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Jazz italiano in Cina
2008-05-07 10:44:49 cri     

L'11 e il 12 aprile alla Concert Hall della Città Proibita e all'Auditorium dell'Università di Pechino si sono tenuti due concerti di jazz italiano, che hanno visto la partecipazione di quattro gruppi italiani: "3 Quietmen", "Manomanouche", "Gruppo Q" e "Ivan Valentini Slanting Quintet". Per la prima volta in Cina, il loro tour ha toccato le città di Shenyang, Dalian, Changsha e Pechino. A Pechino sono arrivati il 10 aprile per partecipare al Time Arts Jazz Series - Italian Jazz Weekend.

Ora vi presenterò i due gruppi jazz "3 Quietmen" e "Manomanouche", che si sono esibiti l'11 aprile alla Concert Hall della Città Proibita per il Concerto d'inaugurazione del weekend di jazz italiano.

Il motivo che state ascoltando è interpretato dal gruppo "3 Quietmen", composto da tre giovani. Come afferma la loro presentazione, la spinta fondamentale che permette loro di esistere dal 1999 è l'estremo desiderio di suonare insieme, il sentir nascere dal profondo l'adrenalina quando il suono cresce e si inizia a viaggiare nella musica. Gli altri ingredienti di base sono la semplicità nell'affrontare il mondo, ma soprattutto il mantenere la propria individualità, tre personalità ben distinte, ognuno con i propri pregi e difetti, che si compensano e si divertono.

                  

Il nome del gruppo "3 Quietmen" è tratto da un film. Lo formano i tre ragazzi italiani Ramon Moro, Dario Bruna e Federico Marchesano, che ho trovato sinceri, gentili e pieni di humour. Ecco di seguito la loro illustrazione della loro concezione della musica e del jazz in particolare:

(registrazione intervista)

Il jazz giunse in Italia alla fine della seconda guerra mondiale, a seguito dell'avanzata delle truppe alleate che risalirono la

penisola da sud a nord. Tra gli anni '50 e '60 il jazz fu messo in secondo piano, poichè nei club si cominciava ad ascoltare la "canzone italiana" ed il panorama internazionale stava per essere travolto dal nuovo dirompente fenomeno giovanile del rock and roll. Fu in quel periodo che il jazz italiano si legò alla produzione cinematografica ed alle colonne sonore, allontanandosi dalle sale da ballo e cominciando a spostarsi verso la tradizione colta europea, per maturare un proprio carattere meno direttamente influenzato dall'America.

Passiamo ora a presentare il secondo gruppo jazz italiano che si è esibito l'11 aprile alla Concert Hall della Città Proibita di Pechino, si tratta dei Manomanouche.

Diversamente dal gruppo "3 Quietmen", il gruppo "Manomanouche" ha creato il Gypsy jazz, uno sviluppo particolare per la sonorità, gli strumenti e i metodi interpretativi dello Swing Manouche. La loro intensa attività concertistica li ha portati ad assumere e consolidare uno stile sempre più personale, ricco di contaminazioni diverse, senza però mai dimenticare l'essenza e lo spirito che li caratterizza e dal quale traggono ispirazione.

Eccovi la nostra intervista a...

(registrazione intervista)

I vecchi motivi fanno inducono sempre dei ricordi nel pubblico, anche il gruppo "Manomanouche" ha portato all'apice il concerto con alcuni vecchi motivi italiani, accolti con applausi scroscianti dal pubblico presente, formato metà e metà da cinesi ed italiani di tutte le età.

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