uso e la forza degli arti superiori; poi, piccole gimcane con rudimentali carrozzine correndo intorno ai letti e nei corridoi delle camerate, fino ad arrivare a vere e proprie corse nel percorso che separava l'ospedale dalla adiacente pista d'atterraggio degli elicotteri e degli aerei. Quei reduci furono i primi atleti disabili della storia e diedero vita alla prima edizione dei Giochi di Stoke Mandeville il 28 luglio del 1948 quando 16 atleti inglesi, contestualmente alla Cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra, si contesero il podio nella disciplina del tiro con l'arco. La scelta di quella data e di quella contestualità non fu casuale da parte di Sir Ludwig Guttmann che intuì la possibilità di far diventare quell'evento sportivo un momento eccezionale di esaltazione dello spirito umano. E così fu. Scienziati, medici e tecnici dell'epoca rimasero sbalorditi dai risultati ottenuti da Guttmann e quei Giochi continuarono a disputarsi annualmente fintanto che, nel 1952, con l'intervento dell'Olanda, acquisirono quel carattere di internazionalità che crebbe fino a conferirgli quello spirito di universalità presente nei Giochi Olimpici.

Dai 400 atleti di Roma '60, passando dai 390 di Tokyo (Giappone) nel 1964 e dai 750 di Tel Aviv (Israele) nel 1968, si arrivò ai 1.004 atleti di 44 nazioni ai Giochi di Heidelberg 1972 (Germania) e ai 1.600 di Toronto nel 1976. Poi ancora l'incredibile impennata in quelli successivi di Arnhem (Olanda) 1982 che registrarono ben 2.500 atleti fino ad arrivare ai 4.080 nel 1984 quando i Giochi ebbero due diverse sedi: New York e Stoke Mandeville. Da allora i criteri di qualificazione divennero più difficili, le performance degli atleti disabili sempre più vicine a quelle degli atleti olimpici e i numeri si abbassarono: a Seoul 88 furono 3.053, a Barcellona '92 gareggiarono 3020 atleti mentre Atlanta '96 ne registrò 3.195 provenienti da 103 nazioni. Capaci di raggiungere i confini del mondo, sono stati 3.843 atleti in rappresentanza di 123 paesi che hanno dato vita ai Giochi Paralimpici di Sydney 2000 i Giochi, quelli che, più che mai, hanno coinvolto il mondo mediatico ed il pubblico grazie ad atleti disabili capaci di realizzare imprese sportive sensazionali: basti pensare ai 100 metri piani corsi dall'americano Marlon Shirley, amputato, che fermò il cronometro a 11"08 stabilendo il primato del mondo (ora ritoccato dallo stesso atleta a 11"07).

I Giochi Paralimpici di Atene 2004, la dodicesima edizione, hanno proseguito sulla stessa strada e sono riusciti ad abbattere molti record tra cui quello del numero degli atleti e delle Nazioni. Da rimarcare sono soprattutto i numeri degli spettatori televisivi: 10 milioni di cinesi e 8 milioni di giapponesi hanno assistito alla Cerimonia di apertura, mentre gli highlights delle gare hanno avuto largo consenso soprattutto in Germania (1,5 milioni nell'ultima giornata di gare), in Spagna, ma anche in Italia in cui il programma serale Speciale SportAbilia di Raisport ha registrato una media giornaliera di 600.000 spettatori.

Oggi il movimento paralimpico mondiale è gestito e coordinato dall'International Paralympic Committee (Comitato Paralimpico Internazionale) del quale fanno attualmente parte ben 157 Comitati Nazionali Paralimpici, compreso il Comitato Italiano Paralimpico, oltre alle varie Federazioni e organizzazioni rappresentative della varie tipologie di disabilità.

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