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Incontro con il regista Jia Zhangke
2009-02-19 15:09:17 cri     

L'area delle Tre Gole sul Fiume Azzurro, tradizionalmente una zona di grande bellezza naturale intarsiata da rilevanti siti storici, ha ispirato nel tempo una miriade di artisti, fra cui il poeta Li Bai, che in epoca Tang dedicò una bella poesia al borgo di Baidi, sito in cima ad un monte che dà sul fiume. Questo 1300 anni fa. Passa il tempo e cambiano le situazioni: coll'avanzare del progetto della diga delle Tre Gole, nell'agosto 2005 il pittore Liu Xiaodong, dell'Accademia d'Arte di Pechino, si è invece ispirato al posto per realizzarvi uno dei dipinti ad olio della serie "Hotbed", un'esperienza registrata dall'amico e regista Jia Zhangke nel documentario "Dong", che ha fatto da base al famoso film "Brava gente delle Tre Gole", conosciuto in occidente come "Still Life", che ha vinto il Leone d'oro al Festival del Cinema di Venezia del 2006.

Avete appena ascoltato un brano del documentario "Dong", in cui il pittore Liu Xiaodong ricorda che anche la sua terra natale ha ciminiere e fabbriche come le Tre Gole...

Dopo aver dipinto 12 operai impegnati nell'opera di demolizione alle Tre Gole, nel 2006 Liu Xiaodong si è spostato a Bangkok, dove ha continuato la serie, dipingendo 12 ragazze thailandesi.

Il documentario "Dong" è stato proiettato il 17 aprile scorso all'Istituto di Cultura dell'ambasciata d'Italia a Pechino alla presenza dell'autore, il giovane regista Jia Zhangke. Piccolo, magro, occhi grandi e viso e voce dolci e pacati, Jia Zhangke arrivava direttamente da New York. Ormai famoso nel mondo per i suoi film d'essai, il trentaseienne regista ha dimostrato un approccio semplice e diretto col pubblico, rispondendo a parecchie domande. La prima è stata: qual'è il rapporto fra "Still Life" e "Dong"?

JZK: All'inizio, nell'agosto 2005, volevo solo filmare il pittore Liu Xiaodong che allora andava alle Tre Gole per un suo progetto, poi laggiù sono capitate parecchie cose, allora ho girato insieme il documentario e il film. Nel documentario ho seguito fondamentalmente l'artista, però questo mi limitava rispetto al quadro generale delle Tre Gole, alle industrie e alle nuove città che abbiamo visto, allora ho girato il film, creando altri ambienti. 'Still life' è stato proiettato per la prima volta in Cina il 4 dicembre 2006, mentre il documentario, dopo l' approvazione, lo sarà fra poco. Le sale in Cina è difficile che accettino documentari, ma faremo del nostro meglio in questa direzione.

Jia Zhangke e Liu Xiaodong sono accomunati dalla stessa attenzione per le fasce sociali meno pronte al balzo verso il futuro che la Cina ha iniziato una quindicina d'anni fa, che in pittura ha dato origine alla corrente del Realismo cinico, che conta fra le sue file i famosi Fang Lijun e Liu Wei, presentati già una quindicina di anni fa alla Biennale di Venezia da Achille Bonito Oliva. La loro fratellanza di ideali emerge già dal dipinto di Liu "Il fumatore", del 1988, in cui Jia Zhangke fece da modello per la figura sullo sfondo. Va inoltre ricordato che Jia Zhangke stesso ha studiato arte all'Istituto d'Arte dell'Università dello Shanxi, a Taiyuan, dove è avvenuto il suo colpo di fulmine per il cinema con "Terra gialla", il capolavoro di Chen Kaige, in cui ha visto la possibilità di un "altro" cinema. A quel giorno risale la sua decisione di diventare regista, lui, un ragazzo di campagna che da piccolo faceva chilometri in bici per andare a vedere il treno, espressione della lontananza, del diverso, del mistero del mondo. Ma come? Il ragazzo si informò a destra e a sinistra, venendo a sapere che l'accesso alla facoltà di regia dell'Accademia del Cinema di Pechino era molto ristretto. Per aggirarlo, tentò per tre anni successivi l'esame di ammissione alla facoltà di letteratura, riuscendovi finalmente nel 1993.

Nel 1994, al secondo anno all'Accademia del Cinema, Jia Zhangke ha girato il cortometraggio "Il giovane Shan torna a casa", sulla vita a Pechino degli operai-contadini. Anche il regista è di fuori Pechino, essendo nato nel 1970 a Fenyang, una cittadina della provincia dello Shanxi, dove pare sia stato in gioventù un piccolo teppista. Figlio di un'insegnante di lettere e di una commessa di negozio, venne salvato da due insegnanti, che con la loro stima lo hanno portato ad impostare un rapporto diverso con la vita e ad amare la letteratura e l'arte. Alle superiori ha fondato addirittura la "Società poetica della sabbia", visto che a Fenyang, sita nell'altropiano del Loess, tira spesso un forte vento sabbioso. Tutti metodi espressivi ancora validi per lui, visto che alla domanda a quale corrente di cinema appartenga, ha risposto: Non ci ho mai pensato, e non voglio essere classificato. In questo lavoro è facile diventare qualcun altro in base ai commenti e alle classificazioni altrui. Voglio essere libero nella creazione, allora non faccio mai piani. Potrei anche non occuparmi più di cinema, ma esprimermi come scrittore, perchè non voglio essere definito solo un regista.

