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Negli ultimi anni, le storie di un letterato della dinastia Qing, Ji Xiaolan, sono diventate un soggetto alla moda delle fiction cinesi. Sullo schermo, Ji Xiaolan si rivela sagace e spiritoso, dotato di una lingua sciolta, in grado di combattere i nemici con il suo intelletto, e ben voluto dal pubblico. In realtà, i motivi per cui Ji Xiaolan è diventato una celebrità storica non sono dovuti alla sua straordinaria eloquenza, ma al suoi eminenti contributi alla cultura cinese. Oggi vi presenteremo proprio il letterato Ji Xiaolan della dinastia Qing.
Ji Xiaolan visse nell'epoca dell'imperatore Qianlong della dinastia Qing nella seconda metà del 18° secolo, e la sua era una famiglia di studiosi da generazioni. A quei tempi era molto diffuso un metodo di studio chiamato "Kaoju", mirante a raccogliere e riordinare i documenti storici della cultura antica per attestare ed analizzare la loro verità ed il loro valore accademico. Il padre di Ji Xiaolan era proprio un famoso studioso di "Kaoju". All'età di 4 anni, Ji Xiaolan si accostò alla lettura, e dimostrò uno straordinario talento fin da bambino. Teneva a mente ciò che leggeva, aveva una spiccata immaginazione, e non solo era esperto di letteratura e storia, ma componeva anche poesie, quindi era considerato un bambino prodigio. Il giovane Ji Xiaolan ereditò la professione del padre, e si dedicò allo studio "Kaoju" con grandi profitti.
All'età di 31 anni, Ji Xiaolan partecipò agli esami civili imperiali ottenendo risultati eccellenti; fu così reclutato presso Hanlinyuan, il supremo istituto imperiale di ricerca in letteratura e storia. Ji era tenuto in grande considerazione dall'imperatore Qianlong, che apprezzava la sua profonda erudizione ed il suo umorismo. Fu incaricato funzionario in una località fuori Pechino, ai tempi capitale della Cina, ma l'imperatore Qianlong preferì trattenere Ji Xiaolan al suo fianco, piuttosto che inviarlo a governare altre regioni.
Ji Xiaolan era una persona dalla vivace intelligenza, eloquente, retto negli affari amministrativi ed onesto. Si raccontano varie storie popolari sulle sue dispute risolte attraverso l'ingegno con l'alto funzionario corrotto Heshen. Allora l'anziano imperatore Qianlong aveva nelle sue grazie l'alto funzionario corrotto Heshen, che godeva di un'elevata posizione ed una grande autorità, ed abusava del suo potere per nascondere la verità. Tutti i funzionari adulavano con fare servile Heshen, mentre Ji Xiaolan mantenne la sua integrità rifiutando di corrompersi con Heshen. In quel periodo Ji Xiaolan era considerato un maestro letterario dell'epoca, e la gente riteneva un onore entrare in possesso di sua opera calligrafica. Allora Heshen, desideroso di darsi un tono, invitò Ji Xiaolan a realizzare una tavoletta con iscrizione per il suo nuovo palazzo lussuoso. Tutti pensavano che Ji Xiaolan avrebbe rifiutato l'offerta, invece l'illustre letterato scrisse per Heshen due caratteri: "Zhubao", che spiegò essere tratti dal classico "Shijing", il Libro delle Odi, e aventi il significato di: "Una collina lussereggiante di bambù e pini". I due caratteri rappresentavano dunque un augurio per la costruzione del nuovo palazzo lussuoso di Heshen e per la prosperità della sua famiglia. Il funzionario, con grande gioia, fece incorniciare ed appendere la tavoletta nel punto più in vista del palazzo. Un giorno l'imperatore Qianlong si recò presso palazzo di Heshen, ed alla vista dei due ideogrammi rimase di sasso per un momento, e poi scoppiò in una risata. Secondo il metodo di scrittura cinese, infatti, gli ideogrammi Zhu e Bao si possono scomporre in quattro ideogrammi, che significano "Tutti sono idioti", e Ji Xiaolan intendeva quindi insultare in maniera implicita i familiari di Heshen. Venuto a conoscenza della realtà, Heshen provò un forte odio per Ji Xiaolan, e si mise alla ricerca di un'occasione di vendetta. L'imperatore Qianlong, al contrario, sviluppò una grande stima nei confronti di Ji Xiaolan, che attraverso la sua intelligenza ed eloquenza riusciva sempre a sfuggire ai pericoli umiliando Heshen.
Per tutta la vita, Ji Xiaolan fu incaricato della cultura e dell'istruzione, ed il suo contributo fu enorme. Ha curato l'edizione dell'"Encicolopedia Siku", raccogliendo testi classici cinesi di oltre 3 mila anni. Allora l'opera era suddivisa in quattro parti: Jing, Shi, Zi e Ji, ed in circa 80 mila capitoli con oltre 3,500 voci. L'"Encicolopedia Siku" è il maggiore compendio della cultura storica cinese, e svolge un ruolo estremamente importante nella raccolta, il riordino, la successione e la valorizzazione dei beni culturali storici cinesi. Inoltre Ji Xiaolan compilò anche un romanzo in forma di diario dal titolo "Appunti dalla Camera Yueweicaotang", famosissimo ai tempi. Il libro, di circa 400 mila caratteri, raccoglie 1200 storie come leggende popolari e notizie sociali con contenuti profondi e relativi all'anti-feudalesimo. L'opera riflette il vero pensiero di Ji Xiaolan, in balia del regime autocratico feudale. Le sue idee guadagnarono il consenso del pubblico e si diffusero tra la popolazione. |
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