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All'inizio del nostro secolo, degli esploratori hanno raggiunto i poli e degli alpinisti, più tardi, hanno conquistato il monte Qomolangma (Everest). L'idea si ripete, oggi, con la scoperta che il meandro del fiume Yarlung Zangbo, formante una ''U'' attorno al monte Pamjagbarwa a sud-est della catena dell'Himalaya, area ai confini fra la placca euroasiatica e quella indiana, è il canyon più grande del mondo.
Quest'ultimo è stato denominato uffcialmente dalla Cina ''il grande canyon dello Yarlung Zangbo''.
Un reportage sull'esplorazione di questo canyon è stato pubblicato dalla nostra rivista sul numero 9 del 1998. tramite le foto del nostro inviato Du Zequan, i lettori potranno ricevere le impressioni più vive di questa straordinaria avventura.
Dopo questo articolo, che offre un'introduzione generale al grande Canyon, nei prossimi numeri pubblicheremo una serie di articoli più specifici sulla situazione geografica, la flora e la fauna di questa regione.
-N.d.R-
Il 17 aprile 1994, l'Agenzia Xinhua aveva annunciato al mondo intero che degli esploratori cinesi avevano scoperto che il grande canyon dello Yarlung Zangbo, profondo 5.382 metri, era il più grande del mondo, ancora più grande del canyon del Colorado e di quello di Colca nel Perù. Questa notizia ha suscitato più di un commento, perchè da oltre un secolo, il grande canyon del Colorado era considerato il primo del mondo, posto rivendicato anche dal Perù con il suo canyon Colca (3.200 metri di profondita) e dal Nepal per il suo, chiamato Kali Gandaki (4.403 metri di profondità). In realtà, nessuno di questi può competere in magnificenza con il grande canyon cinese.
L'Accademia delle scienze della Cina ha organizzato spedizioni esplorative sull'altopiano Qinghai-Tibet sin dal 1973. dal 1973 al 1974, la prima equipe di esploratori era risalita il grande Canyon dello Yarlung Zangbo e aveva riportato molti dati senza essere tuttavia riuscita a penetrare nella sua parte centrale, di accesso troppo difficile. Dal 1982 al 1984, un'altra equipe, aiutata da esperti alpinisti, ha scaltao il monte Namjagbarwa e portato a termine una spedizione esplorativa pluridisciplinare che non comprendeva la parte più importante di questo canyon.
Nel 1994, gli scienziati Yang Yichou, Gao Denyin, Li Basheng e altri, che avevano partecipato alle spedizioni precedenti, si sono riuniti per analizzare i dati raccolti.
I monti Namjagbarwa (7.782m) e Gyalhapetsela (7.234m), le cui pareti a picco dominano il grande canyon dello Yarlung Zangbo poggiano su una placca che continua a sollevarsi. In questa parte il canyon raggiunge la sua profondità più elevata, ossia 5.382 metri, prima di estendersi oltre a una profondità media di 5.000 metri. Dopo parecchi meandri a ''U'', raggiunge la sua lunghezza complessiva di 496,3 chilometri, vale a dire 50 chilometri di più del canyon del Colorado.
E'una grande scoperta della fine del XX secolo. Questo canyon taglia prima i piedi del Namjagbarwa e poi l'erto pendio a sud-est dell'altopiano Qinghai-Tibet. Nel settembre del 1998, con approvazione del Consiglio di Stato, la Cina l'ha denominato ufficialmente il ''grande canyon dello Yarlung Zangbo''. Il monte Qomolangma, sommità del mondo, e quest'ultimo creano un contrasto geomorfologico incredibile.
Dall'alto del colle Xixingla si può vedere che lo Yarlung Zangbo scorre in una valle molto profonda sovrastata dai monti dell'Hymalaia prima di gettarsi nell'Oceano Indiano. Si rimane vivamente impressionati, soprattutto dai due monti, Namjagbarwa e Gyalhaptsela, le cui nevi perenni e i ghiacciai sotto il sole offrono uno spettacolo di uno splendore abbagliante.
Il grande canyon dello Yarlung Zangbo è come un immenso corridoio che permette di accumulare verso il nord le correnti d'aria calda e umida provenienti dall'Oceano Indiano, che favoriscono la crescita di una flora estremamente ricca e la vita di una fauna variata. In questi valle, la vegetazione è lussureggiante e i rilievi accidentati. La scarsità della popolazione e le nubi la rendono ancora più misteriosa.
Dopo essere uscito dalla magnificenza del grande canyon, uno dei fotografi non ha fotografato più nulla per un mese perchè, ai suoi occhi, non c'era niente di più straordinario dei paesaggi lungo le rive dello Yarlung Zangbo.
Tutto in questa regione del grande canyon: monti, acqua, nubi, piante e animali, è d'una bellezza eccezionale. L'acqua è presente dappertutto sotto diversi aspetti: neve,ghiaccio, sorgenti termali, cascate, torrenti impetuosi. Talune montagne meno elevate sono ricoperte da foreste fluviali tropicali. La flora e la fauna offrono una grande varietà e alcune specie sono specifiche di questa regione.
Nell'autunno 1998, una spedizione esplorativa cinese è riuscita a percorrere il grande canyon dello Yarlung Zangbo a piedi. In certe zone, le rupi che sovrastano il fiume sono impraticabili perchè quest'ultimo, con una portata di 4.425 metri cubi d'acqua al secondo in media, scorre a una velocità di 16 metri al secondo. Gli esploratori hanno incontrato grandi difficoltà e dovuto sopportare la fatica estrema, la fame, la rarefezione dell'aria, il freddo intenso e la canicola, le intemperie e le punture d'insetto, tutto ciò accompagnato dalla costante paura di frane e valanghe e da colate di fango. Alcuni alpinisti sono passati da una riva del fiume appesi a un cavo teso, altri sono discesi da una rupe di cento metri d'altezza con una corda, altri ancora hanno voluto sospingersi in altre zone su passaggio formato da un solo tronco albero.
Fortunatamente, l'eslorazione è stata coronata da successo e ha marcato la prima traversta da parte dell'uomo di questo grande, canyon dello Yarlung Zangbo. L'equipe ha scoperto quattro gruppi di cascate. Con l'aiuto del GPS (sistema di posizionamento mondiale), ha fissato tre punti di riferimento all'entrata del grande canyon, al centro del suo meandro più grande, quello a ''U'' presso Medog. Ha precisato la flora di questa regione inabitata e scoperto l'esistenza di una specie di pianta arborea rara chiamata Pseudotaxus chienii, catturato degli zoratteri in via di estinzione e raccolto 4.000 esemplari di insetti, un migliaio di piante, un centinaio di campioni di roccia e 50 di acqua lungo i vari tratti dello Yarlung Zangbo. Hanno inoltre trovato impronte di Budorea taxicolor, pseudois nayaur, di fagiani, ecc.
Gli esploratori hanno studiato la struttura geologica del grande canyon e misurato la sua lunghezza e profondità.
Aiutati da scienziati, giornalisti e da numerose persone competenti, è stato possibile seguire la spedizione in diretta alla televisione.
Grazie a questa esplorazione è stato sollevato il velo di mistero che ricopriva il grande canyon dello Yarlung Zangbo.
Articolo tratto dal N°04/1999 della rivista "La Cina ", distribuira da China International Book Trading Corporation |
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