Nel girare "Il giovane Shan torna a casa", Jia Zhangke ricorda che per mancanza di denaro, ha noleggiato le attrezzature da ripresa solo per quattro giorni, correndo letteralmente da una parte all'altra della città quando i soldi per il pulmino sono finiti.

Dopo che il cortometraggio ha vinto un premio a Hong Kong, coi proventi Jia Zhangke ha girato il film "Il piccolo Wu", basato sulla storia di due suoi amici di scuola, l'uno ladro e l'altro guardia carceraria, che ha ottenuto otto premi internazionali, fra cui quello per il cinema giovane al Festival del Cinema di Berlino.

Minimalista, Jia Zhangke ama le inquadrature lunghe, senza parole, con sequenze di gesti apparentemente inutili. Egli osserva: Anche se nel cinema in questi anni la gestualità è molto forte, sia nei film commerciali che d'arte, io voglio filmare anche atti che poi si rivelano inutili, anche se non si vorrebbe che lo fossero.

La vita è fatta anche di questi gesti, specie per chi ha volontariamente rinunciato ad alti ideali perchè costretto dalla dura realtà. Jia Zhangke vede una grande forza nel persistente impegno nella mediocrità quotidiana della gente semplice fra cui è nato e vissuto e di cui esprime la sofferenza così com'è, nel silenzio dei visi duri coperti di rughe, nelle lacrime amare, senza una parola. In merito egli dice: Girando il documentario "Dong", ho visto molti incidenti e dolori veri accadere davanti a me, e in questo ambiente ho documentato la realtà con la cinepresa; gli anziani in silenzio e lacrimanti di fronte alla morte, senza parole, mi colpiscono molto, tutti capiscono cosa accade, ma il tutto avviene in silenzio, il che mi impressiona molto. Molti criticano i miei film perchè rappresento la gente così com'è, senza farla superare sè stessa. Lo faccio perchè so che per tanti è importante trovare un modo per sopravvivere.

In effetti il cinema di Jia Zhangke è un film del silenzio, che emerge sullo sfondo caotico dell'epoca reso con brontolii continui inframmezzati da suoni laceranti, un approccio che ha appreso dal regista di Taiwan Hou Xiaoxian, pare a sua volta influenzato dello scrittore cinese Shen Congwen, che in tempi caotici seppe mantenere una visione del mondo quieta e generosa.

Nell'opera successiva, "Zhantai" (The platform), il regista presenta la storia di una troupe artistica itinerante ambientata negli anni '80, all'inizio della riforma, quando i cinesi erano elettrizzati dai nuovi spazi di movimento possibili, fisici e mentali. Anche questa storia è basata su una sua esperienza giovanile, che gli ha fatto realizzare che le partenze preparano al ritorno, e che le speranze spesso rimangono tali, proprio come in Godot. Egli ricorda: Dopo la rivoluzione culturale la gente era più libera, visto che finito il collettivo sono nati lo spazio privato e la possibilità di muoversi dalla campagna alla città, con la nascita della società popolare. Il mondo conta molte storie e forze non considerate dalla rivoluzione.

Ecco come il regista commenta la sua esperienza di cineasta: In realtà non ci sono cambiamenti nel mio approccio al cinema, solo un ulteriore risveglio con la maturazione. All'inizio era un interesse motivato da passione, vedevo il cinema come una parte del lavoro culturale, ma bisogna anche considerare l'aspetto sociale collegato, più ampio. Egli ha aggiunto: Voglio essere indipendente dai produttori, per essere più libero nelle mie scelte, così ora mi occupo anche di produzione. In questa veste accetto anche temi che non sono i miei, dipende dai registi e sceneggiatori incontrati. Però nei prossimi uno-due anni non investiremo in grandi film, perchè non abbiamo molti fondi. Quest'anno stiamo per iniziare due cartoons.

Visto che la realizzazione di documentari e di film impegnati presenta anche un lato finanziario, a proposito Jia Zhangke ha precisato: Voglio chiarire che i film d'arte sono anche prodotti di mercato, quindi ci impegniamo per venderli nel mondo commerciale. Il mercato cinese per noi non frutta come per Zhang Yimou e Feng Xiaogang, ma abbiamo venduto le licenze di proiezione di 'Still life' in 43 paesi del mondo, quindi in proporzione il nostro pubblico non è inferiore al loro. Alcuni registi hanno un unico, enorme mercato, altri decine di piccoli. Secondo i miei calcoli, 'Still life' dovrebbe avere 10-20 milioni di spettatori in Cina. Ogni paese straniero versa 100.000 euro per la licenza di proiezione, quindi abbiamo ricavato 4,3 milioni. In termini cinesi, l'investitore guadagna un terzo, un altro terzo va al produttore e un altro al box office? Tuttavia non bisogna che il denaro diventi il criterio del successo di un film, ma il tema, il messaggio, il sentimento espressi. Purtroppo spesso un film è ricordato per i commenti dei media, non per il vero scopo del regista.

Per finire, Jia Zhangke ha ricordato un evento che l'ha molto colpito: Due settimane fa ho incontrato a Pechino trenta americani che sarebbero andati a Fengjie, nelle Tre Gole, dopo essersi conosciuti su internet per 'Still life'. Mi ha molto commosso che sia stato il mio film a farli venire. Quindi, nonostante le limitazioni individuali nel cinema, ho fiducia nel ruolo della cultura e che i settori dell'arte, musica e filosofia possano fare qualcosa insieme per la società.

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